Il nostro sito usa i cookie per poterti offrire una migliore esperienza di navigazione. I cookie che usiamo ci permettono di conteggiare le visite in modo anonimo e non ci permettono in alcun modo di identificarti direttamente. Clicca su OK per chiudere questa informativa, oppure approfondisci cliccando su "Cookie policy completa".

  • Home
  • Speciali
  • *Speciale energia* andrea bossola: acea, per raccogliere la sfida energetica serve il desiderio di cambiare

*Speciale energia* andrea bossola: acea, per raccogliere la sfida energetica serve il desiderio di cambiare

Andrea Bossola, direttore dell’Area Industriale e Reti del Gruppo Acea

Acea è il primo operatore italiano nella distribuzione di energia elettrica per numero di utenti serviti (circa 1,6 milioni) dopo Enel, oltre ad essere attiva nel settore della vendita con una quota del mercato nazionale di circa il 4 per cento. Andrea Bossola, direttore dell’Area Industriale Reti del Gruppo, spiega in quest’intervista in che modo l’Acea si propone ogni giorno come operatore costante e consapevole del settore energetico di un Paese come l’Italia, che vede ogni giorno aumentare incomprensibilmente le proprie bollette, nonostante i tanti sforzi che si compiono in funzione delle nuove risorse, e che è molto attento a raggiungere un equilibrio tra esigenze pratiche e natura. D. Qual è il panorama energetico nazionale in cui l’Acea si trova ad operare? R. L’attuale contesto energetico nazionale, per evidenti motivi congiunturali di forte contrazione della domanda, pari quasi al 7 per cento rispetto al 2008, impone all’Acea di mettere in campo ogni azione necessaria a sostegno della crescita del tessuto economico e produttivo in cui opera. Sotto questo aspetto la leva di tipo «infrastrutturale» rappresenta senza dubbio lo strumento con le maggiori potenzialità che, associato alla capacità di investimento di un operatore quotato in borsa e dotato di solidità patrimoniale, è in grado di dispiegare effetti di tipo «anticiclico», oltre che un necessario aggiornamento del servizio alle esigenze di rilancio di tutte le attività produttive. Credo, in sostanza, che il momento delicato che il nostro Paese sta vivendo imponga ad ogni operatore economico di accelerare ogni processo in grado di avere un effetto propulsivo per la crescita, per recuperare il gap che abbiamo maturato. Il ruolo di Acea è dunque questo: assolvere alla propria missione nella maniera più spedita e veloce possibile, e la sua missione è quella di compiere investimenti e di erogare servizi di qualità crescente. Per rendere possibile tutto ciò è fondamentale adottare un atteggiamento di rilevante apertura, mi verrebbe quasi da dire di desiderio del cambiamento. D. Nel settore dell’energia quali sono i nuovi compiti che dovete affrontare? R. La concorrenza di nuovi operatori non ci spaventa, anzi, credo sia uno stimolo a fare sempre meglio. Il risparmio energetico, le reti intelligenti e il traguardo della «smart city» sono solo alcune di queste sfide che impongono ad un operatore come Acea un duplice impegno, da una parte un impegno di tipo «culturale» da rinvenirsi nell’apertura all’innovazione. Le «utilities» come quella in cui lavoro hanno il dovere di soddisfare per prime la grande domanda di innovazione che proviene dalla società, e sotto questo aspetto rappresentano un formidabile driver di innovazione tecnologica. Ad esempio, l’enorme potenziale che oggi ci presenta la tecnologia «mobile» è in grado di allargare significativamente le frontiere di miglioramento della qualità dei servizi che eroghiamo. Tutto ciò richiede un atteggiamento culturale di profonda apertura. Dall’altra parte, tutto ciò deve tradursi in azione concreta, in investimento, rimuovendo tutto ciò che in questa direzione rappresenta un ostacolo; penso alla complessità di alcuni iter amministrativi e burocratici che oggi letteralmente ci affligge creando una cappa asfittica all’enorme potenziale. D. Quali sono le azioni concrete che Acea sta mettendo in campo? R. Sul fronte delle reti intelligenti stiamo portando avanti uno dei principali progetti pilota tra quelli dichiarati ammissibili dall’Autorità di settore, che sta dando esiti assai interessanti sugli strumenti di cui il distributore dovrà necessariamente dotarsi nel proprio crescente ruolo di «dispacciatore» di energia, in conseguenza del crescente peso assunto dalla domanda attiva dei produttori da fonte rinnovabile. Credo, infine, che sul fronte del risparmio energetico si stiano creando delle opportunità significative, anche per le pubbliche amministrazioni, sia per le potenzialità di risparmio e dunque di revisione della spesa, sia per l’innovazione