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gabriella alemanno: agenzia delle entrate, più giustizia con le nuove rendite catastali

Gabriella Alemanno, vicedirettore dell’Agenzia  delle Entrate

a cura di
VICTOR CIUFFA

Già direttore dell’Agenzia del Territorio, dal primo dicembre 2012 Gabriella Alemanno è vicedirettore dell’Agenzia delle Entrate. Laureata con lode in Giurisprudenza e abilitata all’esercizio della professione forense, entrò nel Ministero delle Finanze vincendo un concorso nella Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione e svolse le funzioni di vicedirettore negli uffici periferici dell’Amministrazione finanziaria di Milano e di Rimini. Nel 1994 divenne responsabile della Segreteria tecnica del direttore centrale per gli Affari giuridici e il Contenzioso tributario nel Dipartimento delle Entrate, partecipando, in qualità di componente, a varie Commissioni ministeriali in materia tributaria. Dirigente dal 1999, nel 2000 fu nominata professore stabile presso la Scuola centrale tributaria Ezio Vanoni e nel 2001 fu confermata nel ruolo di professore non temporaneo nel Dipartimento delle Scienze economiche e tributarie della rinnovata Scuola Superiore dell’Economia e delle Finanze. Nel 2002 assunse l’incarico di esperto del Secit e, dal 2003 al 2008, in seguito alla nomina a dirigente generale, divenne vicedirettore e direttore per le strategie dell’Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato. Docente nella Scuola di Polizia tributaria della Guardia di Finanza dall’anno accademico 1995-1996, ha insegnato anche in numerosi master di specializzazione in Diritto tributario, giochi pubblici e temi connessi al comparto immobiliare. È autore di opere monografiche in materia tributaria e redige articoli su riviste scientifiche. Tra gli incarichi ricoperti, quello di presidente del Comitato di gestione dell’Agenzia del Territorio, Componente del Comitato di gestione dell’Agenzia delle Entrate, del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, membro del Comitato scientifico Executive Real Estate Finance nella Luiss Business School della Luiss Guido Carli. È stata insignita dell’onorificenza di grand’ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica italiana e vincitrice del Premio Marisa Bellisario, del Premio Speciale Real Estate (2010) e del Premio Minerva (2010).
Domanda. Qual è il risultato dell’unificazione delle Agenzie delle Entrate e del Territorio, e qual’è l’attuale funzionamento?
Risposta. Dal primo dicembre dello scorso anno sono state varate due incorporazioni: quella del mondo dei giochi quindi dei Monopoli con le Dogane, e quella dell’Agenzia del Territorio con l’Agenzia delle Entrate. Con queste operazioni che rientrano nell’ambito della manovra di spending review, ossia revisione della spesa delle pubbliche amministrazioni, avviata dal Governo nel luglio 2012 con il decreto-legge numero 95, sono state rintracciate ed eliminate alcune similitudini tra gli enti e si è cercato di perfezionare l’efficacia di alcuni processi.
D. Come sono state incorporate?
R. L’assetto organizzativo della «nuova» Agenzia delle Entrate sarà definito in due fasi: nella prima, che si è già conclusa, sono stati riuniti i processi e le strutture che si occupano di attività «no core», ovvero Personale, Amministrazione e simili; inoltre sono già state unificate le attività di comunicazione e integrati i rispettivi siti internet e intranet. Nella seconda fase, invece, saranno coinvolte le strutture deputate all’accertamento, ai servizi, al contenzioso ecc. È evidente che un’operazione di questo tipo non può realizzarsi dalla mattina alla sera. Stiamo ancora cercando di omologare le situazioni che sono simili e di separare le altre. Quindi è un lavoro in atto, e nel corso del quale cercheremo anche di intervenire sulle sedi dell’Agenzia per accorparne alcune e realizzare maggiori risparmi. Insomma si lavora su vari aspetti, sui processi, sull’informatizzazione, sui soggetti che vi lavorano; è un progetto che stiamo realizzando attraverso gruppi di lavoro e i cui risultati potranno vedersi bene tra circa un anno.
