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Premio Vincenzo Dona: dalla crisi a un mondo sostenibile, quello dei consumatori

«La crisi–diceva Albert Einstein–è una benedizione per le persone e per le Nazioni perché porta progresso». Non si tratta soltanto di una provocazione: per anni abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità, consumando in eccesso ed oggi siamo costretti a rivedere i nostri stili di vita e le abitudini di consumo. Ecco perché possiamo dire che la crisi, in qualche maniera, genera progresso: abbiamo, forse, finalmente capito che il pianeta e le sue risorse non sono infinite e dunque dovremmo farne buon uso.
Non è facile dire se l’attenzione che negli ultimi anni si è sviluppata nei confronti della sostenibilità sia frutto di logiche di convenienza, piuttosto che di una vera sensibilità verde, come molti vogliono farci credere. Le imprese sembrano comprendere che per questa via si può generare profitto e creare posti di lavoro; i consumatori, d’altronde, sono disposti a spendere un po’ di più per prodotti che abbiano in sé questi valori.
Ma cosa intendiamo per sostenibilità? Il concetto di «sviluppo sostenibile» compare per la prima volta nel 1987 nel rapporto Brundtland, dal nome della norvegese che presiedeva la Commissione Ambiente e Sviluppo delle Nazioni Unite, come un processo che «soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri». Non si tratta di un concetto legato semplicemente ai temi ambientali, ma fa riferimento al benessere delle persone, mettendo in luce un aspetto fondamentale: il dovere morale di mantenere le risorse e l’equilibrio del pianeta per non consegnare ai nostri figli un mondo peggiore rispetto a quello in cui siamo vissuti.
La sostenibilità riguarda, quindi, anche la salute, il lavoro, la cultura, i trasporti, le relazioni sociali. In ultima analisi investe da vicino i consumatori nelle loro decisioni quotidiane di scelte e di consumi. Per questo vogliamo coinvolgere nel dibattito le imprese, le loro storie ed esperienze: è sostenibile l’impresa che pone tra i propri obiettivi l’efficienza energetica e la riduzione dei consumi; ma anche chi riesce a mantenere l’intero ciclo produttivo in Italia creando posti di lavoro; è sostenibile, l’impegno per valorizzare il nostro patrimonio artistico; è sostenibile, infine, la razionalizzazione di produzioni e consumi affinché sempre meno cibo finisca nella spazzatura: nel mondo sono oltre 1,3 miliardi di tonnellate.
Queste «idee di sostenibilità» sono state protagoniste, lo scorso 21 novembre, del «Premio Vincenzo Dona» che, quest’anno, ha cambiato sede e si è svolto nella splendida cornice del Teatro Argentina di Roma, con una formula inedita rispetto agli anni passati. I rappresentanti delle istituzioni, delle imprese e della cultura hanno accompagnato i nostri ospiti in un «percorso verde», parlando appunto di sostenibilità, green economy, lotta agli sprechi, sviluppo e decrescita felice.
Come ogni anno, anche questa edizione si è caratterizzata per ospiti di alto profilo: non solo alcuni importanti manager delle aziende a vario titolo coinvolte sui temi energetici, ambientali, del food - ne cito alcuni per tutti: Fulvio Conti, amministratore delegato di Enel, l’avv. Maurizio Molinari, presidente di Metaenergia, l’ing. Angelo Trocchia, presidente della Unilever Italia, Giuseppe Brambilla di Civesio, presidente della Carrefour Italia, Vito Gulli, presidente dell’Asdomar -, ma anche alcuni addetti ai lavori e celebri opinion makers: mi riferisco, in particolare ai leader delle più importanti associazioni ambientaliste come Legambiente e il Wwf, ma anche a personaggi come Ermete Realacci, il professor Andrea Segré, il filosofo francese Serge Latouche, teorico della decrescita felice.
Un’altra novità riguarda l’impatto zero del Premio: ogni evento organizzato, infatti, ha un impatto sull’ambiente in termini di consumo e risorse, produzione di rifiuti, emissione di CO2 e di altre sostanze inquinanti, sia per l’organizzazione sia durante l’evento stesso. Oggi è possibile però, grazie ad oculate politiche di gestione normate attraverso la Iso 20121, certificare la sostenibilità ambientale dell’evento. Di fatto la norma permette di monitorare e verificare tutta una serie di parametri - percentuale di raccolta differenziata, impiego di energia prodotta da fonti rinnovabili, acquisti di materiali con certificazione ambientale, modalità di trasporto per gli spostamenti ecc. - che consentono di calcolare l’impatto ambientale dell’evento. Una volta calcolato, sarà possibile attuare una serie di azioni, ad esempio piantare un certo numero di alberi come è accaduto per il nostro «Premio Vincenzo Dona», che in concreto andranno ad annullare il consumo di risorse e le emissioni inquinanti prodotte dall’evento stesso.
Come sa bene chi conosce questo Premio e ci segue fin dalla sua prima edizione del 2007, la nostra riflessione comincia già nella scelta della creatività che accompagna l’evento: quest’anno abbiamo rappresentato la sostenibilità con l’immagine di una mongolfiera composta da mille palloncini colorati. È un messaggio «ottimistico», che guarda al futuro con fiducia, ma a condizione che l’impegno sia di ciascuno: i palloncini rappresentano la necessità della collaborazione tra i protagonisti del mercato, cioè imprese, istituzioni, consumatori, per ripartire, perché i nostri figli meritano un mondo più sostenibile di quello che stiamo vivendo.  

Tags: Dicembre 2013 consumatori Massimiliano Dona UNC Unione nazionale consumatori

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