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Matteo Corradi: mondo tv, non abbiamo crisi perché da anni usiamo i razzi fotonici

Matteo Corradi, amministratore  delegato del Gruppo Mondo Tv

Un colosso con oltre 30 milioni di euro di patrimonio, formato da sette società, con un valore della produzione pari a 18,3 milioni nel 2014 e un utile di 1,7 milioni, quotato in Borsa anche con la controllata Suisse. Questa è oggi Mondo Tv, la fabbrica di sogni nata in Italia e «madre» dei cartoni animati più amati. Cinquant’anni fa l’inizio dell’avventura dall’intuito di Orlando Corradi, oggi presidente del gruppo, che aveva compreso il valore innovativo, sul mercato dell’intrattenimento, dei nuovi cartoni giapponesi.
Così cominciò a importare per il cinema i primi successi, come «Alì Babà e i 40 ladroni» e «Senza famiglia». Poi fondò una società cinematografica, insieme con Kenichi Tominaga, fino ad allora rappresentante per l’Europa dei produttori giapponesi di cartoni. Film di guerra, di animazione e di mostri come i Godzilla, arrivarono per la prima volta sul grande schermo italiano, che negli anni 70 soffriva la crisi degli anni bui del terrorismo. Il successo fu immediato e clamoroso.
Una fabbrica di sogni che ha segnato l’infanzia di due generazioni attraverso battaglie stellari, super-eroi e poteri leggendari. Dalle alabarde spaziali di Goldrake alle avventure di Mazinga, alla verve vincente di Capitan Futuro, alle commoventi vicende del trovatello Remì, fino alle produzioni più recenti come i Gormiti o i Cuccioli cerca amici: tutto è cominciato a Roma da un’azienda italiana, oggi affidata al figlio del fondatore, Matteo Corradi, amministratore delegato del Gruppo. E proprio con lui tiriamo le somme, in una sorta di ideale bilancio, del cammino compiuto e apriamo il libro dei progetti in cantiere e delle prospettive.
Domanda. Qual è stato il primo tassello del Gruppo?
Risposta. Quest’anno festeggiamo il nostro cinquantenario. Mondo tv nasce come società di distribuzione di cartoni animati giapponesi in Italia e Spagna. Mio padre, Orlando Corradi, cominciò con questa attività occupandosi di prodotti come Goldrake, Mazinga, Candy Candy, Gig Robot, prodotti insomma con i quali sono cresciuti un po’ tutti i quarantenni di oggi. Nel tempo, nella nostra grande famiglia c’è stato spazio anche per altri mostri sacri della fantasia, dal Libro della Giungla a La bella addormentata, da Biancaneve a Cenerentola, da Zorro al Corsaro Nero fino ai Gormiti di oggi, passando per Lupo Alberto. Il salto di qualità avviene nel 1986, quando il Gruppo Mondo tv diventa anche produttore di cartoni animati.
 D. Qual’è la differenza, in questo caso, tra essere solo distributori o anche produttori?
R. Il distributore ha diritti limitati nel tempo, compra dunque i prodotti per un numero limitato di anni; il limite è anche merceologico perché si può avere il diritto solo sul video e non ad esempio sulla produzione di magliette. Senza considerare il limite territoriale, con la possibilità di vendere solo in determinati Paesi. Diventando produttori cade ogni limitazione, anzitutto geografica: vendiamo la nostra «library» in tutto il mondo e senza limiti di diritti. Così oggi vediamo prodotti realizzati trent’anni fa che sono completamente ammortizzati nel bilancio. Ogni volta che vendiamo Il libro della Giungla, prodotto nel 1985, quell’incasso diventa margine nel bilancio. E non abbiamo neppure un limite - questo aspetto è poi il più importante - di diritti: oggi stiamo confezionando le App delle nostre prime serie, nate quando Internet non era neppure nell’immaginazione dell’uomo. Questo è il segno del grande salto di Mondo tv.
D. L’altro salto coincide con la quotazione in Borsa?
R. Nel giugno del 2000 - eravamo in piena new economy, il periodo del boom di Tiscali - Mondo tv debutta in Borsa. E da società familiare diventa una società per azioni con tantissimi soci, e una realtà multinazionale. Con quei denari siamo riusciti in questi quindici anni a costruire una «library» di cartoni animati che è oggi la più grande d’Europa. E, attualmente, nell’azionariato abbiamo americani, cinesi, francesi, tedeschi, un fondo di Taiwan. Pur essendo «piccoli», insomma, abbiamo tutto il mondo dentro la nostra azienda.
