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Roberto Sgalla: le tante altre facce della polizia che la gente ama ma poco conosce

Roberto Sgalla, direttore centrale delle Specialità della Polizia di Stato

Direttore centrale delle «Specialità» della Polizia di Stato, Roberto Sgalla svolge funzioni diverse tra loro ma di grande importanza per l’Istituzione. A chi gli domanda di che cosa si occupi esattamente la sua Direzione spiega: «una Direzione quella attuale dove ho già avuto modo di cimentarmi, anche se con responsabilità diverse, avendo ricoperto l’incarico di direttore del Servizio Polizia Stradale. Accanto alla Stradale, oggi, ho la responsabilità anche delle altre tre Specialità: Ferroviaria, Postale e delle Comunicazioni e Reparti Speciali. All’interno di una struttura complessa quale è la Polizia di Stato in genere e, in particolar modo, quella delle Specialità, che attualmente dirigo, ritengo fondamentale il bagaglio culturale che mi porto dietro: anche l’esperienza di Direttore della Scuola Superiore di Polizia ha avuto il suo peso. È evidente infatti che l’esperienza formativa dei Commissari e dei Dirigenti della Polizia di Stato, mi ha ancor più convinto che nella realtà la formazione è una risorsa strategica fondamentale, ancor più se di altissimo livello, fondamentale per affrontare le sfide di oggi.
Le mie giornate sono caratterizzate da una molteplicità di casi: qualche volta, anche in tono scherzoso, dico a chi me lo chiede che mi occupo contemporaneamente di sommozzatori e di elicotteri, spaziando quindi dal mare al cielo, passando ai settori che si occupano di cani e cavalli , affrontando un minuto dopo le problematiche connesse al mondo della Rete con gli esperti della Polizia Postale, alla gestione dei Reparti Mobili.
Sono circa 26 mila gli operatori delle Specialità presenti sul territorio e centinaia i presìdi di cui sono a capo e che, anche all’indomani del Decreto sulla liberalizzazione della Pubblica Amministrazione, il Decreto Madia ormai convertito in Legge, dovrebbero andare incontro a un processo di riorganizzazione, e non di chiusura di Reparti come spesso qualcuno riferisce in maniera impropria. La chiusura di un Reparto può attuarsi laddove questo non abbia più scopo: ad esempio laddove non transitano più treni e viene meno una strada ferrata perché vi è più interesse ai fini della circolazione.
I provvedimenti che saranno adottati dovranno invece accompagnarsi ad aperture e al potenziamento di altri uffici e strutture che oggi sono complementari.
Basti pensare alla Polizia Stradale: il Ministro ha ribadito, anche in occasione del Semestre europeo presieduto dal Governo italiano, che la Polizia Stradale deve occuparsi fondamentalmente delle grandi reti viarie, delle autostrade, delle grandi strade statali, laddove si muove l’economia del Paese, gran parte della viabilità e purtroppo anche della criminalità. È evidente che questo porterà sempre più a potenziare i presìdi lungo queste direttrici».

Domanda. La Polizia Stradale oggi conta esattamente 11 mila 500 uomini; il nuovo organico prevede che arrivino a 12 mila 500. Come saranno destinati gli altri?

Risposta. È evidente che ciò si realizzerà nel tempo e non immediatamente. Il personale andrà ad incrementare quei reparti che sono destinati ai controlli autostradali e delle grandi reti viarie. La Direzione Centrale gestisce altri 14 mila operatori circa tra Polizia Ferroviaria, Postale, Reparti Mobili e Reparti Speciali - tiratori scelti, artificieri, subacquei, squadre nautiche, questi ultimi convertiti al controllo del territorio marino attraverso gli acquascooter. I cani ad esempio danno un grosso apporto anche alla Polizia Giudiziaria. Siamo il secondo Paese con tali specializzazioni, per primi hanno iniziato gli svedesi. Da quest’anno, sulla base di un Protocollo con l’Università di Pavia abbiamo 5 cani Pastori addestrati per la ricerca di resti umani. Un risultato eccezionale perché consentono di individuare e riesumare i resti di persone oggetto di casi mortali, giudiziariamente ormai chiusi. Il lavoro viene svolto insieme alle Squadre Mobili e agli altri Uffici Investigativi. In un’area limitata da abitazioni, porzioni di territorio ecc., questi animali riescono, come sono già riusciti, a trovare resti umani anche di persone sepolte decine di anni fa. Seguiamo un protocollo svedese, appunto in collaborazione con l’Università di Pavia e con l’Istituto di Medicina legale per la Formazione dei cani, che vengono addestrati a fiutare resti umani. Un addestramento attento, concentrato sull’olfatto dell’animale e finalizzato a percepire con il proprio fiuto il particolare odore del materiale in decomposizione. Abbiamo avuto cani che hanno trovato cadaveri sotto i pavimenti.

