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VIDEOTERMINALI: LA SCIENZA E LA LEGGE PER LA TUTELA DELLA VISTA E DEL LAVORO

Il prof. Mario Stirpe, presidente dell’IRCCS Fondazione G. B. Bietti

Il primo Quaderno della Fondazione Giovanni Battista Bietti per lo Studio e la Ricerca in Oftalmologia Onlus, intitolato «Linee Guida per le aziende» ed edito con il patrocinio dell’Agenzia internazionale per la Prevenzione della Cecità, dell’Istituto Superiore di Sanità, delle Società Italiane della Retina, Oftalmologica e Oftalmologi Universitari, riguarda la prevenzione delle disabilità e degli infortuni alla vista determinati dall’uso dei moderni apparati informatici. Nella prefazione il presidente della Fondazione, prof. Mario Stirpe, ricorda che le attrezzature munite di videoterminali sono ormai un ausilio indispensabile alle attività di ricerca e tecnico-amministrative e che la direttiva europea n. 270 del 1990 detta prescrizioni per la sicurezza delle attività lavorative svolte su di essi. La più recente legislazione italiana ha riformato le norme in materia di salute e sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro, e sono state emanate Linee Guida per prevenire disturbi muscoloscheletrici, affaticamento visivo e fatica mentale causati dall’uso prolungato del videoterminale. In questa situazione con la pubblicazione delle Linee Guida la Camera di Commercio di Roma, riferisce il prof. Stirpe, ha inteso fornire un contributo informativo sul corretto uso dei videoterminali in modo che, adottando semplici precauzioni e azioni correttive nella postazione di lavoro, si possano evitare fastidiosi disturbi visivi. Secondo il documento, la diffusione dell’informatica ha migliorato l’efficienza dei processi lavorativi e ridotto il lavoro, ma l’uso prolungato del videoterminale può provocare disturbi in particolare a carico della vista. Il rischio, si precisa, non è correlato alla strumentazione tecnica in sé, ma al modo con cui il lavoratore ne fa uso. Per cui le Linee Guida contengono raccomandazioni per le aziende a beneficio degli operatori dei videoterminali, e quindi anche delle imprese aderenti alla Camera di Commercio di Roma; oltre a una breve descrizione dei disturbi, esse forniscono norme per organizzare correttamente la postazione di lavoro e gli strumenti in dotazione. In questa intervista il prof. Stirpe illustra gli aspetti sanitari e in particolare oftalmologici delle Linee Guida. Domanda. Quali sono i disturbi più frequenti causati dall’uso dei videoterminali? Risposta. Disturbi alla vista e agli occhi, problemi legati alla postura, affaticamento fisico e mentale. Ma le ricerche non hanno confermato rischi da radiazioni ionizzanti e non ionizzanti, né aumento di malattie del sangue, dell’apparato visivo e di quello riproduttivo. I principali problemi possono riguardare esclusivamente la fatica visiva connessa alle caratteristiche dello schermo, all’illuminazione, al microclima dell’ambiente; i disturbi muscolo-scheletrici dovuti a posture non corrette, ad arredi e tempi di lavoro; lo stress influenzato dalla mansione svolta, dal software e dal rumore. Disturbi non conseguenti all’uso dei videoterminali, ma all’inadeguata progettazione di luoghi e modi di lavoro, da prevenire con comportamenti corretti. D. Quali sono i disturbi agli occhi? R. Bruciore, lacrimazione, secchezza, fastidio alla luce, pesantezza, visione annebbiata, visione sdoppiata, stanchezza alla lettura. Le cause sono varie: errata ubicazione del videoterminale rispetto a finestre e ad altre fonti di luce, abbagliamenti, riflessi o eccessivi contrasti di chiaro-scuro; errata regolazione del contrasto e della luminosità dello schermo, postazione di lavoro non corretta, posizione statica protratta nel tempo. Gli addetti ai videoterminali lamentano l’insorgenza di bruciore oculare, sensazione di fastidio, pesantezza o dolore ai bulbi oculari, cefalea frontale. Talvolta anche la visione risulta disturbata con annebbiamenti transitori della vista durante la