emanuele spampinato: assintel in sicilia sempre più presente lungo le vie dell’informatica
La comunità ICT siciliana si è data appuntamento lo scorso 19 febbraio a Catania per fare il punto sulla situazione del settore e presentare la nascita del Comitato regionale di Assintel, l’Associazione nazionale imprese ICT e digitali. Ciò è avvenuto nel corso del convegno «La mutazione digitale dell’ICT», organizzato da Assintel e Confcommercio Sicilia al quale hanno preso parte Giorgio Rapari, presidente di Assintel e della Commissione Innovazione e Servizi di Confcommercio; Emanuele Spampinato, presidente del consorzio Etna Hitech e promotore del comitato regionale di Assintel; Pietro Agen, presidente di Confcommercio Sicilia e vicepresidente nazionale della Confcommercio; Andrea Ardizzone, segretario generale di Assintel. Spunto dell’incontro è l’analisi del passaggio dalla «vecchia» information technology alla «nuova», più conosciuta perché composta da cloud, web, mobile, digitale, customer experience, trasferendo i migliori elementi della prima.
Domanda. Cosa ha trattato il workshop nel corso del quale è stata presentata Assintel Sicilia?
Risposta. Il convegno ha preso in considerazione i temi relativi alla mutazione digitale e si inserisce nel tour nazionale di Assintel in occasione del quale vengono presentati i risultati di due lavori sviluppati di recente: l’ultima edizione dell’Assintel report e dell’Osservatorio delle competenze digitali. Il primo traccia un bilancio del mercato dell’ICT nel 2014 e propone spunti sui trend del mercato per l’anno in corso e una prospettiva per gli anni futuri; il secondo è uno studio sulla situazione delle professionalità ICT esistenti sul territorio nazionale guardando all’evoluzione del mercato. Siamo prossimi a dover affrontare un programma di trasformazione digitale del Paese sia nei settori pubblico e privato sia per quanto riguarda l’esercizio del proprio diritto di cittadinanza digitale in ogni età. In proposito, per la popolazione più giovane si configura il tema non tanto di quale uso si faccia della tecnologia, che per questa fascia d’età è assodato, quanto della qualità di esso; mentre si attesta un gap legato al poco impiego degli strumenti per la popolazione più anziana, con il paradosso che essa richiede un miglioramento nell’accesso a determinati servizi mancando però la consapevolezza che usando gli strumenti e le applicazioni adeguate possano più efficacemente accedere a quei servizi. Gli studi dell’Assintel sono quindi fondamentali e vanno condivisi per mettere a fuoco la situazione e le prospettive del Paese e agire puntualmente nel territorio.
D. Con la nascita di Assintel Sicilia cosa sta cambiando nel settore dell’ICT siciliano?
R. Assintel Sicilia parte da un gruppo di piccole e medie imprese che storicamente operano sul nostro territorio. Regionalmente parlando, anni fa ci fu l’iniziativa dell’Etna Valley, ma purtroppo la Regione sul tema dell’innovazione e della trasformazione digitale ha perso l’occasione di spendere bene i fondi strutturali. Le imprese che facevano parte di quell’esperienza, sopravvissute alla crisi e al blocco totale degli investimenti e oggi con tanti anticorpi, ripropongono nel territorio un’azione di aggregazione che vuole essere di forte stimolo e che chiama le istituzioni pubbliche ad una presa di responsabilità.
D. Qual è il ruolo della Sicilia e del Comitato regionale Assintel?
R. La nuova programmazione fino al 2020 mette a disposizione ingenti risorse. Come sfruttarle in maniera efficiente per attuare una vera mutazione digitale della società del nostro territorio? L’Assintel Sicilia si propone di declinare territorialmente un tema nazionale. In consultazione pubblica fino a dicembre e ora in via di rilascio è stato il documento «La strategia per la crescita digitale del Paese», coordinato dall’Agenzia per l’Italia Digitale, che definisce come muoversi per adottare le tecnologie digitali che possano far diventare competitivo questo Paese e riportarlo a standard che in Europa sono attualmente lontani. In questa strategia c’è anche un’attenta ricognizione delle risorse legate all’Agenda digitale italiana, circa quattro miliardi e mezzo di euro per il periodo 2015-2020: risorse che fanno riferimento a fondi strutturali e fondi per la coesione, distribuite in ambito di amministrazione centrale ma anche regionale, soprattutto per quelle Regioni obiettivo della convergenza, ossia Sicilia, Campania, Calabria e Puglia. Tali risorse sono fondamentali per mettere in piedi l’Agenda digitale: la Sicilia deve fare la propria parte partecipando al tavolo nazionale e coinvolgendo istituzioni pubbliche e istituzioni di rappresentanza del territorio. Assintel Sicilia, pertanto, rappresenta il mondo produttivo dell’ICT locale, in particolare le piccole e medie imprese le quali richiedono che le istituzioni pubbliche si assumano la responsabilità per via dell’impatto che avrebbe l’Agenda digitale sul territorio, con risorse ora a disposizione che devono però essere spese coerentemente con la strategia di cui il Paese si sta dotando ed efficientemente perché non possiamo permetterci il lusso di non usufruirne, com’è successo nello scorso ciclo di programmazione. Avere destinate risorse rilevanti per la Regione Sicilia, per quanto riguarda la nuova programmazione rispetto le altre Regioni, rende possibile la realizzazione di nuove soluzioni in seguito a nuovi investimenti in ICT, e soprattutto di nuove piattaforme software. Questi investimenti potrebbero andare a beneficio dell’intero territorio nazionale mediante l’uso delle procedure di riuso che per legge in Italia sono obbligatorie per fornire quelle soluzioni nel resto d’Italia. Le regioni del Sud diventano quindi centrali nello sviluppo dell’Agenda digitale. Si tratta pertanto di una tematica di politica nazionale degli investimenti nella digitalizzazione, che passa dal fatto che le risorse più importanti sono allocate nelle Regioni del Sud.
