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DAL SEME ALLA TAVOLA, IL BILANCIO DI SOSTENIBILITÀ DEL GRUPPO BF (BONIFICHE FERRARESI)

È stato presentato “Dal seme alla tavola”, il bilancio di sostenibilità 2019 del gruppo agroindustriale BF s.p.a.: qualità, affidabilità e innovazione sono i pilastri alla base di un percorso già avviato che, messo alla prova dalla pandemia di Covid-19, non ha potuto che confermare l’importanza a livello globale di un’agricoltura affidabile e sicura riguardo l’origine certificata dei prodotti e l’intera filiera, a garanzia dell’approvvigionamento nazionale e a tutela della salute del consumatore, partendo dal tracciamento per approdare agli ultimi sviluppi come la nutraceutica. Appunto, dal seme alla tavola.

Articolato nelle dimensioni economica, ambientale e sociale, il bilancio di sostenibilità è strumento di monitoraggio e rendicontazione delle performance e degli obiettivi del piano industriale 2018-2020, che prevede lo sviluppo del business agroindustriale attraverso la strategia della tracciabilità dal seme alla tavola, in una logica di internalizzazione dell’intera filiera produttiva e distributiva, fondata sull’integrazione delle attività di coltivazione e allevamento - caratterizzate dall’applicazione dell’agricoltura di precisione - con le attività a monte, di sviluppo dell’attività sementiera, basata sulla ricerca genetica avanzata, e con le attività a valle, di  trasformazione industriale e distribuzione tramite il marchio “Le stagioni d’Italia”. Il bilancio di sostenibilità ha ovviamente influito sul codice etico aziendale, sviluppando il tema principe della filiera sulla base di concetti quali “trasparenza e imparzialità”, “integrità”, “affidabilità”, “onestà e correttezza”, applicandoli altresì alle aziende della holding. Trovano ora quindi dimensione più concreta espressioni quali “orientamento alla qualità” inteso come centralità dell’innovazione, della ricerca e sviluppo e della sperimentazione; “centralità dello sviluppo delle persone”, che garantisca pari opportunità e favorisca la crescita professionale di tutti; “ambiente e sicurezza” inteso a garantire ambienti di lavoro sicuri e salubri e a impegnarsi nel rispetto dell’ambiente, del paesaggio e nella gestione oculata delle risorse, a beneficio della collettività, nel più ampio concetto di “sviluppo sostenibile”; “responsabilità sociale”, l’impegno “nello sviluppo di un modello sostenibile e responsabile, che salvaguardi i diritti umani, le capacità rigenerative dei terreni e i bisogni della collettività”, come riportato nel bilancio.

Degli obiettivi di sviluppo sostenibile (sustainable development goals, SDG) delle Nazioni Unite, sono sei quelli più affini agli impegni assunti nei confronti dei propri stakeholder, ossia la lotta alla fame (sdg 2) e al cambiamento climatico con strategie di lungo periodo in modo da rispondere in modo corretto e localizzato (sdg 13); salute e benessere per tutti e per le generazioni future grazie alla qualità particolare dei prodotti e alla nutraceutica (sdg 3); imprese e infrastrutture per un’industrializzazione equa (sdg 9); modelli sostenibili di consumo (sdg 12); uso sostenibile dell’ecosistema (sdg 15). Presentando il rapporto, li descrive il direttore del dipartimento di scienze sociali e politiche dell’università di Milano prof. Antonio Chiesi, spiegando: “Il bilancio di sostenibilità è il documento che illustra meglio di qualunque altro gli obiettivi che il Gruppo si è dato, in quanto documento non solo di comunicazione esterna ma soprattutto di rendicontazione che segue pertanto determinati standard. A livello internazionale i più noti sono quelli del gruppo per la rendicontazione internazionale GRI, Global Reporting Initiative, seguito dalla maggioranza delle grandi imprese alle quali si richiede quell’onestà e rettitudine nei confronti del sociale, elementi ormai imprescindibili”. E aggiunge: “BF ancora non ha le dimensioni per rientrare nell’obbligatorietà della direttiva 95 del 2014 per cui è rilevante che, coerentemente con le proprie linee strategiche, abbia deciso di sottoporsi a un esercizio che ha coinvolto management e rappresentanti degli stakeholder. A differenza della rendicontazione normale gli standard GRI sono più flessibili perché tengono conto dell’estrema varietà delle aziende dei territori. Prima cosa quindi è stata individuare i temi material mediante un censimento degli stakeholder rilevanti: quelli che lo sono per l’azienda ma anche gli stakeholder che essa vuole coinvolgere, arrivando a costruire indicatori comparabili e trasparenti. È qui che il codice etico trova valenza, è il primo passo cui far riferimento”.

