Il nostro sito usa i cookie per poterti offrire una migliore esperienza di navigazione. I cookie che usiamo ci permettono di conteggiare le visite in modo anonimo e non ci permettono in alcun modo di identificarti direttamente. Clicca su OK per chiudere questa informativa, oppure approfondisci cliccando su "Cookie policy completa".

  • Home
  • Interviste
  • Daniele Mancini: nei rapporti tra l’Italia e la santa sede compiuti quest’anno passi avanti significativi

Daniele Mancini: nei rapporti tra l’Italia e la santa sede compiuti quest’anno passi avanti significativi

Daniele Mancini, ambasciatore d’Italia  presso la Santa Sede

Dallo scorso marzo Daniele Mancini è l’ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede. Laureato in Scienze politiche, ha intrapreso la carriera diplomatica nel 1978, inizialmente come primo segretario nelle Ambasciate a Baghdad, a Parigi e a Islamabad dove poi è divenuto consigliere, incarico ricoperto inoltre a Washington, a Bruxelles nella rappresentanza permanente italiana presso la Nato e nel Segretariato generale della Presidenza della Repubblica, presso cui è stato inoltre ministro plenipotenziario. Nel 2004 è divenuto vicedirettore generale per i Paesi dell’Europa presso il Ministero degli Affari esteri e infine ambasciatore a Bucarest dal 2005 al 2008, anno in cui per il ministro dello Sviluppo economico è consigliere diplomatico e direttore delle Relazioni internazionali. Da gennaio 2013 fino a marzo 2015 è stato ambasciatore a New Delhi, tra i momenti più critici per le relazioni tra l’Italia e l’India per via del caso della Enrica Lexie, che ha coinvolto i due fucilieri della Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, avvenuto nel febbraio 2012, ancora senza soluzione.
In questa intervista illustra il nuovo incarico di ambasciatore d’Italia presso lo Stato della Città del Vaticano, il più piccolo Stato indipendente del mondo per abitanti e estensione territoriale, con i suoi 44 ettari delimitati dalle mura Leonine e, su piazza San Pietro, dalla fascia di travertino che congiunge le due ali del colonnato. Questo Stato sorse con il Trattato Lateranense del 1929 che ne sancì la personalità di ente sovrano di diritto pubblico internazionale, costituito per assicurare l’indipendenza alla Santa Sede nella qualità di suprema istituzione della Chiesa cattolica e per garantirle una sovranità indiscutibile nel campo internazionale. Forma di governo è la monarchia assoluta e capo dello Stato è il Sommo Pontefice, con la pienezza dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario.
Domanda. Quali sono le peculiarità di questo nuovo incarico?
Risposta. Ciò che rende peculiare il rapporto tra Italia e Santa Sede è il fatto che si tratti di due Stati che esistono nello stesso territorio. La Santa Sede è un organismo internazionale a tutti gli effetti e invia i propri ambasciatori, chiamati nunzi apostolici, presso le capitali dei Paesi con i quali ha relazioni diplomatiche. Il rapporto tra Italia e Santa Sede è complesso: nel 1870, con la presa di Porta Pia, l’Italia definì il processo di unificazione del territorio nazionale, inglobando territori sui quali il Papa aveva esercitato anche un potere temporale oltre alla propria autorità morale. Ne conseguì una lunga epoca di assoluto gelo istituzionale tra le due parti. Nel 1929, in un contesto nazionale e internazionale mutato, ebbe luogo la cosiddetta «conciliazione» tra i due Stati, che sottoscrissero il Concordato definendo un nuovo quadro politico, giuridico e amministrativo: i cosiddetti Patti Lateranensi. Da quel momento vennero avviate le relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e il Regno d’Italia cui subentrò, a partire dal 1946, la Repubblica italiana, che inglobò e mutuò le disposizioni del Concordato, il quale poi fu rivisto nel 1984. L’ambasciatore d’Italia, cui è garantito da parte della Repubblica Italiana uno status diplomatico, ha la peculiarità di essere il rappresentante diplomatico di uno Stato agendo però nel proprio stesso Stato.
D. Il suo ruolo è simile a quello di un nunzio?
R. In un certo senso sì. La Nunziatura apostolica costituisce l’interfaccia dell’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede.
D. Il nunzio è un sacerdote?
R. È un diplomatico sacerdote che viene dall’Accademia diplomatica e quindi tutti i nunzi apostolici sono prelati che svolgono le funzioni di ambasciatori. Ci sono poi capitali nelle quali la Santa Sede non ha ancora uno status pienamente riconosciuto o non ancora completamente sviluppato e allora possono esservi legati apostolici o altre figure a livelli diversi, tuttavia le relazioni diplomatiche della Santa Sede con uno Stato straniero con il quale questa ha stabilito relazioni diplomatiche vengono seguite dalla Nunziatura apostolica.
D. Ogni Paese ha un ambasciatore presso la Santa Sede, anche i Paesi non cattolici?
R. Presso la Santa Sede sono residenti a Roma 83 Ambasciate,  mentre ve ne sono 77 non ubicate a Roma. La presenza o meno di un’ambasciata  presso il Vaticano non dipende dalla religione del Paese che invia il proprio messo diplomatico: per esempio vi sono ambasciate della Repubblica araba d’Egitto, dell’Algeria, dell’Iran; non vi sono invece quelle per l’Arabia Saudita e per la Cina.