D. Potrebbe verificarsi anche una riduzione del personale?
R. L’operazione di spending review prevede una sensibile riduzione delle dotazioni organiche, dirigenziali e non, ma senza che questo comporti esuberi di personale in servizio.
D. Dal punto di vista operativo quali sono gli effetti di questa unificazione?
R. Con l’unificazione il comparto della fiscalità immobiliare si può gestire meglio di quanto si facesse prima. Oggi possiamo compiere un esame più approfondito incrociando le varie banche dati e le diverse informazioni derivanti da dichiarazioni dei redditi, contratti di locazione, catasto e stime degli immobili.
D. Il bollettino di informazione che l’Agenzia delle Entrate emana quasi tutti i giorni riporta i comunicati anche degli uffici dell’ex Agenzia del Territorio?
R. Tutte le attività di comunicazione esterna sono ora passate ad un apposito settore che gestisce anche i nostri comunicati.
D. Entriamo nel dettaglio delle vostre attività. Prima i tecnici proponevano i valori immettendoli direttamente nel sistema; adesso chi lo fa?
R. La determinazione della rendita, che costituisce la base per calcolare i tributi di riferimento, viene proposta da un professionista incaricato dal cittadino, poi viene vagliata dai nostri uffici territoriali che la verificano immediatamente.
D. Solitamente la proposta dei contribuenti viene accettata oppure viene aumentata?
R. In alcuni casi potrebbe essere anche diminuita. Poi viene immessa nella banca dati e, qualora fosse oggetto di una rettifica, cioè di una determinazione della rendita catastale da parte dell’Agenzia diversa da quella proposta dal contribuente, viene notificato all’interessato un avviso di accertamento. Questa rendita sarà la base imponibile per i tributi di riferimento, e quindi per l’Imu e per la parte dell’Irpef che si calcolano appunto su tale rendita.
D. C’è sempre la possibilità di fare ricorso contro gli accertamenti?
R. In tutte le procedure, contro la determinazione della rendita catastale si può ricorrere alla Commissione tributaria provinciale, oppure, se si ritiene che ci sia un errore, c’è la possibilità di attivare l’istituto dell’autotutela.
D. Tra le operazioni di maggior effetto che avete portato a termine negli ultimi anni c’è quella famosissima degli immobili fantasma. È solo uno slogan o vi sono stati dei risultati in termini di gettito?
R. L’operazione «case fantasma» è stata una complessa attività di controllo sui fabbricati sconosciuti al Catasto svolta in tutto il territorio nazionale, che ha fatto emergere, su più di 2 milioni 200 mila particelle del Catasto Terreni, oltre 1 milione 200 mila unità immobiliari urbane non censite nella base dati catastale. Tutto ciò è stato possibile solo grazie alla tecnologia che ci ha permesso di incrociare le mappe catastali con le immagini aeree rese disponibili dall’Agea. Agenzia per le erogazioni in agricoltura, per «avvistare» così i fabbricati presenti sul territorio ma non nelle banche dati catastali, e grazie al lavoro dei nostri tecnici che hanno eseguito i sopralluoghi. Delle rendite esistenti una parte, pari a 537 milioni di euro, sono definite; un’altra parte, pari invece a 288 milioni di euro, sono presunte; queste ultime pertanto devono essere oggetto di una determinazione effettiva da parte degli uffici. A proposito di immobili non accatastati, abbiamo esaminato un fenomeno curioso: ad esempio in alcune zone del Sud era spesso ricorrente il caso di edifici abitati ma non risultanti al Catasto. Cosa era successo? L’immobile non era stato intonacato, quindi, non essendo stato eseguito il lavoro finale, non esisteva il cosiddetto certificato di «fine lavori», il che induceva i responsabili a non accatastarlo. In altri casi, invece, ci siamo imbattuti in veri e propri abusi edilizi, ossia reati, la cui verifica è di competenza dei Comuni.