Per la presidente del consiglio di amministrazione di BF s.p.a. Rossella Locatelli, “Il bilancio di sostenibilità è l’occasione per raccontare tanti cambiamenti. È un percorso che portiamo avanti internamente nella logica di costruire, non un nice to have che ci rende più belli. Ci stiamo misurando con la condivisione e lo stakeholder engagement, come testimonianza di quello che le persone che lavorano per e in questo gruppo fanno quotidianamente, non solo verso il mercato perché quotata ma anche verso la realtà che ci circonda”. In agricoltura ci sono poche realtà di grandi dimensioni che operano nei segmenti della filiera, il settore è costituito da poche piccole aziende che non è detto abbiano l’accesso alla tecnologia e abbiano la forza di rientrare nella logica della piena sostenibilità: “BF vuole essere un campione dell’agricoltura nazionale con una logica di filiera molto precisa e attenzione al controllo di tutti i passaggi, dal seme al consumo, nonché attenzione al trasferimento tecnologico a favore delle imprese di piccola dimensione”. Da tale contesto si originano progetti come portare le tecniche dell’agricoltura di precisione in una logica di sviluppo più alta; curare ambiente e territorio; coniugare tradizione e modernità in paesi meno avanzati. Ecco che dalla partnership tra Bonifiche Ferraresi e ISMEA nel 2017 nasce IBF Servizi s.p.a. che eroga servizi innovativi di agricoltura di precisione per aziende agricole di qualunque dimensione: un hub tecnologico di agricoltura 4.0 da perseguire anche con il progetto Teseo tra e-Geos, Agenzia Spaziale Italiana e A2A Smart Cities; ecco che con Legambiente è stato firmato un protocollo che mira alla conversione al biologico e con il GSE una carta di sostenibilità agricola; ecco che con Eni e Coldiretti ha preso vita in Ghana il progetto Kuafu Pa a Kyeremasu, nell’area Dormaa East: “Si testano coltivazioni locali in quasi 5.000 ettari di terra: siamo già al secondo raccolto di colture quali ortaggi, pomodoro e tutti i cereali”: un progetto pilota per creare sviluppo agricolo e realtà imprenditoriali mediante un centro di formazione con obbligo di frequenza e indennità giornaliera agli studenti.

