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le professioni per l’italia: Gruppo di lavoro dei Saggi: non si puo' essere d’accordo su tutte le sue proposte

Anna Maria Ciuffa e Maurizio De Tilla

In coincidenza con lo scorso 2 giugno, 67esimo anniversario del referendum su Monarchia o Repubblica e della vittoria di quest’ultima, si è assistito a una nuova ondata di iniziative definibili antiparlamentari ed antirepubblicane, cioè tendenti ad affossare surrettiziamente il sistema parlamentare sostituendolo con un sistema di governo presidenziale o semipresidenziale. Questo, invece di sollecitare la riforma della legge elettorale e ridare agli elettori il potere di eleggere i propri rappresentanti. O, se necessario, di modificare, se e quanto necessario, i Regolamenti delle due Camere.
A nostro parere si dovrebbe pensare, piuttosto, a rispettare il dettato costituzionale che, nella formazione delle leggi, risulta sistematicamente violato. In proposito nei mesi passati sono state presentate alcune proposte, su alcune delle quali si potrebbe essere anche d’accordo. Il Gruppo di lavoro dei Saggi istituito dal Capo dello Stato per migliorare il funzionamento delle Camere, ha formulato varie modifiche di tali Regolamenti. Le proposte riguardano: la procedura di urgenza per i provvedimenti prioritari di iniziativa legislativa; il divieto di introdurre nelle leggi dei maxiemendamenti; la necessità di rendere omogenei sia i disegni di legge, sia i singoli articoli, sia gli emendamenti; il funzionamento della cosiddetta sede redigente.
Ed ancora: la revisione della formazione delle proposte di legge di iniziativa popolare e di iniziativa dei Consigli regionali; i diritti dei Gruppi di opposizione; la riduzione del numero delle Commissioni parlamentari; l’istituzione di un Comitato per la legislazione; la pubblicità dei lavori delle Commissioni parlamentari stesse; le audizioni dalle stesse compiute; le proposte di nomine di competenza del Governo; il funzionamento dei Gruppi parlamentari; il sindacato ispettivo; la riduzione della stampa degli atti parlamentari.
Sono tutte proposte intelligenti, ragionevoli ed utili. Ma rimane in piedi la sistematica violazione, compiuta anche da parte degli ultimi Governi, degli articoli 72, 76 e 77 della Costituzione, in quanto gli stessi si sono affidati «sistematicamente» a decreti legge privi dei presupposti di necessità e di urgenza, a leggi di conversione o omnibus, a leggi delega prive di precisi e individuabili criteri direttivi. Un altro argomento sul quale il gruppo di lavoro dei Saggi ha avanzato altre proposte di riforma riguarda le cosiddette competenze concorrenti dello Stato e delle Regioni. Si tratta di un argomento a dir poco «scottante», data l’esperienza acquisita nei 43 anni di vita delle Regioni e soprattutto nei 12 anni trascorsi dalla riforma del Titolo V della Costituzione, con la quale i partiti politici hanno aumentato le competenze delle Regioni, e ridotto quelle dello Stato, con il risultato, clamorosamente manifestatosi in questi ultimissimi anni, del dilagare dell’anarchia anziché dell’autonomia, di queste istituzioni locali.
Siamo pienamente d’accordo che il punto più critico del nuovo titolo V della Costituzione approvato nel 2001 sia costituito, nell’articolo 117, dalla ripartizione delle competenze legislative tra lo Stato e le Regioni, e in special modo dall’enumerazione delle materie di competenza concorrente, ben 22. Vanno infatti assegnate alla competenza esclusiva dello Stato le grandi reti di trasporto e di navigazione, i porti e aeroporti civili di interesse nazionale, l’attività di produzione e trasporto di energia di interesse nazionale, l’ordinamento della comunicazione e le reti di telecomunicazione di interesse nazionale. Aggiungeremmo le materie che riguardano le professioni, la cui regolamentazione risponde ad esigenze nazionali e non regionali.
Per quanto riguarda invece eventuali provvedimenti da adottare nel settore della giustizia civile, le proposte formulate dal Gruppo dei Saggi appaiono insufficienti e inadeguate. Il gruppo di lavoro spende infatti poche parole sulla giustizia civile con enunciazioni generiche e ripetitive. Fino ad oggi nulla, o quasi, è stato fatto se non nel senso della demagogia e di iniziative processuali che hanno leso il diritto di difesa e i diritti dei cittadini. Nessuna parola è stata spesa dal suddetto gruppo di lavoro sulla corretta ed efficace gestione dei fondi destinati alla giustizia, consistenti in più di sette miliardi di euro l’anno, specie in relazione al processo telematico, che è stato introdotto senza alcuna programmazione e a macchia di leopardo. Nessuna parola è stata spesa sul ruolo, tutto da definire, dei giudici laici e sull’adeguamento della remunerazione e della copertura previdenziale.
E ancora: nessuna parola è spesa sulla produttività dei giudici e sulle «novelle» processuali castratorie del diritto di difesa e del giusto processo. Si ripropone, invece, l’obbligatorietà della mediaconciliazione dimenticando che alla Corte costituzionale sono giunte innumerevoli ordinanze che hanno sollevato fondatissimi dubbi sui limiti all’accesso alla giustizia, sui costi, sui riflessi nei successivi giudizi, sulle speculazioni in atto da parte di mille Camere di conciliazione private, sull’intera irragionevolezza del sistema introdotto in Italia e dichiarato incostituzionale. I Saggi non si sono chiesti perché in tutta Europa non esiste l’obbligatorietà della mediaconciliazione.
Ma anche la proposta relativa all’ordinamento delle magistrature non soddisfa. In relazione alla responsabilità disciplinare dei magistrati, il gruppo di lavoro dei Saggi ha rilevato l’inopportunità del solo «giudizio disciplinare dei pari», e ha proposto che il giudizio disciplinare per tutte le magistrature resti affidato in primo grado agli organi di governo interno e, in secondo grado, senza ricorso a gradi superiori, a una Corte istituita con legge costituzionale. Un giudice terzo sarebbe invece salutare per l’indipendenza delle magistrature, alla quale i cittadini tengono in particolar modo.   

Tags: Luglio Agosto 2013

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