Operazione «Teseo», recuperati piu' di 5 mila reperti antichi
Lo scorso gennaio, nelle sale delle Terme di Diocleziano del Museo Nazionale Romano, i Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale, al termine di una lunghissima e complessa attività investigativa, coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma, hanno restituito, a titolo definitivo al patrimonio culturale nazionale, più di cinquemila eccezionali reperti archeologici provenienti da scavi clandestini perpetrati in Puglia, Sicilia, Sardegna e Calabria, di epoca compresa tra l’VIII secolo a. C. e il III secolo d. C. Si tratta, per quantità e qualità, del più grande recupero di beni d’arte nella storia del Comando CC TPC. Tra i reperti spiccano moltissimi oggetti di assoluta rarità: anfore, crateri, loutrophoros, oinochoe, kantharos, trozzelle, vasi plastici, statue votive, affreschi, corazze in bronzo, per un valore complessivo che supera i 50 milioni di euro. La genesi investigativa va individuata in una rogatoria internazionale promossa dalla Procura della Repubblica di Roma all’Autorità Giudiziaria di Basilea nella costante azione che il Comando TPC svolge nel contrasto al traffico internazionale di reperti archeologici scavati illegalmente nei siti italiani. Attraverso l’enorme patrimonio informativo acquisito dal Comando TPC mediante le proprie complesse investigazioni, saranno intraprese ulteriori azioni internazionali per rivendicare oggetti d’arte appartenenti al patrimonio culturale italiano ed individuati all’estero. Quest’attività è possibile anche grazie all’attività del Comitato per il Recupero e la Restituzione dei Beni Culturali, recentemente istituito dal ministro, Dario Franceschini, e di cui fa parte il Comandante dei CC TPC, Gen. Mariano Mossa.
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