Specifica meglio l’amministratore delegato Federico Vecchioni: “BF agisce secondo una logica di soggetto economico non solo in termini industriali ma anche di ricaduta locale: non vogliamo essere protagonisti rispetto territori, agricolture e contesti sociali diversi. Intorno al concetto di comunità il Gruppo ha costruito la visione di lungo termine: lavorare per la tutela del territorio italiano agendo in modo innovativo, sostenibile e responsabile, apportando valore alla comunità economica rappresentata dai nostri azionisti, alla comunità sociale rappresentata dai territori in cui operiamo, alla comunità interna rappresentata dai nostri dipendenti.  Il piano industriale ha tenuto conto che denominatori comuni sono la terra e l’acqua. Penso all’area ferrarese di Jolanda di Savoia, restituita alla produzione, dove inoltre sorge il campus universitario da dedicare all’agroindustria -  ma che nell’area dei bacini dell’ex zuccherificio vede una zona di protezione speciale dell’avifauna a tutela di una delle più importanti garzaie dell’Emilia-Romagna - oppure alla Val di Chiana che conserva un patrimonio storico di pregio in termini di ambiente, di colture locali come l’olivo e di zootecnia, nel rispetto del paesaggio e sulle orme dei granduchi di Lorena”. Questi ultimi, com’è noto, promossero numerose opere a tutela dell’agricoltura, avviate da Pietro Leopoldo e concluse dal nipote Leopoldo II, tra le quali le case coloniali dette “leopoldine”, di 21 delle quali BF è proprietaria mediante la partecipazione in Leopoldine s.p.a., società nata a fine 2017 per recuperare il patrimonio immobiliare rurale e valorizzarlo grazie a iniziative di turismo culturale e enogastronomico tipico della Toscana. Riguardo il polo in Sardegna, si tratta di “1.100 ettari biologici, grazie alla volontà di essere presenti in un’isola nonostante una piattaforma produttiva fuori uso da anni, nella quale siamo ora alleati del tessuto produttivo locale. Sono adesso presenti un giardino di erbe officinali, colture specializzate, operai e dipendenti orgogliosi di esser potuti rimanere sulla propria terra. Questo rimanda alla consapevolezza che oggi più di ieri c’è possibilità di fare goal anche in logica societaria: BF racchiude agricoltura, industria alimentare, mondo finanziario italiano e componenti distribuitivi e per questo sappiamo di poter competere sui mercati internazionali. Presente già nel primo piano industriale, la sfida di uscire dai confini nazionali è appena iniziata, con esperienze in Kazakhstan e negli USA. Il mondo sta cambiando, ci confrontiamo con tanti operatori sui mercati e quanto richiede dimensioni e capacità organizzative efficienti e privi di un atteggiamento buonista richiediamo a chi sta con noi di essere altrettanto motivato”. Sono quattro i tipi di clienti su tutto il territorio nazionale: distributori di materie prime agricole, fornitori ed operatori del settore alimentare come ristoranti e dettaglianti; macellatori e trasformatori di carne bovina che alimentano le catene del food; GDO, sia con prodotti a marchio proprio (Le stagioni d’Italia) sia private label; operatori agricoli nazionali, cui vengono offerti servizi avanzati di agricoltura.

Vecchioni sa bene che il mercato oggi richiede un controllo e una qualità tali che un singolo operatore potrebbe non essere all’altezza. Uno degli ultimi accordi siglati infatti è quello che ha portato alla nascita di Consorzi Agrari d’Italia (CAI) s.r.l. che, controllata da BF, acquisisce i rami d’azienda strumentali alle attività di commercializzazione, produzione ed erogazione di servizi e di prodotti agricoli di Società Consortile Consorzi Agrari d’Italia e delle società cooperative Consorzio Adriatico, Consorzio Centro Sud, Consorzio Emilia, Consorzio Tirreno. Operazione criticata da più parti: “Mi auguro che l’operazione sia misurata dai fatti e non dalle valutazioni. Come funziona la rete dei consorzi agrari? Intanto c’è l’obiettivo della quotata BF e mi aspetto che si arrivi a una capitalizzazione che possa sfiorare per la prima volta nel 2021 il miliardo; tutto ciò deve andare in parallelo con la capacità di generare flussi, grazie anche all’operato dell’amministratore delegato Gianluca Lelli, responsabile area economica di Coldiretti, cui è stato affidato l’incarico coadiuvato dalla capogruppo, cioè il sottoscritto: sotto questo profilo i consorzi possono fare molto. Chiaro, non stiamo parlando di una sommatoria di debolezze: la logica sottostante è che il nostro cliente è l’agricoltore ma anche il consumatore. È per l’agricoltura italiana un’opportunità di rinnovare la rete pur mantenendo la logica di mutualità, mai compromessa. Obiettivo ulteriore è misurarsi con operatori molto più grandi di noi, ci aspettiamo CAI sia in grado di essere leader. Finora è stato raccolto denaro di privati, non pubblico, e ai recenti soci è stato chiesto un piano industriale che sia appetibile anche per nuovi investitori per mostrare come questo progetto sia in grado di affrancarsi da logiche che in passato lo hanno visto assistito, pur legittimamente, e ora non più. Intanto, abbiamo convergenza degli azionisti di BF e degli agricoltori ma non vogliamo intaccare il principio di fidelizzazione”.

