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TUNISIA. DOVE GLI INVESTIMENTI SONO Più APPREZZATI. E PIù SICURI

Confermatasi nel 2003 secondo partner economico della Tunisia per il volume sia dell’interscambio commerciale sia degli investimenti effettuativi, l’Italia ha un particolare interesse ad intensificare i rapporti commerciali con quel Paese al quale è legata anche da altri fattori: storici, culturali, turistici. Appena cinque anni fa, nel 1999, erano 350 le imprese italiane che vi operavano; alla fine del 2003 erano raddoppiate e la crescita è destinata a continuare per vari motivi: la vicinanza, i legami storici, le favorevoli condizioni, la politica seguita dai governanti di entrambi i Paesi. Il mese scorso questa politica è stata rinsaldata dalla costituzione, in Italia, dall’«Associazione di amicizia e cooperazione Italia-Tunisia», che ha lo scopo di contribuire alla promozione e allo sviluppo delle relazioni politiche, economiche e culturali tra i due Paesi. Favorite dalla progressiva apertura all’esterno dell’economia tunisina e dalle agevolazioni concesse da quel Governo, le prospettive di sviluppo delle relazioni non solo culturali ma soprattutto economiche sono molto promettenti.
Tali prospettive e più in generale i rapporti tra i due Paesi, sono ampiamente illustrate, in questa intervista rilasciata a Specchio Economico, dall'ambasciatore tunisino presso il Governo italiano Mohamed Jegham.
Domanda. Il Forum di Cartagine, giunto alla VI edizione, rappresenta uno degli appuntamenti più significativi per quanti vogliono investire in Tunisia. Quali i risultati delle precedenti edizioni? Quali sono gli obiettivi di quest’anno e quali sono le novità?
Risposta. Il Forum di Cartagine, istituito sei edizioni fa, è una vetrina importante per lo sviluppo della Tunisia permettendo di dare visibilità alla promozione dell’investimento in questo Paese. Le cifre a questo riguardo sono eloquenti: nell’anno 2002 abbiamo registrato un incremento totale degli investimenti pari al 15 per cento di fronte a un calo a livello mondiale del 27 per cento; se contabilizziamo le operazioni di privatizzazione, arriviamo a un tasso di crescita del 65 per cento. Gli obiettivi del Forum possono essere riassunti in tre punti: far conoscere meglio l’ambiente dell’investimento e le ultime decisioni a favore dell’investimento diretto estero, fornire indicazioni sulle grandi opere e sulle opportunità esistenti in settori particolari, nonché rendere noti i risultati dell’esperienza fatta da imprese straniere già operanti in Tunisia.
D. Negli ultimi anni si è assistito a una notevole apertura, soprattutto dal punto di vista economico, dei Paesi africani che si affacciano nel Mediterraneo. Quali opportunità offre la Tunisia agli investitori internazionali?
R. Prima di tutto la stabilità di un Paese alle porte dell’Europa, un mercato che comincia ad acquisire una certa importanza forse non numerica ma sicuramente di potere d’acquisto e, soprattutto, piattaforma verso altre destinazioni.
D. Quali sono i settori economici tunisini di maggior interesse per gli investitori stranieri? Quali sono le nuove aree di sviluppo?
R. Invito le imprese italiane di tutti i settori a prendere parte al Forum di Cartagine per verificare di persona, che in Tunisia è possibile lavorare in tutte le specialità, perché abbiamo reali vantaggi comparativi, nell’industria, nei servizi, e nel turismo.
D. Quali sono gli indicatori di affidabilità che possono stimolare e indirizzare i capitali verso la Tunisia?
R. La Tunisia, che dispone dell’investment grade dal 1994, presenta interessanti notazioni delle agenzie internazionali, risultato di una politica di sviluppo riuscita. Un tasso di crescita costante e un’attenta politica sociale sono le chiavi del nostro successo.
D. Infrastrutture, innovazione, risorse umane: il suo Paese è pronto ad affrontare questa accelerazione economica?