di tipo infrastrutturale del patrimonio pubblico che esso può comportare. Pensiamo ad esempio alle grandi opportunità offerte dalle reti di illuminazione pubblica per la sostituzione dei corpi illuminanti obsoleti con i moderni led, oppure ancora agli interventi sugli edifici pubblici. Se a queste considerazioni associamo la constatazione che l’industria illuminotecnica italiana è ancora una di quelle eccellenze del «made in Italy» che resiste nel panorama mondiale, la conclusione viene da sé. Anche qui, però, mi preme sottolineare che queste sfide possono essere portate avanti solo se tutti gli attori, non ultime le amministrazioni pubbliche, avranno la maturità di un approccio orientato al fare anziché all’impedire. Da questo punto di vista Roma è sicuramente un terreno molto fertile in cui potremo portare avanti iniziative che daranno un beneficio a tutta la collettività.   D. Come procede il Piano industriale 2012-2016 che riguarda la progettazione, la costruzione e la gestione dei sistemi idrici integrati, e che va dalle sorgenti agli acquedotti, alla distribuzione, alla rete fognaria, fino alla depurazione? R. L’Acea è l’operatore principale in Italia in questo settore, e parlare solo di consolidamento potrebbe essere riduttivo se consideriamo l’enorme fabbisogno di investimenti, competenze e know-how tecnico che il servizio idrico richiede per evolversi a livelli almeno paragonabili a quelli di altri Paesi dell’Unione Europea. Il Piano industriale di Acea 2012-2016 prevedeva nei primi 3 anni più di 680 milioni di euro di investimenti nel settore idrico, e ad oggi siamo sostanzialmente in linea con quanto previsto. Come operatore ce la stiamo mettendo tutta per recuperare il gap infrastrutturale che il settore ha maturato negli ultimi decenni, nei quali le spinte per la de-industrializzazione sono state ahimé fortissime, complice una governance del sistema che ha favorito l’uso del tema «acqua» più come strumento di orientamento del consenso, soprattutto locale, che come servizio primario da garantire e preservare per le generazioni esistenti e future. Nonostante negli ultimi due anni sul piano della governance siano stati fatti molti passi avanti, ad esempio con l’istituzione di una regolazione indipendente e l’assegnazione dei relativi poteri ad un’Authority come fu fatto per l’energia, oggi persiste a mio avviso un’inconsapevolezza di fondo: il settore idrico è stato uno dei driver attraverso i quali in Italia si è generata una consistente posta di debito a scapito delle generazioni successive, che ora va ripianata. D. In che modo il settore idrico ha generato tale problematica, e a che punto è l’Italia? R. In sostanza non si è tenuto il passo con le necessità di ammodernamento e di sviluppo delle infrastrutture nel tempo, ragion per cui è mancato quel requisito tipico di ogni settore industriale, consistente nella necessità di associare il corretto segnale di costo alla fruizione del servizio. Questo ha impedito per troppo tempo al servizio di decollare letteralmente verso una dimensione pienamente industriale. Tutto ciò, pertanto, determina oggi un enorme fabbisogno di risorse finanziarie per colmare il gap, risorse che non possono che essere rinvenute attraverso gli ordinari strumenti tariffari. L’Italia è fanalino di coda, insieme alla Romania, per le tariffe idriche e, quando si parla della necessità di evolversi verso standard europei, troppo spesso ci si dimentica che nei Paesi più all’avanguardia il costo a metro cubo dell’acqua è sino a quattro volte superiore al nostro. Acea in questo contesto ha mantenuto una posizione di eccellenza cercando di spingere la molla degli investimenti al massimo e, non a caso, appartengono al nostro Gruppo le gestioni che nel panorama italiano hanno il primato del maggior volume di interventi compiuti. In questo ci ha sicuramente aiutato l’esperienza maturata anche all’estero, ad esempio in America Latina, dove il connubio tra le nostre capacità e la consapevolezza di amministrazioni «illuminate» circa la necessità e l’urgenza di ammodernare le loro reti ci ha permesso l’acquisizione di importanti commesse competendo con big di livello mondiale. È evidente che la nostra missione, e il mio sogno personale, è che tutto ciò possa realizzarsi velocemente anche nel nostro Paese, ove vi sono aree geografiche in cui lo stato dei servizi si può definire «arcaico». D. Quanto alle strategie industriali, cosa state facendo nel settore idrico? R. Stiamo valutando con estrema attenzione le iniziative che questo Governo intende mettere in campo per favorire aggregazioni di carattere industriale, necessarie per far uscire il servizio da quella dimensione