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venticinque anni del cobat, una storia che segue la portata dei cambiamenti legislativi italiani in materia ambientale

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Il Cobat è prossimo a compiere un quarto di secolo. Venticinque anni di storia non rappresentano solo un lungo periodo nel corso del quale il Consorzio si è distinto nel difficile impegno della tutela dell’ambiente, ma anche per essere stato interprete di mutamenti che hanno determinato un’evoluzione di portata storica, nel nostro Paese, sul tema della gestione dei rifiuti. L’istituzione mediante legge di Stato di Cobat nel 1988 fu paradigmatica di un periodo storico nel quale la legislazione ambientale, con particolare riferimento ai rifiuti, andava caratterizzandosi nell’aver individuato nei consorzi obbligatori mono-filiera la strategia migliore per la gestione del fine vita di specifiche tipologie di rifiuto; Cobat, infatti, seguì al Coou-Consorzio obbligatorio degli oli usati (istituito nel 1995) e ambedue precorsero la costituzione dei diversi consorzi obbligatori (Conai, Polieco e Conoe) previsti dal primo Testo unico in tema di rifiuti che comparve in Italia, il D.lgs. 22/97 (Decreto Ronchi). Il Cobat svolse con responsabilità ed efficienza la funzione assegnatagli dalla legge istitutiva, raggiungendo risultati, nella raccolta e riciclo delle batterie al piombo esauste, che ne decretarono il riconoscimento come modello di eccellenza ambientale a livello nazionale e internazionale. Nei primi anni del nuovo millennio, il quadro di riferimento normativo (e non solo quello sui rifiuti) iniziò a perdere l’autoreferenzialità nazionale, per rispondere a direttive e regolamenti quadro emanati in sede comunitaria. Il Parlamento Europeo iniziò a legiferare in materia di rifiuti con criteri totalmente nuovi, attribuendo la responsabilità del fine vita dei prodotti direttamente ai produttori; è il principio della «responsabilità estesa». Il primo sistema a recepire i nuovi orientamenti fu quello dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE), regolamentato dal D.lgs. 151/05; per la prima volta in Italia si assisteva, su una specifica filiera, all’affermazione di un modello multi-consortile in cui più sistemi di raccolta e riciclo, istituiti dai produttori e importatori, svolgono la propria attività in un regime di concorrenza. Con la nuova impostazione è il produttore-importatore il soggetto su cui ricade in toto la responsabilità di una corretta gestione a fine vita del bene immesso al consumo, responsabilità alla quale egli assolve non più aderendo obbligatoriamente a un consorzio istituito per legge, ma aderendo in forma individuale o collettiva a sistemi consortili cui trasferisce integralmente le proprie responsabilità di raccolta, trattamento, riciclo e smaltimento. La medesima impostazione ha riguardato presto anche il settore delle pile ed accumulatori, il quale, nel recepimento della Direttiva comunitaria 2006/66/CE attuato dal D.lgs. 188/08, ha sancito il termine del Cobat come Consorzio unico liberalizzando il mercato, il quale attualmente, oltre ad esso, conta più di 15 altri sistemi di raccolta e riciclo. Cobat ha gestito con autorevolezza questo mutamento epocale rinnovando completamente la propria identità. Recentemente ha iniziato a diversificare la propria attività su più filiere per rispondere all’esigenza di molti produttori, i quali, immettendo sul mercato più categorie di prodotti, desiderano rivolgersi ad un unico interlocutore per poter ottenere una razionalizzazione dei costi ed una maggiore efficienza nell’erogazione del servizio; oggi Cobat, oltre ai rifiuti di pile ed accumulatori, gestisce anche RAEE e moduli fotovoltaici a fine vita. Il primato del Cobat è il frutto di un’attività primariamente orientata al servizio, alla qualità e al rispetto dell’ambiente; non a caso è l’unico sistema esistente in Italia ad essere in possesso delle certificazioni ISO 9001, ISO 14001 ed EMAS. Proprio la particolare attenzione al rispetto della legalità e della normativa vigente consente al consorzio di prevedere per contratto, con i propri produttori e importatori aderenti, la manleva da ogni responsabilità civile che possa derivare da violazioni non dolose nella gestione dei rifiuti. Per il Cobat il produttore non è un bersaglio commerciale, ma un soggetto con cui dover instaurare un rapporto unico e particolare: i contratti proposti ai clienti non sono standard, ma personalizzati, per rispondere alle esigenze di ciascun aderente. L’obiettivo non è quello di conquistare aderenti attraverso un marketing aggressivo e ridondante unicamente fondato sull’appetibilità dei costi, bensì quello di convincere i produttori e importatori della validità di un’offerta, specificamente mirata e personalizzata, la quale si fondi sulla competenza, sulla credibilità e sulla trasparenza del Consorzio. Il rapporto con i propri produttori non si esaurisce solamente nella sottoscrizione di un contratto di adesione, ma prevede un supporto ai propri iscritti (reso possibile anche per il possesso di efficienti strutture informatiche) sia per gli adempimenti previsti dal contratto che per quelli di carattere amministrativo e legislativo che i produttori, per legge, sono chiamati ad assolvere. Inoltre il Cobat consente ai propri iscritti una partecipazione ai ricavi ottenuti affinché possano avere un ulteriore vantaggio economico dai propri prodotti quando giunti a fine vita, nei casi in cui è possibile ottenere una valorizzazione del rifiuto dal suo trattamento e riciclo. 

Tags: Dicembre 2012 ambiente Cobat

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