Il nostro sito usa i cookie per poterti offrire una migliore esperienza di navigazione. I cookie che usiamo ci permettono di conteggiare le visite in modo anonimo e non ci permettono in alcun modo di identificarti direttamente. Clicca su OK per chiudere questa informativa, oppure approfondisci cliccando su "Cookie policy completa".

spreco, sostenibilità, risparmio: i bidoni della spazzatura son pieni

I carrelli della spesa si rimpiccioliscono per colpa della crisi, ma i bidoni della spazzatura sembrano non accennare a svuotarsi. Come è possibile che in questo momento di generalizzata spending review, in cui le famiglie tagliano su tutto (persino sulla spesa alimentare che sembrava resistere alla crisi) per far quadrare i bilanci, si continui a sprecare così tanto cibo che basterebbe per sfamare tre volte le persone denutrite del mondo?
Ci troviamo davanti a un corto circuito culturale, ancora prima che economico: se da una parte, infatti, nel nostro Paese circa 6 milioni di tonnellate di cibo finiscono nella spazzatura, dall’altra quello che mangiamo è, talvolta, cibo spazzatura. Al di là del gioco di parole, mangiamo male, troppo poco o troppo e il resto lo buttiamo via.
La prova? Lo spreco inizia al supermercato: riempire il carrello di prodotti che hanno vita breve (solo perché in offerta ad esempio) vuol dire destinarli con ogni probabilità alla pattumiera. A ciò si aggiunge la scorretta conservazione del cibo che ha come diretta conseguenza il più rapido deperimento dei prodotti che, se fossero ben custoditi, avrebbero vita più lunga. L’abitudine a fare porzioni abbondanti a tavola, ma anche al ristorante, poi, gioca il proprio  ruolo nel far lievitare i rifiuti.
Ma questa non vuol essere una lezione di economia domestica: non sono solo i consumatori a sprecare, ma nell’intera filiera si «perdono» alimenti con risorse economiche ed ecologiche che vanno in fumo. Dobbiamo considerare l’impatto di queste inefficienze sull’intero ciclo delle merci: l’energia, l’acqua, le risorse utilizzate per la produzione, la commercializzazione, il trasporto, la conservazione e lo smaltimento. Il sistema alimentare mondiale, infatti, ha profonde implicazioni per l’ambiente e produrre cibo che nessuno mangia serve solo ad aggravare questa situazione.
È doveroso precisare che, nei Paesi in via di sviluppo, la quasi totalità delle perdite alimentari è non intenzionale, dovuta a limiti finanziari, infrastrutturali e di commercializzazione; nei Paesi ricchi, invece, è la parte finale della catena alimentare che ha il ruolo più importante, considerata la quantità di cibo che si perde nel percorso dal produttore al consumatore.
Limitare la burocrazia, analizzare con precisione domanda e offerta, eliminare le inefficienza nei processi produttivi: sarebbero soluzioni auspicabili per diminuire gli sprechi. A ciò si dovrebbe aggiungere l’adozione di corrette strategie di marketing: è innegabile che alcuni standard estetici frutto di quelle pubblicità che mostrano solo alimenti perfetti e lucenti creano nel consumatore aspettative sbagliate nei confronti di ciò che si acquista.
Non solo: nuove confezioni e packaging seducenti servono a dare una nuova veste a prodotti tradizionali, ma spesso, oltre a nascondere una diminuzione del contenuto, non fanno che aumentare lo spreco. E qui entra in gioco il consumatore che deve esercitare le proprie scelte di acquisto anche informandosi sull’entità e sulle conseguenze dell’over-packaging per le sue tasche, ma soprattutto per l’intero pianeta.
Per questo è fondamentale che si tengano già dalle scuole corsi di educazione alimentare, economia domestica, ecologia: dopo anni in cui abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità, consumando più di quanto abbiamo prodotto, oggi siamo stati costretti a rivedere le nostre abitudini di consumo. Concetti come razionalizzazione delle produzioni, risparmio e sostenibilità sono diventati un imperativo categorico e sono solo l’inizio della green economy più volte auspicata. Non è un caso che l’Unione Europea abbia dichiarato che il 2014 sarà l’anno dell’«economia verde» intesa come un’economia circolare, che vive in armonia con la natura senza alcuno spreco.
Inoltre, la settima edizione del «Premio Vincenzo Dona-Voce dei consumatori», che si terrà il prossimo 21 novembre, sarà dedicata proprio alla sostenibilità, al risparmio, alla lotta agli sprechi e al rispetto per l’ambiente: un Premio, quindi, ancora più «green».

Tags: Settembre 2013 consumatori Massimiliano Dona sprechi alimentari UNC Unione nazionale consumatori rifiuti

© 2017 Ciuffa Editore - Via Rasella 139, 00187 - Roma. Direttore responsabile: Romina Ciuffa