troppo localistica in cui si è assopito e nella quale, a mio personale avviso, avrebbe corso il rischio di chiuderlo definitivamente la ventata referendaria degli anni scorsi. Sono iniziative molto salutari, che vanno finalmente in controtendenza rispetto alla eccessiva frammentazione di cui il settore soffre, nonostante la presenza, oltre ad Acea, di altri validi e solidi operatori in grado di competere e fornire una decisa spinta per la definitiva industrializzazione di questo servizio. D. Per quanto riguarda il settore delle rinnovabili invece qual’è la situazione attuale? R. Il settore delle rinnovabili ci ha visto protagonisti soprattutto nella fase iniziale, principalmente come realizzatori di consistenti progetti nella città di Roma. Il nostro impegno, in un secondo momento, si è orientato più nella direzione di «inseguire la domanda», ossia di rendere le reti - tradizionalmente concepite per sopportare solo carichi passivi - sempre più adeguate alle crescenti immissioni. Oggi guardiamo con attenzione a tutto ciò che possa coniugarsi in maniera efficace con le nostre capacità di investimento, la presenza sul territorio e il know-how tecnico-industriale. In quest’ottica ritengo che, come azienda caratterizzata dal forte radicamento territoriale, dall’efficienza energetica e dall’impegno nella fase più industriale della filiera del rifiuto, siano i driver in grado di creare il maggior valore aggiunto per la collettività che serviamo. Nel settore delle rinnovabili, con particolare riferimento al fotovoltaico, a mio avviso oggi si impone a livello di sistema un’attenta riflessione in termini di efficiente allocazione delle risorse/incentivi. D. Idroelettrico: che sviluppi può avere in Italia una risorsa alternativa e rinnovabile come questa? R. Gli impianti idroelettrici in Italia oggi forniscono un significativo contributo al generale governo della risorsa idrica, anche in termini di contrasto al fenomeno dei dissesti. Purtroppo anche qui il problema è che si è investito poco in questo genere di opere civili. Gli impianti di proprietà di Acea - che nel 2013 hanno prodotto circa 500 gigawattora - sono il frutto della lungimiranza di chi ci ha preceduto nel secolo scorso e credo che la ricchezza della risorsa idrica nel nostro Paese debba imporre non solo l’opportunità di realizzarne altri coniugando le esigenze della tutela del territorio dai dissesti con quelle della produzione elettrica e del bilanciamento delle reti, ma anche una riflessione sulla valorizzazione del patrimonio rappresentato dagli impianti esistenti. Una prospettiva di mercato, in quest’ottica, può sicuramente aiutare ma non deve indurre nell’errore, purtroppo ricorrente nel nostro Paese, di introdurre asimmetrie che favoriscano operatori che nei loro Paesi hanno un atteggiamento di totale chiusura rispetto al mercato. D. La bolletta in Italia è sempre troppo alta rispetto a qualunque Paese europeo; com’è possibile? R. I motivi sono molteplici. Tra questi non vi è sicuramente il costo per l’uso delle infrastrutture di rete, atteso che contribuisce per meno del 15 per cento al totale della bolletta ed è perfettamente in linea con quello degli altri Paesi Ue, addirittura più basso se prendiamo a confronto Francia e Regno Unito. Le ragioni essenziali vanno ricercate nell’assenza di una vera politica energetica che ha atavicamente afflitto il sistema, generando una dispersione di risorse che nel tempo ha alimentato dei costi di sistema, e dunque di una parte ben precisa della nostra bolletta, divenuta un vero e proprio «ripostiglio» delle inefficienze createsi nel tempo. L’esplosione della bolla delle rinnovabili, che ha sicuramente contribuito a contenere i problemi di approvvigionamento energetico che in passato rappresentavano un’ulteriore causa dei differenziali di prezzo tra l’Italia e gli altri Paesi, ha però determinato l’emergere di un nuovo e crescente costo legato agli incentivi; se a queste considerazioni aggiungiamo che nei primi anni di questo secolo nel nostro sistema abbiamo assistito ad una poderosa mole di investimenti compiuti su tecnologie che, per quanto efficienti, oggi sono state messe fuori mercato proprio dalla produzione incentivata, con il sopraggiungere della crisi economica abbiamo creato la tempesta perfetta. D. Quali interventi voi e le istituzioni potete adottare per risolvere tale situazione? R. Le istituzioni si sono già mosse con gli interventi legislativi dei mesi scorsi. Si tratta di un primo passo, significativo, che rappresenta un’inversione di tendenza. Il settore energetico oggi è ampiamente regolato, quello che noi operatori possiamo fare è non solo continuare ad inseguire sistemi di