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Occhio all'energia - Fabio Vecchio: Alpiq Intec Italia, costruire l’energia con tecnologia

Fabio Vecchio, Amministratore Delegato di Alpiq InTec Italia

Se parliamo in Italia di efficientamento energetico, salvaguardia dell’ambiente e impiantistica tecnologica per l’industria e il terziario, uno dei leader riconosciuti del settore è Alpiq InTec Italia spa. L’azienda, con sede a Milano ma che fa parte del grande gruppo svizzero dell’energia Alpiq, è stata costituita il 1° gennaio 2016 con la fusione di Alpiq InTec Milano ed Alpiq InTec Verona. La società vanta un modello di business che la rende unica nel panorama italiano poiché dispone di mezzi e risorse specializzate nell’ottimizzare e ridurre i costi energetici, essendo in grado di gestire l’intera catena del valore dell’energia, dalla diagnosi energetica per evitare gli sprechi alla redazione di progetti esecutivi, dalla fornitura e manutenzione di infrastrutture tecnologiche al reperimento di risorse finanziarie, sino all’ottenimento dei titoli di efficienza energetica. A ciò si aggiunge, grazie alle sinergie di gruppo, la possibilità di fornire energia elettrica e gas e quella di gestire il portafoglio energetico dei clienti. I settori dove l’azienda spazia sono l’industria, il terziario, l’agroalimentare, il residenziale, i grandi centri commerciali, i gruppi alberghieri, i centri sportivi e la sanità.
Amministratore Delegato è Fabio Vecchio, manager che, nato a Milano nel 1959, inizia il proprio percorso professionale nel 1974 come disegnatore tecnico presso la società impiantistica Redi Electric. Nel corso degli anni, grazie anche alla significativa esperienza maturata all’estero in Paesi come Emirati Arabi e Libia, Vecchio assume dapprima l’incarico di capo commessa e, successivamente, di responsabile tecnico. Nel 1987 passa con il ruolo di direttore tecnico nella società Sesti Impianti, importante realtà milanese di installazioni impiantistiche specializzata nel terziario e che si trasforma nel 2002, acquisita dal gruppo svizzero Atel (oggi Alpiq) attivo nella produzione e vendita di energia elettrica e nella fornitura di servizi energetici, in Atel Sesti spa, di cui Vecchio diventa amministratore delegato. Per crescere ulteriormente sul mercato italiano, Atel acquisisce nel 2008 e nel 2009 due aziende veronesi leader nel settore dell’impiantistica per l’industria e la cogenerazione, Antonini e Rossetto, che vengono fuse in Atel Antonini. Nel 2009, a seguito della fusione con l’utility svizzera EOS, il Gruppo Atel assume la denominazione di Alpiq, quindi le due società impiantistiche in Italia diventano Alpiq InTec Milano e Alpiq InTec Verona che si fondono ad inizio anno in Alpiq InTec Italia SpA sotto la collaudata guida del manager milanese. Entriamo con lui nel dettaglio di energia, impiantistica ed ambiente.
Domanda. Tra i vari settori di cui siete specialisti, elettrotecnica, energia, ICT Services, tecnica di cogenerazione, di sicurezza e di automazione e mobilità elettrica, quali sono quelli di maggior importanza strategica?
Risposta. Personalmente, non faccio differenza tra i vari settori perché, per eccellere nella costruzione di impianti, bisogna padroneggiarli equamente tutti e possedere le competenze tecniche di progettazione e di realizzazione, come anche la perfetta conoscenza dei materiali. Il fattore strategico di Alpiq InTec Italia, quindi, è rappresentato dall’approccio che noi abbiamo con tutte le nostre varie competenze, che sappiamo coordinare e fondere insieme al meglio. È questo il valore aggiunto che il cliente ci riconosce e che ci permette di fidelizzarlo. Questa capacità è da sempre nel nostro Dna. Già nel 1993 infatti, quando eravamo ancora una piccola realtà milanese, ci siamo fatti notare quale prima società in Italia certificata nel settore elettrico e meccanico ISO 9001, la norma che identifica la gestione della qualità del servizio. Cresciuti ed entrati nel grande gruppo elvetico Alpiq, siamo riusciti sempre ad offrire servizi integrati, guardando al futuro e pensando in grande.
