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RICCARDO VARALDO: COME UNIVERSITÀ E INDUSTRIA CREANO SINERGIA

La ricerca, la capacità di aprirsi all’innovazione, gli investimenti, l’alleanza tra industria e università: sono alcune delle parole d’ordine per costruire il futuro dell’Italia e per renderla più competitiva, salvandola dal declino. Sulla necessità di imboccare questa strada, in cui ogni elemento appare legato all’altro, si sono trovati d’accordo i presidenti di alcune delle più significative organizzazioni imprenditoriali e universitarie del nostro Paese: Marco Tronchetti Provera di Telecom Italia, Pier Francesco Guarguaglini di Finmeccanica, Riccardo Varaldo della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Proprio la Scuola Superiore Sant’Anna ha ospitato lo scorso dicembre un convegno intitolato «Strutturazione della ricerca hi-tech: come università e industria possono fare sinergia», sia pure nel rispetto ciascuna della propria specificità, e al quale hanno partecipato anche Tronchetti Provera e Guarguaglini nelle vesti di relatori. Appena eletto presidente della Sant’Anna di Pisa, che da sempre rappresenta una vetta nella formazione e nella ricerca, Riccardo Varaldo ha portato i propri saluti al convegno che ha anticipato e che ha seguito, nella sessione mattutina e in quella pomeridiana, l’inaugurazione del Centro di eccellenza per le reti e tecnologie fotoniche, sorto nell’area di ricerca Cnr San Cataldo, alle porte di Pisa. Il Centro costituisce un esempio di virtuosa collaborazione tra industria e università, al quale hanno contribuito la Scuola Superiore Sant’Anna, il Cnit-Consorzio interuniversitario per l’ingegneria delle telecomunicazioni e la Marconi Communications di Genova. Nello stesso edificio, costruito ad hoc e realizzato rispettando in pieno tutte le scadenze previste, lavorano fianco a fianco i ricercatori universitari e quelli di un’impresa privata, secondo un nuovo modello di sviluppo e dando vita a quello che Riccardo Varaldo, subito dopo il taglio del nastro, ha definito «effetto caffetteria». Per la prima volta lo scambio di esperienze, di intuizioni, il contatto fra mondo della ricerca pubblica e privata non sono affidati soltanto ai convegni e alle pubblicazioni, ma avviene in maniera continua, anche sorseggiando un caffè o salendo in ascensore.

Domanda. Professor Varaldo, l’inaugurazione del Centro di eccellenza per le reti e tecnologie fotoniche si colloca in un contesto nel quale l’interazione fra istruzione, ricerca e industria appare indispensabile. In questo senso la Scuola Superiore Sant’Anna continua a rappresentare l’avanguardia. Un’ulteriore dimostrazione arriva dalla sinergia con il Cnit e con la Marconi, che ha portato all’apertura del Centro che, nelle linee di sviluppo complessivo della Scuola, non costituisce l’unico caso di collaborazione con il mondo imprenditoriale e industriale.

Risposta. La Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa è nata come collegio di eccellenza a fianco e per merito della Scuola Normale Superiore. Negli anni recenti, però, ha assunto sempre di più i caratteri tipici di una «research university», dove si fanno educazione e formazione, ma con una propensione per la ricerca. Questo modello di istituzione universitaria risponde per intero allo spirito e alle esigenze di un’economia basata sulla conoscenza e sull’informazione. Nel nuovo contesto l’interazione tra istruzione e ricerca è fondamentale non soltanto per l’università, ma anche come modo per rapportarsi e per aprirsi con l’esterno, con il mondo istituzionale, con la società e con il mondo industriale.

D. Soffermiamoci sul legame con il mondo delle imprese che, a sentire gli interventi di Tronchetti Provera e di Guarguaglini, deve diventare più stretto. Il riferimento non era diretto alla Scuola Superiore Sant’Anna, indicata proprio come modello da seguire dai due autorevoli ospiti. Uno dei punti di forza di quello che ha tutte le caratteristiche di un autentico «modello Sant’Anna» è racchiuso nella valorizzazione dei risultati della ricerca nell’ambiente esterno.

