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QUAL È IL «COMPITO» DELLE FORZE ARMATE

Luigi Francesco De Leverano

del generale D. Luigi Francesco De Leverano, capo ufficio generale del capo di Stato Maggiore della Difesa

Nei primi giorni della mia frequenza del Corso di Stato Maggiore, primo vero banco di prova per un giovane Capitano dopo i quattro anni di formazione trascorsi tra Accademia Militare e Scuola di Applicazione, veniva sovente ribadito ai frequentatori il seguente concetto: missione è l’insieme del compito e dello scopo. Più dettagliatamente, andando ad analizzare il significato del concetto di compito in ambito militare, si svelano invece molteplici accezioni, scoprendo addirittura che le Forze Armate lo sanciscono etimologicamente per legge, la n. 331 del 2000, ora riassettata nel decreto legislativo n. 66 del 2010 conosciuto come «Codice dell’ordinamento militare». In esso l’argomento è configurato in tre punti: difesa dello Stato; realizzazione della pace e della sicurezza in conformità alle regole del diritto internazionale e alle determinazioni delle organizzazioni internazionali delle quali l’Italia fa parte; concorso alla salvaguardia delle libere istituzioni e svolgimento di compiti specifici in circostanze di pubbliche calamità e in altri casi di straordinaria necessità ed urgenza.
Esaminiamo più approfonditamente quanto elencato. La difesa dello Stato dapprima era difesa della Patria - dal latino «La terra dei padri» -; poi, per orientamento giurisdizionale consolidato e per non incorrere in eccessi di retorica, con la nascita della Repubblica si è preferito il termine «Stato», in quanto quello di «Patria» era stato maggiormente coltivato ed esaltato nei regimi totalitari e purtroppo l’Italia, all’indomani del secondo conflitto mondiale, stava appena uscendo proprio dall’esperienza del regime fascista.
La realizzazione della pace e della sicurezza, in conformità alle regole del diritto internazionale e alle determinazioni delle organizzazioni internazionali delle quali l’Italia fa parte, si traduce in missioni che le Forze Armate conducono nell’ambito di un vasto spettro di azioni operative volte, nel rispetto dei principi costituzionali, alla tutela della sicurezza nazionale, dell’integrità politico-temporale, dei valori della nostra civiltà, e del benessere e dello sviluppo economico e sociale. Il termine «missione», quale unità di misura per definire i compiti, fu introdotto per la prima volta all’inizio del 1999, dal ministro della Difesa pro-tempore che lo usò nella sua prima direttiva ministeriale.
La tutela della sicurezza nazionale assume oggi un’accezione più ampia che include, oltre alla difesa della sovranità nazionale, il concorso alla stabilità e alla sicurezza internazionale, la legittima salvaguardia e tutela degli interessi nazionali, nonché la prevenzione dei rischi, sia vecchi che nuovi, unitamente al contrasto da porre più generalmente in essere contro le violazioni del diritto e della pace. Naturalmente tale concetto si incardina sempre più nell’azione delle grandi organizzazioni internazionali di cui l’Italia è parte attiva e responsabile all’interno delle politiche condotte dall’Unione Europea, dall’Alleanza Atlantica e dalle Nazioni Unite. Di conseguenza, il supporto alle missioni operative della comunità internazionale è divenuto, soprattutto nel corso di questi ultimi anni, elemento caratterizzante l’impiego delle Forze Armate.
La nuova configurazione del quadro mondiale impone perciò una continua e attenta rivalutazione, prima politica e poi strategica, delle priorità di difesa finalizzata anche all’allestimento di nuove capacità militari e nuovi sistemi di forze, in grado di affrontare una molteplicità diversificata di nuovi rischi e minacce. Le Forze Armate italiane non si sono sottratte a questa sfida. Negli ultimi due decenni si sono gradualmente evolute da una dimensione prevalentemente statica, rappresentata dalla difesa dei confini nazionali e quindi della sovranità, verso un più attivo sostegno dinamico all’azione della comunità internazionale per la prevenzione e la gestione delle crisi arricchendo, in tal modo, la propria professionalità, rinnovandone il valore e diffondendola a tutti i livelli in quanto garanzia irrinunciabile per fronteggiare la molteplicità dei compiti che le Forze Armate sono ormai chiamate a svolgere.
Un impegno di tale portata si è sviluppato lungo precise direttrici che hanno permesso al Paese di dare prova costante di saper individuare con chiarezza i propri interessi di sicurezza, rafforzando e vivificando il concetto di identità nazionale. Le linee della politica nazionale e internazionale di sicurezza e di difesa hanno manifestato, infatti, una significativa condivisione di scelte di carattere bipartisan e, quindi, più autorevoli e credibili nel contesto globale. A questo punto, fermi restando i compiti delle Forze Armate, vale la pena di soffermarsi un po’ di più sulle missioni, in quanto più facilmente suscettibili di variazioni in funzione del mutato scenario strategico mondiale.
