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Occhio alla sanità - Enrico Zampedri: un ingegnere gestionale al servizio della sanità e dell’etica

Enrico Zampedri, direttore generale della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli

Da un anno e mezzo è il direttore generale della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli, ente promosso dall’Università Cattolica del Sacro Cuore e dall’Istituto G. Toniolo di Studi Superiori che, dal primo agosto dello scorso anno, gestisce l’attività ospedaliera del Policlinico A. Gemelli di Roma. Stiamo parlando di Enrico Zampedri, 49 anni, tra i primi laureati in Ingegneria gestionale presso il Politecnico di Milano. Prima di questo incarico il manager è stato, per più di 10 anni, direttore generale della Fondazione Poliambulanza di Brescia e, tra il 2014 e il 2015, direttore generale della Fondazione Giovanni Paolo II di Campobasso, entrambe realtà ospedaliere che hanno tra i fondatori l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Membro della «Pontificia Commissione per le attività del settore sanitario delle persone giuridiche pubbliche della Chiesa», istituita lo scorso dicembre dalla Santa Sede, Zampedri è, inoltre, componente del Consiglio di amministrazione della Fondazione Berlucchi nonché della Croce Bianca Onlus, e direttore della Fondazione Opera per l’Educazione cristiana-Istituto Paolo VI di Brescia.
Inaugurato nel 1964 e intitolato al fondatore dell’Università Cattolica, padre Agostino Gemelli, il Policlinico romano è oggi uno dei principali ospedali italiani e offre assistenza in tutte le branche delle specialità cliniche, compresa l’emergenza-urgenza. È riconosciuto tra i principali ospedali oncologici italiani ed è centro di riferimento della Regione Lazio per molte attività di alta complessità, come l’assistenza clinica per numerose malattie rare sia pediatriche sia degli adulti, tra cui le patologie neuromuscolari. Rilevanti i numeri che lo riguardano: più di 1.550 posti letto; oltre 90 mila ricoveri tra degenza ordinaria e day hospital, di cui il 18 per cento provenienti fuori della regione Lazio; 50 mila interventi chirurgici; quasi 4 mila parti all’anno ed 80 mila accessi in Pronto soccorso. Nel corso della propria storia, il Policlinico Gemelli è sempre rimasto fedele ai principi che l’hanno ispirato, cioè la cura della persona di ogni età e condizione nelle sue esigenze, sia di salute che spirituali. Questa visione, da sempre patrimonio condiviso di chi opera nel Policlinico, è alla base di tutte le attività svolte in campo assistenziale, nella didattica e nella ricerca scientifica che si svolgono in una virtuosa integrazione con la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Tracciamo un bilancio della nuova gestione firmata Zampedri.
Domanda. Quali sono le novità da lei introdotte, quale nuovo direttore generale, dal momento che si è insediato ad inizio 2015?
Risposta. Dal punto di vista gestionale ho cercato di superare quel modello tradizionale ancora vigente nella maggior parte delle strutture ospedaliere che prevede oltre alla direzione generale, solo quella sanitaria e quella amministrativa, realizzandone uno più moderno ed efficace simile a quello di un’azienda industriale o di servizi e composto, nel dettaglio, da sette direzioni: Information Communication Technology e Processi; Risorse Umane; Amministrazione e Finanza; Operation; Attività private e Customer Service; Governo clinico e Sanitaria. Invece, per quanto riguarda l’aspetto clinico e scientifico, abbiamo preferito impostare un modello che, superando il concetto della classica divisione in dipartimenti, si basi su una struttura fatta di poli e di aree con un livello di prossimità maggiore tra chi ha la responsabilità della gestione e l’attività operativa, quindi più partecipato dal punto di vista organizzativo.
D. Il prossimo agosto sarà un anno che l’Istituto Toniolo e l’Università Cattolica del Sacro Cuore hanno costituito la Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli, ente privato senza scopo di lucro, che ha assunto a pieno titolo la gestione del Policlinico. Cosa è cambiato in questi 10 mesi?
R. Il Gemelli è il secondo ospedale d’Italia. Fattura annualmente 650 milioni di euro e dà lavoro ad oltre 5.500 persone tra dipendenti e collaboratori. Una realtà ospedaliera di tali dimensioni richiedeva una struttura di governo dedicata che abbiamo realizzato con la nascita della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli per la gestione dell’ospedale, mentre prima della scorsa estate il Policlinico era un’entità unica con l’università. Poter ora disporre di un consiglio di amministrazione, di un modello organizzativo snello ed efficiente, di un sistema contabile e di controllo gestione completamente dedicato all’ospedale, ci consente di essere più efficaci e diretti nella gestione della struttura. Ed i risultati non si sono fatti attendere.