D. Ci fa un esempio attuale del vostro servizio integrato?
R. Da oggi i nuovi appalti, sia pubblici che privati, prevedono l’utilizzo del B.I.M., Building Information Modeling, cioè il modello d’informazioni di un edificio. Si tratta di una progettazione integrata tridimensionale, adottata inizialmente in America, che mostra l’edificio nelle parti strutturali, impiantistiche ed energetiche, dove ogni singola apparecchiatura è identificata per la marca, per le prestazioni ma anche per la durata e per le modalità di smaltimento. Quindi il committente, alla fine del progetto e della costruzione, è possessore di un prezioso pacchetto completo di tutte le informazioni necessarie alla conduzione negli anni del suo bene. I principali player italiani, ad iniziare da noi, sono in grado di attuare questo supertecnologico modello.
D. Chi sono oggi i vostri competitor?
R. I concorrenti diretti sul territorio italiano sono una quarantina ma, rispetto al fatturato, scendono a una decina.
D. In ambito finanziario, il fatturato 2015 di Alpiq InTec Italia è stato di oltre 110 milioni di euro. Cosa si prevede in chiusura del 2016?
R. Grazie alla felice conclusione di alcuni importanti progetti, riusciremo a migliorare di un 10 per cento, attestando il nostro fatturato intorno ai 125 milioni di euro.
D. Quali sono i capisaldi della sua gestione d’azienda?
R. Alla base vi è il fattore identitario perché io ho sempre creduto ed investito nel fattore umano. Di fatto, poi, la professionalità e la cura della crescita delle persone all’interno dell’azienda è estremamente sentita dalla nostra casa madre svizzera, quindi, anche noi in Italia la applichiamo al massimo grado. Altro punto imprescindibile è la delega e la condivisione che attuo con i miei collaboratori, dando loro anche mano libera quando le condizioni lo consentono. Questo porta alla responsabilizzazione ed al massimo coinvolgimento della persona, che si sente emotivamente e professionalmente motivata.
D. Quante persone lavorano con voi e quali sono le figure professionali coinvolte in azienda?
R. Abbiamo 300 collaboratori assunti a tempo indeterminato, 80 dei quali all’interno nostro ufficio tecnico, molto ben strutturato e che apporta una fortissima connotazione dal punto di vista progettuale grazie all’analisi del progetto ricevuto dal committente al fine di migliorarlo dal punto di vista anche energetico. Questo serve a massimizzare il nostro risultato. Nello specifico, le nostre figure professionali sono rappresentate, per la maggior parte, da tecnici, ingegneri e project manager. In merito al personale di cantiere, ci avvaliamo della preziosa collaborazione di valenti capicantiere e capisquadra. Per la manovalanza ordinaria, invece, ci rivolgiamo a ditte subappaltatrici che lavorano con noi da anni. Alla realizzazione segue poi il commissioning, l’attività di verifica, taratura e collaudo dell’opera e la messa in servizio. Generalmente, a questo punto, il cliente ci propone un contratto con il quale ci assegna la gestione degli impianti stessi, e quindi mettiamo a disposizione il nostro personale anche in modalità H24, ossia sempre. Uno dei tanti nostri clienti che ha chiesto la nostra presenza continua, ad esempio, è la società che gestisce i servizi di intermediazione automatizzati, di cui gestiamo il Data Center.
D. Nel nostro Paese siete operativi soprattutto nell’area del Nord. Avete però progetti di espansione sul territorio?
R. La strategia del nostro gruppo prevede di crescere in Italia. Apriremo una sede a Roma il prossimo anno attraverso la quale potremo operare più fluidamente nel centro Italia.
D. Nelle grandi costruzioni, in 50 anni si è ribaltato il rapporto tra il costo delle opere murarie e quello degli impianti, arrivando ora questi ultimi a rappresentare il 40 per cento della spesa e con una nuova voce, i «sistemi di facciata» che - solo questi - valgono fino al 20 per cento dell’appalto. Ci spiega meglio cosa sono questi ultimi?