R. Negli ultimi anni si è consolidata l’attenzione riservata alla exploitation, ovvero alla valorizzazione all’esterno dei risultati della ricerca fatta all’interno della scuola. Basti pensare alle spin-off nate nei nostri laboratori, che oggi sono 18 e rappresentano un contributo, importante e significativo, offerto all’innovazione del sistema industriale italiano grazie all’incubazione e all’immissione di nuove leve imprenditoriali. L’acquisizione di brevetti internazionali è stata, a sua volta, un’altra linea di indirizzo strategico seguita da questa scuola, condividendo l’esigenza di fare della nuova conoscenza un bene trasferibile e non soltanto un’acquisizione ad uso del mondo universitario. Su tutti e due i fronti la Sant’Anna ha ricoperto un ruolo di avanguardia nel panorama universitario italiano. Se l’esempio di incubazione delle nuove imprese fosse stato seguito dalle altre università, oggi l’Italia potrebbe contare su circa quattromila spin-off companies, anziché su 250.

D. Per la Scuola Superiore Sant’Anna, quindi, l’apertura verso il mondo esterno, e in particolare verso quello delle imprese, è il risultato di un lungo cammino che lei, in particolare, ha avuto il merito di avviare. Questo cammino è stato sostenuto da altri due elementi peculiari: la crescita dei fondi per la ricerca e l’organizzazione del lavoro attivata proprio nel settore della ricerca.

R. Dobbiamo senz’altro considerare la forte crescita dei fondi per la ricerca che, alla fine di ottobre 2004, ammontavano a un totale di 8,5 milioni di euro. Se si considera che soltanto un decennio fa erano pari a 1,2 milioni di euro, il balzo fatto in avanti appare evidente. La disponibilità media di fondi ammonta oggi a quasi centomila euro per ciascun docente e ricercatore della Scuola Sant’Anna. L’aumento della dotazione di fondi per la ricerca è frutto di una lungimirante strategia di diversificazione delle fonti di finanziamento. Questo ha consentito di ridurre la sua dipendenza dai fondi ministeriali e di aumentare viceversa sempre più i contratti dell’Unione Europea e le commesse da terzi come imprese, enti vari, enti territoriali. Consideriamo che queste due fonti oggi pesano per il 96 per cento del totale. Un’altra chiave di lettura del «modello Sant’Anna» è il tipo di organizzazione del lavoro nel settore della ricerca. Oggi la scuola conta 628 unità di personale addetto, la gran parte costituita da giovani impegnati in corsi di dottorato di ricerca o da fruitori di contratti di collaborazione o di altro genere a tempo determinato. Questo modello consente di mantenere molto bassa l’età media degli addetti alla ricerca e soprattutto di non cristallizzare l’organico, evitando così uno dei mali della ricerca pubblica italiana. A questo si aggiunge un altro vantaggio: un’alta mobilità, verso l’esterno, dei ricercatori che si sono formati in Sant’Anna. Ciò permette di offrire al mercato del lavoro risorse umane particolarmente qualificate.

D. Un altro elemento caratterizzante della Scuola Superiore Sant’Anna è la crescente internazionalizzazione delle attività. Non è un caso che al convegno che precede e che segue l’inaugurazione del Centro siano presenti relatori come Mike Parton, amministratore delegato di Marconi Communications, o Tetsuhiko Ikegami, presidente dell’università giapponese di Aizu. La loro partecipazione prosegue la tradizione di internazionalizzazione della Sant’Anna che certamente di recente si è accentuata. Pensiamo anche alla sua nomina nel board dell’Italy Japan Business Group, fortemente voluta da Sergio Pininfarina.

R. Negli anni recenti la nostra attenzione si è indirizzata al di là delle direttrici tradizionali - Usa ed Europa -, per guardare al mondo asiatico, in particolare Giappone, India, Sud Corea e Cina. L’allargamento geografico delle collaborazioni procede a ritmi serrati. Nell’ultimo anno la spesa per docenti e ricercatori verso Paesi non appartenenti all’Unione europea è cresciuta più del 27 per cento, di fronte a un 10 per cento per destinazioni nell’Unione Europea. A loro volta i visiting non provenienti dall’Unione nel corso dell’ultimo anno hanno aumentato la loro incidenza, sul totale della relativa spesa, del 190 per cento di fronte a un incremento del 30 per cento di quelli dall’Unione Europea.

Tags: scuola telecomunicazioni toscana industria Genova ricerca italia Finmeccanica reti Pisa ricerca università giappone anno 2005

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