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vincenzo sanasi d’arpe, ossia l’amministrazione straordinaria delle grandi imprese in crisi

L’avvocato Vincenzo Sanasi D’Arpe, esperto di amministrazione straordinaria e commissario  straordinario di grandi aziende in crisi

Si definisce «un curioso con qualche intuizione», le stesse con cui ha salvato dal fallimento molte imprese italiane gestendo la loro amministrazione straordinaria. Sulla quale ha scritto una monografia consultata anche da giudici costituzionali: così il presidente Giuseppe Tesauro e gli altri giudici costituzionali ritenevano infondate le questioni relative alla legittimità dell’articolo del decreto Marzano sulla ristrutturazione industriale di grandi imprese in stato di insolvenza, sollevate dal tribunale di Parma in occasione delle azioni revocatorie che il commissario straordinario della Parmalat, Enrico Bondi, aveva avviato nei confronti di HSBC Bank e di un pool di banche capitanate dal Monte dei Paschi di Siena.
Vincenzo Sanasi D’Arpe, avvocato e professore straordinario di diritto commerciale, è tra i massimi esperti italiani in materia di amministrazione straordinaria delle grandi imprese in crisi. Ha realizzato, come commissario straordinario di Cablelettra spa, titolare di una partecipazione qualificata, per il tramite di Finanziaria Cable, in Valtur, una delle più brillanti operazioni di risanamento mediante cessione prevista dal decreto legislativo n. 270 del 1999, conosciuto come Legge Prodi-bis; amministratore e consulente di società multinazionali nel settore dell’alta tecnologia, è anche commissario straordinario della Maflow spa, con 4.500 dipendenti tra Europa, Asia e Sud America; e, con decreto ministeriale del 7 agosto 2014 è stato nominato commissario del c.d. Gruppo IDI Sanità, facente capo alla Congregazione dei Figli dell’Immacolata Concezione. Ma la straordinarietà di questo commissario si manifesta soprattutto quando afferma: «Tra le persone da cui ho imparato di più, vi è certamente mia figlia».
Domanda. Qual è il quadro normativo dell’amministrazione straordinaria?
Risposta. Il primo modello di amministrazione straordinaria è stato introdotto con la legge n. 95 del 1979, conosciuta come Legge Prodi, in occasione della grave crisi economica che ha interessato l’Italia alla fine degli anni 70 e, dunque, in un contesto del tutto assimilabile a quello attuale, di generalizzata difficoltà del sistema produttivo. Lo schema procedurale della legge Prodi è stato sostituito dal modello di amministrazione straordinaria introdotto dalla Prodi-bis, ossia dal decreto legislativo n. 270 del 1999. In occasione della crisi della Parmalat è stato introdotto, con il cosiddetto decreto Marzano numero 347 del 2003, un ulteriore modello procedurale delle grandi imprese in crisi, caratterizzato dall’attribuzione all’autorità amministrativa della competenza pressoché esclusiva a valutare le possibilità di risanamento. Si è così pervenuti all’elaborazione di un modello procedurale, per il quale sono peraltro auspicabili interventi correttivi tali da favorire una rapida gestione delle problematiche aziendali, volto al superamento della crisi della grande impresa su basi oggettive e preordinato alla salvaguardia dei complessi aziendali attraverso un risanamento economico-finanziario o, in alternativa, mediante una cessione degli stessi.
D. Lo considera un fatto positivo?
R. Si tratta di un risultato rilevante, perché la crisi economica e finanziaria degli ultimi anni ha avuto un impatto particolarmente negativo sulla realtà produttiva italiana, in ragione delle ridotte dimensioni delle nostre imprese e del conseguente deficit di competitività rispetto ai concorrenti stranieri tanto sul piano della solidità finanziaria quanto in termini di capacità di investimento. La tutela delle poche realtà imprenditoriali di grandi dimensioni costituisce pertanto un obiettivo strategico, ed è dunque fondamentale disporre di istituti all’uopo idonei, per evitare che l’insolvenza di queste produca una disgregazione dell’insieme di valori, quali il know-how, l’avviamento, l’occupazione, le opere dell’ingegno, la ricerca e lo sviluppo, propri della grande azienda.
D. Perché la sua monografia è divenuto uno dei testi di riferimento per la disciplina dell’amministrazione straordinaria?