R. I «sistemi di facciata», detti anche «doppia pelle», sono sistemi che vanno ad integrare la coibentazione di un edificio, che nel passato era realizzata con «cappotti» di muratura, e permettono di aumentare le performance isolanti dell’involucro dell’edificio, garantendo anche una visibilità ed un’estetica importante. Più nel dettaglio, nei moderni grandi edifici le facciate a vetrata hanno, staccata da esse, una controfacciata. Tra le due è presente un’intercapedine nella quale si genera un moto convettivo che permette di portare via l’aria, calda o fredda a seconda della stagione, e questo aiuta nella regolazione della giusta temperatura all’interno dell’edificio, dove viene poi tarata con gli impianti di riscaldamento e di condizionamento.
D. Quale sono, tra le vostre grandi realizzazioni in Italia, i motivi di orgoglio perché esempio di perfetto connubio tra architettura ed impiantistica?
R. Inizierei con Torino, dove abbiamo realizzato le installazioni elettriche, meccaniche e di controllo del centro direzionale Intesa Sanpaolo, l’edificio a torre di 166 metri progettato da Renzo Piano. Poi sottolineerei il centro direzionale di Porta Nuova Varesine a Milano. Qui abbiamo operato sia nella realizzazione della «Diamond Tower», il cosiddetto «Diamantone» che con i suoi 140 metri è l’edificio in acciaio più alto d’Italia, dove si insedierà a breve la direzione centrale della BNL, sia il «Samsung District», un complesso di edifici molto avanzati tecnologicamente che ospitano i nuovi uffici italiani dell’azienda coreana. Nella stessa città, ma in Largo Isarco, abbiamo consegnato la nuova sede della Fondazione Prada, con tutta l’area museale annessa. A Roma, invece, abbiamo realizzato i sofisticati impianti all’interno del nuovo quartier generale della maison Fendi nel Palazzo della Civiltà Italiana, noto come «Colosseo quadrato» ed icona dell’architettura razionalista nel quartiere dell’Eur.
D. Prossime inaugurazioni?
R. Stiamo realizzando a Siziano, in provincia di Pavia, gli impianti servizio dei 40 mila metri quadri della sede del centro elaborazione dati (Ced) di Switch - SuperNap, prestigiosa multinazionale americana attiva nel settore dell’Information Technology e Data Center, che possiede sale Ced per un milione di metri quadri a Las Vegas, dove aziende come Apple, Google, News Corp, E-Bay e Microsoft custodiscono buona parte dei loro contenuti digitali. Ebbene, il nuovo Data Center lombardo che stiamo assemblando è destinato a diventare il principale centro di connettività europea. L’ultimazione è prevista per il prossimo febbraio.
D. Nel progetto di un edificio antisismico, quale importanza rivestono gli impianti?
R. Direi che hanno due principali compiti. Il primo è quello di garantire la continuità dei servizi di sicurezza quali, ad esempio, l’illuminazione delle vie di esodo e la trasmissione dei messaggi di emergenza, realizzati già di base con ridondanze strutturali che li rendono autonomi per poterne garantire la continuità nel tempo. Il secondo è quello, basilare, di non aumentare le condizioni di pericolo come ad esempio può succedere quando sono coinvolti nel collasso sismico dell’edificio elettricità ed acqua.
D. L’efficienza energetica interessa più il settore privato od il pubblico ed in che misura?
R. Tutti gli edifici, pubblici e privati, possono beneficiare dei risparmi energetici nei settori civile, terziario, industria ed ospedaliero. Però l’industria, dove non si va solo a risparmiare sui servizi di riscaldamento, condizionamento ed illuminazione ma dove si può anche entrare nell’analisi del processo produttivo, rappresenta certamente la più ampia opportunità di massimizzare l’efficientamento energetico. Oggi la piccola e media industria, che riesce a risparmiare sui consumi energetici, valorizza questo risparmio anche nel proprio ciclo produttivo e quindi riesce ad essere più competitiva.
D. A che punto è l’Italia nei confronti degli altri Paesi europei riguardo alla salvaguardia dell’ambiente e all’efficientamento delle fonti energetiche?