D. Con quali risultati economici e quali margini?
R. Il nostro guadagno è paragonabile a quello dei grandi operatori del «real estate» che costruiscono palazzi per poi affittarli. Il Libro della Giungla continuo appunto ad affittarlo, nonostante l’abbia realizzato trent’anni fa. E non solo l’ho pagato trent’anni fa, ma oggi quella voce nel bilancio non c’è più. Lo step successivo: Mondo Tv dopo la quotazione cresce ancora, quota altre due società, la Mondo Tv France due anni fa che ha raddoppiato il valore dallo sbarco in Borsa, e la Mondo Tv Suisse che nelle ultime settimane ha avuto un miglioramento del 70 per cento rispetto al momento precedente l’arrivo in Borsa. Questi ultimi traguardi configurano una storia di successo. Oggi il Gruppo Mondo Tv realizza il 25-30 per cento dei ricavi in Italia e il 70 per cento circa all’estero. Questo ci ha permesso anche di essere completamente immuni dalla grande crisi economica che ha colpito l’Italia e l’Europa, visto che siamo andati ad assumere consistenti commesse in Paesi come Nord America, America Latina, Russia, Turchia, Abu Dhabi e Cina, aree quindi non solo lontane dalla crisi, ma anche per molti versi emergenti e protagoniste di una crescita a tassi molto elevati, se non consideriamo gli Stati Uniti, che sono un’economia occidentale avanzatissima.
D. Il quartier generale, però, resta quello di Roma, dove nasce una buona fetta di produzione.
R. Quella di Roma, che è la casa madre dell’azienda, è la sede principale. Abbiamo poi una sede a Milano. L’Italia resta nel nostro cuore ma è purtroppo il peggior Paese del mondo avanzato dove poter fare impresa. La tassazione è a livelli elevatissimi e quando sentiamo nei salotti televisivi imprenditori che si lamentano di dover pagare il 68 per cento di tasse, purtroppo non è finzione, non è spettacolo, non è lamentela fine a se stessa. È la realtà dei fatti. E non si tratta solo dell’impatto fiscale, paragonabile sicuramente a quello francese, ma del rapporto con la burocrazia. Il problema dei rapporti istituzionali impresa-Stato è il punto davvero dolente per l’imprenditore italiano. Tirando le somme, noi amiamo profondamente l’Italia ed è in Italia che resterà sempre il quartier generale di Mondo Tv, ma è stato necessario, anzi vitale, dar vita a tante controllate in Paesi più avanzati da questo punto di vista, e comunque, sia pure con dispiacere, sviluppiamo gran parte del nostro volume di affari fuori dall’Italia.
D. Tornando alle produzioni, ai cartoni, ce n’è uno per voi storico, che segna un record per numeri legati agli utili?
R. I tre cartoni più importanti per la nostra azienda sono stati anzitutto «Il Libro della Giungla», prodotto nel 1985, col quale abbiamo decuplicato l’investimento. Poi, in tempi recenti, anche i «Gormiti» e i «Cuccioli cerca amici» hanno registrato risultati molto notevoli. Ma il punto è che noi abbiamo ribaltato il modello di attività rispetto alle altre aziende del settore: per loro lo schema è sempre stato, in sintesi, quello di avere un’idea, fare il cartone animato e poi vendere i giocattoli. Abbiamo compiuto, su questo punto, una riflessione proprio in relazione alla crisi economica, che ha colpito particolarmente il nostro settore: l’80 per cento dei concorrenti europei è fallito o è andato in concordato preventivo. Durante la crisi le televisioni tagliano, per mancanza di pubblicità, prima di tutto la fascia per bambini. Siamo partiti quindi da questa consapevolezza e ci siamo interrogati sulla possibilità di mutare profondamente il «modello di attività». Andando dai proprietari dei marchi, dalle «publishing companies», cioè dalle società che hanno un fumetto famoso e vogliono farne un cartone animato, dalle «toys companies» che hanno lanciato un giocattolo che va fortissimo, ad esempio i Gormiti. Sono nati così accordi per fare insieme la produzione del cartone legato a quel giocattolo, a quel marchio, a quel fumetto, dividendo poi l’incasso al 50 per cento. 
