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GEN. DANIELE TEI: AERONAUTICA MILITARE, SEMPRE PIÙ PRONTA, SEMPRE MIGLIORE

generale Daniele Tei Aeronautica Militare

Proveniente dai corsi regolari dell’Accademia, l’attuale capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica generale di squadra aerea Daniele Tei ha maturato una ricchissima esperienza nei numerosi incarichi ricoperti. Ha conseguito il brevetto di pilota militare sul velivolo G91T. Assegnato al 2° stormo di Treviso (velivolo FIAT G91R) dove ha comandato la 210ª squadriglia del 103° gruppo, e successivamente al 3° stormo di Villafranca (velivolo F104G), dove ha comandato il 132° Gruppo Volo.
Ha trascorso dei periodi in Accademia prima quale ufficiale di inquadramento (Corso PEGASO 3°) e poi comandante del corso BOREA 4°. Terminati i periodi di servizio tra Villafranca e Pozzuoli è stato assegnato al 4° reparto - Stato Maggiore Aeronautica - ufficio Ricerca e Sviluppo e poi a Trapani quale comandante del 37° stormo intercettori (velivolo F104-ASA).
Rientrato allo Stato Maggiore ha diretto prima l’ufficio Ordinamento e successivamente l’ufficio Impiego Personale Militare del 1° reparto. Promosso generale di brigata aerea, ha comandato il poligono sperimentale interforze a Salto di Quirra in Sardegna. Al termine di tale periodo è rientrato nello Stato Maggiore prima come capo del 2° e 3° reparto e poi direttore della direzione Impiego del personale militare Aeronautica. Successivamente ha assunto l’incarico di comandante dell’Accademia di Pozzuoli. Generale di squadra aerea dal 2003, ha retto prima il Comando delle scuole dell’Aeronautica Militare e poi il Comando della squadra aerea. Laureato in Scienze aeronautiche, è istruttore di tiro e tattiche aeree, ha pilotato 13 tipi di velivoli diversi e al suo attivo ha 2.800 ore di volo di cui 2.000 su aviogetto; dal gennaio 2008 è capo di Stato Maggiore. In questa intervista fa il punto sull’Aeronautica Militare.

Domanda. In quali condizioni si trova ad operare attualmente l’Aeronautica Militare Italiana?
Risposta. Dobbiamo prendere atto della delicata situazione economica e operare al meglio con le risorse che sono disponibili. Ritengo che al momento sia difficile che muti il quadro generale delle risorse finanziarie assegnate. Per ora quella che un tempo poteva costituire un’eccezione è diventata una regola. È inutile continuare a lamentarci delle ristrettezze economiche, delle insufficienti risorse. Il nostro compito è fare bene, anzi fare meglio, con i mezzi a disposizione. Nelle tecnologie, nei materiali e nei mezzi, ma soprattutto nell’addestramento del personale, abbiamo capacità che, una volta perdute, non possiamo recuperare in breve; non è difficile oggi pilotare aerei, è difficile gestire un sistema d’arma dal punto di vista della continua operatività e dell’adeguamento al quadro legislativo.

D. Come pensate di poter raggiungere una maggiore efficienza?
R. Indipendentemente dalle risorse assegnate la Forza Armata è tesa, dal 1998, a darsi una configurazione rispondente al mutato quadro generale, soprattutto per allinearla a un mondo che cambia e ai nuovi impegni nazionali e internazionali del Paese. Da quel 1998 la Forza Armata non si è mai fermata cercando di dotarsi di un’organizzazione moderna, più snella e rispondente ai nuovi impegni (ad esempio operazioni di peace keeping). Evidenzio in particolare che, nell’ultimo decennio, è stato abbandonato l’assetto tipicamente territoriale costituito dalle tre regioni aeree con Comandi situati a Milano, Roma e Bari, dotati di responsabilità amministrative, logistiche e operative, e ognuno con proprie forze aeree, per passare ad un ordinamento funzionale con la costituzione di quattro Alti Comandi a competenza nazionale (comando squadra aerea, comando logistico, comando delle scuole, comando operativo forze aeree).

