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mike rann: l’australia guarda con molto interesse gli investimenti in italia

Mike Rann, ambasciatore del Governo australiano presso il Quirinale

Mike Rann è ambasciatore d’Australia per l’Italia, San Marino, Libia ed Albania. È anche rappresentante permanente presso la FAO e il WFP. È stato in precedenza ambasciatore d’Australia nel Regno Unito. Quanto a carriera politica, a 32 anni è entrato nel Parlamento federale divenendo per 17 anni, fino al 2011, leader del Partito laburista del South Australia nonché, dal 2002 al 2011, premier dello stesso Stato, un’area grande due volte la Spagna. Durante il mandato di governatore ha ricoperto anche il ruolo di ministro dello Sviluppo economico e dei Beni culturali; è stato inoltre il primo ministro australiano per l’Integrazione sociale oltre che uno dei primi nel mondo a ricoprire il ruolo di ministro per il Cambiamento climatico e la Sostenibilità.

Domanda. Può parlarci delle sue origini?
Risposta. Sono nato in Inghilterra e la mia famiglia è emigrata in Nuova Zelanda quando avevo nove anni, dopodiché sono andato a vivere in Australia a 24 anni, nel 1977. Trentaduenne, nel 1985 sono stato eletto al Parlamento del South Australia. Immagino che questa possa essere chiamata la storia di un emigrante. L’Australia ha un’innumerevole quantità di emigrati, inclusi 340 mila dall’Italia: un’ondata di emigrazione che ha rappresentato un’opportunità sia per il progresso personale degli espatriati stessi, sia per la costruzione del Paese.

D. È stato chiesto all’Australia di abbassare le proprie emissioni di CO2. Cosa pensa del cambiamento climatico? Quali sono le politiche in merito all’abbattimento della CO2?
R. In materia di abbattimento delle emissioni il nuovo Governo federale ha lo stesso obiettivo di riduzione delle emissioni di quello precedente. Però, sta cercando di raggiungere tale obiettivo in un altro modo, ossia mediante la sua politica di azione diretta anziché porre un prezzo alle emissioni di anidride carbonica. Va anche osservato che gli Stati australiani hanno stabilito i loro propri obiettivi: il South Australia, per esempio, da zero ha raggiunto il 31 per cento di elettricità generata da fonti rinnovabili.

D. Lei è stato anche ministro per l’Integrazione sociale. Di che cosa si è occupato?
R. Nel periodo del mio mandato, dal 2002 al 2011, principalmente della riduzione del fenomeno dei senza casa e dell’abbandono scolastico. Inoltre abbiamo riformato del tutto il sistema della salute mentale. Dal 2003 abbiamo richiamato ad Adelaide i maggiori cervelli del mondo grazie al progetto «Thinkers in residence», al fine di discutere temi importanti per la cittadinanza e di farci aiutare a risolvere problemi pubblici con uno sguardo dall’esterno. Così abbiamo rivoluzionato il sistema sanitario in merito alla salute mentale. Quello che abbiamo cercato di fare è rendere il South Australia un laboratorio nel campo del cambiamento sociale e un leader internazionale nei comparti eolico e solare anche piantando ad Adelaide tre milioni di alberi, rendendola una foresta urbana.