D. Quali sono le materie trasversali di cui si occupano tutte e 4 le Specialità? Quanta parte delle attività della Polizia è svolta dalle Specialità Postale e delle Comunicazioni, Ferroviaria e Stradale?

R. Più che materie, sono obiettivi trasversali. È chiaro che le competenze sono molto specifiche, quindi non c’è nemmeno il rischio di sovrapposizione, però ci sono obiettivi e argomenti trasversali. Sono tre fondamentali. Uno è quello già accennato relativo al «processo di possibile riorganizzazione che porterà sicuramente non a diminuire ma a rendere più efficienti le strutture». Oggi infatti non ha più senso tenere in vita un Distaccamento laddove non transitano più veicoli, o non passano più treni, mentre verrà operato un potenziamento aprendo Sezioni della Polizia Ferroviaria, o Sottosezioni autostradali, appunto per rafforzare la nostra presenza sul traffico ferroviario, anche alla luce di quello che le Ferrovie stanno facendo. Stessa situazione per la Polizia Postale, che non ha bisogno di un controllo fisico ma virtuale del territorio, e che si può realizzare indipendentemente dal numero dei presìdi. Stiamo riflettendo per individuare la soluzione ottimale, consapevoli della grande responsabilità che ha la Polizia Postale avendo l’esclusiva del contrasto alle forme di criminalità su alcuni reati come la pedopornografia e l’home banking.

D. Quindi queste sono alcune delle materie trasversali?

R. Questo processo di riorganizzazione per il potenziamento e la formazione richiede chiaramente l’uso sempre più avanzato di tecnologie. La risorsa umana è di per sé una risorsa mai illimitata. Quindi occorre porre l’accento su formazione, riorganizzazione e uso delle tecnologie.

D. È indispensabile puntare sulle risorse tecnologiche?

R. Questo riguarda in particolar modo la Polizia Postale, che deve avere a disposizione software sempre più sofisticati per monitorare la rete. E vale anche soprattutto per la Polizia Ferroviaria che sempre più dovrà confrontarsi con fenomeni, per fortuna non tanto di carattere criminale. Si rilevano fenomeni di disagio, di percezione di insicurezza nelle stazioni che vanno combattuti insieme ad un processo di rassicurazione dell’opinione pubblica. È questa stessa a chiederlo, e sono necessari interventi fondamentali, oggi, per incrementare i livelli di controllo. Uno per tutti quello approvato nell’ambito del «decreto Concorrenza», una norma che prevede la possibilità di controllare il mancato pagamento dell’assicurazione delle moto e accertare se è vero che, secondo i calcoli dell’Ania, circa 4 milioni di soggetti non pagano l’assicurazione o alterano il contrassegno, che tra l’altro potrebbe essere abolito perché di per sé non dimostra nulla. È importante invece, usando le banche dati della Motorizzazione e dell’Ania, avere la possibilità di controllare dalle stesse moto chi risulta che abbia pagato e chi no l’assicurazione. Questi aspetti accanto alla tecnologia sono oggi fondamentali non solo nelle attività di repressione ma proprio e soprattutto nel campo della prevenzione. La tecnologia in particolare è un elemento indispensabile, ma poi vanno sviluppate anche le attività di repressione, prevenzione e deterrenza. Un esempio è il tutor, che controlla le velocità medie nelle strade e autostrade statali, e che l’Anas ha chiamato Virgilius. Il principio, che è lo stesso, ha avuto un successo enorme. È diminuita enormemente l’incidentalità perché, al di là del numero delle contravvenzioni elevate, ha indotto gli utenti ad un comportamento più corretto da parte di chi oggi si muove su autostrade in cui i tutor sono installati.

