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affrontare le emergenze economiche e occupazionali

del Sen. TIZIANO TREU ex ministro del Lavoro e della Previdenza sociale

I problemi da affrontare in questo difficile momento di crisi sono gravi sia sul versante politico istituzionale sia su quello economico. L’importanza di alcune riforme istituzionali, prima fra tutte la modifica della legge elettorale, non dovrebbe far dimenticare le emergenze economiche e occupazionali. Tutti riconoscono che sono urgenti misure per rilanciare la crescita sostenendo gli investimenti e le imprese che innovano. Lo sblocco dei pagamenti dei debiti delle Pubbliche Amministrazioni è stato solo un piccolo parziale passo avanti. Rilanciare la crescita è condizione anche per uscire dai drammi della disoccupazione e dell’impoverimento del Paese. Per fronteggiare tali drammi servono scelte urgenti e selettive. Per questo motivo non ritengo prioritario rimettere in discussione in generale la normativa appena approvata della legge Fornero. Eventuali revisioni, non stravolgimenti, e utili miglioramenti, specie in tema di ammortizzatori sociali, potranno operarsi dopo aver verificato il funzionamento delle varie normative con il previsto monitoraggio.
Sugli «esodati» occorre completare la salvaguardia di quanti non compresi nei 120 mila previsti dai due decreti governativi. Alla fine del 2014 si tratterà di vedere se questo stock sarà effettivamente esaurito - ma non è detto -, e quali altre persone si trovino ancora senza pensione e non siano state reinserite nel mercato del lavoro con misure di ricollocazione incentivata, in ogni caso necessarie. A queste persone vanno garantiti ammortizzatori sociali che, come l’Aspi, garantiscano una tutela adeguata contro la disoccupazione fino a maturare la pensione. Tale misura sarebbe meno costosa e dirompente del sistema introdotto dalla riforma pensionistica, rispetto al prepensionamento fino a date molto in là nel tempo (2018 - 2019).
Più che riscrivere leggi generali sul lavoro, il Paese ha bisogno di rafforzare la qualità del mercato del lavoro, con maggiore e migliore formazione, specie professionale e tecnica, e di dare più efficienti servizi all’impiego, pubblici e privati, anche di outplacement, capaci di ricollocare le tante persone espulse dalle aziende in crisi o in procinto di esserlo. Qui c’è una delega concessa dalla legge Fornero, che dovrebbe essere attuata subito e se possibile rafforzata. Una priorità da tutti riconosciuta è sostenere l’occupazione, in particolare dei gruppi ancora sottorappresentati nel mondo del lavoro, a cominciare da donne e giovani. L’occupazione femminile va sostenuta con vantaggi fiscali per le donne che lavorano per rendere effettive conciliazione e condivisione dei ruoli. È provato che più donne al lavoro sono uno stimolo alla crescita economica del Paese.
In tema di occupazione giovanile alcune misure sono state già avviate: agevolazioni fiscali come riduzione dell’Irap per l’assunzione dei giovani a tempo indeterminato; incentivi per il nuovo apprendistato affinché diventi il canale privilegiato per l’accesso dei giovani al mercato del lavoro; agevolazioni burocratiche e fiscali per stimolare l’avvio di imprese innovative con contratti flessibili, particolarmente adatte ad impiegare i giovani e a valorizzarne le capacità di innovazione. Ma occorre fare di più. Oltre a misure di potenziamento dei sistemi formativi che producono effetti a medio periodo, sono necessarie misure di emergenza anche temporanee. In tal senso l’Europa ha segnalato l’importanza di politiche chiamate «Youth guarantee», attuate in alcuni Paesi, in primis Finlandia e Svezia, mettendo a disposizione per sostenerle oltre 7 miliardi di euro.
L’obiettivo di queste politiche è offrire una serie integrata di servizi e opzioni di lavoro e di formazione a tutti i giovani con l’obiettivo di ridurre il tempo in cui rimangono inattivi. Per questo l’offerta è rivolta non ai giovani disoccupati in generale, ma a quelli ritenuti più immediatamente recuperabili al mercato del lavoro, usciti da scuola o disoccupati da un periodo non superiore ai 6-12 mesi. L’obiettivo è di garantire loro anzitutto un’assistenza personalizzata per valutarne esigenze e competenze, quindi un piano di sostegno che può consistere a seconda dei casi in varie opportunità: formazione integrativa accademica o professionale; periodi di stage-inserimento lavorativo come apprendisti, dipendenti o soci di cooperativa; assistenza ad iniziative di lavoro autonomo e di impresa.
L’efficienza dei servizi all’impiego, pubblici e privati, è necessaria per il successo degli interventi, come dimostra l’esperienza dei Paesi nord-europei. Nel caso italiano, dove tale efficienza è scarsa, occorre intervenire per migliorare gli strumenti di politica attiva in varie direzioni. È necessario un nucleo di personale dedicato a questi servizi nei centri per l’impiego, come si è fatto nei Paesi ricordati. Serve un numero adeguato al target di giovani che si vogliono sostenere. Oggi non sono ipotizzabili nuove assunzioni nel settore, ma occorre verificare la possibilità di usare personale pubblico in mobilità da Stato ed enti locali.
Molti dipendenti pubblici qualificati sarebbero in grado, con un’opportuna formazione, di svolgere funzioni di assistenza e di tutor ai giovani per orientarli al lavoro; sarebbero probabilmente lieti di farlo, anziché stare in panchina. Un ruolo fondamentale può essere svolto da Regioni ed enti locali non solo nell’organizzazione dei servizi e nella sensibilizzazione del territorio, ma per concentrare la destinazione delle risorse del Fondo sociale europeo, per cui l’Europa ha sollecitato di dare priorità all’occupazione giovanile. Un simile piano di emergenza per l’occupazione giovanile va concordato a livello nazionale, ma può essere sperimentato anche progressivamente in singoli casi locali.   

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