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STRATEGIA DI SOSTENIBILITÀ PER IL TURISMO DI BRESSANONE

Duomo Bressanone Brixner Dom - Maria Assunta e San Cassiano Dom Mariae Aufnahme in den Himmel und St. Kassian

Rinomata destinazione turistica nella Valle Isarco, Bressanone per la prima volta affronta, nel corso di un evento a Roma, i cambiamenti che di qui a qualche anno si renderanno necessari in ambito turistico e non solo. È il direttore dell’ente del turismo di Bressanone - Brixen Werner Zanotti a presentare le sfide con cui la più antica città del Tirolo dovrà confrontarsi. Per un’area da sempre attenta alla sostenibilità, e meta di un turismo sensibile a questo tema, si è ormai giunti a un punto di non ritorno per quanto riguarda le presenze che il territorio può agevolmente sostenere.

Sono infatti 8 milioni gli arrivi turistici annuali in Alto Adige a fronte di 500mila abitanti; nella sola Bressanone si contano un milione di pernottamenti. Questo fa sì che il 17 per cento del pil altoatesino, diretto, derivi dal turismo. Non ci sono dubbi: se si vuole cercare di tornare sulla strada della sostenibilità e ridurre le sempre maggiori emissioni di C02, bisogna lavorare su arrivi e partenze nonché sulla mobilità. “Il turista si muove in un raggio esteso e va incentivato l’utilizzo dei mezzi pubblici. Un primo strumento è la guest card, rilasciata all’arrivo, con la quale automaticamente si ottiene, inclusa nel prezzo dell’hotel, la possibilità di muoversi gratis su treni e tpl”, esordisce Zanotti esponendo la strategia brissinese. Si tratta di un trasporto pubblico locale capillare: “Quasi arriviamo nei masi e in montagna. Il problema però restano l’arrivo e la partenza. In questo ancora siamo dipendenti dai programmi internazionali, come ad esempio la questione Brennero che forse si completerà nel 2030; ma questa è solo la prima sfida. La seconda è la permanenza: venti anni fa era persino di 14 notti mentre ora sempre meno, con una permanenza media di 4.5 e a Brixen di 3.5. Bisogna quindi far sì che si soggiorni più a lungo”. Quando si parla di alta montagna si parla di esclusività e in Alto Adige, dove tutto è molto organizzato, certi posti hanno già sfiorato il limite di affollamento, come ad esempio il lago di Braies. A ciò è pertanto legato il giusto prezzo, che sarà elevato: quindi i visitatori troveranno prezzi più alti perché quelli stracciati non avranno più ragion d’essere se si vuole offrire (e ricevere) qualità. A questo discorso si aggiunge il corollario dell’enogastronomia: l’Alto Adige ha bisogno di 85 milioni di tonnellate di carne all’anno. Lo speck è parte della vita quotidiana degli altoatesini e, con 28 produttori, ovviamente è sempre bastato. Quando si dice fare i conti senza l’oste: tutti vogliono il prodotto tipico ma la produzione altoatesina è solo del 5%. “Bisogna avere il coraggio di dire la verità ai turisti: non ci sono abbastanza suini e non deve essere un problema che il prodotto non è locale ma che solo la ricetta venga elaborata localmente”. Una strategia per una gastronomia sostenibile da parte degli operatori della ristorazione potrebbe essere quella di un dialogo con i fornitori, garantendo standard alti che però costeranno: la qualità ha un prezzo. Non solo una chance di legare agricoltura e turismo ma anche una strada percorsa già dallo chef stellato Norbert Niederkofler, al quale dai suoi fornitori di fiducia viene garantita la produzione necessaria per il tre stelle Michelin St. Hubertus del Rosa Alpina, che ha da poco annunciato la chiusura a causa dell’imminente ristrutturazione dell’hotel, passato ad Aman.

Altri punti chiave sono la necessità di trovare personale, come in tutta Italia. Anticipa quindi il direttore di Brixen Tourismus: “Bressanone si aprirà ulteriormente al melting pot ma fondamentale sarà preparare queste persone anche a trasmettere la nostra cultura se non sono del posto”. Cultura che è un elemento che ha un forte peso nella scelta della destinazione: la famiglia ospitante è infatti fondamentale, più importante di qualunque strategia di marketing. Ultima notazione, le organizzazioni turistiche. “Noi per primi dobbiamo capire cos’è la sostenibilità in tutti i settori. Stiamo parlando del nostro proprio lebensraum, lo spazio vitale: luogo di vita e non di turismo. E anche per questo Bressanone è entrata nel processo di ottenimento della certificazione GSTC (global sustainable tourism council), che va a toccare management, sindaci, politici: non si tratta solo di ecologia”.

Ma per parlare alla massa è più efficace una manifestazione che tramite l’arte rappresenta lo spirito di Bressanone, il Water Light Festival il cui motto è “acqua è vita, luce è arte” e che pone in evidenza dal 3 al 21 maggio temi come l’inquinamento luminoso, la plastica negli oceani, il riscaldamento globale e lo scioglimento dei ghiacciai. L’acqua è infatti elemento caratterizzante di città e dintorni: forse i vescovi fondatori spostarono la sede episcopale dal monastero di Sabiona a Bressanone nel 911 per la presenza di acqua, perché proprio a Bressanone confluiscono i due fiumi Isarco e Rienza; su quest’ultimo nel 1890 è stato costruito il primo stabilimento idroterapico austriaco secondo il modello Kneipp. Senza tralasciare la Plose che, oltre a 43 chilometri di piste da sci, genera a un’altitudine di 1.800 metri la sorgente dell’omonima acqua. Anche se la città vescovile risente meno del problema, non è una giustificazione per non occuparsene. Il climate change ha infatti il problema che sono gli scienziati che presentano i fatti e spesso non vengono compresi: ecco che con il Water Light Festival subentrano gli artisti per sensibilizzare mediante numerose installazioni anche a Novacella - Neustift e a Fortezza - Franzensfeste. Sono 160 i punti luce spenti per oscurare la città e dar modo di fruire di installazioni illuminotecniche studiate per non inquinare, poiché molto inquinamento luminoso deriva da un light design non funzionale. A Bressanone, le installazioni sono illuminate la sera dalle 21 a mezzanotte, tutte liberamente accessibili; per le sedi dell’Hofburg, della Biblioteca Civica e del Giardino dei Signori è necessario un biglietto (12 €) così come per i musei dell’Abbazia di Novacella e del Forte di Fortezza.

Tags: acqua cibo turismo arte sostenibilità prodotti tipici ecosostenibilità Trentino Alto Adige Marzo 2023

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