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UNIGIOCO. GIOCO PUBBLICO: LA POLITICA È CONSAPEVOLE DELL'IMPORTANZA DEL SETTORE?

di FRANCESCO TOLOTTI, vicepresidente Fondazione Unigioco

L’importanza crescente del gioco pubblico nel nostro Paese è sotto gli occhi di tutti. I dati forniti per il 2010 dall’AAMS, Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, propongono un quadro di tutto rilievo: dal 2009 al 2010 la raccolta complessiva di gioco è aumentata ben oltre il 10 per cento superando i 60 miliardi di euro, e il gettito per l’erario ha sfiorato i 10 miliardi di euro, comprensivi anche delle somme versate dai concessionari a titolo di una tantum per l’introduzione degli apparecchi da gioco del tipo «videolotteries» o vlt, e per la definizione delle procedure di aggiudicazione delle lotterie a estrazione istantanea, il «gratta e vinci».
Si tratta di cifre eloquenti che illustrano, meglio di tanti discorsi, quanta strada si sia fatta nel corso di pochi anni. Un primo passo estremamente significativo si è registrato nel 2004 con la grande scommessa, vinta sia pure non senza difficoltà e ritardi, dello sviluppo di una rete telematica capace di connettere e monitorare il gioco sugli apparecchi da intrattenimento, le cosiddette «new slot», favorendo la progressiva emersione di un comparto che fino a quel momento era stato in balia dei videopoker, fonte di ingenti profitti sottratti a qualunque imposizione fiscale.
In seguito il decreto Bersani ha avviato la messa a gara delle concessioni per negozi e corner di scommesse sportive, l’innovazione degli «skill games» o giochi di abilità, e altri giochi on line, fino alla recentissima apertura del Texas Hold’em, il poker americano. Infine, in occasione del decreto a favore della ricostruzione post-terremoto in Abruzzo, sono state introdotte le videolotterie, macchine molto più performanti delle slot, installate fino ad ora negli esercizi commerciali e più aggressive in termini di somme da giocare e da vincere, destinate pertanto a sale specifiche.
Sullo sfondo, il crescente successo della formula del «gratta e vinci» e l’affermarsi della frenesia collettiva suscitata dal lievitare del jackpot del superenalotto, cui si accompagna la crisi sempre più marcata delle lotterie tradizionali e dei gloriosi concorsi a pronostici in ambito sportivo, valga per tutti il declino inarrestabile del totocalcio. Il comparto del gioco pubblico si afferma dunque, secondo quanto ha messo in luce la ricerca Eurispes «L’Italia in gioco», come la terza industria del Paese e come un’insostituibile risorsa per l’erario pubblico, tanto più in un momento nel quale il Governo ha minato la propria credibilità con il più volte reiterato impegno a evitare di ricorrere all’aumento dell’imposizione fiscale diretta.
La straordinaria importanza del settore solleva alcune questioni che riguardano gli operatori, chiamati ad un continuo adeguamento e perfezionamento della loro cultura d’impresa - si tenga presente che nel gioco pubblico non operano soltanto i grandi concessionari, ma è attiva, soprattutto nel settore delle slot, una molteplicità di gestori e noleggiatori titolari di imprese spesso a dimensione familiare, se non individuale - e i regolatori come la già citata AAMS e Sogei, azienda informatica che fornisce supporto operativo alle amministrazioni statali e che svolge un ruolo essenziale nel controllo delle reti telematiche necessarie all’esercizio del gioco pubblico.
Vorrei proporre, a questo proposito, una riflessione sul ruolo del legislatore alla luce dell’esperienza diretta derivante dal settennale impegno parlamentare nella commissione Finanze della Camera nella XIV e XV legislatura. Innanzitutto, una domanda: la politica nel suo complesso ha una consapevolezza adeguata dell’importanza e delle necessità del settore? A mio parere la risposta non può che essere, purtroppo, negativa.
Negli anni scorsi non sono mancati esempi significativi di impegno parlamentare in materia di gioco pubblico: mi riferisco in particolare alla commissione Finanze del Senato nella XIV legislatura che, sotto la guida del presidente Riccardo Pedrizzi e con il coordinamento di Giovanni Brunale, ha portato a termine un’indagine, raccogliendo informazioni anche sul contesto europeo e ponendo le premesse per interventi legislativi non saltuari o improvvisati. Il lavoro fu proseguito nella legislatura successiva dalla commissione Finanze della Camera, che condusse un ciclo completo di audizioni informali di tutti i protagonisti e azionisti del settore - operatori nazionali ed esteri, studiosi delle problematiche connesse ai profili di rischio del gioco con vincite in denaro, associazioni dei consumatori, AAMS e Governo -, allo scopo di rendere possibile la redazione di un testo unico delle norme in materia di gioco.
Nel corso dell’attuale legislatura, tuttavia, ogni tentativo di approccio sistematico a questi temi è venuto meno. Si è continuato, anche con notevole frequenza, a legiferare in materia di gioco pubblico, per lo più però in una prospettiva emergenziale, come quando si escogitò l’aumento del prelievo erariale sulle slot per sanare il deficit, prossimo al dissesto, dell’Unire, l’Unione nazionale per l’incremento delle razze equine. Persino un’innovazione così delicata, quale l’introduzione delle videolotterie, è stata decisa repentinamente come fonte di finanziamento in contanti di 425 milioni di euro per i primi interventi di ricostruzione in seguito al terremoto in Abruzzo.
C’è di più: il legislatore italiano è stato finora quasi del tutto assente in materia di provvedimenti finalizzati alla promozione di iniziative di studio e di contrasto dei rischi sociali connessi all’esercizio del gioco, quali ludopatie e tendenza al gioco compulsivo. Si registrano, in proposito, iniziative meritorie, doverose, ma da sole non sufficienti, di Asl territoriali, centri studi privati, operatori del settore e associazioni di categoria, oltre alle campagne sul gioco sicuro promosse dall’AAMS in accordo con i principali concessionari.
Siamo di fronte a una questione decisiva per l’affermazione di un’offerta di gioco pubblico equilibrata e in grado di tutelare i diritti del cittadino-giocatore, oltre che delle prerogative dell’erario e delle legittime esigenze degli operatori. Prima dell’estate 2010 erano state presentate alla Camera, da parte di diverse forze politiche, una serie di mozioni che avviavano la discussione di questi temi. Dopo il travagliato percorso della legislatura in questi mesi e alla luce di un orizzonte temporale di Governo che sembra delinearsi più ampio, è lecito aspettarsi che quelle buone intenzioni si traducano in atti concreti. È proprio il caso di dire: Parlamento, se ci sei batti un colpo.

Tags: giochi e scommesse Aprile 2011 Francesco Tolotti

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