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NUOVO LIMITE DEL CONTANTE: PERCHÉ NO

L’innalzamento del contante a 10.000 euro secondo alcuni non provoca né evasione né riciclaggio e per sostenere tale tesi ricordano la proposta europea di prevedere un tetto omogeneo a 10.000 euro per tutti i Paesi, che in Germania non esiste alcun limite e, fondamentalmente è un principio di libertà da difendere, senza però aggiungere quanto affermato dalla stessa Commissione che vorrebbe un limite più basso e sostiene la necessità di pagamenti con mezzi digitali, oppure che altri Paesi europei hanno limiti più bassi dimenticando però che hanno altri mezzi di verifica (documenti di identità, controlli antiriciclaggio, possibilità di rifiuto di pagamenti in contanti), e non dicono che nessuno vuole impedire la circolazione di denaro contante, perfino quando sarà emanata la moneta digitale.

A ciò si può aggiungere che gli altri Paesi non hanno il livello di evasione italiano, che le sanzioni sono più severe e dissuasive e che, in passato, l’aumento del nero ha comportato l’aumento delle entrate per il fisco: meno nero?

Ulteriore affermazione degli assertori dell’aumento del limite è il rispetto del diritto alla privacy; anche in questo caso fanno finta di non sapere che al momento del prelievo di denaro presso un intermediario questo viene tracciato, che l’esercente o il libero professionista deve emettere fattura elettronica o scontrino fiscale parlante e che le agenzie fiscali possono controllare, per contrasto l’evasione, se le spese effettuate dal singolo contribuente siano in linea con il reddito disponibile.

Infine, il buon senso dovrebbe condividere che la posizione contraria sostenuta dalla Banca d’Italia e dall’Anac, l’Autorità anticorruzione, sia dovuta a motivazioni non economica o di parte.

In ogni caso, rimandando a brevi osservazioni finali su evasione fiscale e riciclaggio, la proposta di innalzamento del limite non ha alcuna motivazione concreta e non tiene conto di altri aspetti che la proposta non evidenzia.

I pagamenti digitali sono in aumento da anni e l’utilizzo del denaro contante è sceso sotto il 50% del totale dei pagamenti.

Il denaro contante costa circa 112 euro l’anno al cittadino, per complessivi 7,4 miliardi, a causa dei costi di gestione legati a produzione, assicurazioni, sicurezza, trasporto, detenzione in aree sicure, personale per conteggi ecc.; la carta di credito costa anche 30 euro annui senza ulteriori spese se si paga a saldo e non si preleva contante, salvo la tassa governativa oltre un certo importo di spesa, e la carta di debito (il bancomat) ha un canone compreso tra 0 e 25 euro annui, secondo intermediario.

Andando avanti, se si perde o è sottratto o è rubato denaro contante non c’è nessuna tutela; se la stessa perdita o furto dovesse riguardare una carta di pagamento fino al suo blocco è previsto, a carico del possessore, il costo della franchigia di 50 euro e non è prevista alcuna spesa dopo il blocco, ovviamente nel caso di alcuna responsabilità, dolosa o colposa, del possessore; ancora, il costo medio di utilizzo del contante per un merchant è di un euro e di 0,65 centesimi per i pagamenti digitali: va ammesso che esistono ancora differenze tra piccoli esercenti e grande distribuzione. Inoltre, è possibile noleggiare un POS anche con canone zero, per piccoli importi, fino a 10 euro non è prevista alcuna commissione e per i commercianti con fatturato fino a 400.000 euro che acquistano un POS è previsto un credito di imposta del 30%.

Infine, se si richiama il maggiore sviluppo dei consumi deve ricordarsi che per i turisti stranieri il limite del contante è di 15.000 euro e che il turista italiano che si reca all’estero può portare con sé fino a 10.000 euro in contanti.

Ancora convinti che sia giusto l’aumento del limite del contante e sia veramente vantaggioso per le persone e per le imprese?

Torno brevemente a spiegare perché è sbagliata l’affermazione che il contante non può produrre evasione e riciclaggio.

I fautori dell’aumento affermano anche che la grande evasione e il grande riciclaggio non operano cash. Vero, ma non tengono conto delle ingenti somme in contanti movimentate giornalmente dalla prostituzione, dallo spaccio di droga e dal gioco, con riversamenti proprio a favore delle grandi organizzazioni criminali: non è sbagliato, quindi, affermare che il limite del contante a 10.000 euro è inutile in quanto oltre un certo importo le persone “normali” non passeggiano né fanno acquisti con 10.000 euro liquidi in tasca e usano altri mezzi di pagamento mentre è utile alle organizzazioni criminali che commerciano in droga, prostituzione, gaming, fanno contrabbando; oppure a chi può evitare l’emissione di fattura o dello scontrino fiscale (oppure si vogliono togliere anche quelli?), a chi esporta capitali all’estero attraverso fatture false di società-cartiere, a chi offre lavoro in nero per non pagare tasse, contributi, assicurazioni, alterando, peraltro, la concorrenza con i rispettivi competitor, oppure a chi accetta lavoro in nero magari per mantenere inalterate alcuni benefici destinati ai soggetti emarginati o a chi ha così trovato il modo di pagare meno tasse. Criminalità che può utilizzare meglio due canali: quello delle operazioni digitali o del dark web e quello, imponente, ricavato dall’altissima microdelinquenza.

In conclusione, è evidente che la proposta di legge è una “bandierina politica” non essendo né economica né pratica, che difficilmente sarà ritirata.

Si propone, quindi una soluzione che renda l’utilizzo del contante una possibilità per piccole spese ma non un ulteriore strumento a favore della criminalità.

Esiste un norma - decreto legislativo n. 231 del 21 novembre 2007 il cui l’articolo 49 concernente le limitazioni all’uso del contante e dei titoli al portatore - che indica in 3.000 euro il limite dell’utilizzo di cash - dal 2007 è stato modificato dieci volte. Perché non provare, per una volta, a rispettare fino in fondo il testo originario della norma, prevedendo sì l’innalzamento ma tornano agli originali 3.000 euro previsti?

A questa soluzione, prescindendo per un momento dalla necessità ineludibile di abbassare le tasse, potrebbe affiancarsene un’altra coinvolgendo il sistema bancario: continuare a ridurre le commissioni applicate per l’utilizzo della moneta elettronica, con il duplice risultato di sviluppare i pagamenti digitali e di gravare meno sugli utilizzatori.

Tags: pagamenti elettronici pagamenti Fabio Picciolini ANAC - Autorità nazionale anticorruzione corruzione lotta alla corruzione moneta monetica Novembre 2022

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