D. Sono molte le compagnie italiane interessate all’Australia. Quali sono i rapporti commerciali tra i due Paesi?
R. Spaziando verso temi più ampi, l’Australia sta avendo 23 anni di crescita economica continua, senza un giorno negativo e nonostante la crisi finanziaria globale. La disoccupazione è stata abbassata a livelli di record. Abbiamo il vantaggio di un impegno davvero costante con l’Asia: il 75 per cento delle nostre esportazioni è infatti diretto ad essa, il 31 per cento delle quali solo verso la Cina. Ciò non significa rinnegare legami tradizionali: l’Europa è il più grande investitore, per esempio la Gran Bretagna investe più di 500 miliardi di dollari australiani all’anno, seconda solamente agli Stati Uniti, anche se ovviamente l’Europa nella sua totalità è prima in classifica in quanto a investimenti. Con l’Italia esiste un legame particolare, non solo economico ma specialmente umano, anche e soprattutto per via dei 900 mila australiani di origine italiana. Abbiamo un forte legame commerciale a doppio senso, ma c’è un rinnovato interesse verso l’Italia da parte di investitori australiani perché siamo molto interessati nell’agenda delle riforme del Governo Renzi. Cito per tutti il fondo immobiliare Westfield che investirà, vicino Milano, un miliardo e 400 mila euro nel centro commerciale Westfield Milan, il più grande d’Europa, che fornirà 17 mila posti di lavoro permanenti e 27 mila durante la costruzione. Sarà una grande bandiera in Italia per Westfield. Ma non è l’unico: Macquarie European Infrastructure Fund ha recentemente annunciato un accordo per l’acquisizione di Sorgenia Green, un investimento di più di 250 milioni di euro, mentre i grandi fondi pensionistici australiani sono interessati ad investire in infrastrutture in Italia, per esempio, nel sistema aeroportuale; ci sono infine anche aziende più piccole che guardano con interesse all’Italia per stabilirvi la propria attività. Un vivo interesse che ritengo sia la conseguenza dell’aver iniziato a sbloccare l’Italia, che fin dal passato vari rapporti descrivevano come ferma per la burocrazia, perché si vuole essere certi nel proprio investimento senza dover aspettare anni per ottenere autorizzazioni e così via. Credo che questo stia suscitando il maggiore interesse al momento: si vedono novità ed ecco perché alcuni hanno deciso di valutare nuovamente l’Italia sotto questo profilo. Inoltre grazie alla nostra solida economia ci sono aziende italiane in Australia; ovviamente la bilancia del commercio è in favore dell’Italia in termini di cibo, moda, auto ecc., ma anche questo apporta benefici congiunti; per esempio le più prestigiose sartorie italiane usano lana merino australiana. Anche compagnie quali Astaldi, Ferrero, Luxottica, Salini, Eni, Zegna, Impregilo, Mapei, Ferragamo, Prysmian, Barilla e Mapei sono attive da anni; quest’ultima ha appena aperto un nuovo impianto nel Queensland. La Finmeccanica ha recentemente siglato un ulteriore accordo nel settore della Difesa e quindi ciò che vedo non è interesse soltanto di compagnie australiane in Italia, ma anche volontà delle italiane di far parte del fenomeno di investimento in Australia e non solo limitarsi a vendere prodotti e servizi. In questo contesto di aumento dell’interesse verso la collaborazione tra i due Stati, credo che la visita del premier Matteo Renzi durante il G20, la prima di un premier italiano in carica, possa solo essere di ausilio. Senza dimenticare poi che dei 23 milioni di australiani, sono molti coloro che vengono in Italia per turismo: si trattengono più a lungo e spendono di più, ad esempio un miliardo di euro lo scorso anno.

D. Cosa pensa delle polemiche suscitate a proposito degli immigrati?
R. L’Australia è un grande Paese multiculturale e di immigrati, ai quali dobbiamo molto e siamo a conoscenza del fatto che il nostro Paese è stato costruito da essi. La seconda lingua più parlata in Australia è il cinese mandarino e la terza è l’italiano, senza considerare la grande comunità oriunda da Grecia, Vietnam e Medio Oriente, fra altri. Non solo a livello del Parlamento, ma anche del Governo abbiamo membri le cui origini sono straniere. L’Australia continua ad accogliere gli stranieri qualificati, ma ogni anno, a causa della nostra forte economia, un numero sempre maggiore di persone vogliono stabilirsi in Australia, più di quante potremmo assorbirne. Sta invece aumentando il numero di studenti italiani: l’anno scorso sono stati 5.377 gli italiani con un visto per studio, il 37 per cento in più rispetto al 2012, con un aumento medio del 30 per cento all’anno negli scorsi cinque anni. Nell’Unione Europea l’Italia al momento ha il numero più alto di studenti in Australia, dopo il Regno Unito. Uno dei fattori che ritengo faciliterebbe anche questo sarebbe un «Free trade agreement» tra Australia e Europa, dopo quello recentemente già siglato con la Cina e in attesa di un accordo relativo ai servizi aerei perché ne beneficino, in termini di turismo, entrambi i Paesi. Oltre che immigrati regolari, accettiamo molti rifugiati e l’impegno è dimostrato anche dal fatto che siamo tra i primi dieci donatori del World Food Programme.

D. Quali principi osservate per l’immigrazione?
R. Come facciamo con le persone qualificate, incoraggiamo chi intende espatriare in Australia stabilendovi un’impresa. Abbiamo così tante persone desiderose di trasferirsi; ricerchiamo artigiani qualificati quali idraulici, falegnami, inoltre scienziati, esperti di informatica e telecomunicazioni. La Gran Bretagna per anni è stata la prima nel numero delle persone trasferite, circa due anni fa c’è stato invece un sorpasso da parte della Cina in termini di immigrazione sia per lavoro sia per mansioni qualificate; le persone provenienti dall’India sono invece formate nel settore informatico.

