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Ma che conta la Corte dei Conti? Praticamente niente

L'editoriale di Victor Ciuffa

 

Il Consiglio di Stato fornisce risposte ai cittadini che si rivolgono ad esso, rappresenta lo Stato nei giudizi sui rapporti tra la Pubblica Amministrazione e i cittadini, oltreché tra essa e i suoi dipendenti; la Corte dei Conti rappresenta lo Stato rispetto ai pubblici amministratori ma in pratica è succube della Pubblica Amministrazione. Il Consiglio di Stato è più rappresentato e presente nella società in generale, mentre la Corte dei Conti è pochissimo conosciuta; non si sa nulla né delle denunce e dei ricorsi che ad essa presentano i semplici cittadini, né di quelle derivanti da procedimenti adottati contro amministratori pubblici da parte della stessa Pubblica Amministrazione o da altri organi pubblici, né, soprattutto, si conoscono gli iter e gli esiti finali degli stessi.
E questo nonostante il fatto che la Corte dei Conti sia rimasta l’unico organo di tutela dell’interesse pubblico, a difesa del patrimonio dello Stato e degli altri enti pubblici, con poteri cogenti di imposizione nei riguardi dei responsabili di danni arrecati alle risorse pubbliche. Un ruolo di controllo contabile, soprattutto, il suo, finalizzato in primo luogo a recuperare le risorse finanziarie sottratte alla collettività. Negli ultimi vent’anni, colpiti dalle inchieste giudiziarie delle Procure della Repubblica, in special modo di quella milanese, contro il fenomeno di tangentopoli, politici e amministratori hanno studiato e attuato via via, con una serie di leggi, un sistema di immunità che li pone al riparo di spiacevoli conseguenze giudiziarie.
Uno dei caposaldi di questa azione è stata l’abolizione dei controlli o meglio dei sistemi di controllo sulle finanze e sulla contabilità dello Stato e degli enti pubblici. Sono stati aboliti i Co.re.co., ossia i Comitati regionali di controllo sulle spese della Pubblica Amministrazione locale; i Co.re.co esercitavano il controllo sulla legittimità delle decisioni di spesa, non sul merito delle stesse, quindi non sulla loro opportunità politica. Comunque costituivano un occhio perennemente aperto su tutte le decisioni di spesa e anche una remora per gli amministratori disonesti o semplicemente disinvolti.
Un altro passo rilevante è stata la riforma dell’istituto dei segretari comunali, trasformati da organi di aiuto e consulenza giuridica per le delibere degli amministratori, in semplici loro consiglieri: in sostanza, se prima inducevano gli amministratori ad applicare correttamente le leggi e quindi ad emanare decisioni legittime, ora sono ridotti a suggerire agli amministratori come evitare i rigori della legge nel caso di loro illegittimità; insomma a violare le leggi senza conseguenze, per di più favoriti da un altro bouquet di provvedimenti aventi lo stesso scopo: cioè nascondere le responsabilità, dirottarle su altri, aiutare questi ultimi ad evitare anche essi i rigori della giustizia.
Rimasta pressoché sola, la Corte dei Conti, a svolgere controlli di legittimità contabile, gli organi amministrativi sono ormai liberi di fare quello che vogliono, i rischi di incappare sono lontanissimi, quasi inesistenti, e comunque sono stati creati sistemi di assicurazione, anche nel significato corrente del termine, ossia di polizze contratte contro tali rischi, ovviamente a spese non degli interessati ma degli enti pubblici in cui operano. Comunque la Corte dei Conti notoriamente non ha mai brillato per i risultati ottenuti.
Periodicamente la Guardia di Finanza o l’Agenzia delle Entrate o Equitalia diffondono bollettini di guerra sulle operazioni belliche contro evasori fiscali; non ricordo di aver mai visto un bollettino con l’indicazione delle somme di denaro che la Corte dei Conti sia riuscita a recuperare da pubblici amministratori disonesti, ad esempio in un anno. Soltanto grandi cerimonie pubbliche per illustrare un’attività che apparentemente sembra inesistente e comunque improduttiva; sfarzosi travestimenti e lugubri apparati finalizzati a creare atmosfere di autorevolezza, serietà, impegno: sforzi per raggiungere e mantenere questi ruoli al vertice dello Stato, questi onori, queste celebrazioni, queste retribuzioni.
Corte dei Conti e Cnel avrebbero dovuto essere due organi in prima linea, la prima nel controllo, il secondo nell’indirizzo per il Governo, il Parlamento e la Pubblica Amministrazione. In oltre mezzo secolo non sono serviti a nulla, tranne che ai loro componenti. Si parla tanto di riforme, di tagli, di eliminazione degli sprechi; la Corte dei Conti dovrebbe servire proprio ad eliminare gli sprechi paralegittimi e illegittimi della politica e della Pubblica Amministrazione; un Governo nato per eliminare gli sperperi, gli arricchimenti, le malversazioni, i profitti di regime di politicanti e amministratori ha invece eliminato stipendi e pensioni di centinaia di migliaia di lavoratori ai limiti di una lunga vita di lavoro, i cosiddetti esodati.
Si assiste a progetti di riforme costituzionali radicali, per di più compiute quasi con leggine; perché non si vara una di queste leggine per abolire sic e simpliciter il Cnel e non si devolvono le risorse ad esso destinate ad opere pubbliche per iniettare liquidità nel mercato e alimentare stipendi, salari, consumi, produzione, occupazione?
Il 25 giugno scorso la Dexia - ex Consorzio di Credito per le Opere Pubbliche -, ha compiuto un’«opera pubblica» sia pure immateriale: ha ospitato un convegno sul tema «Conformità, trasparenza e controlli nei rapporti con la Pubblica Amministrazione». È stata un’occasione per avere la conferma di quanto i Tar e il Consiglio di Stato, ossia la giustizia amministrativa, siano più presenti e sentiti dall’opinione pubblica, dalle imprese e dalla gente in generale. Dalla Corte dei Conti non sono venuti, invece, resoconti sulle condanne emesse a carico di amministratori disonesti e sulle somme fattegli restituire.

Tags: Settembre 2012 Agenzia delle Entrate pubblica amministrazione P.A. Victor Ciuffa Guardia di Finanza giustizia

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