D. In quest’ultimo periodo l’Agenzia delle Entrate ha eseguito a Roma una revisione degli estimi catastali perché molti immobili nel Centro storico erano ancora classificati «economico-popolari». Si è tenuto conto dell’inaccessibilità o della ridotta accessibilità di alcune zone a causa della limitazione della circolazione imposta dal Comune, e quindi del loro ridotto valore?
R. L’operazione svolta a Roma è diretta a rendere più eque le rendite catastali perché, come è emerso durante le nostre verifiche, il valore di alcune abitazioni era fermo a diversi decenni fa, senza tener conto della zona in cui erano ubicati né delle migliorie che avevano subito. L’operazione parte dall’indagine svolta dall’ex Agenzia del Territorio su input della delibera numero 5 dell’11 ottobre 2010 dell’Assemblea capitolina su più di 224 mila immobili ubicati in 17 zone «anomale», dove cioè il rapporto fra il valore medio di mercato e quello medio catastale è maggiore o minore almeno del 35 per cento rispetto all’analogo rapporto riferito all’insieme delle microzone comunali. Si tratta, in particolare, delle zone: Centro Storico, Aventino, Trastevere, Borgo, Prati, Flaminio 1, XX Settembre, Monti, San Saba, Testaccio, Gianicolo, Delle Vittorie-Trionfale, Flaminio 2, Parioli, Salario Trieste, Esquilino e delle Ville dell’Appia.
D. Comunque è innegabile che sono penalizzati, rispetto agli altri, gli immobili situati nelle zone a traffico limitato, cioè accessibili solo per i residenti in esse e per quei non residenti ai quali, poiché svolgono particolari attività, è consentito solo previo il pagamento di una consistente somma annuale, a prescindere dal numero di volte in cui poi in pratica compiono l’accesso. Non è così?
R. Entrando nel merito della questione, il problema è più sottile in quanto riguarda il cosiddetto valore di mercato. Se un immobile è in zona accessibile a tutti, potrebbe avere un certo maggior valore, ma è tutto da dimostrare. L’estimo catastale è legato al valore dell’immobile, non alla rendita catastale, perché questa ha una valenza fiscale e una funzione di inventariazione dell’immobile secondo il possesso di determinate caratteristiche, come entità della superficie, della presenza di ascensore ecc.
D. Se per esempio non ha l’ascensore, ha un valore inferiore?
R. Questo incide sulla rendita. Se è stato compiuto un accertamento seguito dalla riclassificazione della rendita di un appartamento, per il quale i sopralluoghi sono stati da noi compiuti all’esterno verificando le planimetrie senza mettere in evidenza la mancanza di ascensore, il particolare va segnalato ai nostri uffici.
D. Se un professionista vuole aprire lo studio nella propria abitazione, e questa è difficilmente raggiungibile, non gli viene a mancare anche la clientela?
R. Non possiamo fare questo tipo di valutazioni, di carattere soggettivo. Dobbiamo essere molto oggettivi nel compiere valutazioni, altrimenti sarebbe impossibile l’omogeneizzazione di certe aree.
D. Non è stata compiuta una stima del maggior gettito fiscale derivante dalla conseguente maggiore imposizione a carico dei proprietari?
R. No, anche perché stiamo attraversando una fase in cui è in atto un profondo cambiamento dei tributi connessi alla casa, per cui non è possibile farlo.
D. A che punto è l’iter della proposta di affidare ai Comuni la gestione del Catasto?
R. La presenza di un organo centrale nella gestione del Catasto assicura uniformità di indirizzo e di gestione. La collaborazione dei Comuni in questo processo è assolutamente essenziale.
D. Comunque sia, è preferibile che esso venga fatto centralmente, perché c’è più certezza?
R. Certamente, anche perché si possono creare difformità anche notevoli tra Comuni e Comuni. Pensiamo anche a tutti gli immobili che possono trovarsi sul confine di due Comuni: come determinarne la rendita? Questo è il tema importante del decentramento catastale, che si dibatte da molto tempo. Tra l’altro, abbiamo adeguati canali di informazione per i Comuni, un collegamento informatico che si chiama «Sister» nel quale inseriamo tutti i dati e anche tutte le rettifiche delle rendite.    

Tags: Gennaio 2014 Agenzia delle Entrate Victor Ciuffa

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