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ALBERTO PIANTONI: BIALETTI, UN MITO COME ALL'EPOCA DI CAROSELLO

Alberto Piantoni

Nell’headquarter di Coccaglio in provincia di Brescia, martedì 11 settembre scorso il consiglio di amministrazione di Bialetti Industrie ha approvato i risultati del primo semestre 2007: ricavi consolidati pari a 102,9 milioni di euro, in crescita del 10,8 per cento rispetto ai 92,4 del primo semestre 2006; risultato operativo lordo 11,4 milioni di euro, in aumento del 39,9 per cento; ebit in aumento del 129,6 per cento, 6,8 milioni; utile netto consolidato 2 milioni, in significativo miglioramento rispetto alla perdita di 2,3 milioni registrata un anno prima. E ancora: indebitamento finanziario netto del Gruppo al 30 giugno pari a 95,4 milioni di euro, che si riducono pro-forma a 59 milioni di euro con l’incasso dell’offerta pubblica di vendita e della sottoscrizione attuate per il debutto in Borsa, avvenuto alla fine di luglio con una raccolta di fondi che ha superato di cinque volte le previsioni.
Numeri brillanti ottenuti in un periodo di rallentamento dell’economia, in particolare delle piccole e medie imprese costrette a fronteggiare la concorrenza internazionale con l’euro ai massimi della sua storia, con l’aggressività delle economie emergenti e con i costi in crescita delle materie prime. Un quadro interno reso più complesso dalla debolezza economica del Paese per la quale, viste le previsioni al ribasso del prodotto interno anche per il prossimo anno, inviano moniti organismi internazionali come Ocse, Fmi e il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi. Nonché l’Istat, che ha segnalato una diminuzione della produzione industriale dello 0,4 per cento nel luglio scorso, rispetto a un aumento nell’area europea dello 0,6.
Previsioni che, per una corretta valutazione, debbono essere completate con la concreta preoccupazione degli esperti e degli osservatori finanziari per i riflessi in casa nostra della crisi del mondo finanziario statunitense causata dalle forti insolvibilità dei mutui immobiliari definiti «subprime», che si aggiunge ai danni già subiti negli ultimi anni per le diverse «bolle» degli Ltcm, degli hedge funds, delle nuove tecnologie; dai casi Parmalat e Cirio; dal default mai recuperato dei titoli argentini. In questo panorama, da non sottovalutare come usa fare anche la stampa specializzata per non disturbare il manovratore, hanno un significato particolare i numeri della relazione semestrale della Bialetti.
“Ottimi risultati”, li ha definiti senza esitazione l’amministratore delegato della società Alberto Piantoni, aggiungendo che “confermano il trend già positivo del primo trimestre dell’anno in corso e rendono fiduciosi sui risultati economici dell’intero esercizio, soprattutto tenendo conto che per le caffettiere tipo Moka, nostri prodotti primari, i risultati più significativi sono prodotti nel secondo semestre, a causa di una stagionalità del mercato legata al lungo periodo festivo di fine anno per l’uso dei regali; alla consuetudine di provvedere dopo il ritorno dalle ferie al rinnovo delle attrezzature domestiche e della cucina in particolare; e alle spese per il nuovo anno scolastico e per il rinnovo del guardaroba della stagione invernale”. Un primo segnale positivo, aggiunge Piantoni, “l’abbiamo avuto alla fine di luglio, quando siamo entrati in Borsa con una risposta che ha superato di 5 volte l’offerta pubblica di vendita; è stato un successo enorme che esprime anche l’interesse del pubblico degli azionisti nei nostri confronti; ma la quotazione in Borsa per noi è un punto di partenza, perché il nostro obiettivo è una crescita ulteriore dell’azienda seguendo i valori in cui crediamo, legati alla qualità, all’ambiente, al territorio”.
Nata nel 1919 a Crusinallo, in provincia di Verbania, come officina per la produzione di semilavorati in alluminio, Bialetti Industrie oggi è un’azienda industriale ai primi posti in Italia e tra i principali operatori nei mercati internazionali, con un marchio sinonimo di made in Italy di qualità. Alla società attualmente fanno capo anche marchi di lunga tradizione e particolare notorietà come Rondine Girmi, Aeternum e Cem in Turchia, attivi nella produzione e commercializzazione di prodotti per la casa - pentole, caffettiere, piccoli elettrodomestici - attraverso due divisioni: Houseware, dedicata a strumenti da cottura, caffettiere non elettriche e accessori da cucina, che rappresenta l’87,4 per cento del fatturato complessivo; e Ped, ossia piccoli elettrodomestici, incluse caffettiere elettriche. Le due divisioni sono dedicate entrambe alla grande distribuzione organizzata e al canale della vendita al dettaglio.
Nel primo semestre del 2007 il segmento houseware ha realizzato un risultato superiore del 3,9 per cento a quello del primo semestre 2006, mentre il segmento Ped è passato dai 6,3 milioni di euro ai 12,9 milioni, con una crescita dovuta prevalentemente al lancio sul mercato della Mokona, considerata un primo passo verso le macchine professionali per espresso; la Moka, infatti, ha introdotto nel catalogo varianti innovative grazie alle conoscenze acquisite dalla Girmi, che ha consentito di creare una divisione dedicata all’elettrico, destinata ad avere interessanti sviluppi nell’ambito del caffè.