D. Come si presenta adesso, pertanto, l’Aeronautica Militare?
R. È sicuramente un’organizzazione più funzionale e moderna, di cui fanno parte 43 mila tra donne e uomini, 18 basi aeree, 400 velivoli. Pur continuando in tutti questi anni la ristrutturazione, sia io sia i miei predecessori abbiamo cercato di non penalizzare le capacità operative ma di confermarle e anzi di accrescerle. Oggi siamo chiamati a fronteggiare situazioni come quella presente in Afghanistan, che richiede determinati assetti, ma non possiamo escludere che in qualunque momento possa manifestarsi, a livello internazionale, un’altra emergenza che richieda altri assetti e capacità. Inoltre l’Aeronautica Militare deve continuare a garantire la difesa dello spazio aereo nazionale e anche internazionale e dei teatri operativi in cui operano le forze di superficie. Questo compito deve sempre essere tenuto alla massima attenzione e mantenuto in qualsiasi contesto e in qualsiasi situazione.

D. Dovete anche immaginare quanto potrebbe accadere?
R. Poiché ci sono delle situazioni in continuo divenire, è altrettanto vero che molto abbiamo imparato dalle recenti esperienze. Chi avrebbe mai immaginato che, durante la crisi del Kosovo, avremmo dovuto improntare i nostri interventi aerei anche con attacchi al suolo?

D. Anche il progresso delle tecnologie vi richiede un aggiornamento continuo?
R. Ritengo che oggi sia difficile gestire un sistema d’arma nella sua complessità dal punto di vista dell’addestramento del personale, della continua operatività, della logistica e dell’adeguamento al quadro legislativo.

D. Come vi regolate in proposito?
R. Poiché potremmo essere chiamati ad operare in qualunque momento in contesti complessi come quello dell’Afghanistan, che è il teatro operativo oggi maggiormente impegnativo, abbiamo stabilito che le risorse finanziarie destinate all’addestramento fossero indirizzate all’esercitazione svoltasi recentemente negli USA dove sono stati impiegati i velivoli AMX in un teatro operativo molto simile a quello afghano.

D. Le esibizioni della PAN, la pattuglia acrobatica nazionale, servono anche da esercitazione?
R. Le Frecce Tricolori sono affidate a piloti provenienti dalla linea «combat» dei reparti operativi dell’Aeronautica. I piloti della pattuglia acrobatica, formata da 9 aerei e da un solista, oltre alla specializzazione al volo acrobatico mantengono un’elevata prontezza operativa addestrandosi presso i poligoni militari. Un altro importante settore è costituito dal reparto sperimentale volo, che collauda i velivoli da introdurre nella Forza Armata o che hanno necessità di aggiornamenti strutturali, e che vengono presentati nei saloni aeronautici in Italia e all’estero per offrire una dimostrazione delle capacità tecnologiche e industriali nazionali. Anche questi sono piloti che provengono dalle linee aerotattiche dell’Aeronautica.

D. Il reclutamento e l’addestramento sono le funzioni principali?
R. Nell’attuale crisi economica, di concerto con il capo di Stato Maggiore della Difesa abbiamo confermato la priorità di un’adeguata formazione del personale. Il reclutamento dipende dalle disponibilità finanziarie fissate dal Governo. Negli ultimi anni i nuovi allievi dell’Accademia Aeronautica sono diminuiti da 140-150 a 50-70. Ad essi viene comunque garantita la possibilità di prepararsi nella maniera migliore alla carriera di ufficiali. La stessa attenzione è riservata anche ai sottufficiali e alla truppa. Proprio quest’ultima categoria, con la fine della leva obbligatoria, ha dovuto compiere un grande salto di qualità. Inoltre dal 2000, con l’ingresso in Aeronautica delle donne, dobbiamo assicurare ad esse quanto possibile per inserirsi in un ambiente storicamente e tipicamente maschile. Oggi abbiamo circa 500 donne in Forza Armata, di cui 150 ufficiali e circa 70 sottufficiali. Le donne militari si sono inserite nei diversi ambienti lavorativi senza alcuna difficoltà, anche in contesti operativi di particolare rilievo, evidenziando determinazione, voglia di fare e di non essere da meno degli uomini; in Accademia, negli ultimi cinque corsi, abbiamo avuto due capi-corso donne; una di queste è stata scelta come astronauta dall’Agenzia Spaziale Europea, insieme a un altro nostro ufficiale pilota.

