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*Speciale Droni* Giovanni Bardelli (IDS): inizia per d e affronta le tre d di «dirty», «dangerous», «dull»

Giovanni Bardelli, presidente e a.d. dell’IDS

L’IDS nel drone ha trovato un prodotto che è la sintesi di tutta la propria conoscenza aeronautica, legata alle regole del volo e all’impiego dei sensori. Dal 2006 ha messo a punto quella che oggi è la tecnologia di base non solo dei prototipi ma di una produzione industriale, creando una divisione apposita che vi si dedica esclusivamente.

È un’industria con capacità di system engineering che fornisce, dal 1980, anno della sua costituzione, servizi di alta tecnologia e soluzioni integrate di sistema in ambito civile e militare (Navale, Aeronautico, Navigazione Aerea, Spazio e Ambiente), utilizzando la sua gamma di prodotti. La Divisione Aeronautica è stata riorganizzata e potenziata per fare fronte al mercato dei Sistemi basati su Aeromobili a Pilotaggio Remoto (SAPR) rivolta al mercato militare, governativo non-militare e civile secondo la classificazione ICAO. Di seguito l’ing. Giovanni Bardelli, presidente e amministratore delegato dell’azienda ci descrive luci e ombre della nuova Divisione.

Domanda. Quali tecnologie hanno portato all’utilizzo dei droni?

Risposta. Tecnologie che hanno consentito di rimuovere la postazione di comando e controllo del pilota (il cockpit) dal velivolo per portarla a terra nella Ground Control Station (GCS) o Stazione a Pilotaggio Remoto (SPR) garantendo la ricezione dei comandi del pilota nel sistema di controllo di volo di bordo. Le tecnologie abilitanti che oggi consentono operazioni sicure dei droni o SAPR (Sistemi Aerei a Pilotaggio Remoto o APR nella terminologia ICAO) riguardano la navigazione satellitare GNSS, integrata nelle Performance Based Navigation che regolano le procedure di volo satellitari, progressi nei link di telecomunicazioni (TLC) che consentono collegamenti sicuri e protetti da disturbi e intrusioni, la miniaturizzazione dei sensori e la micro-nano elettronica che ha consentito di portare a bordo capacità di calcolo impensabili fino a qualche anno fa, i progressi nella generazione elettrica, l’Information Technology e la progettazione elettromagnetica per assicurare l’immunità dei sistemi di bordo dalle interferenze presenti nell’ambiente. IDS nel drone ha trovato un prodotto che rappresenta la sintesi delle proprie capacità sviluppate in oltre un trentennio. Alcune di queste riguardano la progettazione elettromagnetica e TLC, i sensori radar ed elettroottici (EO/IR carico pagante di missione), l’Information Technology per le stazioni di terra e per la pianificazione delle missioni, grazie a strumenti per la progettazione delle procedure di volo affinati in oltre 20 anni e la progettazione aeromeccanica integrata alle tecniche costruttive. Inoltre le recenti nuove tecnologie produttive, importate dall’industria aeronautica, impiegano le più recenti soluzioni informatiche nel rispetto di processi approvati dall’ente certificatore per conseguire l’abilitazione al volo (airworthiness). Siamo partiti nel 2006 operando su un prototipo che è servito a realizzare il primo sistema di navigazione per waypoint, autonomo ma sotto il controllo del pilota, che abbiamo verificato in oltre cinque anni di voli sperimentali. Oggi il sistema di bordo e la stazione di terra costituiscono la tecnologia di base non solo dei prototipi ma di una produzione industriale che costituirà la sfida della nuova Divisione Unmanned Systems.

