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LA NUOVA PREVIDENZA SUSSIDIARIA E COMUNITARIA

del Sen. TIZIANO TREU
Vicepresidente della commissione
Lavoro e Previdenza sociale

 

In tutti i Paesi sviluppati è in atto una revisione delle politiche sociali. Ciò avviene sotto la spinta di due esigenze contrastanti. Da una parte l'invecchiamento della popolazione e la modifica delle condizioni demografiche, delle esigenze e degli stili di vita accrescono e diversificano i bisogni di welfare delle persone e delle famiglie. Dall'altra la crescente pressione dei costi sui bilanci pubblici induce a scelte diverse e più selettive che in passato. Entrambe le spinte devono essere considerate senza sacrificare i principi del welfare ma cambiandone gli orientamenti.

Per rispondere ai nuovi bisogni il welfare deve diventare universale e più inclusivo: oggi protegge poco i più deboli, i precari, le famiglie povere, i bambini. Non può indulgere all'assistenzialismo, ma deve attivare le persone, non solo per evitare sprechi, ma per sviluppare le capacità dei singoli e per sostenerne i percorsi di autorealizzazione. Se vuole soddisfare le diverse pressioni cui è sottoposto, il welfare non può più essere statalistico e burocratico, ma deve dare spazio alle iniziative della società attiva e delle comunità locali.
Per questo si parla, non solo in Italia, di welfare sussidiario e comunitario. Questa è una indicazione essenziale per riformulare obiettivi e strumenti delle politiche sociali, vecchie e nuove. Ma occorre chiarire bene il senso del richiamo alla sussidiarietà. La quale non può essere invocata per scaricare le responsabilità del Governo e dello Stato sulla società, né tanto meno sulla famiglia come ammortizzatore sociale. La sussidiarietà richiede di valorizzare l'autonomia e la capacità delle persone e delle famiglie in modo tale che possano contribuire al benessere comune.
Le capacità delle persone e le associazioni della società sono decisive per integrare il welfare. Funzioni complesse come quelle richieste oggi per rispondere ai bisogni delle persone e delle famiglie richiedono una collaborazione vera fra istituzioni e società. Ma lo Stato non può esimersi dal sostenere con regole e con risorse adeguate gli attori e le funzioni del welfare comunitario. Ciò è particolarmente urgente oggi, di fronte alla pressione della crisi economica che sta mettendo a rischio fasce crescenti di popolazione, anche del ceto medio: sono oltre 11 milioni gli italiani che rischiano la povertà.
Le forme di collaborazione fra pubblico e privato possono essere diverse, come testimoniano tante buone pratiche esistenti nei territori in materia di sanità, di servizi, di assistenza e di cura. Queste esperienze rischiano di andare perse se continua la politica dei tagli alle risorse pubbliche, nazionali e locali; le risorse non vanno tagliate, possono essere distribuite diversamente fra istituzioni pubbliche e attori sociali, con l'obiettivo non di depotenziare il welfare ma di arricchirlo e di personalizzarlo.
Un esempio di pratiche positive viene dalle recenti iniziative avviate dall'Amministrazione Obama in questa materia. La più importante è la costituzione di un fondo per l'innovazione sociale (SIF) che ha il compito di finanziare politiche sociali innovative con un contributo pubblico accompagnato da un analogo finanziamento di associazioni o fondazioni non profit. La dotazione iniziale, federale, è modesta, 50 milioni di dollari, perché si vogliono valutare bene le sperimentazioni di questa partnership.
Le vere innovazioni sociali si affermano lentamente. Ma l'intenzione di Obama è di diffondere l'iniziativa nelle varie aree dell'Amministrazione. L'obiettivo non è solo quello di estendere gli interventi di welfare, ma di arricchirne i contenuti, coinvolgendo la creatività e le capacità innovative della società. Questa è l'indicazione che proviene anche dalle nostre migliori esperienze di collaborazione fra pubblico e privato, presente nei vari territori, da Trento in giù. Anch'esse vivono dell'inventiva di gruppi e associazioni della società che sono diventati veri e propri imprenditori sociali.
Forme di welfare integrativo sono attivate sempre più anche dalle parti sociali attraverso iniziative bilaterali, in materia di previdenza, sanità, assistenza; le aziende come tali stanno dando un contributo crescente e diretto all'integrazione dell'assistenza, della sanità pubblica e di altri aspetti del welfare, mostrando così di dare un contenuto concreto alla responsabilità sociale dell'impresa. Queste iniziative meritano sostegno perché concorrono con le istituzioni pubbliche al perseguimento di obiettivi di rilevanza sociale. Vanno incentivate sul piano fiscale più di quanto siano oggi, e vanno messe nelle condizioni di diffondersi e di crescere. A coloro che vi operano si richiedono doti di grande professionalità, la massima trasparenza e un vero senso di responsabilità sociale.

Tags: Tiziano Treu previdenza

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