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LA RICHIESTA DI BILANCIO 2021 PER IL DIPARTIMENTO DELLA DIFESA

di Lucio Martino

Dopo tre anni consecutivi di aumenti, la richiesta di budget militare presentata dall’amministrazione Trump (740,5 miliardi, di cui 35 miliardi sono destinati a progetti di sicurezza nazionale supervisionati dal dipartimento dell'energia e da altri enti governativi), è appena più grande di quella dell’anno scorso ma, anche tenendo conto dell’inflazione, è comunque la più grande dalla Seconda Guerra Mondiale. Se le due prime richieste di bilancio per la Difesa erano improntate all’intenzione di migliorare la prontezza operativa, focalizzandosi in particolare su cose come addestramento e manutenzione, la proposta di bilancio 2021 sembra nel suo insieme concepita al fine di garantire l’irreversibile attuazione dei contenuti dell'ultima Strategia di Difesa Nazionale, il documento di due anni fa che, nel prevedere un'era di grande competizione strategica, prescriveva nuovi e grandi investimenti nelle tecnologie di prossima generazione.

Più che tagli riduzioni

Pur senza eliminare completamente nessun sistema d’arma, questa nuova richiesta di bilancio rivela come il dipartimento della Difesa intende ritirare dal servizio numerosi velivoli da combattimento, droni e navi al fine di risparmiare centinaia di miliardi di dollari da destinare prima allo sviluppo e poi all’acquisto di un’intera serie di sistemi d’arma ritenuti indispensabili per vincere un’ipotetica guerra futura contro la Repubblica Popolare Cinese oppure contro la Federazione Russa. A tal fine, l’U.S. Air Force, nei prossimi cinque anni, è intenzionata a ridurre sensibilmente il numero a sua disposizione di bombardieri strategici B-1A, di aerei d’attacco A-10C, di caccia F-15C e F-16C, di aerei da trasporto C-130H, di aerocisterne KC-10 e KC-135 e di droni da spionaggio Global Hawk. Da parte sua, la U.S. Navy intende ritirare le unità costruite per operare in acque poco profonde e procedere alla costruzione di solo otto grandi unità di superficie al posto delle dodici finora in programma, mentre l’U.S. Army è intenzionata ad annullare una quarantina di programmi e a ritardare lo sviluppo di quasi altrettanti. Ovviamente, questa strategia di ridurre il numero di armi e attrezzature immediatamente disponibili in favore dello sviluppo di altre di nuova generazione (quali centinaia di nuovi piccoli satelliti, di cannoni a energia diretta e di velivoli ipersonici) il cui dispiegamento operativo è ancora lontano nel tempo, non può non creare un rischio a breve termine che, almeno nel calcolo del dipartimento della Difesa, poste le presenti circostanze internazionali è perfettamente accettabile.

Due grandi vincitori: il nucleare e l’intelligenza artificiale

A fronte di tutte queste riduzioni, i più grandi aumenti di spesa, tanto in termini relativi quanto in termini assoluti, sono destinati a due particolari settori, vale a dire il nucleare e l’intelligenza artificiale. Non sorprende che l’aumento più cospicuo richiesto dal dipartimento della Difesa riguardi proprio il nucleare, dato che nel frattempo l’amministrazione Trump non sta prendendo provvedimenti per estendere quel New START sottoscritto all’inizio della decade dagli Stati Uniti e dalla Federazione Russa e la cui scadenza, tra un anno, emanciperà da qualsiasi limite i rispettivi arsenali atomici per la prima volta da molti decenni. La richiesta di spesa in questo settore prevede un aumento dell’ordine di quasi il venti percento, tanto da sfiorare i trenta miliardi di dollari, ed è volta alla realizzazione di un nuovo tipo di missile balistico intercontinentale, di un nuovo bombardiere strategico invisibile, di una nuova classe di sottomarini lancia missilistici balistici e di una nuova rete computerizzata in grado di trasmettere in maggior sicurezza i codici di lancio agli equipaggi delle varie componenti di una triade nucleare che la richiesta di bilancio 2021 conferma quindi nella sua interezza, nonostante i dubbi tipici degli ultimi anni sulla componente missilistica intercontinentale di base a terra.

Per quanto invece riguarda l’intelligenza artificiale, colpisce come il notevole aumento di spesa previsto per questa voce, da uno a due miliardi, non sarà gestito esclusivamente dal dipartimento della Difesa. Se approvata, la richiesta di bilancio 2021 avrà l’effetto quasi di raddoppiare i finanziamenti disposti a favore della ricerca e dello sviluppo dell’intelligenza artificiale e dei computer quantistici attraverso l’intero arco delle possibili agenzie federali. Anche in questo caso c’è poco da sorprendersi, dato che l’anno scorso il presidente Donald Trump, attraverso un ordine esecutivo, ha elevato l’intelligenza artificiale al livello di priorità nazionale, forse anche in risposta a quanti sostengono che la Repubblica Popolare Cinese abbia già superato gli Stati Uniti in questo settore.

Oltre la bassa intensità

Come sempre in passato, parte di questa richiesta di bilancio resterà lettera morta. Tuttavia, è molto improbabile che il Congresso influirà sostanzialmente sul totale della spesa per quanto, quasi certamente, provvederà a riordinarne le priorità, proteggendo in particolare quelle voci che, in un modo oppure nell’altro, potrebbero maggiormente incidere sull’andamento economico del paese in generale, e di alcuni collegi elettorali molto più in particolare. In ogni caso, la richiesta di bilancio 2021 sembra voltare pagina con quell’impostazione a bassa intensità dettata dalle guerre mediorientali che ha caratterizzato i desiderata del dipartimento della Difesa negli ultimi vent’anni.

Tags: bilancio usa Cina Russia intelligenza artificiale Difesa Trump Marzo 2020 Lucio Martino

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