Distintosi negli anni sia per l’elevato grado di innovazione e qualità dei prodotti sia per l’impiego di nuovi materiali e tecnologia, il Gruppo opera con tre stabilimenti produttivi in Italia a Coccaglio e a Omegna in provincia di Verbania, oltre a tre in Turchia, Romania e India. Nel primo semestre 2007 ha effettuato investimenti per 7 milioni di euro: per 3 milioni in nuovi stampi per la collezione Gioielli e per nuovi prodotti, attrezzature e impiantistica industriale negli stabilimenti di Omegna e Coccaglio; per 800 mila euro in attrezzature e impiantistica industriale negli stabilimenti in Turchia e Romania; per un milione di euro nell’apertura di una catena di negozi specializzati monomarca shop-in-shop e corner in varie regioni d’Italia, con l’obiettivo di dedicare la produzione a una clientela di fascia medio-alta. I ricavi realizzati all’estero sono stati il 43,7 per cento del totale, soprattutto nell’area dell’euro. I dipendenti sono 840 di cui 600 in Italia e 240 negli stabilimenti in Turchia e Romania, dedicati principalmente alla produzione di pentole antiaderenti e in acciaio per i mercati locali.
Nel 1947 a Coccaglio era nata un’azienda specializzata nella produzione di pentole in alluminio, Rondine Italia, creata da Francesco Ranzoni, nonno dell’attuale presidente del Gruppo. Negli anni 80 fu tra le prime a usare il rivestimento antiaderente e a produrre una linea di strumenti da cottura in alluminio antiaderente Trudi, divenuta un punto principale della produzione unendo innovazione tecnica e stilistica a un eccellente rapporto tra qualità e prezzo. Nel 1993 la Rondine ha acquisito la Bialetti, azienda con una storia diversa ma accomunata dalla medesima vocazione verso la qualità e l’innovazione, e con un marchio di interessante popolarità lanciato in televisione nei primi anni 50.
Fu Francesco Ranzoni, nipote del fondatore della Rondine, ad acquistare da Faema una partecipazione equivalente all’intero capitale sociale della Bialetti, creando così la Bialetti Industrie di cui oggi detiene il 63,5 per cento del capitale sociale e la presidenza del consiglio di amministrazione. Altri soci Bialetti Industrie sono Diego e Andrea Della Valle con il 10 per cento, Schroder Investment Management con il 2,12; il rimanente 24,4 per cento è flottante.
Della Bialetti il pubblico italiano non più giovanissimo ricorda l’omino con i baffi protagonista tra il 1959 e il 1968 di un Carosello pubblicitario di grande successo diretto a promuovere la famosa macchina per il caffè. Un omino con un cappellone alto, collo lungo, cravattino nero e grandi baffi neri che lo facevano somigliare proprio a una caffettiera, protagonista di comiche disavventure nei 2 minuti e 15 secondi di durata del singolo Carosello che, in onda dopo il telegiornale delle 20, concludeva la giornata dei bambini, spediti rigorosamente a dormire dopo la sigla finale musicata da Raffaele Gervasio sui sipari che si chiudevano. “È dalla mano di un grande designer che è nato il nostro marchio–spiega Alberto Piantoni–. Oggi tutti i prodotti Bialetti sono ancora firmati dall’omino con i baffi, diventato ben presto sinonimo di garanzia e di qualità. Paul Campani l’aveva disegnato con ironia e simpatia a immagine e somiglianza di Renato Bialetti, figlio di Alfonso Bialetti che, nel 1933, con una geniale intuizione aveva creato la moka express in stile art decò, rivoluzionando il modo di preparare il caffè in casa tradizionalmente legato alla macchinetta napoletana da rivoltare per far scendere, attraverso il filtro, l’acqua in ebollizione”.
Al posto della bocca l’omino Bialetti aveva grandi lettere dell’alfabeto in rapido movimento che componevano la frase “Sì, sì, sì, sembra facile farsi un buon caffè, ma ci vuole la caffettiera Bialetti”, recitata dalla voce ironica di Raffaele Pisu e che costituiva il “codino” di Carosello, come in gergo venivano chiamati i rigidi 30 secondi finali del messaggio pubblicitario vero e proprio, mentre la prima parte di un minuto e 45 secondi era costituita da un autentico film, disegnato o recitato da attori di fama e realizzato dai maggiori registi.
Fu quel Carosello a contribuire alla trasformazione della originaria Alfonso Bialetti & C. nell’attuale laboratorio per la progettazione e produzione di prodotti finiti per la cucina, sfruttando in pieno il valore del milione e mezzo di lire investito nell’acquisto dello spazio dei primi Caroselli. Un costo di difficile comprensione, con le grandi cifre di cui si parla oggi per gli spazi e per le scritture: in quei primordi della tv e della pubblicità televisiva, costava poco anche la scrittura di attori di prima grandezza, tra le 500 e le 700 mila lire l’uno. Solo Rita Pavone, Vittorio Gassman e Ugo Tognazzi arrivavano al milione di lire.