D. Quale differenza c’è tra questi strumenti?

R. Per l’Autovelox esistono strumenti che rivelano la loro presenza, che invece non funzionano per i tutor in quanto in questo caso viene calcolata la velocità media non quella istantanea. Nonostante sia stato dato ampio spazio alla comunicazione, vediamo gente che all’altezza del portale in cui è scritto «Tutor Frena», pensando che sia quello il punto di calcolo, frena; il tutor funziona invece con un sistema di calcolo della velocità media: si passa sotto i portali, si viene inquadrati dalla telecamera, poi c’è un portale a valle che calcola il percorso e applica il principio «tempo spazio=velocità». Un po’ perché lo prevede la legge ma anche per convinzione, le autostrade hanno provveduto ad installare il sistema e in alcuni tratti dove si registrava un’alta incidentalità oggi si è ridotta drasticamente.

D. Di quanto?

R. L’autostrada è l’unico tratto stradale in Italia che ha raggiunto l’obiettivo europeo, cioè di ridurre del 50 per cento i decessi. Mentre sulle altre strade l’Italia è all’undicesimo posto, in Europa siamo un Paese relativamente virtuoso e oltretutto ormai sono oltre 14 anni che si registra una riduzione costante. Per l’autostrada, l’Europa ci aveva dato l’obiettivo del 50 per cento, l’Italia complessivamente si è avvicinata a questo traguardo perché siamo al 48 per cento. C’è ancora molto da fare, perché l’obiettivo che l’Europa ci ha dato per il 2020, cioè per quando finirà il secondo Piano europeo per la sicurezza stradale, è quello di arrivare ad avere meno di 2 mila decessi.

D. Adesso quanti sono?

R. L’ultimo dato ufficiale è del 2013 e parliamo di 3.500 morti; nel 2014 sono stati 3.350 circa, quindi dal 2015 al 2020, in quasi 6 anni dobbiamo ridurli ancora di altri 1.350.

D. I droni possono agevolare il lavoro della Polizia?

R. Dopo che l’Enac ha predisposto il regolamento per il loro uso in ambito civile, noi come la Difesa stiamo predisponendo il regolamento per il loro uso nell’ambito della Polizia per tutta l’attività di ordine pubblico. Una volta noto il decreto, avremo ancor più chiari gli ambiti in cui i droni saranno impiegati, numerosissimi, per esempio in attività di polizia giudiziaria come la ricerca di latitanti, nell’ambito dell’immigrazione, del controllo del territorio e nel delicato settore dell’ordine e sicurezza pubblica. Nel giro di un decennio le Forze di Polizia impiegheranno il drone in maniera diffusa.

D. E per la privacy?

R. Premesso che tutto quello che noi facciamo rientra nel campo della sicurezza pubblica o della Polizia Giudiziaria, nulla sarà fatto in violazione delle leggi. Sicuramente è un ambito che già ci autorizza ad usare certi sistemi, per esempio telecamere di sorveglianza, installate per motivi di sicurezza pubblica e che permettono la conservazione delle immagini per un tempo maggiore rispetto alle telecamere installate nelle banche, proprio perché, dove c’è un’esigenza di ordine e di sicurezza pubblica, il tema della privacy, che è altrettanto importante e va tenuto in considerazione, deve trovare un giusto equilibrio nella difesa collettiva delle persone. Sicuramente l’uso dei droni presenterà anche problemi di privacy come l’uso delle nuove tecnologie, ma si troverà la giusta soluzione tra l’uso ai fini di sicurezza e la privacy. Il regolamento fornirà quindi un quadro di riferimento sull’esatto utilizzo dei droni e sugli obiettivi di interesse, dopodiché si procederà all’acquisto di droni ad ala fissa o ad ala mobile a seconda delle attività. Era però fondamentale avere un quadro normativo di riferimento, che è ormai quasi completato.