lettura, visione sfocata o doppia, comparsa di post-immagini colorate, abbagliamento e fotofobia. Possono inoltre comparire lacrimazione, prurito, arrossamento congiuntivale, frequente ammiccamento. D. Da che cosa sono provocati questi disturbi? R. Dalla sollecitazione prolungata dei muscoli oculari deputati alla messa a fuoco dell’immagine, ma sono transitori e reversibili con il riposo. Perciò è opportuno organizzare le attività lavorative al videoterminale assicurando pause di almeno 15 minuti ogni 2 ore di lavoro. Non sono considerate pause le attese relative ai tempi di elaborazione dei dati. Comunque i disturbi della visione collegati al videoterminale non sono dimostrabili clinicamente, né sono facilmente rilevabili con i comuni test oftalmologici. D. Come evitare tutto ciò? R. Nella progettazione del posto di lavoro è opportuno disporre di attrezzature moderne e dotate di specifici requisiti tecnici. Quindi software adeguati alla mansione da svolgere e di facile uso; indicazioni comprensibili sul corretto svolgimento dell’attività; schermo facilmente orientabile e inclinabile, distanza visiva minima di 50-70 centimetri da schermi abitualmente in uso, di 50-60 da schermi da 15 pollici, di 60-70 da 16 pollici, di 70-80 da 17 pollici. Per i più grandi, distanze maggiori. Quando l’operatore lavora al videoterminale, il suo sguardo deve seguire una linea leggermente inclinata verso il basso, da 35 e 60 gradi rispetto all’orizzontale. In orizzontale, gli occhi devono fissare il bordo superiore dello schermo. D. E il contenuto di quest’ultimo? R. Luminosità e contrasto devono essere regolabili, i caratteri definiti, sufficientementi grandi e facilmente leggibili, con bordi nitidi. Sono da preferire gli schermi piatti, con i quali è stato superato il problema dell’esposizione a radiazioni di bassa energia, in quanto generano campi elettromagnetici di bassa intensità e campi elettrostatici esigui, perché hanno una superficie trattata. La tastiera deve essere indipendente, movibile, sottile, inclinabile, stabile, con tasti infossati e sensibili al tatto e caratteri leggibili. Il colore, opaco, chiaro, non bianco. D. Quali le condizioni dell’ambiente in generale? R. Temperatura dell’aria, umidità, ventilazione, calore radiante, dispendio energetico, resistenza termica del vestiario, devono essere normali come in ogni ufficio; i principali rischi di un impianto di condizionamento derivano da inquinamento dell’aria per insufficiente manutenzione e inquinamento biologico dovuto alla proliferazione di microrganismi patogeni. Qualora siano installati più apparecchi, è necessario eliminare il calore prodotto dai videoterminali mediante appropriata ventilazione e aerare i locali. La postazione di lavoro non va posta in vicinanza di fonti di calore radiante e vanno evitate fastidiose correnti d’aria; i corpi illuminanti devono essere a bassa emissione di calore e i luoghi di lavoro devono disporre di sufficiente luce naturale e di adeguata illuminazione artificiale. Gli impianti di illuminazione non devono costituire rischi di infortunio. Vanno assicurate la sensazione di benessere percepita dai lavoratori, l’agevole lettura dei documenti, la presenza di lampade da tavolo per le persone meno giovani. Le superfici dei locali devono presentare una limitata capacità riflettente ed essere di colore tenue ed opaco. Non devono esserci finestre davanti e dietro il monitor; negli uffici con due pareti ad angolo finestrate, una deve essere schermata; le finestre devono essere munite di dispositivi di oscuramento regolabile. Devono essere evitate soprattutto le condizioni di abbagliamento. La trascrizione di informazioni da testi scritti può richiedere l’adozione supplementare di una fonte di luce sulla scrivania. Occorre disporre i leggii a una distanza dall’operatore uguale a quella dello schermo per evitare agli occhi un continuo accomodamento. Anche nel caso di lavoratori che non usano i videoterminali in modo sistematico e abituale per venti ore settimanali, e quindi non