D. Per quale motivo?
R. Per un intreccio di problemi: vi sono impedimenti di carattere politico e storico stratificatisi nel tempo che impediscono per il momento lo stabilirsi delle relazioni bilaterali. 
D. Come cambiano i rapporti tra la Santa Sede e l’Italia e come stanno cambiando dall’elezione di Papa Francesco?
R. Sulla straordinaria popolarità di Papa Francesco anche in Italia non c’è bisogno che io mi soffermi. Le relazioni tra l’Italia e la Santa Sede sono storiche e molto ricche per evidenti motivi. La popolazione italiana è largamente cattolica e svolge un proprio ruolo specifico del tutto peculiare il fatto che la Santa Sede, ovvero il Governo della Chiesa universale, si trovi in territorio italiano. La Santa Sede è un’entità che va al di là della Città del Vaticano e le è preesistente, risalendo al momento in cui l’apostolo Pietro fondò la Chiesa e ne stabilì a Roma il magistero. Credo sia importante anche ricordare la differenza esistente tra: Santa Sede e Conferenza Episcopale Italiana. Spesso vi è confusione di ruoli, di attribuzioni, di profili tra la Santa Sede, che come detto è il Governo della Chiesa universale, e le conferenze episcopali di ogni singolo Paese: in Italia abbiamo la CEI. Esistono una serie di temi che attengono al rapporto specifico dell’Italia, quali quelli inerenti agli edifici di culto, alle scuole ecc., e che vengono trattati con la Conferenza Episcopale Italiana guidata dal presidente cardinal Angelo Bagnasco e il cui segretario generale è monsignor Nunzio Galantino.
D. Dal 2010 sono state introdotte riforme e create presso la Santa Sede istituzioni con competenze in materia economica e finanziaria, per la piena cooperazione amministrativa anche ai fini fiscali. Lo scorso aprile è stato siglato l’accordo per far adempiere gli obblighi fiscali a chi opera finanziariamente in Vaticano, ed è stata la prima volta che la Santa Sede abbia sottoscritto un accordo del genere. Crede che sia un passo avanti per la trasparenza?
R. Sì, sicuramente è un passo in avanti significativo. Era necessario definire un quadro trasparente, di pieno rispetto delle regole e che creasse un’interfaccia operativo tra le due parti, tra l’Amministrazione italiana e la Santa Sede. Il ministro dell’Economia e Finanze italiano Pier Carlo Padoan e il Segretario per il Rapporto con gli Stati monsignor Paul Richard Gallagher hanno sottoscritto questa convenzione fiscale lo scorso marzo e da essa si attendono buoni risultati. Occorrerà tempo perché maturino i frutti, però finalmente è definita un’architettura di base che dovrebbe soddisfare i necessari requisiti di semplicità e di trasparenza.
D. Cosa a suo avviso va eliminato o aggiornato delle conseguenze dei Patti Lateranensi del 1929?
R. I Patti del 1929 e il loro aggiornamento del 1984 rappresentano un corpus vitale, seguito in primis a Palazzo Chigi dalla Presidenza del Consiglio. I Patti fotografavano il mondo degli anni Venti sanando una situazione che i due Stati si trascinavano dietro da decenni, mentre l’attualizzazione del 1984 fotografava un mondo che non era quello di oggi, nel quale non si parlava di globalizzazione ed era ancora in piedi il muro di Berlino. Nonostante ciò, essi restano attuali. Peraltro, non credo che i Patti Lateranensi abbiano bisogno di una revisione: sono in un certo senso come la Costituzione della Repubblica Italiana, la sua longevità e lungimiranza corrobora nei cittadini l’idea di riconoscersi in un atto fondamentale che non muta ad ogni stagione.
D. Quali saranno le prossime collaborazioni tra Italia e Santa Sede in un evento alla stregua dell’Expo?
R. È presto per dirlo, anche perché sono numerosissime le collaborazioni già in atto nei differenti fori internazionali, data la particolare sintonia che esiste tra le due sponde del Tevere. Rimanendo ad Expo, nel giugno di quest’anno vi è stata la giornata della Santa Sede presso l’Expo, mentre il 30 settembre si è svolta visita ufficiale da parte del Segretario di Stato cardinale Pietro Parolin. Il tema scelto per l’Expo ben si colloca all’interno della spiritualità cristiana, dato che potremmo dire: dar da bere agli assetati e dar da mangiare agli affamati e metterli in condizioni di diventare autosufficienti. Inoltre, va sottolineato come  l’Expo si colleghi perfettamente alla bellissima enciclica del Santo Padre «Laudato sii». Recentemente i ministri dell’Ambiente dei 28 Paesi dell’Unione europea sono stati ricevuti in udienza dal Santo Padre per esprimergli la gratitudine dei rispettivi Governi per aver illustrato, con tanta forza, il tema che egli definisce «ecologia integrale» per la difesa e per la promozione dell’ambiente nella prospettiva della grande conferenza di Parigi che si svolgerà nel dicembre 2015 nella quale i problemi ambientali dovranno essere rivisti e ridiscussi. In sintesi, l’Italia e la Santa Sede concordano su tutti i temi ambientali e della salvaguardia dei diritti umani, che rappresentano il motivo conduttore della conferenza stessa.        

Tags: Ottobre 2015 Vaticano ambasciate in Italia

© 2017 Ciuffa Editore - Via Rasella 139, 00187 - Roma. Direttore responsabile: Romina Ciuffa