D. Cosa pensa del recente G20 svoltosi a Brisbane?
R. Nel passato, specificatamente nel 2009, il G20 ha giocato un ruolo molto efficace nell’evitare che la crisi finanziaria globale diventasse una depressione mondiale; altri tipi di summit non erano stati in grado di farlo, non includendo un numero sufficiente di Stati al contrario invece del G20, che ha quindi avuto un ruolo critico nel salvare il mondo dalla crisi finanziaria ed economica. Quello che abbiamo fatto durante la nostra presidenza del G20 nel 2014 è assicurarci che si parlasse di temi che ci si aspettava venissero trattati, ossia il lavoro e la crescita, argomenti molto sentiti anche in Italia. Si è deciso di concentrarsi su determinate aree quali il finanziamento alle infrastrutture, specialmente riguardo nuovi meccanismi, perché si venga a conoscenza delle opportunità che si hanno nell’investire in infrastrutture in Italia, Australia, Brasile, Cina, India, ovunque. Questo è un progresso significativo portato avanti nel G20, perché per anni ci si è lamentati di non essere coinvolti nei finanziamenti oltre i confini del proprio Paese, ignari delle possibilità di investimento all’estero. Questo nuovo meccanismo permette ad ognuno di sapere cosa accade in anticipo cosicché si possa guardare ad un investimento con una prospettiva diversa. Ciò apporta benefici al mondo sviluppato ma anche a quello in via di sviluppo, e trovo entusiasmante che si siano accordati su tale argomento; inoltre ci sono stati accordi su una serie di priorità tutte finalizzate alla crescita: centinaia di decisioni adottate dai leader del mondo per sbloccare il sistema. L’agenda del G20 è simile all’agenda Renzi per le riforme, simile a quanto è stato fatto nel passato in Australia rendendo il Paese un buon posto per investire e senza eccessiva burocrazia. Questi sono stati gli aspetti principali.

D. Come mai non partecipate all’Expo 2015?
R. Quello che Westfield farà a Milano è molto più importante di una mancata partecipazione australiana ad Expo in termini di denaro investito e posti di lavoro; inoltre ci sono stati e ci saranno sempre promozioni ed eventi australiani in Italia. Così si è deciso di non partecipare. C’è reale interesse per l’Italia in Australia, un Paese che investe molto all’estero: basti pensare ad esempio a quanto fatto nel Regno Unito. Per questo c’è molta attenzione verso l’operato del Parlamento italiano e, se ciò si concretizzerà in un reale cambiamento, ci sarà ancora più interesse soprattutto da parte di potenziali investitori. La mia opinione è che siamo in un particolare momento e ciò andrebbe colto. L’Italia e le aziende italiane sono leader in così tanti settori: nessuno può dubitarne o negarlo, ma il problema vero è la burocrazia. Stiamo assistendo a un tentativo di abbatterla e gli australiani sarebbero molto incoraggiati da questo. Ci sono anche molti altri settori in cui si può cooperare. Sono recentemente stato nel sito archeologico romano di Carsulae, in Umbria: è in corso una fantastica collaborazione italo-australiana grazie alla quale studenti e ricercatori della Macquarie University di Sidney possono scavare e studiare i reperti nei siti archeologici romani. Un’altra collaborazione coinvolge la Monash University di Melbourne che ha una propria sede a Prato, nella quale vengono diversi studenti australiani per approfondire i loro studi sull’architettura e le belle arti. Le relazioni formatesi nel periodo universitario durano per tutta la vita. Lo vediamo da tempo con gli studenti di Singapore, Malesia, Cina e India. Inoltre, l’Australia offre borse di studio per australiani per studiare in Asia e sviluppare le competenze che creino possibilità lavorative specifiche, ma è lo stesso obiettivo che ricerchiamo in Italia. I legami nati ai tempi dell’università sono i più duraturi, gli studenti di Singapore che vennero negli anni 60-70 sono ora membri del Parlamento e del Governo e sono stati istruiti nelle Università australiane. Questo è un legame incredibile. Siamo convinti dell’importanza di promuovere rapporti tra le Università che, come le infrastrutture, creano benefici non solo a breve ma soprattutto a lungo termine. Esistono numerosi accordi individuali tra le università italiane e australiane e abbiamo notato, come ho menzionato prima, un aumento del 30 per cento all’anno nel numero di studenti italiani che vengono a studiare in Australia; ciò è molto positivo.

D. Quali iniziative sono in corso?
R. Per la prossima Biennale di Architettura di Venezia lo studio Denton Corker Marshall di Melbourne sta costruendo un nuovo padiglione al posto di quello esistente nei Giardini, ora abbattuto. Presenterà un fantastico stato dell’arte australiana, costruito sulle più solide fondamenta. Spesso si dimentica che i primi italiani a raggiungere l’Australia furono Giacomo Mario Matra e Antonio Ponto sulla nave del capitano James Cook nel 1770, un viaggio che fece qualche decennio dopo anche Giuseppe Garibaldi mentre suo figlio vi si stabilì per quasi un decennio. Il lavoro degli italiani in Australia è stato tanto imponente e positivo per cui crediamo che l’Australia possa essere un’ottima rampa di lancio per gli affari italiani in Asia, come per noi l’Italia può esserlo verso l’Unione Europea, e in particolare verso i nuovi Paesi che entreranno a far parte della stessa.

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