D. Quali sono le difficoltà di dirigere una città sanitaria così grande e articolata?
R. L’ospedale è di per se una macchina complessa da gestire per le sue dimensioni e perché va trovato ogni volta il giusto equilibrio tra la centralità che deve essere data al paziente e al personale sanitario che vi opera a diretto contatto e le esigenze economiche della gestione e dell’organizzazione. Al Gemelli il mio lavoro è reso più facile dal forte senso di appartenenza, forgiato dai valori etici che permeano l’intera struttura sin dalle sue origini che caratterizza il personale, sia medico che infermieristico, e sia tecnico che amministrativo. E questo è un valore aggiunto, e vincente, che i pazienti percepiscono e apprezzano.
D. Quale considera le eccellenze del Gemelli e, al contrario, le criticità che andrebbero migliorate?
R. Direi che il nostro punto di forza si focalizza nella completezza dei servizi che possiamo offrire, sia dal punto di vista diagnostico che da quello clinico-medico e chirurgico. Da noi, infatti, esiste tutto quello di cui un paziente ha bisogno, offerto con un approccio multidisciplinare e in una logica di percorso per patologia. Fondamentale per la qualità delle cure poi, grazie alla integrazione con l’Università, la presenza di una notevolissima attività di ricerca che, tra l’altro, permette al personale sanitario di essere sempre aggiornato sulle metodiche. A questo si aggiunge un rapporto privilegiato con le aziende farmaceutiche che ci mettono a disposizione, anche a livello di sperimentazione clinica, le tecniche più avanzate. Un’attività che ci impegna fortemente è quella relativa al Pronto Soccorso, l’ospedale infatti è un DEA (Dipartimento d’emergenza e accettazione) di II livello: è cioè uno dei nodi principali della rete regionale nella gestione dell’emergenza-urgenza che deve farsi carico delle situazioni più complesse in un territorio molto ampio. Il massiccio afflusso dei pazienti in pronto soccorso, circa 80 mila ogni anno, la loro gravità e imprevedibilità non ci permette di garantire sempre quel livello di servizio che vorremmo offrire. Ma stiamo lavorando per migliorare.
D. ll portale web «Dove e Come Mi Curo», vera e propria guida della salute, riguardo al tumore del colon sottolinea che l’eccellenza resta al Centro-Nord, dove guida la classifica il Policlinico Gemelli di Roma con 365 ricoveri ed un tasso di mortalità a 30 giorni di 2,62. Come siete arrivati a tale risultati e, invece, in quale branca vorreste avanzare?
R. Tecnicamente, i risultati che vengono analizzati si chiamano «outcomes» e sono una chiave di lettura importantissima per misurare la qualità delle prestazioni sanitarie. In particolare, i dati ripresi dal portale sono ricavati dalle indagini e dai numeri erogati dal Programma Nazionale Esiti sviluppato dall’Agenzia nazionale per i Servizi sanitari regionali (Agenas) che valuta le performance degli interventi sanitari. In generale, giudico questo tipo di report molto importanti ed efficaci perché introducono anche in Italia la cultura della verifica supportata da dati oggettivi. I nostri «outcomes» sul tumore del colon sono buoni grazie alla qualità dei chirurghi e dell’organizzazione e perché scaturiscono da una casistica numericamente importante. Sottolineerei, però, anche i buoni risultati ottenuti nel trattamento del tumore del polmone e del pancreas e in generale nel trattamento di patologie oncologiche, sempre grazie alla qualità dei nostri clinici ed al grande numero dei casi trattati. I risultati ottenuti in queste autorevoli classifiche contribuiscono ad accrescere il prestigio del Gemelli già da molti riconosciuto.
D. Sotto la sua gestione è stata completata la profonda riorganizzazione di tutto il processo connesso all’attività laboratoristica che, complessivamente, supera gli 8 milioni di esami all’anno. Come è articolata tale operazione e quali vantaggi se ne ricaveranno?
