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stefano parisi: chili spa, il matrimonio tra internet e televisione

Stefano Parisi, fondatore e presidente di Chili S.p.A

In Italia è la televisione il principale mezzo di informazione e intrattenimento, tecnologia grazie alla quale si è unificata linguisticamente l’Italia nel Dopoguerra, e da allora è la regina quasi incontrastata delle serate in famiglia. Con l’avvento di internet, però, sempre più numerosi sono gli utenti che decidono di fruire online di contenuti audiovisivi, abitualmente trasmessi in tv ma ora disponibili per la visione in streaming, ossia riprodotti man mano che vengono trasmessi, o successivamente con il metodo download. È per accontentare questa fascia sempre più crescente di spettatori che nel giugno del 2012 nasce Chili S.p.A., uno spin off del ramo d’azienda Over the top tv di Fastweb, che era all’epoca guidata da Stefano Parisi, ora presidente e chief strategy officer, nonché fondatore di Chili, e che in precedenza è stato a capo del Dipartimento Affari economici della Presidenza del Consiglio dei ministri, City manager di Milano, direttore generale di Confindustria. Chili diventa rapidamente il primo operatore indipendente nel settore della distribuzione digitale di film e di contenuti, oltre che partner tecnologico nello sviluppo e nella gestione di piattaforme audio e video. Tali imprese vengono comunemente definite «over the top» perché, essendo prive di una propria infrastruttura, agiscono al di sopra delle reti.
Domanda. Può descrivere il vostro modello particolare, dal momento che è un po’ diverso dai tradizionali OTT?
Risposta. È vero, e le particolarità sono sostanzialmente due. La tecnologia è nostra ed è stata sviluppata al nostro interno, perché Fastweb già nel 2001 aveva lanciato la prima internet protocol tv, capostipite dell’over the top: il secondo telco operator nel mondo a lanciare una propria televisione su internet. Abbiamo pertanto una lunga esperienza, sia tecnologica che di acquisto dei contenuti con major e distributori, che ci deriva dalla precedente attività. Quando abbiamo operato lo spin off, ossia il distacco di Chili da Fastweb, abbiamo portato con noi alcuni tra i giovani ingegneri che avevano sviluppato la piattaforma. Questo ci consente non solo di portare avanti la nostra attività principale, ma anche la seconda nostra attività, cioè quella consistente nella fornitura di soluzioni personalizzate per la distribuzione di contenuti video su tutti i dispositivi connessi ad internet. Vendiamo infatti ad altre aziende la piattaforma tecnologica; per esempio la tv nel sito della Gazzetta dello Sport e del Corriere della Sera è sviluppata e fornita da noi. Così per il B2B, ossia il «business to business». La seconda caratteristica riguarda invece i consumatori, ai quali offriamo un servizio che non necessita di abbonamento, ma nel quale si può acquistare tutto quello che si vuole e pagare solo per quello che si vuole vedere. La differenza è che, in genere, i servizi con abbonamento sono consentiti dai distributori o dalle major fornendo una library che dispone solo di film usciti almeno da un anno, mentre il film singolarmente in vendita o in affitto ha la stessa finestra temporale dell’home video. Questo significa che noi distribuiamo film che escono dalle sale cinematografiche dopo 105 giorni, e che quindi sono molto più recenti. Inoltre pensiamo di sviluppare un mercato della «pay tv» in questo momento di crisi economica, perché esistono utenti che non possono permettersi un abbonamento quindi vedono i film online, e nella nostra library trovano tutti i film; tutte le prime visioni e soprattutto di grande qualità.
D. Pensate all’espansione dei contenuti, ad esempio ai corsi universitari online?
R. Fino ad ora disponiamo solo di film e, da poco, di serie tv, altro prodotto molto seguito, ma non diversifichiamo perché non vorremmo che si generasse confusione sul mercato. Quando aumenterà il numero degli utenti potenziali e diventerà un grande mercato, si potrà anche differenziare il prodotto. Al momento in Italia esistono 2 milioni di televisioni smart, di cui meno della metà connesse ad internet, quindi è un mercato che sta nascendo e sviluppandosi ora. Ci è stato chiesto di inserire nuovi contenuti dai corsi online ai concerti; ci sono tante possibilità ancora da valutare per il futuro, perché inizialmente, quando nasce un mercato, bisogna essere molto specifici e concentrati nel prodotto offerto, motivo per cui al momento non abbiamo neanche contenuti realizzati da noi. Tra l’altro non abbiamo le risorse: basti pensare che Netflix, il più grande operatore del mondo, solo lo scorso anno ha realizzato per la prima volta la famosa «House of card».
D. E contenuti in esclusiva per voi?
R. Al momento non l’abbiamo in programma anche se ci auguriamo che succeda: sicuramente è un mercato che si sta molto evolvendo. Già alcune web series sono trasmesse gratuitamente sul web. Probabilmente questo tipo di prodotto potrà piano piano avere anche uno sviluppo commerciale e essere venduto come prima uscita, però ancora non è il momento.
D. Superata l’impossibilità normativa attuale, sareste interessati all’espansione all’estero?
R. In molti Paesi europei la crescita è molto superiore rispetto alla nostra e, trattandosi di un mercato aperto, è probabile che adesso esso nasca e si sviluppi in Europa. Senz’altro stiamo quindi riflettendo anche su questo, ma non a breve.
D. Al momento siete concentrati sull’Italia e sul cinema, ma aperti alle possibilità future, soprattutto a quando si avvierà lo sviluppo collegato all’Agenda Digitale?
