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MARIO PESCANTE: RIPRESA ANTICIPATA SE ROMA OTTERRÀ LE OLIMPIADI DEL 2020

Mario Pescante

La candidatura di Roma quale sede dei Giochi Olimpici del 2020, sostenuta dal Comitato Olimpico Nazionale Italiano e dall’Assemblea Capitolina con la deliberazione del 14 luglio 2010, si sta avviando verso la scelta finale, che spetta al CIO, il Comitato Olimpico Internazionale, che deciderà nel 2013. Nel frattempo le candidature, rispetto al passato, si sono ridotte a sei, tutte autorevoli e, quale più quale meno, ognuna comunque suffragata da particolari caratteristiche positive, bene illustrate nei dossier presentati dai rispettivi sostenitori. Anche se mancano ancora vari mesi alla scelta finale, in questo periodo la competizione tra le città concorrenti è destinata ad intensificarsi attraverso un’attività frenetica anche se poco visibile, consistente nel ricercare accordi e adesioni tra i numerosissimi membri del CIO che dovranno pronunciarsi a favore dell’una o dell’altra candidatura. La posta in gioco è stimolante: è vero che sulla città e sul Paese prescelto graveranno i costi per la realizzazione di infrastrutture e strutture necessarie per ospitare un avvenimento così esteso, sentito e seguito nel mondo; ma dalle Olimpiadi si attendono benefici non solo per la città interessata ma, questa volta, addirittura per l’economia del Paese ospitante.

In tempi di crisi come l’attuale, anche il solo annuncio della scelta produrrebbe anche, sia pure ancora solo sul piano psicologico, un effetto positivo sulle economie nazionali in difficoltà come quelle di Italia e Spagna, ma anche del Giappone. L’eventuale scelta di Roma servirebbe, inoltre, a rasserenare l’arroventato clima politico interno determinatosi negli ultimi mesi. Ma quali possibilità di realizzarsi ha questa ipotesi? E quali sono le possibilità delle concorrenti? Vicepresidente del Comitato Olimpico Internazionale e presidente della Commissione Relazioni Internazionali, e già presidente del CONI, l’onorevole Mario Pescante in questa intervista fa il punto sullo stato dei lavori e sulle prospettive. Pescante ha ricoperto vari importanti incarichi anche politici: eletto due volte deputato, è stato sottosegretario ai Beni culturali con delega allo Sport e attualmente presiede la Commissione Politiche dell’Unione Europea della Camera dei deputati.

Domanda. Può fare il punto sugli ultimi avvenimenti relativi alla scelta della città in cui dovranno svolgersi i Giochi Olimpici nel 2020, e su quanto è avvenuto dopo l’aggravarsi della crisi economica mondiale, con particolare riguardo alla candidatura di Roma, espressa dall’Italia? Possono influire, in senso negativo, le difficoltà economiche manifestatesi nelle ultime settimane in Italia, con il susseguirsi di annunci, polemiche, contestazioni, ritardi? Come potrebbero riflettersi le attuali difficoltà economiche nazionali sulla preparazione di un avvenimento destinato a svolgersi fra ben 9 anni?
Risposta. Innanzitutto vorrei premettere alcuni dati che illustrano meglio la situazione. Esattamente il 2 settembre scorso è scaduto il termine per l’accettazione delle richieste da parte del CIO. Le «applicant city», quindi, sono rimaste 6. L’elenco comincia con Baku in Azerbaigian seguita da Doha nel Qatar; quindi prosegue con le candidature di Istanbul, di Madrid, di Roma e di Tokyo. Ognuna delle sei città possiede peculiarità. Senza volere assolutamente sminuire le potenzialità sia loro sia dei Paesi che rappresentano, le prime due, Baku e Doha, probabilmente sono candidature «di bandiera». Spesso le due città hanno ospitato significative manifestazioni, e basti pensare che il Qatar ospiterà la World Cup di calcio ed è candidata all’organizzazione dei Mondiali di atletica; ma c’è da supporre che la presentazione delle loro candidature sia finalizzata più che altro alla loro ripresentazione per successive occasioni.

