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CORSERA STORY - CONTRO I CATTIVI POLITICI UNA SANTA ALLEANZA DI GIORNALI E GIORNALISTI

L'opinione del Corrierista

Il Corriere della Sera si è particolarmente distinto in questi ultimi tempi nello svelare e denunciare il malcostume di molti politici, i furti, le malversazioni, le pessime abitudini, i cattivi esempi che man mano hanno contagiato un numero crescente di italiani, divisisi in due categorie. Quelli che lavorano, faticano, rispettano le leggi, la morale e la moralità, pagano le tasse e subiscono impotenti gli stravizi dei politicanti e dei loro affiliati burocrati, e che sono i più, la massa.
E quelli che, assistendo, quotidianamente da decenni, ai benefici, ai guadagni facili, agli arricchimenti indebiti di pubblici amministratori corrotti e disonesti, invece di condannarli li ritengono furbi, li invidiano, scambiano per intelligenza e bravura la criminalità politico-burocratica, aspirano a parteciparvi e in ogni occasione cercano di farne parte. Lo dimostrano il numero dei candidati, il livello culturale e morale dei componenti le liste elettorali di ogni grado, gli stessi sistemi elettorali che sono stati progressivamente modificati per escludere eventuali candidati onesti, disposti a sacrificarsi per il bene comune e stimati dagli elettori, e per cooptare invece fiancheggiatori, complici, correi, soci e compagni di supermerende e superabbuffate.
Con poche lodevoli eccezioni, questo avviene in ogni livello, dalle Amministrazioni comunali dei più piccoli Comuni d’Italia ai massimi gradi delle istituzioni nazionali. Gli ultimi avvenimenti dimostrano che ai vertici di queste solo il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e pochi altri personaggi non si sono fatti contagiare dal «male oscuro»; anzi è sbagliato citare il libro di Giuseppe Berto, perché il male è chiarissimo e diffusissimo, tanto da ridurre molti a considerare peste minore quello che si auguravano gli italiani nel triste quadriennio seguito alla fine della prima guerra mondiale.
Ritengo che fino a qualche anno fa, dinanzi alla progressiva débacle della classe politica italiana, molti come me - «turandosi il naso» come diceva Indro Montanelli quando invitava gli italiani a votare la DC per evitare i guai peggiori del Pci -, guardassero fiduciosi alla serietà e onestà dei leghisti del Nord, sperando magari in una loro calata verso il Sud e soprattutto verso Roma, una calata non finanziata dalla Confindustria e dalle banche né armata di manganelli e olio di ricino, ma della forza dell’esempio, della rettitudine, del buon senso. Poi si è scoperto che erano stati anche loro contagiati da quel male.
Penso che, a forza di assistere a sperperi, appropriazioni personali di denaro e beni pubblici, cattivi esempi, sia stata addirittura una forma di disperazione ad indurre il Capo dello Stato ad intervenire ed estromettere dal potere i falsi «rappresentanti del popolo», a nominare senatore a vita e capo del Governo un signore qualsiasi, Mario Monti, sia pure ultraqualificato professore di Economia politica, rettore di un’eccellentissima Università, estraneo alla politica e mai votato da nessuno, ma super esperto di conti pubblici e per lunghi anni Commissario europeo per mercato interno, servizi finanziari, integrazione finanziaria, fiscalità, unione doganale, concorrenza.
Gianantonio Stella, con il quale ho lavorato negli anni 70 nel Corriere della Sera, e Sergio Rizzo sono stati e sono tuttora le «punte di diamante» della rivolta non solo del Corriere della Sera e dei giornalisti in generale contro sprechi, ruberie, illegittimità, arroganza e tracotanza dei politici di ogni livello istituzionale. E non l’hanno fatto, per conto di politici corrotti, per colpire e squalificare gli avversari di questi, ma a nome di persone oneste, di veri lavoratori, di chi paga le tasse, di pensionati, disoccupati, precari ecc. Questo è il merito, l’impegno e il fine, loro e del Corriere della Sera.
Certamente per neutralizzarli, sterilizzarli, associarli, coinvolgerli nei loro traffici molti politici saranno capaci di offrire loro nomine a senatori, presidenti di Commissioni parlamentari, di Rai, Siae, grandi aziende pubbliche e strutture simili. È vero che anche il Corriere della Sera difende gli interessi di alcune categorie, in primo luogo dei propri azionisti, consistenti in grandi banche, grandi compagnie di assicurazione, grandi imprese, insomma nel grande capitale; interessi che andrebbero sempre controllati, se non combattuti. Ma proprio a causa di quella «casta» politica che ha rinunciato a difendere i propri elettori dandosi invece sistematicamente e sfacciatamente a derubarli, spesso con la complicità dichiarata o il tacito assenteismo dei sindacati, si è verificata in questa fase l’esatta coincidenza tra l’interesse del capitale e quello della massa degli italiani.
Specchio Economico combatte questa battaglia da quando è nato, 31 anni fa. Era il 1982, e c’era già molto da denunciare, prima ancora della grande rapina compiuta ai danni dello Stato con le privatizzazioni di beni e aziende pubbliche con il pretesto dell’emergenza creata dalle inchieste giudiziarie della Procura della Repubblica milanese su tangentopoli. Da allora ad oggi sotto il titolo «L’Italia allo Specchio» ho scritto 335 «editoriali» prevalentemente sul malocomportamento di politici e burocrati nazionali, ed oltre 200, sul periodico locale Tre Monti, sulla malamministrazione di politici e burocrati locali, raccolti questi ultimi in un libro intitolato «Le storie di Tre Monti». In un articolo dello scorso maggio, ad esempio, ho definito le nuove tasse imposte da sprechi e furti dei politici «nuova scorta di liquidità per nuove future tangentopoli».
Molti altri giornalisti e «fondisti» illustri di quotidiani e periodici hanno combattuto e combattono tuttora questa stessa battaglia, dall’esito purtroppo incerto o meglio certissimo, cioè nullo. Perché i cattivi politici sono come l’Araba Fenice che sempre risorge dalle proprie ceneri. Basta ricordare le leggi varate dal 1990 ad oggi e dirette a rendere sempre più resistente, sicura, inossidabile la loro immunità; e le iniziative legislative dirette a vietare di compiere intercettazioni ai magistrati e a zittire, minacciare e mandare in galera i giornalisti.
Non resta che augurarsi, organizzare e realizzare, sia pure sotto l’egida del Corriere della Sera e - turandosi il naso - anche dei suoi azionisti, un’azione comune, anzi una nuova «Santa Alleanza», per evitare i due soli strumenti che, nella storia dell’umanità, hanno abbattuto i poteri perversi: la rivoluzione o gli eserciti stranieri, ossia la guerra.

Tags: Ottobre 2012 Corsera story Victor Ciuffa Corriere della Sera Corrierista politica giornalisti

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