Il nostro sito usa i cookie per poterti offrire una migliore esperienza di navigazione. I cookie che usiamo ci permettono di conteggiare le visite in modo anonimo e non ci permettono in alcun modo di identificarti direttamente. Clicca su OK per chiudere questa informativa, oppure approfondisci cliccando su "Cookie policy completa".

  • Home
  • Articoli
  • Articoli
  • RIFORMA FISCALE: PIÙ VINCITE E NUMERO DI GIOCATE, TASSE ALLO STATO INVARIATE

RIFORMA FISCALE: PIÙ VINCITE E NUMERO DI GIOCATE, TASSE ALLO STATO INVARIATE

È stata appena presentata a Roma una ricerca realizzata da Eurispes per conto della Fondazione Unigioco, «La fiscalità delle new slot: quadro europeo e ipotesi di modifica del modello di imposizione italiano», occasione per ribadire l’evoluzione del comparto dei giochi pubblici e delle scommesse sportive da settore marginale dell’economia a industria in grado di generare notevoli effetti economico-occupazionali nel sistema Paese. È utile richiamare sinteticamente i dati più significativi che emergono dalla ricerca.
L’intero comparto dei giochi pubblici e delle scommesse sportive, che nel 2003 aveva generato una raccolta complessiva di 15,4 miliardi di euro, ha visto aumentare i volumi di raccolta a un tasso medio annuo del 23 per cento tra il 2003 e il 2009, ossia da 15,4 a 54,3 miliardi di euro, e del 13 per cento nel 2010, raggiungendo la cifra record di 61,4 miliardi di euro, pari al 296 per cento in più rispetto al 2003. È cresciuta sensibilmente anche la spesa pro capite per i giochi pubblici e le scommesse sportive, che nel 2003 era di 270 euro e che, con un tasso medio annuo di crescita del 20,9 per cento, ha raggiunto i 1.018 euro nel 2010.
La raccolta del primo trimestre del 2011 è stata pari a 18 miliardi di euro, con un incremento del 17,65 per cento rispetto allo stesso periodo del 2010, quando i giochi incassarono 15,3 miliardi di euro. A guidare la classifica dei giochi più generosi sono sempre le new slot, che nei tre mesi hanno raccolto 7,7 miliardi di euro, seguite dalle lotterie (soprattutto dai gratta e vinci) con 2,7 miliardi; e dalle videolottery, introdotte in occasione del decreto «Salva Abruzzo», con il quale si calcola che ad oggi siano poco più di 22 mila gli apparecchi collegati alla rete e funzionanti, e che hanno conquistato il terzo posto con una raccolta di quasi 2,2 miliardi di euro.
Balza agli occhi che gli apparecchi da intrattenimento, da soli, nel primo trimestre del 2010 hanno incassato 9,9 miliardi di euro, il 55 per cento dell’intera raccolta del comparto giochi. La ricerca Eurispes è il primo passo di un lavoro che vedrà la pubblicazione di un’ulteriore ricerca promossa dalla Unigioco e svolta in collaborazione con l’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato, coordinata da Giuliano Tabet, che prenderà in esame i problemi fiscali, giuridici, normativi connesse all’intrattenimento e ai ruoli della sua filiera.
La ricerca è articolata in due parti: nella prima è fornito un quadro europeo della fiscalità dei giochi pubblici; nella seconda si avanzano ipotesi di modifica dell’attuale assetto impositivo italiano, miranti ad alleggerire il prelievo fiscale sul settore senza indurre effetti negativi sul gettito erariale fino ad oggi garantito da questi apparecchi. Il quadro delineato prende in esame la legislazione fiscale in materia di giochi vigente in Spagna, Francia e Inghilterra, e conferma che siamo ancora lontani da un’auspicabile situazione di omogeneità, con le conseguenze non positive che anche il Libro Verde del commissario europeo Michel Barnier aveva già messo in luce.
Dal punto di vista del prelievo sull’intrattenimento, e più specificamente sulle new slot, sono in campo tre modelli caratterizzati da logiche diverse. Il primo, che in Italia rappresenta praticamente la modalità esclusiva, prevede come base imponibile la raccolta (cioè il totale delle somme introdotte dai giocatori negli apparecchi), su cui viene applicato un PREU (prelievo unico erariale) in misura fissa secondo aliquote che decrescono man mano che aumenta l’importo complessivo della raccolta stessa. Il secondo, diffuso in Francia, considera come base imponibile il cosiddetto margine lordo, cioè la differenza tra il totale della raccolta e le somme restituite sotto forma di vincita ai giocatori; spesso a questa modalità di prelievo è associata una qualche forma di progressività dell’imposta. Il terzo infine, prevalente in Spagna e Inghilterra, fa riferimento come base dell’imposizione al singolo apparecchio, cui è applicata una tassazione forfettaria in taluni casi combinata con altre forme di prelievo.
Il modello italiano presenta per l’erario il vantaggio di garantire un gettito sicuro, costante e facile da riscuotere, in quanto il prelievo viene compiuto «alla fonte», ma nel contempo si rivela un meccanismo rigido che di fatto impedisce ai concessionari di innalzare, anche se lo volessero, la percentuale di restituzione ai giocatori. A questo proposito va ricordato che uno studio svolto dal Ref per Betfair e presentato alla commissione Finanze nella scorsa legislatura mirava a dimostrare che il passaggio dal prelievo sulla raccolta a quello sul margine lordo, rendendo possibile una maggiore restituzione sotto forma di vincite, avrebbe potuto rendere l’offerta di gioco più accattivante per il giocatore; in tal modo l’abbassamento di aliquota avrebbe potuto essere compensato da un aumento della raccolta di gioco.
Questo richiamo ci introduce alla seconda parte della ricerca, che ipotizza quattro diversi scenari di modifica del modello impositivo italiano; in considerazione della congiuntura particolarmente critica delle finanze pubbliche, non si è previsto un intervento che preveda il passaggio all’imposizione sul margine lordo, che determinerebbe nella prima fase un abbassamento, sia pure presumibilmente momentaneo, del gettito. Nei primi tre scenari si è preferito mantenere l’attuale sistema di PREU per fasce di raccolta, prevedendo di abbassare progressivamente le aliquote attuali; nel quarto scenario si è ipotizzato un prelievo forfettario fisso per macchina.
I primi tre scenari, che prevedono una sostanziale riduzione della pressione fiscale sul settore, sono compatibili con le esigenze di invarianza del gettito; solo il quarto scenario è da escludere perché richiederebbe la fissazione, per ogni macchina installata, di un forfait troppo alto. È chiaro che un alleggerimento del prelievo potrebbe andare, in parte o auspicabilmente per intero, a beneficio dei giocatori, che si vedrebbero restituire una percentuale più alta delle somme giocate. La ricerca dimostra, dunque, che è possibile, senza stravolgere il modello impositivo vigente, introdurre margini di flessibilità a vantaggio di operatori e utenti.
È augurabile che il Governo ne tenga conto, rompendo con una tradizione che ha visto gli esecutivi di qualunque colore politico guardare al comparto dell’intrattenimento come a una cassaforte da cui attingere in modalità cash per rispondere ad emergenze reali, come nel caso dell’Abruzzo, o per sanare sbilanci determinati da gestioni non sempre oculate. Il riferimento all’Unire non è casuale.

 

di Francesco Tolotti, vicepresidente della Fondazione Unigioco

Tags: Abruzzo fisco Luglio Agosto 2011 giochi e scommesse Francesco Tolotti

© 2017 Ciuffa Editore - Via Rasella 139, 00187 - Roma. Direttore responsabile: Romina Ciuffa