D. L’industria aeronautica è attenta solitamente alle vostre esigenze?
R. Ritengo che tra le due organizzazioni esista un’importante sinergia che trova concretizzazione a livello sia nazionale che internazionale, sotto l’egida della NATO o dell’Unione Europea. Sono stati realizzati con successo programmi internazionali come la costruzione prima del Tornado e poi dell’Eurofighter; altri sono in fase di svolgimento, ed è in atto una profonda sinergia con il mondo industriale. È necessario operare con gli alleati, perché la tecnologia procede a livello mondiale, ogni Paese dà il proprio contributo ma nessuno detiene tutte le conquiste. E l’apporto italiano non è di secondo piano.

D. Che prevedono i nuovi programmi?
R. La costruzione di nuovi aerei come il caccia di quinta generazione, ma anche di missili di superficie perché la minaccia oggi può venire da armi di distruzione di massa. Un sistema missilistico può essere trasportato facilmente, è efficace, richiede attività meno impegnative e costi inferiori. Il Segretario Generale della Difesa - Direttore Nazionale degli Armamenti ha la responsabilità di seguire questi programmi. Altri sistemi d’arma che cerchiamo di ottenere non hanno bisogno di sviluppo, ma solo di essere adattati alle nostre esigenze; ad esempio l’elicottero EH-101, un velivolo ad ala rotante prodotto per le Forze Armate, e prescelto come aereo per il soccorso e il recupero di equipaggi in difficoltà in territorio nemico, il cosiddetto Combat SAR.

D. Come l’opinione pubblica considera l’Aeronautica Militare?
R. Per conoscere il livello di gradimento verso la Forza Armata abbiamo quattro «sonde». La prima è quella di dare il nostro contributo allo strumento nazionale con l’assolvimento del prioritario compito istituzionale assegnato alla Forza Armata e cioè la difesa aerea della nostra nazione; allo strumento internazionale con il supporto alle forze di superficie impegnate in teatri operativi fuori dai confini nazionali. La seconda è rappresentata dal numero dei giovani che partecipano ai concorsi per entrare a far parte dell’Arma azzurra. Da quando abbiamo istituito a Firenze la Scuola Aeronautica Militare Giulio Douhet, con liceo classico e scientifico, abbiamo ricevuto da parte di 15-16enni circa 2.000 domande di iscrizione. Dietro i ragazzi vi sono i genitori e le famiglie entusiaste di quella scelta nonostante le costrizioni e le severe regole da rispettare. Da quest’anno l’iscrizione è stata possibile anche per le ragazze; 18 di esse fanno parte dei 40 allievi, divisi in due classi di 20 unità per il classico e di altrettanti per lo scientifico; il primo liceo classico è frequentato da 17 ragazze. Nei concorsi per ufficiali e sottufficiali non c’è più il limite per le donne.

D. La terza sonda?
R. Le richieste che riceviamo da Istituzioni pubbliche, Comuni, Province, Regioni, organizzazioni anche statali, per la partecipazione della Forza Armata in occasione di avvenimenti di carattere anche istituzionale: inaugurazioni, celebrazioni, eventi civili. Tutti possono chiedere l’intervento della pattuglia acrobatica nazionale o della banda a.m.; ma non possiamo andare ovunque, dobbiamo redigere un programma molto limitativo rispetto alle domande che ci pervengono e a quanto possiamo fare. Se non ci fosse interesse anche di carattere ideale per la nostra presenza, tutto questo non si verificherebbe.