efficienza che consentano l’uso razionale di ogni risorsa che ci viene data in gestione, ma anche mettere a disposizione il nostro punto di osservazione come fonte di arricchimento del bagaglio di informazioni per chi deve decidere o regolare e che, qualche volta, lo fa non avendo la possibilità di avere la reale contezza dell’impatto che certe scelte hanno sul tessuto con il quale siamo a contatto quotidianamente. Qualunque tipo di intervento sulla riduzione dei costi energetici nel nostro Paese deve essere mirato in primis a ridurre il gap di competitività che le imprese, piccole e medie, patiscono rispetto ai loro competitors di altri Paesi. Questo non vuol dire erogare necessariamente nuove forme di incentivo. D. Quali settori richiedono più investimenti? R. Il primo posto è sicuramente occupato dal settore idrico, dove in Italia si investe mediamente un quarto del livello minimo necessario per rapportarsi alla media europea. In Europa siamo ad una media che supera ampiamente gli 80 euro per abitante all’anno; in Italia siamo ad un’avvilente cifra che è inferiore ai 30 euro per abitante all’anno, con punte minime di 10. D. In che modo l’Acea ha sostenuto progetti culturali e iniziative «sociali» e promosso il risparmio energetico? R. In primo luogo, in coerenza con i principi di responsabilità sociale d’impresa e di sviluppo sostenibile, tale attenzione trova quotidiana applicazione nello svolgimento dei processi produttivi, mirando al minimo fabbisogno di energia. Ciò significa che in Acea è in vigore una politica di qualità, ambiente, sicurezza ed energia e che, per l’ambito specifico, varie società del Gruppo hanno già implementato un sistema certificato di gestione dell’energia. Significa altresì che sono operativi gli «energy manager» per le diverse aree industriali, i quali si impegnano ogni anno a mettere in atto iniziative di risparmio e di efficienza energetica. Soprattutto nell’area «Industriale» con rispetto al settore idrico sono stati raggiunti importanti risultati di efficientamento, con prospettive di miglioramento ulteriore, e nell’area «Reti» sono in corso di svolgimento azioni di recupero di efficienza, con ambiziosi target di riduzione delle perdite sulla rete di distribuzione, e di risparmio energetico. Il progetto OrBT di ottimizzazione della rete di bassa tensione, la progressiva eliminazione del livello di tensione 8,4 kilowatt (sostituito da 20 kilowatt), l’incremento dell’installazione di lampade Led nell’illuminazione pubblica, destinato a diventare massivo, l’installazione sperimentale di sistemi di storage distribuito, sono alcuni esempi dell’impegno profuso in tale direzione. Lo sviluppo delle «smart grid», le reti intelligenti, si pone ovviamente come scenario di sfondo in questo rilevante sforzo d’innovazione tecnologica. Quanto, invece, al sostegno assicurato ad iniziative di rilievo culturale su queste tematiche e ad attività di sensibilizzazione nei territori, da un lato, Acea è immancabile parte attiva nelle maggiori occasioni di confronto, nazionali e internazionali, tra mondo imprenditoriale, comunità scientifica, istituzioni e cittadini sia mettendo in condivisione le proprie competenze, sia spesso anche in qualità di sponsor. Basti ricordare il Festival dell’Energia, il Festival dell’Acqua, lo Smart Grid International Forum oltre a convegni e workshop dedicati allo sviluppo delle smart cities o della mobilità sostenibile. D’altro lato, il Gruppo sostiene numerose iniziative che coinvolgono, ogni anno, diverse migliaia di ragazzi delle scuole, nel corso delle quali sono sempre messi al centro e condivisi, in differenti modalità correlate all’età dei ragazzi coinvolti, i temi dell’uso efficiente delle risorse, della sostenibilità e del risparmio idrico ed energetico. Non tutti sanno che Acea ha anche un sito dedicato alle attività con le scuole, www.ambientandoci.it. D. Quali sono i miglioramenti che ancora si possono apportare a beneficio del mercato energetico? R. Vi è sicuramente spazio per un’attenta riflessione sul mix energetico nazionale e sulle politiche di incentivazione nel settore della produzione di energia. Accanto a questo aspetto, credo che una lungimirante politica industriale che abbracci l’intero settore energetico possa - facendo leva sulle migliori forze produttive del Paese e in un’ottica «win-win» - apportare benefici al sistema e ai consumatori anche sotto il profilo della qualità del servizio. Sottolineo che punto di partenza imprescindibile sono gli investimenti, in particolar modo gli investimenti in infrastrutture.

Tags: Ottobre 2014

© 2017 Ciuffa Editore - Via Rasella 139, 00187 - Roma. Direttore responsabile: Romina Ciuffa