I 24 mila abbonati della Rai dell’epoca pagavano 18 mila lire l’anno, i televisori costavano tra le 160 e le 300 mila lire. Nel 1957, anno di inizio del programma pubblicitario Carosello, l’incasso della Rai superò di poco il miliardo e mezzo di lire, mentre la pubblicità radiofonica rendeva più di 5 miliardi. Cifre che fanno sorridere rispetto ai 2 mila miliardi e mezzo degli attuali introiti pubblicitari della Rai. Negli anni 50 il biglietto di platea del cinematografo costava 199 lire, una corsa in tram o un giornale 30 lire, il pane 133 lire al chilo. Prezzi e costi di un’epoca dimenticata, ma sopravvivono nel ricordo del pubblico molte marche presentate da Carosello con grande senso dello spettacolo e capacità di comunicazione.
Marchi, slogan, personaggi e prodotti lanciati in quegli anni dominano ancora il mercato: l’omino con i baffi della caffettiera Bialetti “per farsi un buon caffè”; il Cynar “contro il logorio della vita moderna”; la pasta Barilla con Dario Fo e Mina; i Baci Perugina con un capriccioso Frank Sinatra che rifiutò di recitare il codino con la parola “baci” costringendo i montatori a trasformare gli insulti inglesi in frasi d’amore; Buton “Vecchia Romagna etichetta nera che crea un’atmosfera”; Caballero e Carmencita per il caffè Lavazza recuperati nei nuovi spot di questi giorni; il povero Calimero “pulcino tutto nero” della Mira Lanza; la Pasta del Capitano dell’austero dottor Ciccarelli.
In qualità di amministratore delegato del Gruppo Bialetti Industrie, Alberto Piantoni contribuisce al raggiungimento degli obiettivi dell’azienda consistenti nel proporre al mercato medio-alto prodotti che uniscono qualità, innovazione e stile, da farne veri oggetti da collezione per rendere facile e gradevole in tutte le case il «vivere in cucina»; e nello stesso tempo stimola la realizzazione di una particolare visione aziendale fondata sui principi di rispetto dell’ambiente, della persona e dell’eticità nei rapporti sociali.
Nato a Chiari in provincia di Brescia nel 1956, dopo la laurea in Economia nell’università di Modena nel 1982, Piantoni si è specializzato nella New School for Social Research di New York e nella Berkeley University in California. Dopo le prime esperienze come analista presso il centro studi Olivetti, è entrato nella Databank arrivando alla carica di direttore generale. Dal 1994 è amministratore delegato delle principali società del Gruppo Bialetti, che fa capo alla famiglia Ranzoni. Dal 2002 è membro del comitato scientifico del Piq-prodotto interno qualità e di Symbola, fondazione per le qualità Italiane.
Quali sono stati gli elementi principali quindi che hanno consentito alla società i risultati del primo semestre 2007? “I costanti investimenti in ricerca e sviluppo, marketing, e nel know how specifico del nostro particolare settore di attività come materiali, modelli, prodotti. Ma soprattutto l’aver creduto nel territorio -risponde Piantoni-. Questa visione ci ha permesso di operare scelte che realizzano il nostro piano strategico; tra esse l’acquisizione di marchi storici come Girmi per i piccoli elettrodomestici ed Aeternum per le pentole e gli accessori in acciaio, con l’obiettivo di risanarli perché rappresentativi del made in Italy che ha in sé storia, tradizione e valori che costituiscono la visione Bialetti. In quanto azienda che si propone di diventare il polo italiano del settore casalingo, certamente intendiamo avere risultati finanziari positivi ma, oltre all’attenzione e alla cura per il prodotto finito, intendiamo realizzare questo obiettivo caratterizzandoci nel pieno rispetto del territorio e del valore umano delle persone, siano dipendenti, o concittadini, o semplicemente esseri viventi bisognosi di aiuto. Questi sono i valori riconosciuti nella nostra impresa”.
Un impegno etico e sociale, continua Piantoni, ratificato dalla certificazione etica rilasciata l’anno scorso secondo lo standard internazionale SA 8000: “In partnership con Legambiente abbiamo realizzato progetti per il recupero di aree degradate nel nostro Paese. Abbiamo collaborato in campo internazionale con la onlus Airc onlus, associazione italiana per la ricerca sul cancro, e con la Breast Cancer Association per la ricerca sui tumori al seno. In questa attività investiamo circa 700 mila euro l’anno: un volano per la diffusione dei valori nei quali crediamo, legati al rapporto con le persone, al lavoro non come peso ma come impegno. Questo conta soprattutto nei rapporti con il personale. Tre dei nuovi nostri prodotti che hanno avuto un grande successo sono nati da idee e suggerimenti dei dipendenti, operai e tecnici. Siamo anche tra i soci promotori dell’associazione Symbola che ha come obiettivo la promozione della qualità fatta di coesione, di rapporti tra persone e aziende diverse che hanno adottato questa filosofia”.

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