sono soggetti alle attenzioni contemplate dalla legge, sono da seguire numerosi accorgimenti. D. Tutto questo vale anche per i computer portatili? R. In generale l’uso dei portatili o notebook implica maggiori difficoltà nel mantenere una posizione ergonomica, pertanto non dovrebbero essere usati nel luogo di lavoro se non per brevi periodi. Inoltre la maggior parte di quelli moderni possiedono uno schermo con una superficie molto riflettente per garantire una resa ottimale dei colori, pertanto il loro uso presenta maggiori rischi di affaticamento della vista. Per ridurre i quali è necessario, prima di lavorare, verificare che la posizione rispetto alle fonti di luce naturale e artificiale sia tale da non creare riflessi sullo schermo o abbagliamento per l’utilizzatore. Anche le attività connesse all’uso del portatile rientrano in quelle tutelate relative ai videoterminali, pertanto si consiglia di regolarne inclinazione, luminosità e contrasto in modo ottimale; se si prevede di dover effettuare un lavoro prolungato e se i caratteri sono troppo piccoli, è bene usare una tastiera esterna, un mouse e uno schermo separati. Inoltre bisogna cambiare spesso posizione, fare pause molto frequenti, evitare di piegare la schiena in avanti, per non affaticare la vista è opportuno evitare prolungate letture e scritture su tutte le apparecchiature informatiche con schermi di dimensioni ridotte, su smartphone, palmari ecc., e distogliere spesso lo sguardo dallo schermo per fissare oggetti lontani. D. Quali reazioni provocano i videoterminali nell’occhio? R. L’occhio è l’organo sensorio più importante dell’uomo. L’impulso luminoso proveniente dal videoschermo attraversa i mezzi diottrici trasparenti e raggiunge la retina, le cui cellule sensibili alla luce convertono l’energia luminosa in segnali nervosi che arrivano ai centri cerebrali, ove vengono analizzati. Le caratteristiche fondamentali della vista sono l’acuità visiva, l’accomodamento e l’adattamento. L’acuità visiva è la capacità di distinguere nettamente oggetti piccolissimi ravvicinati tra loro; essa diminuisce in funzione dell’età; con l’aumentare dell’intensità luminosa e del contrasto aumenta anche l’acuità visiva. L’accomodazione è la capacità dell’occhio di mettere perfettamente a fuoco un oggetto in base alla distanza. L’ampiezza di accomodazione indica la distanza massima e minima entro la quale è possibile vedere con nitidezza. Sia l’ampiezza che la rapidità di accomodazione diminuiscono con l’età. L’accomodazione diventa più difficile e faticosa per gli occhi quando l’intensità luminosa è insufficiente o in presenza di oggetti lucenti o di immagini riflesse nel campo visivo. D. Che significa per l’occhio? R. L’adattamento è la capacità dell’occhio di adattarsi a luminosità diverse per mezzo di una variazione dell’apertura del foro pupillare. Il tempo di adattamento aumenta con la differenza di luminosità tra i due oggetti da osservare ed è massimo quando si passa da una zona illuminata al buio o viceversa. Pertanto è necessario evitare la presenza, nel campo visivo dell’operatore, di zone a luminosità molto diverse, di superfici riflettenti lucide, di fonti luminose o dei loro riflessi. Al fine di creare condizioni di visione ottimali, il contrasto e la luminosità dello schermo devono essere regolati mediante gli appositi comandi. D. Quando e a quali controlli devono sottoporsi gli operatori dei videoterminali? R. Gli operatori sono sottoposti a sorveglianza sanitaria attraverso visite di controllo effettuate con modalità previste; la periodicità delle visite è biennale per i lavoratori classificati idonei con prescrizioni e per i lavoratori che abbiano compiuto il 50esimo anno di età, è invece quinquennale negli altri casi. Inoltre sono sottoposti a controllo oftalmologico a loro richiesta ogniqualvolta sospettino un’alterazione della funzione visiva confermata dal medico competente, o quando l’esito della visita ne evidenzi la necessità. n

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