La prima, anche se non è possibile procedere a ordinarle per importanza, si sostanzia nella difesa degli interessi vitali del Paese contro ogni possibile aggressione, al fine di salvaguardare: l’integrità del territorio nazionale inteso come piattaforma terrestre, spazio aereo ed acque territoriali; la sicurezza e la libertà delle vie di comunicazione; la sicurezza delle aree di sovranità nazionale e dei connazionali all’estero. Essa deriva direttamente dal dettato costituzionale ed è stata elaborata attraverso la riunificazione delle preesistenti missioni di Forza Armata inerenti alla difesa del territorio nazionale. Da evidenziare come il riferimento all’integrità del territorio nazionale ed alla sicurezza e libertà delle vie di comunicazione non limita l’azione di difesa degli interessi vitali del Paese alle sole forme di minaccia classiche, ma può risultare estendibile a quelle più recenti di conflitto asimmetrico, quali la difesa da attacchi terrestri o dall’impiego di armi di distruzione di massa.
La seconda riguarda la salvaguardia degli spazi euro-atlantici, nel quadro degli interessi strategici o vitali del Paese, attraverso il contributo alla difesa collettiva della Nato. Questa missione trova il proprio fondamento negli accordi sottoscritti e ratificati dal Parlamento inerenti alla Nato e nell’enunciazione del nuovo concetto strategico dell’Alleanza Atlantica. La terza consiste nella gestione delle crisi internazionali, nella partecipazione ad operazioni di prevenzione e gestione delle crisi al fine di garantire la pace, la sicurezza, la stabilità e la legalità internazionale, nonché l’affermazione dei diritti fondamentali dell’uomo, nello spirito della comunità delle Nazioni Unite, nell’ambito di organizzazioni internazionali e di accordi bi-multilaterali, con particolare riguardo alla capacità autonoma europea di gestione delle crisi.
Questa missione scaturisce da una specifica volontà politica, costantemente confermata nel corso dell’ultimo trentennio e finalizzata nei fatti, nelle direttive ministeriali che hanno portato le Forze Armate a partecipare ad azioni di prevenzione e gestione delle crisi deliberate dall’Onu o comunque ispirate ai principi enunciati dalla Carta delle Nazioni Unite, secondo tre possibili modalità di intervento: ruolo di «lead nation»; forze facenti parte di una coalizione; in seguito di accordi bi-multilaterali.
La quarta ed ultima missione consiste nella salvaguardia delle libere istituzioni e nello svolgimento di compiti specifici in circostanze di pubbliche calamità e in altri casi di straordinaria necessità e urgenza. Tale missione è direttamente mutuata dal dettato di legge, ribadito anche nella normativa sul «modello professionale». Nell’argomento un discorso a parte merita l’Arma dei Carabinieri che, oltre ad avere funzioni attinenti alla sicurezza, ha anche compiti prettamente militari che ricalcano o completano quelli appena citati e che sono prevalentemente riferiti alle Forze Armate nel loro insieme.
In conclusione, le quattro missioni delle Forze Armate richiedono un insieme di notevoli capacità per poter essere svolte con efficacia e immediatezza. Le prime due, per loro natura, costituiscono l’impegno più oneroso e le relative capacità esprimibili consentono di soddisfare lo spettro delle esigenze previste. Va da sé che le medesime capacità sono richieste anche per la vasta gamma di operazioni comprese nella terza missione ma, poiché quest’ultima è caratterizzata da un’estrema versatilità di situazioni operative, è necessario che gli assetti resi disponibili di volta in volta dalla Nazione siano presi in esame utilizzando un’accezione più ampia del concetto stesso di forza militare rispetto alle specificità presenti in ogni teatro operativo e, più in generale, considerando molte più limitazioni-vincoli di impiego di quanto non fosse necessario soltanto 15 o 20 anni fa.
Infine, rispetto all’assolvimento della quarta missione, va sottolineato che le Forze Armate non prevedono l’acquisizione di specifiche capacità, in quanto vengono utilizzate quelle già possedute nel rispetto delle peculiarità d’impiego proprie del tempo di pace.

In collaborazione con lo Stato Maggiore della Difesa

Tags: forze armate Esercito Italiano capo di stato maggiore Luglio - Agosto 2012 Luigi Francesco De Leverano

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