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AGI #STARTUPDAY: METTETE IL FUTURO NEI VOSTRI PROGRAMMI. I NUMERI DELLE SCALEUP ITALIANE

Nel giorno in cui parte formalmente la campagna elettorale per le elezioni politiche, Agi - Agenzia Italia ha riunito a Roma i principali protagonisti del mondo italiano delle startup e della politica per sottolineare l'urgenza di un intervento deciso e chiedere di mettere l’innovazione e il futuro al centro dei programmi dei partiti. Ed ecco #StartupDay: mettete il futuro nei vostri programmi. Ad aprire l’incontro la presentazione del SEP Monitor Scaleup Italy, realizzato dall’organizzazione internazionale Mind the Bridge nell’ambito dell’iniziativa Startup Europe Partnership della Commissione Europea, che si propone di sostenere la crescita delle migliori startup europee anche attraverso le grandi aziende e le principali borse.

A tracciare le linee guida per portare l’Italia nel futuro gli investitori, imprenditori ed esperti del mondo italiano delle startup e del venture capital, riuniti nell’ambito di una round table moderata dal direttore di Agi Riccardo Luna: un piano nazionale per l’innovazione per indicare al ministro Calenda e a tutte le forze politiche le strade da seguire negli anni a venire.

Sono passati 6 anni da quando nell’aprile 2012 il ministero dello Sviluppo eonomico, accogliendo i suggerimenti di una task force di 12 esperti, diede il via alla costruzione in Italia dell’ecosistema delle startup. Dall’inserimento con il Decreto Crescita 2.0 nell’ordinamento giuridico italiano della definizione di nuova impresa innovativa ad alto valore tecnologico, la startup innovativa, si è fatto qualcosa ma non abbastanza. Inoltre, nel 2017 sono stati investiti 110,8 milioni in startup italiane, 68 milioni in meno rispetto ai 178 milioni del 2016 (-39%). È la prima volta negli ultimi tre anni che si assiste ad un’inversione di marcia rispetto alla crescita degli investimenti in neo imprese innovative. Il primo dato disponibile sugli investimenti in venture capital è del 2012, e con questo dato l’Italia del 2017 ha investito esattamente gli stessi soldi che cinque anni fa. Il mercato del venture capital e dei finanziamenti in startup rimane quindi uno dei principali problemi dell’ecosistema dell’innovazione italiana. Le oltre 10mila startup italiane non trovano finanziatori. E i cento milioni investiti negli ultimi 12 mesi portano l’Italia ad un abisso di distanza rispetto ai principali paesi europei, con Francia, Germania e Regno Unito che investono oramai stabilmente cifre superiori ai due miliardi di euro ogni anno.
 
"Il rapporto SEP mostra l’enorme ritardo che caratterizza il nostro Paese per quanto riguarda l’ecosistema delle startup, nonostante i grandi sforzi fatti negli ultimi anni, soprattutto da parte del ministero", racconta il direttore di Agi Riccardo Luna, che spiega quindi il proposito dietro alla giornata di incontro: "un momento di speranza per il nostro Paese nonché un incontro dal quale uscire con le idee chiare su cosa dovrà fare l’Italia nei prossimi anni per colmare il più possibile il gap che ci separa dagli altri Paesi europei. Non si riparte senza un decisivo contributo strategico di investimenti pubblici in innovazione, meno annunci e più fatti concreti. Questa dell'innovazione è una vera emergenza nazionale".
 
Come evidenzia l’indagine Agi/CENSIS “La cultura dell’innovazione”, raccontata dal segretario generale del CENSIS Giorgio De Rita, per fronteggiare il problema della disoccupazione giovanile gli italiani, e le giovani generazioni soprattutto, richiedono uno scatto di protagonismo ed un impegno diretto molto concreto dei soggetti pubblici con poteri decisionali, soprattutto attraverso il sostegno alle forme più avanzate di imprenditoria giovanile, le start up innovative (27,9).

Nel SEP Monitor Scaleup Italy di Mind the Bridge (giugno 2017) si evidenzia che in Europa ci sono circa 4200 scaleup. Regno Unito e Irlanda guidano la classifica con circa 1550 scaleup, che hanno raccolto complessivamente circa 21.5 miliardi di dollari; l’Europa centrale (Germania, Francia e gli stati che si affacciano sulle Alpi) registrano circa 1.150 scaleup, ossia il 28% del totale, che hanno raccolto collettivamente 18.1 miliardi di dollari. Per pareggiare le performance del Regno Unito bisogna aggiungere il Benelux con circa 300 scaleup in grado di raccogliere 3.6 miliardi di dollari. Di seguito viene la regione scandinava: i 5 paesi che ne fanno parte contano circa 620 scaleup (15% del totale) e 9.4 milioni di dollari di capitale raccolto. Negli ultimi posti della classifica generale si colloca l'Europa mediterranea con Spagna, Portogallo, Italia, Grecia e le isole, con sole 430 aziende e 4.2 milioni di dollari raccolti, per un ordine di grandezza simile al Benelux. Gli investimenti in startup ammontano allo 0.12% del PIL, circa un terzo della media europea, dato che mostra il grave ritardo dei paesi dell’Europa del Sud. Un gruppo emergente di cui tenere conto è invece quello formato dalle circa 120 scaleup dell’Est Europa (escluse Russia, paesi baltici e Caucaso) che sono state in grado di raccogliere circa 700 milioni di dollari in capitali (lo 0.07% del PIL). Un’altra area emergente è la baltica: Estonia, Latvia e Lituania con 30 scaleup hanno raccolto circa 200 milioni di dollari (lo 0.26% del PIL).