D. Per bloccare l’immigrazione potrete usarli?

R. No, il drone ha solo uno scopo, quello di vigilare. Va anche detto che la collaborazione con alcuni Paesi non è facile. Occorre tener conto che, grazie alle risorse di Frontex, abbiamo acquistato elicotteri ed aerei per la ricerca e il monitoraggio dei mari; sono mezzi molto più efficaci; droni di questo tipo sarebbero di grande potenza e i costi si avvicinerebbero a quelli di un elicottero. Ma noi abbiamo bisogno anche della risorsa umana, che fornisca notizie tramite comunicazioni, e non solo immagini, ecco perché abbiamo comprato 8 AgustaWestland che impieghiamo proprio nell’azione di contrasto all’immigrazione clandestina.

D. Lei si occupa anche dell’immigrazione?

R. Attualmente se ne occupa un’altra Direzione centrale. Noi ci occupiamo delle forniture di elicotteri per il Servizio aereo che dipende da questa Direzione, ma non delle attività di immigrazione e frontiera. 15 anni fa non era così, ma oggi con lo svilupparsi di un fenomeno così complesso, ne è competente un’altra struttura centrale.

D. Quali sono le nuove emergenze che le Specialità si trovano ad affrontare?

R. A me non piace usare il termine «nuove emergenze» perché dà l’idea di un fenomeno temporaneo. Mi esprimerò pertanto in termini di «nuove sfide». Per quanto riguarda la Polizia Postale, la sfida è rappresentata dalla lotta al cybercrime, sempre più evoluto sui terreni virtuali e che richiede grandi competenze. Non solo la truffa telematica che è un crimine informatico di primo livello; oggi la criminalità informatica è in grado di creare gravi danni a un Paese, si pensi al blocco dell’energia, delle comunicazioni, dell’informazione. Oggi tutti i sistemi girano su piattaforme che vivono grazie agli strumenti informatici, quindi è fondamentale poter entrare e prelevare dati; tutti i nostri dati sono in numerose banche dati.

D. Per la Stradale e la Ferroviaria?

R. L’Europa ci sfida ad attuare comportamenti virtuosi entro il 2020. Oggi la gente percepisce le stazioni come territori poco sicuri: nella Stazione Termini di Roma transitano ogni giorno 450 mila persone ed è una realtà relativamente sicura. Registriamo qualche borseggio e furto; purtroppo però la percezione di essi crea disagio, per cui il nostro sforzo è quello di far capire alla gente che questi territori sono sicuri e la quantità di reati commessi è spesso minore di quella reale. Stiamo lavorando con le Ferrovie, aumentando la visibilità della nostra presenza anche con impianti di cineripresa, dotando gli operatori di polizia di tecnologie che permettono controlli immediati come i computer palmari; creiamo nelle stazioni varchi per separare l’area commerciale da quella dei binari in modo che a questa acceda solo chi ha il biglietto. Si stanno quindi adottando molte iniziative. Si è partiti da Milano in occasione di Expo 2015 dotando la stazione di varchi che si aprono solo per chi ha il biglietto.

D. Quali sono le stazioni e le città che registrano più reati in Italia?

R. La stazione con più reati non esiste perché sono dati numericamente contenuti e nel tempo hanno avuto una riduzione incredibile. Nelle nostre stazioni si contano sulle dita di una mano, mentre c’è un’alta percezione relativamente a molestie, violenza sessuale a bordo dei treni e non solo. È per questo che si ricorre all’utilizzo di telecamere e agli operatori di polizia ma, in termini assoluti, i reati commessi sui treni e nelle stazioni sono numericamente limitati.