R. L’Italia su tali temi è partita un po’ in ritardo in Europa, ma da qualche anno anche con il meccanismo dei «certificati bianchi», i Titoli di Efficienza Energetica, ha recuperato parecchio. Ed in futuro la situazione migliorerà in virtù della direttiva che prevede che tutti gli edifici realizzati nel territorio UE dopo il 31 dicembre 2018 dovranno essere ad «impatto zero», producendo da fonti rinnovabili tanta energia quanta ne consumano. Anche Alpiq, sensibile alle necessità dei clienti di affidarsi a player tecnici e finanziari per lo sviluppo degli interventi di efficientamento, ha costituito EIS Energy Investment Solutions, una Esco (Energy Service Company) attiva nel realizzazione e finanziamento di interventi di efficientamento energetico.
D. Come sta operando l’attuale Governo e quale suggerimento vorrebbe dare all’Esecutivo?
R. Riguardo alle nuove politiche sull’occupazione si nota la volontà di aiutare ad implementare la crescita. Il problema che viviamo giornalmente soprattutto nel settore di energia e cogenerazione è la troppa burocrazia che, ad esempio, allunga molto i tempi di autorizzazione all’esercizio degli impianti dopo il collaudo. Queste lungaggini inficiano il sentimento e le intenzioni con le quali gli investitori anche stranieri si muovono sul territorio italiano. Consiglierei, pertanto, di snellire tali procedimenti ed in genere tutti i processi autorizzativi non solo in questo comparto se vogliamo far crescere l’economia del Paese collettivamente e in modalità più europea.
D. Ci può dire più nel dettaglio come Alpiq InTec Italia è entrata anche nel settore General Contracting e cosa ha realizzato in tale veste?
R. Negli ultimi 15/20 anni, al ribaltamento nella distribuzione delle spese di una grande costruzione, non è corrisposto alcun cambiamento nel concetto e nelle competenze del General Contractor, il contraente generale della realizzazione di un’opera, tipicamente identificato con l’impresa di costruzione civile. Questo ha relegato gli appaltatori di opere specialistiche, noi come i nostri concorrenti, sempre ad un secondo livello. Per ovviare a questo, nel 2014 abbiamo costituito, in partnership con la Stahlbau Pichler di Bolzano, operativa nel settore delle strutture in acciaio e facciate continue, la società «P&I» (Project Integrator), un General Contractor di base specialistica per progetti dove le opere impiantistiche, strutture metalliche e facciate sono preponderanti rispetto alle opere civili. In occasione dell’Expo 2015, con tale nuova società abbiamo sostituito un General Contractor andato in default, realizzando in tempo record e con una forza lavoro di circa 350 addetti il padiglione «Zero» e «l’Expo Center», una commessa da 30 milioni di euro che ci ha dato grande visibilità e nuovi orizzonti imprenditoriali. Quindi nel nostro «core business» è entrato anche il General Contracting, un plus a disposizione dei nostri clienti.
D. La mobilità sostenibile che riguarda le infrastrutture per la ricarica dei veicoli elettrici è un grande ambito del vostro gruppo in tutta Europa, ma l’Italia è molto indietro in tale settore. Come rimediare?
R. L’incentivazione alla mobilità sostenibile ci vede in prima linea in Svizzera e con una grande presenza negli altri Paesi europei. Siamo però ben intenzionati ad aprire anche all’Italia, dove per ora stiamo facendo market strategy, contattando aziende e utilities, proponendo pacchetti completi di infrastrutture e software come anche accordi commerciali con aziende di car sharing, case automobilistiche e grandi società in cui la mobilità aziendale è basilare. La mobilità elettrica abbatte i costi perché i veicoli in oggetto, oltre ad essere ecologici, non hanno le spese di manutenzione di un motore termico, parcheggiano gratis nelle Ztl delle città e sono economicamente agevolati nel bollo e nell’assicurazione. Questi sono senz’altro gli incentivi giusti per convertire all’elettrico le flotte aziendali. Tale processo, che è anche culturale, ormai è irreversibilmente iniziato. Le aziende e gli utenti ne sono consapevoli e l’Italia, anche se lentamente, non si potrà più sottrarre. E noi siamo già pronti a supportare tale rivoluzionario cambiamento.
D. Quali sono i progetti futuri?
R.Ci siamo recentemente avvicinati all’impiantistica navale, costituendo una società per poter lavorare con Fincantieri in merito alla realizzazione delle navi da crociera. È una nuova, ulteriore e stimolante sfida per studiare come meglio mettere a disposizione le nostre competenze anche su questa sorta di grandi edifici tecnologici galleggianti.   

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