R. Ritengo che abbiano contribuito sostanzialmente due ordini di motivi. L’opera, ampiamente citata nelle pubblicazioni scientifiche in tema di procedure di amministrazione straordinaria dei grandi gruppi in crisi, costituisce innanzitutto il primo lavoro monografico e sistematico sulla procedura disciplinata dal decreto Marzano. Inoltre, in materia di legittimità costituzionale delle azioni revocatorie, la monografia segue un filo argomentativo successivamente recepito dalla Corte Costituzionale nelle sentenze sulle cosiddette «Revocatorie Parmalat». Accadde questo: nell’ottobre 2005 presentai, alla presenza dell’allora ministro dello Sviluppo Economico Antonio Marzano, la mia monografia sull’amministrazione straordinaria nella sala Pietro da Cortona dei Musei Capitolini, e avevo chiesto a Giuseppe Tesauro, futuro presidente della Corte Costituzionale, di essere tra i relatori, insieme a Giuseppe Grechi, allora presidente della Corte d’Appello di Milano, Bartolomeo Quatraro, presidente della Sezione Fallimentare del Tribunale di Milano, Vincenzo Vitalone, allora giudice delegato alla procedura di amministrazione straordinaria del Gruppo Cirio, Enzo Cardi, Ordinario di Diritto dell’Economia e Presidente del C.d.A. di Poste Italiane spa il mio collega commissario straordinario Emmanuele Emanuele. Tesauro aveva accettato con piacere ma, a causa di impegni attuali e futuri, non poté partecipare. Incontrato successivamente a casa di amici comuni, venendomi incontro mi confessò che, appena nominato giudice della Corte Costituzionale, era stato designato quale relatore per la sentenza sulle azioni revocatorie del Gruppo Parmalat e subito aveva consultato la mia monografia, ripensando alla particolare circostanza in cui, durante un pranzo al Circolo degli Esteri, gliene avevo consegnato una copia. Ed ecco come il mio libro è divenuto uno dei riferimenti per la sentenza della Corte Costituzionale.
D. La vicenda Cablelettra si è conclusa con risultati molto aldilà delle aspettative. Non è così?
R. Alla data dell’avvio della procedura di amministrazione straordinaria nei riguardi di Cablelettra spa, il Gruppo Cablelettra era in Europa tra i più grandi operatori del settore dei cablaggi per auto, con 7 mila dipendenti tra Italia, Polonia, Tunisia, Brasile e Cina. La cessione dei complessi aziendali attuata, nel rispetto dei meccanismi competitivi degli articoli 62 e 63 della legge Prodi-bis, nella fase di maggior crisi del settore auto ha permesso alla Procedura di A.S., pur in presenza di un solo offerente, un incasso nettamente superiore ai valori risultanti dalla perizia di stima, peraltro da molti considerata elevata, al netto della cassa e dei crediti verso terzi nonché degli immobili italiani a vocazione industriale, e brasiliani a vocazione turistica, che costituiranno oggetto di separato realizzo. Sul piano dei livelli occupazionali, la società acquirente ha, all’esito di complicate trattative in sede sindacale, assunto un numero di dipendenti pari a circa il doppio rispetto a quanto inizialmente prospettato. È risultato determinante rispetto al raggiungimento di tali obiettivi il recupero di disponibilità liquide, da destinare in parte all’attività d’impresa attraverso la cessione, per il corrispettivo di 22 milioni di euro, degli ingenti crediti vantati da Cablelettra verso Valtur e Finanziaria Cable, quest’ultima titolare di una partecipazione societaria qualificata nella stessa Valtur.
D. Come procede l’amministrazione straordinaria del Gruppo IDI Sanità?
R. La procedura riguarda, per la precisione, le aziende di proprietà della Provincia italiana dei Figli dell’Immacolata Concezione, titolare dell’Istituto Dermopatico dell’Immacolata, dell’Ospedale San Carlo di Nancy, nonché della partecipazione in IDI Farmaceutici srl e delle residenze sanitarie assistenziali Villa Paola, Villa Santa Margherita e Il Pigneto, oltre alle cosiddette «case» adibite a ricovero e cura di persone in stato di disagio e difficoltà. Sono ancora in corso le operazioni di verifica dello stato passivo, ma la consistenza dell’esposizione debitoria è stimata in circa un miliardo di euro. Per quanto concerne la cessione dei rami aziendali, perdura l’interesse della Congregazione della Provincia italiana dei Figli dell’Immacolata Concezione all’acquisto in blocco degli stessi. È recente la notizia che il secondo tentativo per la cessione dei complessi aziendali, in blocco o in via atomistica, ad evidenza pubblica si è concluso in assenza di offerte di acquisto.