D. Etna Hitech ha avuto parte attiva nella promozione?
R. EHT è promotore in quanto riunisce aziende che hanno deciso di aderire ad Assintel Sicilia. Quest’opera di promozione va avanti da quasi un anno, inoltre aziende di tutte le province siciliane hanno portato contributi in linea con uno dei concetti alla base della costituzione dell’associazione, raccolto in pieno dal presidente nazionale di Assintel Giorgio Rapari, che ha immediatamente approvato un’iniziativa non solamente provinciale.
D. L’ICT, in particolare quella siciliana, ha vissuto un po’ di crisi?
R. In generale il tema degli investimenti nel digitale vede la presenza di soggetti come grandi imprese che hanno gestito il mercato disponibile in un modo tradizionale, che ha però dimostrato di non essere sostenibile nel tempo. Ciò ha comportato difficoltà in quel tessuto legato alla piccola e media impresa innovativa che di fatto non ha avuto grande accesso al mercato diretto, ma ha costituito uno strato di subappaltatori delle grandi imprese; quando per esse a causa della poca o nulla sostenibilità è finito il mercato, anche le piccole imprese sono andate in crisi. Ora però si parla di «digitalizzazione», differentemente da «informatizzazione», termine finora usato che mette al centro chi produce l’informatica; la digitalizzazione mette al centro, invece, l’utente.
D. Come si prospetta il futuro?
R. La nuova programmazione è un punto di rottura e la speranza è uscire da una crisi del mercato dell’information technology che, soprattutto in Italia, ha visto negli ultimi anni una diminuzione cronica della spesa sia privata che pubblica, che fino al 2013 è consistita nell’acquisto di dispositivi cellulari e di smartphone per i quali abbiamo numeri da primato mondiale. Se però guardiamo l’acquisto di applicazioni, soluzioni e servizi, si constata che la spesa è assolutamente negativa. Segnali di ripresa si sono notati alla fine del 2014 e la nuova programmazione è l’occasione che consente di cambiare il modo in cui si acquista e si vende l’informatica, dando più spazio alla proposta della piccola e media impresa innovativa che, rispetto alla grande impresa, ha in più la capacità di realizzare l’abito su misura richiesto dall’utilizzatore finale. Quindi nella nuova era della digitalizzazione la capacità sartoriale tipica della piccola e media impresa, caratteristica del made in Italy, probabilmente sarà il fattore di successo che ci fa sperare di avere nei prossimi anni un mercato in grande ripresa.
D. Per l’Osservatorio il mercato è solido, in crescita, con giovani?
R. Da un punto di vista qualitativo, se guardiamo anche la realtà siciliana, sicuramente la digitalizzazione è in grado di creare nuova occupazione. Se guardiamo i numeri legati alla creazione di start-up innovative piuttosto che la crescita degli addetti sia nelle grandi che nelle piccole e medie imprese, sono cifre positive anche se al momento inferiori rispetto al potenziale da sviluppare con una strategia chiara di investimenti dove le risorse sono già disponibili, ferma la sostenibilità. Che il settore sia un generatore di nuova occupazione è ormai assodato, ma quando parliamo di creazione di nuova occupazione non dobbiamo pensare solo al lavoro dipendente tradizionale. Bisogna guardare alla galassia delle start-up, degli spin-off universitari. EHT è una factory, con spazi di coworking per questi soggetti giovani e si sta creando un luogo di sperimentazione eterogeneo con un’età media al di sotto dei 40 anni. Il desiderio sarebbe divenire una buona pratica a livello nazionale nell’ottica della cooperazione e non della concorrenza tra aziende.