R. Abbiamo inaugurato ad aprile la nuova catena automatizzata di macchine nel laboratorio di analisi dove confluiscono il 75 per cento di tutte le analisi del sangue eseguite nell’ospedale. Si tratta di un’apparecchiatura tecnologicamente all’avanguardia, chiamata «Aptio Automation», che lavora 24 ore al servizio dell’intero Policlinico per ogni tipo di analisi del sangue di routine, mentre rimangono su macchine dedicate gli esami di secondo livello e gli esami genetici. Tutte le provette provenienti dai diversi ambulatori e reparti, passando attraverso un sistema di posta pneumatica e con tracciatura a prova di errore realizzata con codici a barre e microchip, finiscono nella «pancia» di questo super analizzatore lungo 36 metri, che può eseguire fino a 9 milioni di esami del sangue all’anno. Quindi, oltre a poter aumentare ancora di molto il numero delle prestazioni, tale sofisticato sistema, una volta a regime, consentirà risparmi per circa 1,3 milioni di euro l’anno.
D. Quali sono le iniziative che avete attuato per la protezione sanitaria dei pellegrini in occasione del Giubileo straordinario della Misericordia?
R. Come struttura della rete dell’emergenza della Regione Lazio abbiamo aderito al programma sanitario previsto dalla Regione e come gli altri DEA di II livello abbiamo beneficiato di un contributo per l’adeguamento delle strutture del Pronto Soccorso per il Giubileo, elargito dalla Regione Lazio grazie ad un’anticipazione del Ministero della Salute dei fondi di terza fase (ex articolo 20) e con una compartecipazione del 5 per cento da parte nostra. Questo ci ha permesso, lo scorso dicembre, di inaugurare, alla presenza del governatore del Lazio Nicola Zingaretti, un importante ampliamento del Pronto Soccorso, struttura che assiste circa 80 mila pazienti l’anno, di cui 11 mila pediatrici. Ora, ristrutturata ed ampliata di 310 metri quadrati, l’area è in grado di accogliere con maggiore confort tutti i cittadini che vi afferiscono normalmente e anche l’eventuale maggiore afflusso di pazienti collegato al Giubileo. Oltre a questo abbiamo realizzato un progetto ad hoc per le persone in trattamento di emodialisi venute a Roma e che desiderano vivere l’esperienza di fede dell’Anno Santo che possono avere la necessaria assistenza sanitaria presso la nostra struttura alloggiando, eventualmente anche con la propria famiglia, presso la nostra Residenza interna di ospitalità protetta. Per l’udienza speciale del 10-12 giugno, in occasione del Giubileo dei Malati, abbiamo ricevuto moltissime richieste.
D. Il segretario dello Stato Vaticano, cardinale Pietro Parolin, a fine gennaio, per trovare soluzione alla crisi in cui si dibatte la sanità cattolica, ha costituito una commissione di esperti presieduta da Monsignor Luigi Mistò, segretario della Sezione amministrativa della Segreteria per l’Economia e presidente del Fondo assistenza sanitaria (Fas) del Vaticano. Dei sette membri del direttorio fa parte anche lei. Quale è la situazione della sanità cattolica e come procede la vostra attività?
R. L’obiettivo della commissione è quello di affiancare con un ruolo consultivo le strutture della Santa Sede che già lavorano a fianco delle congregazioni religiose nella gestione delle loro opere. Tale organismo, quindi, non ha un potere diretto di intervento sulle situazioni di crisi, ma di studio e di supporto. Siamo agli inizi del lavoro, la situazione della sanità cattolica presenta dei casi in cui ci sono delle difficoltà, in particolare in Italia; penso che la nascita della Commissione sia un segnale importante di attenzione al problema da parte della Santa Sede e che potrà essere di aiuto in futuro.
 D. A metà aprile avete inaugurato al Gemelli la prima sala cinematografica in Italia integrata in una struttura ospedaliera, destinata alla «cinematerapia». Costato 500 mila euro, questo cinema è in grado di accogliere anche pazienti non autosufficienti, a letto o in sedia a rotelle, per una capienza di 130 persone. Ci spiega nel dettaglio il progetto?