R. Certo. Il mercato potenziale italiano è frenato da due fattori, ossia dalla bassa crescita delle connessioni internet per le famiglie laddove in alcuni Paesi europei è invece molto più veloce, e dalla connettività in fibra ottica, perché ovviamente presenta maggiore qualità trasmissiva. Noi operiamo con una tecnologia tale che anche con 1 Mb a casa siamo in grado di offrire una buona qualità, ma è evidente che il motore del video in streaming sarà sempre di più la banda ultralarga. Questa infatti consentirà la crescita più veloce di tutto quello che è l’Agenda Digitale in senso lato, dal punto di vista sia infrastrutturale sia dell’uso di internet da parte delle famiglie italiane: il 50 per cento di esse non ha una connessione internet né un pc, però ha un televisore ed è probabile che, quando vorrà cambiarne il modello, dal momento che ormai questi sono tutti smart, dovrà necessariamente collegarlo alla rete se vuole fruire in pieno delle potenzialità dell’apparecchio.
D. Occorrerebbe anche un cambiamento di cultura, altrimenti sarà difficile passare alla smart tv.
R. Ormai i televisori tradizionali non esistono più, ma il problema è che, anche se si vendono solo smart tv, il 70 per cento resta offline, privo di collegamento. Ecco perché sostengo che Chili sta aprendo tale mercato: quando gli spettatori capiranno che con una smart tv possono noleggiare e comprare film, esso diventerà un mercato significativo; già ora molti produttori vendono o promuovono il nostro prodotto perché è un modo per spiegare ai clienti le potenzialità della connessione della televisione con internet.
D. Alla vigilia del semestre di presidenza italiana dell’Unione Europea crede che vi saranno novità sulla realizzazione dell’Agenda Digitale?
R. Speriamo, anche perché ora siamo completamente fermi. Come Confindustria Digitale abbiamo lavorato moltissimo per lo sviluppo dell’Agenda Digitale, ora però il rapporto con il nuovo Governo deve ancora chiarirsi. L’Unione Europea nutre grandi aspettative sull’Italia: speriamo di non deluderle. Non soltanto per il nostro interesse ma per tutti.
D. Uno dei temi dovrebbe essere la regolamentazione degli OTT perché, al momento, è poca cosa.
R. È complicato regolarli, lo dimostra la definizione stessa. Gli operatori «over the top» sono globali e non esiste una regolamentazione globale, ma esistono vari temi da affrontare come per esempio l’accesso alla rete. Sono temi che vanno rivisti, ma nello stesso tempo rappresentano anche una grande opportunità per tutti perché i servizi degli OTT costituiscono il motore vero di internet, e non parlo di Chili che è ancora piccolina. Pertanto regolazioni vanno fatte. Bisogna sperare solo che non indeboliscano questa attività perché è un settore di grandi possibilità.
D. Non si opporranno i telco operator che hanno realizzato la rete e vedono usare la loro infrastruttura, anche se questo è l’evoluzione naturale della situazione?
R. È anche vero che si sottoscrivono abbonamenti per stare online e accedere a dei servizi: sarebbe il cane che si morde la coda. Il fine vero è da una parte rendere più grande questo mercato perché più cresce, più benefici ci saranno per tutti; e dall’altra rendere più razionale l’offerta di questi operatori, che forse devono procedere ad un consolidamento. Oggi il settore è molto frastagliato, vi sono tanti operatori che realizzano minori economie di scala, a differenza di quelli americani che invece sono molto più aggregati.
D. Per quanto riguarda la pubblicità, gli spettatori vedono quella raccolta da Chili?
R. No. Questo non possiamo farlo perché i nostri film sono a pagamento, quindi non possiamo ospitare pubblicità.
D. Anche l’Anica ha lanciato un servizio simile al vostro.
R. Si tratta di una piattaforma on demand per promuovere il cinema italiano. È un fatto positivo, siamo favorevoli a tutto ciò che contribuisce a far conoscere l’esistenza di questi servizi, ad aprire un mercato, anche perché non è facile spiegare cosa sono il video on demand o la televisione collegata ad internet.
D. La differenza tra i due mezzi, televisione e computer, si sta assottigliando: cambia lo schermo, ma alla fine i contenuti sono uguali.
R. La differenza che c’è tra lo schermo del computer e quello del televisore è la qualità della visione, sia audio che video. Diamo film ad alta definizione e di altissima qualità, siamo certificati anche per il 4K, lo standard Ultra HD che si sta diffondendo ora.
D. Avete recuperato l’investimento finanziario compiuto all’inizio? E annuncerete presto altre novità?
R. Se rimaniamo nel perimetro italiano, inizieremo a generare cassa alla fine del 2014. Quanto ad altre novità, oltre alla trasmissione delle serie alla fine di giugno, abbiamo già posto in vendita gift card presso i grandi distributori, nei supermercati, nei cinema. La novità più consistente è rappresentata però da un significativo accordo con l’Uci Cinemas.
D. Cosa state facendo in merito alla pirateria con la Fapav, Federazione per la tutela dei contenuti audiovisivi e multimediali?
R. Stiamo combattendo contro la pirateria da un lato sollecitando la chiusura dei siti illegali e dall’altro cercando di convincere i possessori dei diritti sui film a rilasciarceli in anticipo, perché all’uscita nelle sale per 105 giorni non possono essere messi legalmente online. Ed è in questo lasso di tempo che opera la pirateria. Quindi puntiamo sulla repressione del fenomeno, ma anche sulla sua emersione. Si tratta di un’azione che abbiamo svolto anche in accordo e in dialogo con la Fapav e con i possessori dei diritti.   

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