D. L’utilizzo del drone a cosa può portare? Qual’è la parte positiva e quale la parte negativa?

R. Un drone può essere estremamente piccolo, a livello di una libellula o di uno sciame di insetti cooperanti, o molto grande in grado di rimanere in volo per settimane a quote al di fuori degli spazi aerei controllati, ad oltre 60 mila piedi. I campi di applicazione e le relative tecnologie sono così varie e anche distanti tra loro che conviene identificare un drone in base all’utilizzo che se ne fa. Naturalmente questa è la visione di chi si appassiona alla parte tecnologica; tutto ciò poi ha un impatto sociale legato alla sicurezza delle operazioni dei droni. Servono nuove regole per il loro impiego che entreranno in vigore secondo un’agenda proposta dall’European RPAS Steering Group in accordo all’evoluzione del sistema europeo ATM in SESAR. Un drone o APR (Aeromobile a Pilotaggio Remoto) può violare la privacy anche senza intenzione, può rappresentare un pericolo perché può cadere e, per la navigazione aerea, perché può interferire con un’infrastruttura di navigazione estremamente regolata per la sicurezza del volo. In aggiunta va considerato l’impiego con finalità intenzionalmente ostili dei droni. Pertanto sta emergendo la problematica dei sistemi anti-drone. L’operatività dei droni costituisce una nuova complessità dove è importante che tutto sia molto ben regolato e controllato. Gli organismi preposti da parte dello Stato già stanno facendo il loro lavoro finalizzato alla sicurezza. I droni oggi non hanno una carta d’identità a bordo, bisogna trovare il modo perché siano sempre riconoscibili e controllabili. IDS considera l’aspetto sicurezza dei droni una priorità considerando l’intero processo di progettazione, costruzione e di avviamento operativo come determinate ai fini della certificazione da parte dell’autorità aeronautica. Di fatto IDS imposta lo sviluppo della piattaforma includendo le necessarie ridondanze, prevedendo strumenti di pianificazione e missione in grado di coprire le normative che regoleranno l’integrazione negli spazi aerei controllati, inclusi sistemi d’interruzione del volo in caso di anomalie, prestando così una grande attenzione al fattore umano. A tale scopo ha concepito un sistema di addestramento innovativo basato sulle più avanzate tecnologie di simulazione delle operazioni in ambiente di realtà virtuale dove è in grado di addestrare gli operatori a reagire alle emergenze.

D. Non sono dotati di scatola nera?

R. Ai nostri droni le stiamo fornendo, ma chi non vuole essere riconosciuto al momento non ha alcun obbligo, quindi ci si deresponsabilizza.

D. L’IDS si sta muovendo in maniera molto decisa nel settore: quali sono le sfide?

R. In campo nazionale stiamo portando avanti un certo numero di azioni per il completamento delle nostre piattaforme, sia con gli enti preposti nell’ottica della certificazione delle macchine, che con i clienti finali. Inoltre ci stiamo organizzando per mettere in piedi un centro di eccellenza degli APR, con base nell’aeroporto di Grottaglie: uno spazio di due mila metri quadri nel quale porteremo la parte di assemblaggio e test finale delle macchine, andando a contribuire all’irrobustimento di un polo che si sta candidando per essere il fulcro europeo dei droni. Grottaglie, infatti, offre una struttura ben equipaggiata e aree, per testare diversi scenari dal terrestre al costiero al marittimo, coperte da una segregazione permanente che offre l’indubbio vantaggio di mantenere un’elevata sicurezza per gli addetti e per gli stakeholders. In campo internazionale stiamo facendo leva sulle nostre quattro sussidiarie estere, fortunatamente posizionate in ambienti dinamici con interessi enormi nel settore. Speriamo che ci portino lontano, contribuendo al successo che da sempre ha contraddistinto la nostra azienda.

D. Che accordo avete fatto con la Croce Rossa Internazionale?

R. Siamo onorati di lavorare con la più grande organizzazione umanitaria del mondo. Ci sono alcune attività della Croce Rossa che richiedono tecnologie avanzate e sistemi che potenzino e estendano la capacità di intervento. I droni rappresentano una capacità di «force multiplier», per dirla con terminologia anglosassone. Pensiamo ad esempio alla necessità di risolvere in maniera rapida ed efficace situazioni post-disastro, e quindi di raccogliere più informazioni possibili, in modo da poter commisurare l’intervento all’effettiva necessità. Ciò significa arrivare pronti sul campo. Molto spesso certe zone non sono neanche raggiungibili perché le normali vie di comunicazione sono interrotte. Si aggira il problema di come prestare soccorso senza mettere a repentaglio le forze d’intervento stesse. Infatti, i droni possono essere usati con ottimi risultati e stiamo valutando l’impiego in tali situazioni, studiando la sensoristica e l’equipaggiamento più adeguati alle missioni di osservazione e pronto intervento quali ad esempio per il rilascio di primi soccorsi e beni di prima necessità. Non è ancora possibile usare i droni per il trasporto di organi; al momento ci focalizziamo sulla consegna in tempi brevi di materiale salvavita in scenari post-disastro, in zone dove ci sono virus violenti quindi difficili da raggiungere perché c’è una barriera fisica nelle normali vie di comunicazione o perché comprometterebbero la salute degli operatori stessi.

D. Il drone rientra dalle zone infette?

R. Rientra ed è subito decontaminato. I droni non sono «usa e getta», anche se i costi sono talmente ridotti rispetto ai normali mezzi pilotati che la perdita non costituirebbe un grosso danno economico. Inoltre, se si perde il mezzo non si perde comunque il personale. Uno degli impieghi primari dei droni è proprio affrontare le famose tre «D» di dirty, dangerous e dull: il drone compie per conto dell’uomo qualsiasi missione troppo noiosa, pericolosa o sporca, nel senso che comporta rischi operativi.