Il gruppo BF si origina da Bonifiche Ferraresi s.p.a. società agricola, la cui storia inizia nel 1871 in Inghilterra come Ferrarese Land Reclamation Company ltd, operante nella “bonifica di laghi e nell'acquisto di paludi e terreni nelle vicinanze di Ferrara”; un anno dopo grazie a un regio decreto può operare nel Regno d'Italia ma, per via della crisi del 1929, la proprietà passa alle banche creditrici. Nel 1942 maggiore azionista diventa Banca d’Italia alla quale nel 2014 si sostituisce l’attuale proprietà costituita da investitori istituzionali e privati, con l’obiettivo di farne un hub agroindustriale di eccellenza in Europa. Come da piano industriale 2015-2019, si realizzano quindi a Jolanda di Savoia l’ecodistretto zootecnico di con oltre 4.600 posti stalla, lo stabilimento per la lavorazione e confezionamento dell’orzo e del riso, quello per la lavorazione delle piante officinali, il campus nonché gli impianti di irrigazione in Toscana. Oggi è l’unico gruppo agroindustriale italiano quotato in borsa con oltre 6.800 ettari di terreni coltivati nelle province di Ferrara, Bologna, Arezzo, Grosseto e Oristano.


Dal bilancio, il totale valore economico generato è stato 96 milioni di euro contro i 78 dell’anno precedente. Il valore aggiunto viene distribuito tra i principali stakeholder sulla base della normativa (alla p.a.), dei rapporti contrattuali in essere (al personale e ai prestatori di capitale) e delle decisioni strategiche aziendali (agli azionisti in forma di dividendi e alle comunità locali in forma di liberalità e sponsorizzazioni). La parte maggiore del valore aggiunto è destinata alla remunerazione dei fornitori (74.459 migliaia di euro, +19,7%) La remunerazione del personale è la seconda voce in ordine di importanza (11.989 migliaia di euro, +5,6%). Segue la remunerazione del capitale di credito con 1.684 migliaia di euro (+48,5%). La remunerazione della pubblica amministrazione raggiunge un valore positivo di 321 mila euro nel 2019. I trasferimenti alle comunità comprendono liberalità e sponsorizzazioni per 120 mila euro (+3,7%). Nel corso dell’esercizio le società appartenenti al gruppo BF hanno ricevuto da parte di AGREA (Agenzia regionale per le erogazioni in agricoltura) contributi comunitari pari a 4.261 migliaia di euro, come previsto dalle regole dell’Unione Europea. Il gruppo BF ha capitalizzato costi in R&D per quasi 2,3 milioni (+61,3% rispetto all’esercizio precedente). L’impegno dell’azienda è orientato allo sviluppo di nuovi prodotti, allo scopo di rendere l’offerta più funzionale alla distribuzione presso la GDO e all’innovazione del packaging, anche per migliorare la riciclabilità e lo smaltimento delle confezioni: nel 2019 imballaggi in cartone per 1.957 tonnellate e sostituzione nel packaging con materiali riciclabili o compostabili, nel tentativo di ridurre la plastica (164 tonnellate). Una parte importante dell’attività di ricerca e sviluppo del Gruppo è concentrata nella controllata S.I.S., dove viene sviluppata intorno alla ricerca sul seme. Nel 2019 sono state erogate 6.910 ore di formazione al personale, con una media di 32,6 ore pro-capite, soprattutto sui temi della salute e sicurezza; durante lo scorso anno non sono stati segnalati casi di malattia professionale, nonostante sia un settore caratterizzato da tassi di infortunio e di malattie professionali relativamente superiori ad altri settori.

Il gruppo BF non ha ancora raggiunto l’autosufficienza energetica; l’elettricità prodotta non utilizzabile dall’azienda viene immessa nell’infrastruttura energetica di distribuzione nazionale, che riceve energia rinnovabile a vantaggio di utenti terzi. Il fabbisogno di energia del Gruppo nel 2019 ha raggiunto i 12.924 GJ, rispetto a 9.396 GJ del 2018 a causa dell’aumento dell’attività produttiva. L’energia rinnovabile auto consumata, pari a 2.382 GJ, è aumentata dell’87% rispetto all’esercizio precedente. Operativi tutti gli impianti fotovoltaici a Jolanda di Savoia e a Cortona, con una produzione complessiva di 1.828.014 KWh, pari al 51% del totale del fabbisogno. Dal sistema di produzione e consumo di energia elettrica del Gruppo BF, il 36% viene direttamente auto consumata per alimentare i processi produttivi.

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