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Primo rapporto internazionale della Fondazione Icsa

Il 14 giugno scorso è stato presentato a Roma, nella sede dell’Associazione della Stampa Estera in Italia, il primo rapporto sul terrorismo internazionale curato e realizzato dalla Fondazione Icsa - Intelligence Culture and Strategic Analysis, una struttura «bipartisan» presieduta dall’ex viceministro dell’Interno Marco Minniti, che si occupa dei temi della sicurezza, della difesa e dell’intelligence. Il rapporto di circa settanta pagine affronta nel dettaglio, con analisi, dati e tabelle, i nuovi scenari del terrorismo internazionale di matrice jihadista. Nel documento si evidenzia, innanzitutto, la multidimensionalità, variabilità e complessità del fenomeno, sottolineando che la struttura poliedrica di Al Qaeda si riflette sensibilmente sul modello organizzativo e sulla capacità di pianificazione degli attacchi jihadisti in ogni parte del mondo.

In merito all’evoluzione organizzativa viene ricordato come il primo profondo cambiamento strutturale di Al Qaeda sia avvenuto già dopo gli attentati di Madrid dell’11 marzo 2004 e di Londra del 7 luglio 2005, quando essa si era trasformata in una struttura reticolare, con un marchio, Al Qaeda appunto, che forniva una sorta di copyright ideologico ai gruppi jihadisti disseminati nel mondo. Da allora, sul piano strettamente funzionale e operativo, le cellule qaediste non hanno avuto più la necessità di coordinarsi nella programmazione degli obiettivi terroristici, in quanto, condividendo strategie e principi ideologici unificanti, risultano accomunate da una unitaria rappresentazione del nemico.

Attualmente l’organizzazione appare entrata in una fase di spontaneismo armato e di diffusione molecolare del terrorismo. Questo non significa che Al Qaeda 2010 abbia rinunciato alla propria vocazione strategica, operativa e ideologica a livello centrale, quanto piuttosto che la base jihadista sta concentrando le proprie energie progettuali e la maggior parte delle azioni terroristiche all’interno di specifici contesti regionali, di particolare significato geopolitico.

Certo è che la minaccia jihadista investe sempre più l’Europa, al centro di una martellante propaganda estremista istigatoria on line contro la presenza dei contingenti militari nelle aree di crisi e contro l’atteggiamento verso i musulmani, ritenuto persecutorio o discriminante, come si evince dal comunicato audio di Bin Laden del 25 settembre 2009, espressamente diretto ai popoli europei, nel quale viene richiesto il ritiro dei contingenti militari dall’Afghanistan.

Si va consolidando la tendenza a considerare il territorio europeo non più solo un riparo e una retrovia logistica, ma anche un teatro operativo e una base per pianificare iniziative da consumare altrove, come il fallito attentato messo in atto da un giovane nigeriano il 25 dicembre 2009 sul volo Amsterdam-Detroit della compagnia aerea Delta.

Nel rapporto si pone, inoltre, l’accento sul costante sviluppo del fenomeno dei terroristi «homegrown», che risulta favorito dall’innesto del pensiero jihadista su problemi sociali ed economici tipici delle comunità di immigrati; nonché sull’accresciuto coinvolgimento nel cyberjihad dei convertiti, per lo più in veste di predicatori e radicalizzatori, con il conseguente aumento della propaganda estremista in varie lingue occidentali all’interno di appositi web-forum destinati a giovani musulmani, attraverso i quali sono correntemente diffusi testi dottrinali, comunicati e direttive dei vertici qaedisti e manuali per il cosiddetto terrorismo «fai da te» che illustrano, tra l’altro, metodi per la fabbricazione di esplosivi.

La diffusione di tali documenti rappresenta un concreto pericolo per alcuni soggetti che potrebbero ispirarsi a tali siti per elaborare progettualità terroristiche. In questo contesto preoccupa non poco il reclutamento alla causa jihadista di soggetti già inseriti negli ambienti della delinquenza comune, specie all’interno delle carceri, nonché la quasi sistematica commistione tra circuiti dell’estremismo islamista e segmenti della criminalità transnazionale dediti soprattutto alla falsificazione di documenti e all’immigrazione clandestina.

L’attività investigativa condotta negli ultimi anni in Italia ha dimostrato come gli ambienti nei quali vengono diffusi messaggi propagandistici estremisti quasi sempre hanno svolto un ruolo essenziale nel reclutamento di volontari da inviare nei teatri di guerra. Quanto ai terroristi homegrown, di cui si è già fatto cenno, si è specificato che con questo termine ci si riferisce ai figli di immigrati nati e cresciuti in Italia, resi vulnerabili da situazioni di disagio sociale, o economico, o ambientale, che scelgono l’opzione violenta.

La formazione degli homegrown, quindi, è endogena e avviene per effetto della propaganda di Al Qaeda, in grado di raggiungere, attraverso il web, tutti i musulmani nel mondo. Per quanto riguarda in particolare quei «convertiti» che hanno abbracciato la fede musulmana condividendo le posizioni estremistiche dei mujaheddin, si è evidenziato come Al Qaeda tenda a sfruttarne l’immagine per dimostrare come la società «miscredente», a causa della corruzione dilagante dei suoi valori, è sempre più rifiutata non solo dalle nuove generazioni dei musulmani, nati o cresciuti in terre d’immigrazione, ma anche dai suoi stessi figli naturali.

Tags: terrorismo Antonio Marini Islam Fondazione ICSA dicembre 2010

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