D. Il drone può essere impiegato per il trasporto di droga e armi o può essere una bomba. Si stanno studiando sistemi affinché ciò possa essere evitato e il drone possa essere individuato?

R. IDS è impegnata sui due fronti: stiamo lavorando su sistemi che possano rendere individuabili i droni, nonché studiando il modo di neutralizzarli. Stiamo cooperando anche con altre aziende italiane per un sistema di riconoscimento e neutralizzazione dei droni ostili. In particolare, siamo impegnati su radar che possano individuare droni ostili anche a bassa osservabilità per sensori di scoperta. Si tratta quindi di radar ad altissima definizione in grado di trovare anche piccoli droni, e aventi sistemi di neutralizzazione che catturano il controllo del drone per portarlo a terra. Naturalmente il processo non è immediato, però riteniamo di poter sviluppare un primo sistema in tempi abbastanza contenuti.

D. Esiste un mercato estero, oltre che italiano, che si sta creando contro i droni per motivi non propriamente etici?

R. Non ne sono a conoscenza, ma è vero anche che realizzare un drone siffatto è abbastanza complicato perché bisogna dominare capacità di volo autonomo, missioni di lunga autonomia e gestione delle rotte senza essere individuati. Già adesso è difficile con il pilota a bordo, figuriamoci con il pilota remoto. Quindi oggi la tecnologica necessaria è ancora una barriera, in futuro non è detto perché il mercato dei droni conferirà un notevole impulso alle tecnologie abilitanti per questi tipi di missioni.

D. A breve sarà ancora più facile procurarsi un drone. Si è inventato uno strumento pericoloso in cui il 50 per cento è utile mentre l’altro 50 ne annulla l’utilità preziosa?

R. Credo sia importante che ci siano dei regolamenti molto ferrei, e soprattutto deve esserci una responsabilità penale che oggi non esiste, come non esiste ancora un codice della navigazione che tenga conto delle regole del volo. In qualche modo c’è una rivoluzione che deve essere portata avanti, cominciando da un cambio di mentalità. Va considerato che il drone è un grandissimo aiuto ma è anche un’arma, pertanto devono esserci regole che permettano una facile identificazione dello strumento e del pilota e la punibilità di quest’ultimo. Stiamo pensando a scatole nere interrogabili con piccoli sensori in mano alle Forze dell’Ordine, oppure, su aree ben definite, radar in grado di identificare l’arrivo dei droni e di neutralizzarli. Tutto ciò permette incredibili salti tecnologici e un grande supporto alle popolazioni. Si pensi ad attività che oggi costano tanto e che non vengono attuate, quali il controllo degli incendi boschivi o della fauna. Tutto ciò costituisce una grandissima opportunità ma deve essere controbilanciata con regole che ne permettano un utilizzo etico. Questa è la sfida più grande, perché il giorno che succederà qualcosa il mercato subirà una battuta di arresto con conseguenti danni economici. Credo che in questo le nostre istituzioni siano molto avanti su questo tema e sia l’ENAC che l’Aeronautica Militare stanno facendo esperienza significativa sui droni.

D. C’è un accordo internazionale?

R. Ci sono regole internazionali che sono date sia dall’ICAO sia dall’EASA (European Aviation Safety Agency) e sulle quali la UE e la Commissione richiedono la partecipazione dei maggiori attori. Queste regole sono ancora in corso di definizione perché nel mondo aeronautico quello che conta sono le ore volate, sia per il pilota sia per la piattaforma. Ancora si è volato poco e non è emersa sufficiente casistica negativa. Le regole per l’introduzione dei SAPR negli spazi aerei non segregati si stanno piano piano attuando secondo la road map definita dalla Commissione Europea in accordo con l’evoluzione dell’Air Traffic Management Europeo.

D. Perché attendere una casistica negativa?

R. Oggi la casistica è limitata perché i droni sono solo operativi in aree limate per missioni militari. Occorre un’estesa sperimentazione per cumulare statistiche significative ai fini dei livelli di sicurezza. Questa sperimentazione va ancora fatta sotto controllo di enti deputati quali ad esempio, in Italia l’ENAC che ha individuato l’area dell’aeroporto di Grottaglie come area di sperimentazione. Infatti, IDS ha aperto una sede per le attività sperimentali e al fine di avere un quadro ampio delle problematiche legate all’uso dei droni. Credo che questa sia una delle iniziative più importanti proprio perché permetterà alle istituzioni e all’industria di cooperare ai fini della sicurezza delle operazioni. È questa una grande opportunità per l’evoluzione tecnologica dei sistemi IDS. Ritengo che l’opportunità industriale seguirà l’evoluzione delle tecnologie e i nuovi ruoli operativi che consentirà. IDS è una società internazionale, con la ricerca e sviluppo saldamente in Italia e con estensioni commerciali nel Nord e Sud America e in Australia, dove abbiamo cominciato la vendita dei nostri droni.