E in Italia? Il nostro Paese è undicesimo nell’Europa continentale sia per numero di scaleup che per capitale raccolto: il Regno Unito è riuscito a produrre un numero di scaleup 10 volte superiore con una raccolta di investimenti 22.4 volte più grande. Anche Germania e Francia sono molto lontane: dispongono di un bacino di scaleup oltre 3 volte superiore. E il divario è ancora più ampio se consideriamo il capitale raccolto. A partire dalla fine del 2016, le scaleup tedesche hanno raccolto complessivamente oltre 11 volte più capitale rispetto a quelle italiane, le scaleup francesi 7 volte tanto (questi dati non includono il nuovo piano Macron). Anche la stessa Spagna sembra difficile da raggiungere. Il divario principale con questo paese non si evidenzia soltanto per il numero di scaleup (207 contro le 135 italiane) ma soprattutto in termini di capitale: le scaleup spagnole sono state in grado di raccogliere 2.8 miliardi di dollari contro 0.9 miliardi di dollari dei colleghi italiani. Il divario è di oltre 3 volte. La situazione italiana sembra ancora peggiore se i dati vengono rapportati al PIL e alla popolazione: l’Italia è ben al di sotto della media europea di 0.9 scaleup ogni 100.000 abitanti e dello 0.32% del capitale raccolto rispetto al PIL. Insieme a Polonia e Austria occupa gli ultimi posti della classifica, mostrando quindi un consistente potenziale inespresso.

 

Scaleup Italia, analisi 2017. Le principali evidenze *SEP Monitor, Scaleup Italy, Mind the Bridge, December 2017

  • 135 scaleup
  • 22 “dual companies” (16% del totale)
  • 2 Scaleup ogni 100mila abitanti
  • $970M di capitale raccolto, equivalente allo 0.05% del PIL
  • 94 exit dal 2010
  • 76% sono state fondate dopo il 2010 (ecosistema recente)
  • nel 2016 crescita del +26% rispetto al 2015 sui nuovi capitali raccolti
  • nel 2016 crescita del +22% rispetto al 2015 su numero delle scaleup

Le migliori scaleup italiane Yoox resta l’unica grande scaleup italiana: il gigante fashion-tech ha raccolto $190M e rappresenta circa il 20% del capitale totale raccolto dalle scaleup italiane. FacilityLive, MoneyFarm, Musement, Mosaicoon, Cloud4Wi sono le aziende emergenti.

Il modello “dual companies” è vincente Diffuso il fenomeno delle “dual companies”, ovvero di quelle startup italiane (22, equivalenti al 16% del totale) che, seguendo il modello avviato da Funambol e Decisyon, hanno spostato l’headquarter all’estero pur mantenendo lo sviluppo in Italia. Queste 22 scaleup hanno raccolto in media 11.8 Milioni di dollari - il 24% del capitale totale raccolto dalle scaleup italiane - contro i 6.3 milioni raccolti dalle scaleup che sono rimaste in patria. Il modello “dual companies” per l’Italia sembra quindi funzionare.

Le principali exit italiane nel 2016 PizzaBo, YogiTech, Fabtotum, Solair, Plat.one, 20Lines

Italian Top Hotspot Milano è il principale hotspot per le scaleup italiane (accoglie il 42% del totale scaleup), con $527M di capitali raccolti. A distanza tutti gli altri, Roma inclusa.

Dimensioni scaleup L’ecosistema italiano è dominato in prevalenza da scaleup di piccole dimensioni: l’86% delle scaleup italiane ha raccolto finanziamenti tra 1 e 10 milioni di dollari. Il segmento delle medie scaleup (da 10 a 50 milioni di dollari in capitale raccolto) non è densamente popolato: solo 16 scaleup (12%) e solo 2 aziende (2% del totale) hanno raccolto oltre 50 milioni. Oltretutto il segmento delle piccole scaleup (fino a 10 milioni di capitale raccolto) rappresenta il 36% di tutto il capitale disponibile per le scaleup in Italia, il segmento delle medie rappresenta il 39% e quello delle “big” rappresenta il 25% (i cui 4/5 sono rappresentati da Yoox).

Capitali raccolti Di circa 1 miliardo di dollari raccolto, l’85% è stato raccolto da Venture Capital e investimenti privati, il restante 15% tramite IPO di 9 aziende che si sono quotate in borsa. Tutte e 9 le aziende si sono listate sul programma AIM - Alternative Investment Market della London Stock Exchange, un sub-mercato dedicato alle PMI, dimostrando di essere un’opzione percorribile per le aziende tecnologiche italiane. Tutto questo capitale corrisponde a circa l’1% (0,05%) del PIL italiano, un dato al di sotto della media europea (0,33%) e dei paesi del Sud Europa (0.14%). Il 78% dei round di investimento è guidato da investitori italiani, il 9% da altri investitori europei, l’8% da statunitensi. Ma i round finanziari guidati dagli investitori italiani sono di dimensioni più ridotte in valore (2 Milioni di dollari in media contro i 5.6-10 raccolti dagli investitori stranieri).

Un potenziale inespresso I buoni risultati del 2016 (tasso di crescita del 22% per numero di scaleup e del 26% in capitale raccolto rispetto al 2015) non sembrano essersi confermati nel 2017. I dati preliminari per l’anno appena chiuso mostrano una assenza di crescita, se non un lieve ribasso.

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