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Scienza. il dna sullo smartphone: l’informatica entra nell’etica

LUCIANO CAGLIOTI professore emerito dell’università sapienza di roma

La lunga storia dell’uomo è stata costellata da una serie di eventi che per la loro importanza e le loro dimensioni sono state definite, in gergo corrente, come «rivoluzioni»: rivoluzione agricola, rivoluzione industriale, rivoluzione francese, e via via elencando grandi mutamenti di scenari, non sempre esenti da violenti spargimenti di sangue. Si passa dalla scoperta del fuoco alle primordiali tecnologie paleolitiche, dai graffiti delle caverne del Sahara ai «secoli bui» e al Rinascimento, dalle primitive comunicazioni scritte alla stampa di Gutenberg, fino all’era attuale risultante di due rivoluzioni che si intersecano, si sviluppano, si potenziano e sinergizzano a vicenda: la rivoluzione biologica e quella informatica, entrambe orientate verso l’uomo, entrambe basate su un problema di fondo: come ottenere, ritrovare, conservare, utilizzare, trasmettere le informazioni.
La rivoluzione informatica si basa sui numeri, ed è alla base di un sistema complementare che ci dà la possibilità di operare su scala enorme su di essi, permettendo all’uomo di oggi di usare oggetti elettronici straordinariamente utili che vanno dal computer agli elaboratori elettronici più sofisticati, con una progressiva miniaturizzazione che permette ad ognuno di avere in tasca apparecchiature che immagazzinano e rendono accessibili e utilizzabili in tempo reale notizie di stampa, articoli scientifici e tutta una serie di strumenti informativi.
La rivoluzione biologica è a sua volta basata sulla raccolta, conservazione, utilizzazione, trasmissione ecc. di informazioni, ed anche essa è basata su sequenze, con una differenza rispetto ai sistemi elettronici, ed è che mentre i sistemi informatici hanno come «materia prima» i numeri, nel caso di quella che abbiamo chiamato rivoluzione biologica ci troviamo di fronte a molecole chimiche, in particolare di acidi nucleici, raggruppabili sotto il nome di DNA.
Anche in questo caso come nel settore cui si è sopra accennato, ci troviamo di fronte ad uno sconvolgimento totale con in più una differenza, che le nuove scoperte scientifiche ci permettono di entrare nel vivo della chimica della vita. Si è infranto il pregiudizio che affermava l’impossibilità di sintetizzare molecole appartenenti al mondo biologico senza possedere la «vis vitalis», pregiudizio che per un paio di secoli ha bloccato lo sviluppo su basi molecolari della biologia: è ora possibile entrare nella conoscenza del sistema chiave, della trasmissione genetica dell’informazione biologica, nel sancta santorum del DNA, che si tratti di riconoscere un rapporto di paternità o il colpevole di un delitto.
Con aspetti etici tutt’altro che trascurabili, fra i tanti esempi più o meno affascinanti di realizzazioni del sistema biogenetico. Ne riportiamo uno che ci apre la fantasia sulle possibilità di espansione delle conoscenza biologiche: è recente la notizia del giornale francese «Le Monde» che riporta un’estensione delle operazioni che si possono fare con un telefonino o una tavoletta iPad: oltre che telefonare, guardarsi le foto dei figli e sentirsi la musica, ci si potrà portare dietro il proprio codice genetico.
Autori di questa singolare realizzazione un gruppo di ricercatori esperti in biologia, informatica, fisiologia, medicina operanti in diversi laboratori ed ospedali di Bordeaux, che hanno realizzato un prototipo di applicazione per iPhone che permette di portarsi dietro il proprio genoma. Questo in quanto la potenza dei moderni smartphones in termini informatici è dieci volte superiore a quella che un genoma richiede. Riporta Le Monde: «Meno di un film su DVD».
Quanto al reperimento del materiale genetico, basta inviare ad un laboratorio attrezzato su questi temi un po’ di saliva, e si riceve un file informatico opportunamente commentato con informazioni «sulla predisposizione a contrarre particolari malattie genetiche, sulle origini etniche e familiari, sulle caratteristiche psichiche e fisiologiche».
Le prospettive appaiono illimitate, non solo, ma il prezzo dell’operazione è in continua discesa, come del resto accade per quello che concerne l’informatica in genere. Tutto questo appare stupefacente, soprattutto se si considera che la decifrazione del genoma comporta mettere in fila circa tre miliardi di basi chimiche, operazione sulla cui possibilità di realizzazione in tempi così brevi nessuno avrebbe scommesso non più tardi di pochi anni orsono. La diagnostica molecolare potrà fare un salto qualitativo rilevante, basato anche, sul piano normativo, sul fatto che ognuno è proprietario del proprio codice genetico.
Particolare non da nulla, se si riflette sulle divergenze e differenze di opinione che si verificano spesso quando si utilizza il DNA per vari motivi anche economici. Ci troviamo, per quanto riguarda la medicina, di fronte a nuove prospettive sia nella diagnostica sia nella medicina rigenerativa. Ad esempio, studi svolti in un’importante università romana hanno dimostrato la fattibilità del recupero di tessuti cardiaci reduci da infarto con tecnologie che hanno usato cellule staminali cardiache.  

Tags: Giugno 2014 informatica Luciano Caglioti

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