D. Di cosa si sta occupando EHT in questo momento storico e regionale?
R. Portiamo avanti progetti di aggregazione della piccola e media impresa. In questo momento il consorzio conta 18 azionisti e, aggregandoci, abbiamo i numeri delle grandi imprese, per quanto riguarda sia il fatturato sia il numero di addetti. All’inizio del 2014 il consorzio con 18 imprese aggregate contava circa 500 addetti con un fatturato di poco superiore ai 50 milioni di euro. Entro il corrente marzo il Consorzio, che è già società per azioni, si trasformerà in stabile con l’ingresso di ulteriori azionisti non unicamente siciliani, ma interessati ad aprire una sede operativa in Sicilia, i quali a loro volta aprono al Consorzio la dimensione nazionale. Ciò aumenta quei numeri in termini di fatturato e addetti, aggregando le piccole e medie imprese con un azionariato diffuso nel quale un consorziato non può avere più del 10 per cento delle azioni, quindi un modello innovativo per il Paese, che invece ha fondato tutto su un sistema di società padronale. Nel Consorzio si sviluppano progetti rilevanti, ad esempio il coordinamento di due progetti di «Smart Cities and Communities» finanziati dal MIUR con i fondi del PON Ricerca e Competitività, o iniziative che hanno consentito di partecipare a gare di appalti pubblici laddove singolarmente non sarebbe stato possibile.
D. Quali le priorità, come Consorzio e come Assintel, che potrete portare avanti insieme?
R. Tramite Assintel, sarà possibile chiedere alle istituzioni politiche regionali e al Governo un immediato tavolo per declinare a livello regionale il documento nazionale sulla crescita e la strategia digitale del Paese. Immediato perché non abbiamo tempo, abbiamo purtroppo notizie negative da Bruxelles per quanto riguarda il ritardo dell’approvazione del piano operativo regionale per il 2015-2020 oltreché per le approvazioni dei piani nazionali che influiscono comunque sulla nostra regione, quali il PON Città metropolitane, il PON Ricerca e Innovazione e il PON Imprese e Competitività. Bisogna condividere l’idea di mutazione digitale della nostra regione in un quadro generale, perché vanno riconosciute al Governo una normalizzazione e una proposta coraggiosa per quanto riguarda la digitalizzazione del Paese con i provvedimenti che si stanno succedendo da quando si è insediata la nuova governance dell’Agid. Ci sono oggi degli strumenti di riferimento, uno su tutti il decreto attuativo del Codice dell’amministrazione digitale che si pone l’obiettivo della dematerializzazione entro luglio 2016. Ci saranno tante resistenze perché la trasformazione digitale significa abbattere barriere, eliminare privilegi e modi tradizionali di gestire la Pubblica Amministrazione non più sostenibili per questo Paese; inoltre se c’è stata una PA che si è potuta permettere di mantenere un modo analogico di lavorare è stato anche perché c’erano soggetti privati cui ciò stava bene. L’elemento di rottura che la strategia per la crescita digitale introduce è il concetto di «digitale per legge»: una presa d’atto che le passate strategie d’informatizzazione come strumento solo aggiuntivo per facilitare l’erogazione dei servizi sono fallite perché il processo analogico sempre aveva il sopravvento. Sarà catastrofico? Non funzionerà per qualche mese, ci sarà chi andrà in crisi, sarà un momento epocale di conflitto; un conflitto generazionale, non legato all’età ma culturale, è anche quello di cui ha bisogno questo Paese. In ultimo, e da non sottovalutare, un emendamento approvato di riforma della Costituzione del senatore Stefano Quintarelli per quanto riguarda le integrazioni dei sistemi amministrativi: poiché vale l’autonomia amministrativa, le Pubbliche Amministrazioni locali e regionali sono tenute a fornire le informazioni all’Amministrazione Centrale.
D. Cosa prevede in particolare questo emendamento?
R. Introduce costituzionalmente l’obbligo di rendere questi sistemi amministrativi interoperabili e integrabili tra di loro e con l’Amministrazione Centrale. Oggi non si può obbligare la Regione Sicilia a rendere interoperabile il proprio sistema con quello centrale, ma solo a mettere a disposizione determinati dati, e la Regione Sicilia lo fa in autonomia secondo le caratteristiche che stabilisce e che sono sancite dalla costituzione dello stato attuale. Con l’emendamento l’autonomia non sarà più possibile, in quanto è previsto l’obbligo di farlo. Questi sono aspetti che al cittadino comune sfuggono ma sono di una portata rivoluzionaria per il cambiamento del Paese. Per questo dico che siamo in un momento di svolta davvero epocale, ma bisogna riconoscere a questo Governo un coraggio su questo tema che per trent’anni non si è avuto; ieri è passato, ma oggi voglio guardare al futuro.
Tags: Marzo 2015 ict digitalizzazione informatica agenda digitale amministrazione digitale pubblica amministrazione P.A. digital transformation Sicilia Catania Emanuele Spampinato