D. Quali gli effetti di questa innovazione nel «modello di attività»?
R. Esso ha portato Mondo Tv ad avere oggi ventidue produzioni in corso come Gruppo, che consentiranno alla nostra azienda di produrre nei prossimi due anni 500 nuove mezz’ore di cartoni animati, record in Europa, con quindici diversi partner diffusi in cinque continenti, su 22 prodotti tutti famosi. Alcuni, come ad esempio i Gormiti, famosi in 70 Paesi, altri come le grandi commesse da 14 milioni di dollari con il Governo di Abu Dhabi, su cui si fonda la quotazione di Mondo Tv Suisse, sono prodotti conosciuti in quelle determinate aree geografiche, ma noti al punto da essere personaggi per bambini più famosi di Topolino. Questo nuovo modello, che è costato a me e a tutti i manager il sacrificio di trascorrere fuori dall’Italia 250 giorni l’anno per quattro anni, ci ha immunizzato dalla crisi. Oggi, se anche un prodotto non dovesse andare bene, pareggeremmo, e anche in tal caso i dati di Mondo Tv, che abbiamo già comunicato al mercato e che ci hanno permesso una crescita del mille per cento in due anni, porterebbero comunque l’azienda a diventare una miniera d’oro. Aver stravolto quello schema è il segreto di tutto questo. Giochiamo su 22 tavoli e ci basta che 10 di queste produzioni vadano bene, non ottimamente, ma con un risultato medio, per andare oltre di gran lunga il nostro Piano finanziario. 
D. Diamo uno sguardo ai risultati  aggiornati e agli obiettivi a breve e medio termine?
R. Abbiamo avuto un ottimo 2014 per tutta l’attività. Siamo riusciti ad arrivare a circa 18 milioni di fatturato come Gruppo, con 8 di Ebidta, quindi quasi il 50 per cento del fatturato, e circa 2 milioni di Ebit. Abbiamo oltre 30 milioni di patrimonio e un debito che si aggira attorno ai 3 milioni, quindi sostanzialmente inesistente. Per il 2017 puntiamo a fare 32 milioni di fatturato, quindi quasi il raddoppio nell’arco di un triennio, ossia a portare l’Ebidta a più del doppio, circa 19 milioni, con un Ebit a cinque volte, cioè a 11 milioni. Insomma, puntiamo a un’azienda completamente diversa da quella di oggi, che è già una bellissima azienda.
D. Dove volete arrivare?
R. Vogliamo fare un altro salto, e la chiave è il cambio di strategia che ho illustrato prima. In queste stime non è prezzato l’evento, cioè l’eventuale boom di un cartone, che permette utili esponenziali, come è accaduto ai produttori di Peppa Pig o delle Winx. Su 22 serie guadagniamo 3 milioni e mezzo di fatturato a serie, e se molte supereranno questa cifra, la stima tiene conto di questo andamento medio. Quindi si capisce che i numeri potranno essere anche più alti rispetto a queste già significative previsioni. Se però, oltre a ciò, esplodesse un personaggio con un successo strepitoso, sarà tutto al margine di previsioni già molto positive.
D. Anche sul piano della internazionalizzazione puntate a un nuovo salto di qualità?
R. Noi siamo ben posizionati nel mondo arabo, tra Emirati e Qatar, quindi in Turchia, Russia, America Latina, Cina. Puntiamo a crescere ulteriormente nelle aree in cui siamo presenti e abbiamo cominciato un lavoro molto intenso in Africa, sulle orme dei cinesi che da tempo hanno capito il senso di quell’opportunità. Si tratta di un’area potenzialmente esplosiva per questa attività  e nella quale intendiamo investire con grandi aspettative che, ne sono certo, non resteranno deluse. Abbiamo dunque una strategia precisa anche sul piano geografico, sorretta da una solidità aziendale che ci dà la forza per investire. Credo che abbiamo ben interpretato anche le esigenze aziendali in tempo di crisi perseguendo le partnership idonee che ci hanno permesso di rafforzarci. 
D. Quante persone lavorano per Mondo Tv?
R. In questo momento, indotto compreso, 120 in Italia e altrettante all’estero. Negli ultimi anni anche per quanto riguarda il personale, abbiamo aumentato molto i numeri: tre anni fa erano 50.    

Tags: Maggio 2015

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