D. Come giudica, invece, quelle delle altre quattro città?
R. Le loro caratteristiche le rendono doppiamente insidiose. Innanzitutto perché sono città importanti e hanno il comune denominatore che dal 2000 in poi si sono già candidate nelle precedenti edizioni delle Olimpiadi, pertanto i presentatori hanno acquisito una rilevante esperienza e, soprattutto, i loro dossier sono già stati accettati in passato dal CIO; ora si tratta, pertanto, soltanto di aggiornarli. Quindi ci troviamo di fronte a candidature già ben istruite, preparate e agguerrite.

D. Qual è invece la situazione relativamente alla candidatura di Roma?
R. Stiamo preparando i relativi dossier, dobbiamo organizzare la nostra lobbying e in teoria, pur essendo partiti con qualche vantaggio perché siamo stati i primi a comunicare la candidatura e i primi a trasmetterla al CIO, possiamo iniziare solo ora a contattare gli «elettori». Inoltre, se esaminiamo la situazione e le prospettive di successo di ogni singola città, dobbiamo constatare come Istanbul si avvantaggia di una situazione economica positiva del Paese, completamente in controtendenza non solo rispetto a tutti i Paesi d’Europa, ma anche in confronto con gli altri; si prevede, infatti, un aumento a fine anno dell’8-9 per cento del suo prodotto interno, per cui noi italiani, che speriamo in un aumento del nostro prodotto interno di pochi centesimi, comprendiamo benissimo con quale vantaggio la Turchia parta.

D. Quali sono, in particolare, i fattori che possono rafforzare la candidatura di Istanbul?
R. Attualmente la Turchia è tutta un cantiere. Ad Istanbul è prevista, tra l’altro, l’apertura di un tunnel sotto lo Stretto del Bosforo per evitare di costruirvi sopra dei ponti; tunnel che, realizzato in tre anni, sarà costituito da quattro corsie affiancate da una ferrovia metropolitana. Nello stesso tempo la candidatura alle Olimpiadi si avvantaggia del prestigio internazionale di personalità come il presidente della Repubblica Abdullah Gül, il primo ministro Recep Tayyip Erdoğan e il ministro degli Esteri Ahmet Davutoğlu, che godono di una grande stima e considerazione. In più, le recenti prese di posizioni politiche del governo di Ankara contro lo Stato di Israele stanno guadagnando ad Istanbul la simpatia dei Paesi arabi. Insomma si tratta di una candidatura con la quale dovremo fare i conti. Insomma la Turchia si sta ponendo come Paese leader nell’area mediorientale.

D. E per quanto riguarda le altre 3 candidature di città europee?
R. Quanto a Madrid, è vero che la Spagna attraversa le nostre stesse difficoltà, ma ho già illustrato i motivi per i quali, nonostante la crisi economica e i problemi che il Paese deve affrontare, ha deciso di partecipare alla candidatura olimpica. Inoltre la città è amministrata da un sindaco giovane e dalla grande personalità; lo sport spagnolo sta riportando risultati straordinari nel mondo; i sostenitori della candidatura si avvalgono di un lobbying che era stata preparata già in passato dal presidente spagnolo del CIO Juan Antonio Samaranch, poi scomparso. Per quanto riguarda infine Tokyo, il dossier presentato nell’ultima edizione era sicuramente uno dei migliori. Tokyo si avvale del deciso appoggio sia del governatore della Regione, Shintarō Ishihara, il quale presiede il Comitato di promozione e potrà avvalersi anche della solidarietà che molti componenti del CIO, soprattutto asiatici, nutrono nei confronti di un Paese che ha subito la recente catastrofe del maremoto.