D. Cosa pensa del Disegno di legge «Concorrenza» per le assicurazioni auto e della scatola nera?

R. È fondamentale, anzi noi ci auguriamo che si attui e si estenda ad altre violazioni, ad esempio si effettui il controllo da remoto dell’avvenuta revisione del veicolo, la verifica del peso in marcia ed altri esperimenti. Il controllo da remoto ormai è il futuro della sicurezza stradale anche perché gli operatori della Stradale sempre più devono eseguire controlli ad alto tasso di professionalità, che solo l’uomo può fare, su droga, alcol, tempi di riposo nella guida ecc.

D. Che vanno controllati sempre più frequentemente?

R. Per la droga stiamo elaborando un protocollo proprio sulle attività di controllo. Devo dire che purtroppo i controlli sono limitati perché sono iniziati a luglio, ma il tema è da studiare. Ci auguriamo che avvenga come per l’alcol, laddove sono cambiati i comportamenti. Oggi grazie alla quantità di verifiche che la Polizia stradale compie si sta diffondendo il messaggio che chi beve non guida e chi non beve guida, anche perché i comportamenti si modificano in base al numero dei controlli compiuti: se una persona sa che può incappare in un controllo, adotta un comportamento più corretto.

D. Perché non rendere obbligatoria la famosa scatola nera?

R. Questo non è un problema che riguarda noi, ma le assicurazioni. La scatola nera fornirebbe tanti dati sulla localizzazione del veicolo, la velocità, ma anche in questo campo si scontra con la privacy, tant’è che non vi è obbligatorietà. Mentre invece la possibilità di introdurre strumenti all’interno del veicolo per controllare l’assunzione di alcol o di droga da parte del conducente è un terreno da percorrere. In Svezia l’autista di autocarro recidivo, prima di salire in macchina deve fare la prova dell’etilometro: se il risultato è positivo, l’automezzo non parte. Io mi auguro che la tecnologia possa in futuro fornire strumenti che diano questo tipo di risultati.

D. In cosa la legge è lacunosa annullando di fatto i vostri sforzi per la legalità? Ad esempio furti nelle stazioni, incidenti in stato di ebbrezza?

R. Credo che sia fondamentalmente un problema di formazione e di educazione perché la legalità è una base fondamentale, ma lo è anche la certezza della pena. Bisogna avere chiaro che, se uno sbaglia, deve pagare. Penso che per certi reati occorra non una sanzione penale, ma amministrativa estremamente significativa.

D. Quali sono i suoi obiettivi e programmi?

R. Si possono racchiudere in poche direzioni significative. La prima consiste nel contribuire ad elevare il tasso di qualità delle prestazioni che i nostri operatori danno, che è già alta ma che dobbiamo migliorare perché la qualità è un elemento grazie al quale l’opinione pubblica apprezza il nostro lavoro, ne migliora la visibilità, l’efficienza, la nostra risposta alla criminalità. Anche se noi partiamo da una base già estremamente positiva, possiamo ancora di più migliorare i risultati attraverso la formazione e la dotazione tecnologica. Secondo obiettivo, fare della comunicazione uno strumento fortemente rassicurante.Terzo, garantire al personale che opera il maggior livello di sicurezza possibile. I nostri operatori sono continuamente esposti ai pericoli, quindi dobbiamo far sì che attraverso la dotazione di attrezzature e di materiali il nostro personale possa essere garantito perché all’alto livello del nostro operato corrisponda un alto livello di incolumità.

D. Queste persone dovrebbero avere uno stipendio più elevato?

R. Il tema economico riguarda le parti sindacali e la politica. Io credo però che questa professione non si scelga mai per i soldi e che la retribuzione dovrebbe essere commisurata alla prestazione.

D. Qual è lo stipendio medio di un poliziotto?

R. Dipende dalla qualifica, comunque ricevono intorno ai 1.200-1.300 euro. Però è stato raggiunto un grande risultato perché non va trascurato il fatto che il Governo ha sbloccato per il personale delle Forze di Polizia i blocchi salariali. Dal primo gennaio scorso tutti gli operatori di Polizia hanno usufruito dello sblocco salariale; è stato un grande obiettivo. Ma al di là del tema economico, io credo che per scegliere questo lavoro sia necessaria tanta passione, l’elemento motivazionale è molto forte.       

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