R. Sicuramente. Disponendo già di buone infrastrutture, la Tunisia presenterà alla prossima edizione del Forum di Cartagine il piano di investimenti per i prossimi anni, che prevede tra l’altro il rafforzamento della rete stradale e delle autostrade, lo sviluppo delle infrastrutture di comunicazioni e telecomunicazioni ecc. La ricerca e l’innovazione, da parte loro, godono dell’attenzione particolare del Governo che prevede di dedicarvi l’uno per cento del prodotto interno, grazie anche alla creazione di poli tecnologici. Per le risorse umane, con quasi un quarto della popolazione sui banchi delle scuole, dei licei e delle università, e con più di 130 centri di formazione professionale, pensiamo di avere fatto un grande passo in avanti.
D. Esistono accordi internazionali per favorire scambi commerciali e investimenti in particolare con l’Unione europea? E con altri Paesi? verso quali Stati si sta indirizzando la vostra attenzione?
R. Desidero ricordare che la Tunisia è stato il primo Paese della sponda sud del Mediterraneo a sottoscrivere un accordo di libero scambio con l’Unione Europea. La zona di libero scambio sarà effettiva già dal 2008. Da un’altra parte, la firma recente dell’accordo di Agadir ha permesso di creare una zona di libero scambio con la Giordania, il Marocco e l’Egitto. Accordi preferenziali ci legano con più di quaranta mercati.
D. Il Governo tunisino come vede l’allargamento dell’Unione europea?
R. Come un’opportunità, anzi una sfida. Inizialmente eravamo preoccupati che fossero messi da parte i Paesi a sud dell’Unione europea e del Mediterraneo. Siamo lieti di non essere in questa situazione; gli interessi dei Paesi del Sud Europa, tra cui l’Italia, sono contrari a uno spostamento troppo ad est.
D. Quali rapporti intercorrono con il Governo italiano?
R. I nostri rapporti con l’Italia sono eccellenti. Il 5 e il 6 dicembre scorsi si è recato in Tunisia, in occasione del Vertice del dialogo 5 più 5, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, per la seconda volta in questa veste. Gli scambi di visite ministeriali e le concertazioni sull’agenda internazionale sono frequenti. E proprio durante questo mese, su invito del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, avviene la visita di Stato in Italia del presidente tunisino Zine El Abidine Ben Ali.
D. Quali settori dell’imprenditoria italiana sono già presenti in Tunisia e sotto quali formule societarie? Quali sono le principali aziende?
R. Sono presenti in Tunisia, in una diversità di settori, più di 900 aziende italiane, delle quali quasi 600 sono industriali. La Tunisia rappresenta l’ottava destinazione degli investimenti italiani all’estero. La presenza più importante si registra nel settore tessile, e si assiste a un incremento dei settori della meccanica, dell’elettronica e dell’agroalimentare, come anche in quello delle nuove tecnologie.
D. Quali sono gli elementi che più attraggono o potrebbero attrarre gli investitori italiani? E in quali settori potrebbero avviarsi nuove collaborazioni?
R. La vicinanza geografica, un’economia in costante crescita, risorse umane competitive, un clima favorevole agli investimenti, un ambiente sereno, un accesso preferenziale ai mercati esteri, una qualità della vita piacevole, sono solo alcuni fattori sui quali concentrare la propria attenzione.
D. Quali prodotti tunisini potrebbero aprirsi la strada sul mercato italiano?
R. Sicuramente i prodotti dell’agricoltura e dell’industria agroalimentare, ma siamo competitivi anche nei settori tessile, delle calzature, del mobile, della meccanica e dei servizi, per fare solo qualche esempio.
D. Le tensioni internazionali hanno inciso sullo sviluppo economico?
R. Nessun Paese è rimasto immune delle tensioni internazionali che si sono determinate nel mondo in questi ultimi anni. In Tunisia, Paese aperto all’estero, come in tutto il Mediterraneo, ne abbiamo risentito in particolare nel settore turistico che ha subito un calo dopo l’attentato alle torri gemelle di New York dell’11 settembre del 2001. Ora nel mio Paese il turismo è in ripresa, mostrando un soddisfacente tasso di crescita.

Tags: africa Marocco Tunisia investimenti ambasciate in Italia Egitto anno 2004

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