D. Si continua a pensare alle Olimpiadi del 2020 come se non esistesse la grande crisi mondiale che ancora scuote l’economia?
R. Per la verità l’interrogativo che si stanno ponendo in molti e che noi stessi ci siamo posti è questo: «In questo momento di crisi, di tagli, di sacrifici, è opportuno parlare di candidature olimpiche?». Abbiamo esaminato questo argomento nella prima riunione del consiglio di amministrazione del CONI, che è composto dai massimi esponenti degli enti locali, Regione, Provincia e Comune e da esponenti della società civile, ed è stato comunemente espresso il giudizio che in questo momento di crisi, se procediamo solo con tagli di spese e riduzioni di bilancio, il Paese è destinato ad impoverirsi sempre di più; per cui molti prospettano la necessità di studiare soluzioni in favore anche della crescita e degli investimenti. Abbiamo sottolineato però anche la necessità che gli investimenti riguardino progetti seri, credibili, con scadenze precise. Ebbene proprio queste sono le principali caratteristiche di un «investimento olimpico».

D. Qual è stata la conclusione di queste riflessioni?
R. La nostra opinione è stata riportata da molte agenzie di stampa internazionali in articoli intitolati «La crisi non fermerà la candidatura di Roma». Al di là della nostra opinione, abbiamo insediato a tempo debito, quindi ancor prima che la crisi deflagrasse, un Comitato di compatibilità economica che, presieduto dal prof. Marco Fortis e affiancato da un gruppo di lavoro esterno composto da economisti, accademici ed esperti di finanza pubblica, sta esaminando da qualche tempo i dati da noi forniti. Entro la fine di ottobre o nei primi giorni di novembre il Comitato ci rimetterà un rapporto sui costi e sui benefici.

D. Se la scelta cadesse su Roma, a quanto ammonterebbero per l’Italia i costi dell’Olimpiade del 2020?
R. Lo dirà il Comitato di compatibilità dopo la verifica dei dati che abbiamo fornito. Per ora noi abbiamo parlato di una spesa tra gli 8 e i 9 miliardi di euro, ben al di sotto dei 26 miliardi spesi per le Olimpiadi di Rio de Janeiro, per non parlare dei 44 miliardi spesi per quelle di Pechino e degli stessi 12 miliardi di Londra. La candidatura di Roma prevede un’«Olimpiade sobria», come io l’ho definita, e questo è il primo aspetto. Per quanto riguarda i benefici, il Comitato valuterà l’aumento del prodotto interno che ne deriverebbe a un Paese come l’Italia che fatica a realizzare aumenti di decimi di punto; altri vantaggi sono il sostegno all’occupazione e un particolare progetto riguardante il turismo, che potrebbe essere la carta vincente, dal punto di vista economico, per l’intero Paese, che è amato ma spesso sconosciuto anche agli italiani: con l’offerta di un ben organizzato «pacchetto turistico» di visite, escursioni, servizi, si attirerebbero milioni di visitatori.

D. Si è cominciato a parlare delle Olimpiadi del 2020 quando l’attuale crisi economica mondiale non era neppure cominciata; successivamente si è aggravata colpendo in particolare, a causa del forte debito pubblico, non solo la Grecia e il Portogallo ma due Paesi, come la Spagna e l’Italia, che pretenderebbero di sopportare il massimo peso finanziario dei Giochi. Qual è la sua opinione?
R. Alla fine dell’estate abbiamo attraversato un difficile momento a causa della sfiducia dei mercati finanziari, delle borse e dei Governi stranieri nei confronti della tenuta della nostra economia. Una sfiducia che forse non dipende neanche tanto dai dati fondamentali della nostra finanza pubblica, perché poi non è vero che questa versi in una situazione così disastrosa. Si è diffusa piuttosto una sfiducia sulle capacità di ripresa del Paese. C’è chi l’attribuisce alla classe politica, qualcuno al sistema bancario, qualcun altro all’economia in generale. La scelta di Roma per lo svolgimento di un’Olimpiade costituirebbe senza dubbio un’iniezione di fiducia perché dimostrerebbe che questo Paese vuole investire sul futuro. Tutti questi elementi saranno alla base della valutazione della Commissione Fortis, poi saranno sottoposti all’attenzione del Parlamento con la presentazione di una mozione a sostegno dei Giochi, fondata su argomentazioni tecniche, finanziarie ed economiche, sperando che i risultati siano positivi, come tutti ci auguriamo.

D. Il programma futuro?
R. Giunti a quel punto, andremo a un confronto con il Governo per vedere come finanziare l’impresa.

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