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corruzione. rinunciare ai voti e alle attività dei partiti

 Anna Maria Ciuffa e Maurizio De Tilla, fondatori di «Le Professioni per l’Italia»

L'allarme della Corte dei Conti è il seguente: «Nessuno è indenne dalla corruzione». Bisogna, quindi, stringere la vigilanza ed assicurarsi che avvenga effettivamente e non ci siano manchevolezze. La corruzione, che condiziona gravemente l’economia si lega a doppio filo ad evasione fiscale, economia sommersa e criminalità organizzata. I contesti in cui si sviluppa sono vari. Il suo terreno è l’illegalità in tutte le forme. Nel complesso c’è nel Paese una caduta di etica pubblica e privata. Quella pubblica è ben più grave. Il politico dovrebbe tutelare il bene pubblico e non prestarsi ad atti corruttivi. Se si rende attore di siffatti atti deve essere sanzionato ed allontanato definitivamente dalla gestione del bene pubblico.
Il declino dell’etica pubblica procura gravi danni al Paese. Tra i cittadini c’è forte indignazione per corrotti e corruttori, i primi insediati nella Pubblica Amministrazione, i corruttori che sono principalmente operatori senza scrupoli assetati di guadagni, non importa se illeciti. Anche le leggi più punitive sono sistematicamente violate con un forte tasso di impunità. È diffusa la corruzione negli appalti pubblici, specie nel settore delle grandi opere, dove è possibile fare forti guadagni. La mazzetta è la prassi. Cambiano solo percentuale, identità dei soggetti da corrompere, sigla dei partiti che si alternano nella gestione pubblica.
Si corrompono anche i controllori. Il presidente dell’Autorità contro la corruzione Raffaele Cantone ha detto che spesso i controllori sono scelti tra persone compiacenti che «è facile controllare». Qualcuno vorrebbe contenere la corruzione con la riduzione del numero abnorme dei soggetti titolari del potere di appaltare opere pubbliche. Ma anche questo accorgimento rischierebbe di essere vanificato se non si interviene a monte sul degrado di un sistema lottizzatorio che toccherebbe anche soggetti limitati. Nel fango della corruzione sono finite false società estere create per truffare e corrompere. Flussi di denaro diretti in Canada, Croazia, San Marino, Svizzera, per pagare tangenti e nascondere evasioni e affari illeciti. Conti correnti all’estero di società appaltatrici, politici compiacenti, amministratori corrotti, professionisti privi di scrupoli.
La corruzione riguarda anche i controllori: lo scandalo del Mose di Venezia ha mostrato che la corruzione riguarda anche magistrati preposti al controllo della legittimità e liceità degli appalti pubblici. Sono stati accusati giudici facenti parte della «Magistratura addetta alle acque» che avrebbero incassato mazzette periodiche dalle imprese interessate agli appalti. Le somme sarebbero state pagate per non compiere i controlli o esercitare una vigilanza superficiale. I fatti incriminati si sarebbero estesi alla nomina di collaudatori compiacenti. Se tutto ciò è vero, siamo davanti ad un problema di grande rilievo sulla legittimazione della Magistratura vigilante.
Si dice che gli operatori più scaltri abbiano spesso coperture nella giustizia di tutti i settori. Il Paese va risanato ed è altissima l’indignazione dei cittadini. Secondo Cantone, la corruzione è più nemica della camorra perché è diffusa ed articolata nelle strutture dello Stato e della Pubblica Amministrazione. Corruzione e camorra vanno spesso di pari passo e talvolta si intrecciano criminalità, politica ed affari, un triangolo molto diffuso nel nostro Paese. Antonio Polito sul Corriere della Sera ha denunciato l’ipocrisia sulle inchieste. È l’ipocrisia di chi convive con la corruzione ma la vede solo quando un procuratore la svela. L’ipocrisia è di organizzazioni e partiti che potrebbero fare meno convegni sulla legalità e più verifiche interne sullo standard etico dei propri iscritti. La verità è che la corruzione alimenta l’attività dei partiti ed arricchisce persone poste alla guida di settori vitali del Paese. Tutti sanno, ma nessuno interviene. Per paura, per complicità, per vivere in tranquillità.
Un sollievo può trarsi dal fatto che la corruzione politica non è solo italiana. L’ha scritto sul Sole 24 Ore Guido Rossi. In Francia Jacques Chirac, presidente per 12 anni, alla fine dell’immunità del suo mandato fu accusato di abuso di ufficio, peculato e conflitto di interessi. In Germania il Governo di Gerhard Schröder garantì un prestito da un milione di euro a Gazprom per creare una pipeline nel Baltico, poche settimane prima che lo stesso Cancelliere, terminato il mandato, diventasse consulente di Gazprom a un compenso molto maggiore di quello fino ad allora ricevuto. Altri casi hanno riguardato Inghilterra, Spagna e Grecia. L’ultimo, ancora in Francia, con l’ex presidente Nicolas Sarkozy.
Per evitare la criminalizzazione dei finanziamenti privati, negli Usa è stato riconosciuto il diritto costituzionale di finanziare candidati e campagne elettorali senza limiti di denaro. In Italia c’è di tutto: finanziamento illecito dei partiti, vantaggi e arricchimenti personali, appalti venduti, corruzione nei rifiuti e nelle forniture. Come era previsto, la legge Severino non ha funzionato. Non possono funzionare leggi punitive anche se buone, se non si sradica la corruzione dal sistema politico.
L’ha detto bene il presidente del Senato, Pietro Grasso, che invoca un’attività efficace di prevenzione, con poteri ispettivi, di raccolta di informazioni, coordinamento e impulso delle indagini. Sono i temi di sempre: lotta alla corruzione, inasprimento del falso in bilancio, allungamento dei tempi di prescrizione. Se ne parla dopo ogni strepitoso evento delittuoso per far intendere che si vuole combattere la criminalità, anche economica e politica. Anche il ministro della Giustizia Andrea Orlando si cimenta in questi argomenti, prospettando il reato di autoriciclaggio, il ripristino del falso in bilancio e una rinnovata attenzione alla riforma della prescrizione nei processi penali. Una regia unitaria e un tavolo unico per delimitare un quadro di riferimento complessivo. Tra i temi individuati il più rilevante è la prescrizione per i tempi lunghi e difficoltosi dei processi.
Ma il passo più difficile è l’accorciamento della durata dei processi con una migliore organizzazione della giustizia. Finalmente un appropriato annuncio del presidente Matteo Renzi: «Basta ladri. Corruzione ad alto tradimento». Altro annuncio: «Nel partito chi sa deve andare dal PM a denunziare». Il sindaco di Roma Ignazio Marino si reca spesso dal Procuratore della Repubblica per fatti riguardanti la corruzione. Il sindaco di Milano Giuliano Pisapia segue la stessa strada. Ma bisognerebbe che Renzi, Marino e Pisapia denunciassero i vantaggi che la corruzione arreca alla politica in termini di consenso elettorale. Non basta «non rubare», bisognerebbe anche rinunciare ai vantaggi di voti e alle attività dei partiti scaturenti dai denari ottenuti con la corruzione.   

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