D. Oltre ad occuparsi di amministrare e risanare le grandi aziende, esercita la professione forense. Di cosa si occupa il suo Studio?
R. Opera principalmente nell’ambito del diritto commerciale e, in particolare, nel settore della crisi di impresa; svolgo attività di consulenza ed assistenza nell’impostazione e nella gestione di situazioni d’insolvenza, in materia di diritto societario, bancario, finanziario e contrattualistica d’impresa per privati e società pubbliche. Vi è poi il settore degli arbitrati e ovviamente il contenzioso giudiziale.
D. Come nasce il suo interesse per il diritto dell’economia e per il sistema delle partecipazioni statali?
R. Da un libro della biblioteca di mio padre sulla vita di Enrico Mattei ove si parlava dell’importanza della sua attività, iniziata quale Commissario Liquidatore dell’Agip, per lo sviluppo dell’industria italiana. Erano altri tempi, ero nell’età dell’adolescenza. Di qui l’interesse per le partecipazioni statali, che divenne poi l’argomento della mia tesi di laurea. Nell’immaginario collettivo della prima metà degli anni 80, il modello della multinazionale americana costituiva l’esempio di attività, di organizzazione, di sana gestione. Giunto a Roma, dapprima presso la sede di rappresentanza dell’Honeywell Information System Italia e poi come consulente della stessa, ebbi l’opportunità di collaborare con l’Italstat presieduta da Ettore Bernabei, che era la finanziaria per le infrastrutture del Gruppo. Ebbi modo di vedere da vicino il sistema delle partecipazioni statali e di notarne la funzione, che molti meriti ha avuto nello sviluppo della grande industria privata, delle autostrade, del settore petrolchimico, delle telecomunicazioni e di molto altro. Il dato particolare era di aver trovato nell’Italstat delle elevate professionalità ed una grande organizzazione. E ciò andava contro il luogo comune che vedeva l’azienda privata come paradigma di organizzazione ed efficienza e l’azienda pubblica come esempio del loro opposto. In seguito ebbi anche modo di collaborare con il Gruppo Stet quando era la finanziaria dell’Iri per le telecomunicazioni; in seguito la Stet incorporò la Telecom, un caso in cui l’incorporante prendeva il nome della società incorporata, così il nome lo dette Telecom, un grande gruppo gestito con ottime professionalità e con una certa efficienza. Certo, ci sono state disfunzioni e delle patologie che hanno portato alla scomparsa del sistema delle partecipazioni statali, e la moda politica dei primi anni 90 era quella della globalizzazione e della privatizzazione; in estrema sintesi condivido la battuta lapidaria, corrente nel dibattito giornalistico, sulla privatizzazione degli utili e sulla socializzazione delle perdite, e trovo sintomatica, in tal senso, proprio la vicenda Telecom. Per quanto mi riguarda, ho continuato a seguire questo settore da un particolarissimo osservatorio attraverso la collaborazione con l’allora Ministro del Bilancio e della Programmazione economica, Emilio Colombo che, in qualità di presidente del C.I.P.E., si occupava anche di questioni afferenti al sistema delle partecipazioni statali.
D. Quali considera le fasi principali della sua formazione professionale?
R. La mia carriera professionale è iniziata presso la filiale italiana della multinazionale americana Honeywell, all’epoca unica società con l’Ibm ad avere una scuola di formazione manageriale. In seguito, ho partecipato, quale socio ed amministratore delegato, al Consorzio Sastca tra Bull H.N Italia spa e Olivetti S.E. spa per la produzione, la gestione tecnica e commercializzazione in Italia e all’estero del «sistema automatizzato di stampa e trattamento carta». Sono esperienze che considero fondamentali per il mio percorso umano e professionale.
D. Il suo è un percorso professionale brillante e di certo significativo, con meriti riconosciuti da molti. Si sente realizzato?
R. Sinceramente no. Posso dire di aver avuto la fortuna di essermi occupato di vicende interessanti. In generale, non guardo al passato. Mi muove, più che altro, l’interesse per determinati ambiti economici e settori professionali. Preferisco guardare a nuove cose, confidando di poter dare un mio contributo, anche grazie a qualche spunto creativo.  

Tags: Gennaio 2015 Romina Ciuffa fallimento

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