D. Quali sono le peculiarità dei vostri droni rispetto ai concorrenti?

R. IDS ha cercato di concentrarsi su nicchie di mercato che ritiene possano essere difficilmente raggiungibili da altri per l’ampiezza di tecnologie ed esperienze che l’azienda ha cumulato in oltre trent’anni dedicate alla sicurezza e ripetibilità delle operazioni anche in condizioni di emergenza in conseguenza di guasti o situazioni atmosferiche. Copriamo un’offerta di droni che va dai 5 chili fino ai 149 chili di peso al decollo per renderne più fruibile l’impiego. Dall’inizio dell’anno abbiamo già incrementato le risorse dedicate che prevediamo di estendere a 50 unità per completare le capacità progettuali, sperimentali e produttive. Il riscontro ottenuto, sia dagli enti italiani sia da quelli stranieri con i quali stiamo cooperando soprattutto in Canada e in Australia è molto buono, e pertanto riteniamo che il settore possa beneficiare di una rapida espansione per soddisfare il mercato.

D. Di che tipo sono gli accordi siglati?

R. IDS sta cooperando con clienti esigenti che ritiene di riferimento per tipologie di missione significative, sperimentando assieme sistemi APR ed acquisendo al contempo le loro esigenze di operazione, manutenzione e di addestramento. I nostri punti di riferimento sono gli enti della Difesa, delle Forze dell’Ordine ed enti civili. Per esempio, nel settore minerario a cielo aperto, IDS sta integrando ai suoi radar per il monitoraggio della stabilità dei versanti l’impiego di piccoli droni per il rilievo fotogrammetrico dello scavato giornaliero per la valutazione dei metri cubi estratti. Ciò potrebbe avere un impiego efficace anche ai fini della protezione civile per quanto riguarda il monitoraggio di frane, dighe o qualsiasi situazione riconducibile a questo tipo di monitoraggio.

D. Quali sono i futuri progetti?

R. IDS sta investendo in questo settore e vorremmo realizzare droni cooperanti, nell’ambito di sciami che rappresentano la punta avanzata nella tecnologia del controllo del volo di APR con alto grado di complessità. Abbiamo, quindi, avviato dei progetti di ricerca interni per sviluppare le tecnologie abilitanti per le intercomunicazioni fra droni, e quindi poi di essere utilizzati nei sistemi di riconoscimento, ma anche di fornire un quadro generale, poiché ogni drone avrà dimensioni limitate e sensori diversi. Questo crediamo possa essere uno degli aspetti futuribili in cui stiamo investendo.

D. Come vi posizionate rispetto alle altre aziende in un’ipotetica classifica?

R. Tutte le aziende sono impegnate a soddisfare i requisiti di certificazione che comporteranno una selezione dalla quale saranno escluse ditte non adeguatamente attrezzate. I droni IDS sono stati progettati per operare in climi avversi. Grazie alla nostra esperienza nel mercato della Difesa offriamo una gamma di prodotti che garantisce operatività uniche. Inoltre, i nostri sistemi sono particolarmente robusti, costruiti seguendo standard aeronautici e pertanto dotati di ridondanze e materiali di qualità aeronautica con stazioni di comando e controllo dotate dei più sofisticati strumenti per la pianificazione dalla missione, per la sua simulazione in realtà virtuale e per l’addestramento dell’operatore in situazioni di emergenza.

Un drone può essere un curioso non voluto, e può rappresentare un pericolo per le persone, perché può cadere, e per la navigazione aerea, perché si immette in un mondo estremamente regolato; chi volesse causare un danno può utilizzare il drone. Non esiste solo la problematica del drone, ma anche quella dell’antidrone e del controllo dello stesso, per il quale è necessaria una carta di identità che lo renda sempre riconoscibile e individuabile.

I droni rientrano dalle zone infette e sono subito disinfettati; non sono «usa e getta», anche se i costi sono talmente ridotti rispetto ai normali mezzi che la perdita non costituirebbe un grosso danno economico; inoltre se si perde il mezzo non si perde comunque il personale. Uno degli impieghi primari dei droni è affrontare le tre D di dirty, dangerous e dull.

 

Tags: Luglio Agosto 2015 ingegneria droni Giovanni Bardelli IDS - Ingegneria Dei Sistemi

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