D. E per ultimo?
R. L’apprezzamento per quanto stiamo facendo, anche nell’ambito sociale, attraverso la quarta attività per legge assegnata alla Forza Armata, ossia il contributo che si deve dare in caso di calamità naturali, e che non è mai mancato. Concorriamo inoltre ai trasporti sanitari in Italia e all’estero, alla diffusione delle informazioni meteorologiche; in alcuni aeroporti aperti al traffico aereo civile - Verona, Treviso, Brindisi, Rimini e Ciampino - continuiamo ad essere responsabili del controllo del traffico aereo. Inoltre abbiamo la «cartina al tornasole» costituita dalle giornate azzurre, alle quali negli ultimi due anni la RAI-TV ha dedicato ampio spazio registrando un’alta audience: uno share del 17 per cento, giunto anche a superare il 20 per cento. Quando abbiamo annunciato che quest’anno la manifestazione non si sarebbe svolta, siamo stati sommersi da email di cittadini dispiaciuti.

D. Dove i cittadini possono vedere da vicino gli aerei militari?
R. Il museo di Vigna di Valle, presso Bracciano, rappresenta ormai un’importante presenza nell’ambito del panorama museale aeronautico mondiale. L’esposizione viene costantemente aggiornata con nuovi velivoli, prototipi, componenti, disegni ed altro. Ritengo che sotto l’aspetto storico cominci ad essere uno dei musei più completi; conserva i reperti degli ultimi cento anni e possiede anche delle ricostruzioni fedelissime. Custodisce ad esempio il flyer dei fratelli Wright, dotato di un motore efficiente, recentemente azionato alla presenza del ministro della Difesa, in occasione della cerimonia per l’86° anniversario della fondazione della Forza Armata e, contemporaneamente, per il centenario del primo volo compiuto dai fratelli Wright sull’aeroporto di Centocelle nell’aprile 1909. Il museo costituisce ormai una meta non solo per gli appassionati, ma per un pubblico sempre più vasto che resta impressionato nello scoprire quanto è stato fatto e nel cercare di immaginare quello che si farà in futuro.

D. E la vostra partecipazione alle operazioni di pace?
R. Costituisce ormai un’attività costante. L’Aeronautica Militare partecipa all’impegno nazionale nelle operazioni fuori area per il mantenimento della pace e la lotta al terrorismo internazionale, con una presenza di circa 700 unità che operano quotidianamente all’interno dei Comandi multinazionali o all’interno dei reparti schierati nei teatri operativi. In particolare operiamo in Afghanistan nei campi del trasporto, con tutti gli assetti della 46^ brigata aerea di Pisa (C130J e C27J) e della ricognizione utilizzando i velivoli Tornado e Predator, il velivolo senza pilota già impiegato in passato in Iraq. Negli Emirati Arabi Uniti, presso l’aeroporto di al Bateen, l’Aeronautica Militare schiera una task force basata su velivoli C130J con i compiti di assicurare il supporto aereo tra l’Italia, gli EAU e l’Afghanistan, oltre al soddisfacimento delle eventuali esigenze di trasporto sanitario dal teatro operativo alla madrepatria. Siamo presenti da circa 10 anni in Kosovo, dove a Giacovizza (Dakovica/Gjakova) abbiamo realizzato per la prima volta dalla fine della seconda guerra mondiale un aeroporto fuori dai nostri confini nazionali, che gestiamo con il nostro personale militare. Per quanto svolgiamo abbiamo ricevuto apprezzamenti dal Governo, e questo ci sprona a continuare e a migliorare per adempiere ai compiti assegnatici.

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