R. Siamo molto orgogliosi di tale programma perché rappresenta la realizzazione concreta di una parte del nostro modo di intendere l’umanizzazione dell’assistenza al malato. È stato realizzato insieme all’associazione Medicinema Italia Onlus che ha sostenuto la maggior parte dei costi della realizzazione grazie ad una raccolta fondi che ha avuto tra i principali benefattori Walt Disney Company Italia, Rai e Rai Cinema e Ubi Banca. A cadenza settimanale, proietteremo film secondo un protocollo scientifico e una procedura precisa che prevede l’individuazione dei pazienti da invitare allo spettacolo - con una attenzione particolare ai bambini - e l’assistenza da parte del personale medico e sanitario durante la proiezione. L’obiettivo è anche quello di verificare scientificamente gli effetti della «cinematerapia», attraverso progetti di ricerca creati ad hoc.
D. La vigilia dello scorso 8 marzo il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha inaugurato una struttura interamente dedicata ai problemi «al femminile», dal dolore pelvico all’incontinenza, fino alla riabilitazione post parto. Perché questa particolare, e benemerita, attenzione alla salute delle donne?
R. È una delle concrete realizzazioni di quella che viene chiamata la medicina personalizzata che, in questo caso, è declinata come medicina di genere. Uno degli elementi più rilevanti di questo processo di personalizzazione delle terapie è la differenziazione tra uomo e donna nell’approccio alle cure, tema che sta molto a cuore anche al ministro della Salute che ci ha anche invitato a sviluppare programmi di ricerca anche in campo farmacologico, per studiare gli effetti dei farmaci in maniera differenziata nell’uomo e nella donna. Il Gemelli rappresenta, da sempre, un’eccellenza nell’ambito della ginecologia e dell’ostetricia, con quasi 4mila parti all’anno, dato che ci proietta nella sanità italiana come uno dei principali punti nascita del Paese. A questo risultato contribuisce anche la struttura dedicata alla terapia intensiva neonatale che permette di affrontare nella massima sicurezza possibile anche i casi più complessi. Tutte queste attività coordinate configurano all’interno del Gemelli un vero a proprio «Women Hospital».
D. Quale è l’ispirazione dell’annuale «Giornata della Ricerca», alla sua quinta edizione, organizzata dall’Università Cattolica del Sacro Cuore e dalla Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli per divulgare agli operatori sanitari ed al mondo delle aziende le novità della vostra ricerca di base e di quella applicata alle sperimentazioni cliniche, ed in cui, lo scorso 26 maggio, il tema presentato, analogamente al 2015, è stato «Il ruolo della Nutrizione dalla prevenzione alla cura»?
R. Fare buona ricerca è la condizione essenziale per poter poi garantire buone cure ai nostri pazienti. Nell’edizione di quest’anno della Giornata della Ricerca sono stati presentati il lavori scientifici che hanno messo in luce il rapporto tra nutrizione e funzioni di fegato e reni, tra nutrizione in gravidanza e sviluppo del bambino, tra nutrizione e fragilità dell’anziano e tra nutrizione e plasticità cerebrale. Si sono, anche, sottolineati gli importanti risultati quantitativi ottenuti dall’Università Cattolica e dalla Fondazione Policlinico Gemelli sul fronte della ricerca. Tra i dati resi noti relativi al 2015: 253 nuovi progetti di ricerca no profit; oltre 1500 pubblicazioni scientifiche su riviste nazionali e internazionali; oltre 19 milioni di euro di ricerca finanziata; 17 brevetti attivi e depositati; 15 istituti della Facoltà di Medicina e chirurgia che hanno ottenuto finanziamenti europei; 142 sperimentazioni cliniche avviate e 329 sperimentazioni attualmente in corso.
D. Ci può anticipare qualche progetto futuro del Gemelli?
R. Il mio obiettivo è quello di realizzare le azioni previste nel piano industriale 2015-2019 che prevede tra l’altro l’efficientamento di tutta la «macchina» dal punto di vista organizzativo e gestionale per fare in modo che sia sostenibile economicamente, quindi con bilanci in pareggio e in grado di sostenere gli investimenti cui dobbiamo far fronte. All’orizzonte vi è poi la creazione di una rete di strutture collegate in un territorio sempre più ampio e a diversi livelli con il sistema-Gemelli, che permetta la realizzazione di sinergie e la messa a fattor comune delle peculiari competenze universitarie, scientifiche e cliniche di cui disponiamo, a vantaggio dei pazienti, ma anche della economicità e sostenibilità. In quest’ottica si è inserita l’operazione con cui, lo scorso novembre abbiamo, integrato nella Fondazione Gemelli la struttura attigua Complesso Integrato Columbus con i suoi oltre 800 dipendenti e la sua decennale tradizione di struttura di qualità con moltissimi pazienti affezionati.    

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