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stefano cuzzilla: fasi, il fondo sanitario che pensa a tutte le generazioni dei dirigenti

Stefano Cuzzilla, presidente del Fasi, Fondo di assistenza sanitaria integrativa per i dirigenti di aziende industriali

La salute dei manager italiani del settore industriale è affidata a un ente che gestisce il patrimonio collettivo nel rispetto dei valori fondativi: nessuno scopo di lucro, mutualità e solidarietà intergenerazionale, nessuna politica di selezione del rischio sanitario, nessun limite anagrafico all’iscrizione, principio di uguaglianza nella contribuzione a parità di titolo di iscrizione, trasferibilità dell’iscrizione al superstite, compartecipazione alla spesa, nessun limite di rimborso oltre quelli stabiliti dal Nomenclatore tariffario. Sotto la regia di Confindustria e di Federmanager, il Fasi, Fondo di assistenza sanitaria integrativa per i dirigenti di aziende produttrici di beni e servizi, è l’espressione della migliore bilateralità, capace di adattarsi ai bisogni emergenti espressi dai dirigenti, di soddisfare le esigenze aziendali, di innovare secondo le più recenti tendenze medico-scientifiche e tecnologiche.
Gli iscritti al fondo al 31 dicembre del 2013 ammontavano a 129.922, di cui 57.871 dirigenti in servizio, 69.437 in pensione e 2.614 riferiti ad altre tipologie di iscrizione statutariamente previste. Il numero complessivo degli assistiti è di 299.388; il numero delle aziende versanti i contributi era pari a 15.251 al 31 dicembre 2013, anno in cui il Fondo ha liquidato prestazioni sanitarie per oltre 295 milioni di euro. Sebbene, come fondo assistenziale, non sia tenuto a stilare il bilancio sociale, il suo attuale presidente l’ha fatto per il terzo anno consecutivo, con l’intenzione dichiarata di documentare nel concreto, e non solo in via di principio, l’impegno etico e di responsabilità sociale del Fondo in favore degli assistiti, delle imprese contribuenti e di tutti gli interlocutori.
Uno sforzo compensato dal sostegno della Confindustria e della Federmanager, che dà atto di una terna di obiettivi chiave che costituiscono il cuore dell’azione del presidente Cuzzilla e della sua amministrazione: la difesa del principio di solidarietà intergenerazionale, il tema della trasparenza ed efficienza gestionale e la salvaguardia del patrimonio professionale del management italiano. Se il 2012 è stato l’anno della prevenzione e il 2013 l’anno del welfare integrato, il 2014 è quello dell’innovazione e della semplificazione, un progetto ambizioso che riguarda lo sviluppo di nuove tecnologie, lo snellimento delle procedure, la semplificazione delle richieste di rimborso.
Esiste la consapevolezza che il sistema si regge sul sacrificio delle imprese. Ad esse sono restituiti vantaggi in termini di competitività: un lavoratore sano, che vede tutelato anche il benessere dei propri familiari, è il migliore investimento da fare. Lo sa Stefano Cuzzilla che presiede il Fasi, manager attento alla dimensione sociale del Fondo nel senso di una solidarietà marcata verso i propri assistiti e verso l’intero Sistema sanitario nazionale.
Domanda. In che modo attua la missione sociale che con grande vigore caratterizza la sua presidenza Fasi?
Risposta. La gestione del Fasi è improntata a un modello di efficienza e di attenzione alle necessità dei propri iscritti; il principale risultato del Fondo è legato senz’altro alla sua natura di ente no profit di categoria, e al fatto di svolgere un’importante attività sociale. Infatti, non essendo un’assicurazione, non seleziona gli iscritti in funzione del rischio e quindi non penalizza chi presenta maggiori incognite legate all’età o a malattie pregresse. La nostra solidarietà si esprime senza avere alcun sussidio da parte dello Stato il quale, anzi, ha beneficiato di un notevole risparmio, in quanto una parte delle prestazioni sanitarie non è andata a gravare sul servizio pubblico.
D. Dove si esprime maggiormente la solidarietà del Fasi?
R. Nella finalità mutualistica, che ci consente di proteggere la salute dei nostri iscritti per tutto l’arco della loro vita, anche dopo il pensionamento. Di fronte ai cambiamenti demografici in atto, non adeguatamente compensati dalle dinamiche occupazionali, il reciproco sostegno tra componente in attività e componente in pensione della nostra popolazione assume un significato valoriale inestimabile e impone a chi siede al vertice del Fasi di restare sensibile alle indicazioni delle parti sociali. Questo rilievo consente di capire perché, ad esempio, abbiamo scelto di potenziare la tutela della non autosufficienza, di impiegare energie in favore della prevenzione sanitaria, di introdurre per la prima volta il concetto di benessere e di stili di vita tra i nostri assets.
D. In che modo esattamente?
R. Assistiamo, oltre i dirigenti attivi, anche i pensionati e i loro nuclei familiari, e ciò ci distingue da molti altri fondi sanitari contrattuali prevalentemente finalizzati all’assistenza dei soli lavoratori attivi. L’impegno verso i pensionati e gli anziani è divenuto negli anni via via sempre più significativo, non solo perché nel tempo la popolazione complessiva degli assistiti è invecchiata, portando il rapporto attivi/pensionati a un valore di 0,83, ma anche perché le nuove generazioni di pensionati sono più informate e proattive verso i loro bisogni di salute, con effetti diretti sulla spesa sanitaria. Il Fondo è un ente no profit che continua ad assistere i propri iscritti anche nel momento in cui cessano la propria attività lavorativa.
 D. L’attenzione agli assistiti è anche perseguita attraverso l’impegno comunicativo e informativo del Fondo, che garantisce trasparenza e responsabilità. Quali sono le vostre iniziative?
R. Dedichiamo molta attenzione all’informazione, che divulghiamo direttamente agli interessati, e alla predisposizione di canali di comunicazione ad hoc che rispondano alle esigenze informative degli stessi. Abbiamo un contact center, che gestisce le richieste di informazione di primo livello, e il Sit, ossia il Servizio di informativa telefonica, per i quesiti che necessitano di un maggiore grado di approfondimento; tutti gli iscritti possono inoltre rivolgersi agli sportelli presenti nella nostra sede, che si trova a Roma. Attraverso il sito internet i dirigenti e le aziende iscritte possono accedere ai propri dati e consultare lo stato di lavorazione delle richieste di rimborso delle prestazioni, avere conoscenza dell’elenco degli enti convenzionati, comunicare in tempo reale le variazioni contributive ed altro.
D. La vostra comunicazione si amplia attraverso la predisposizione del Bilancio Sociale. In che modo esso è compilato?
R. Sebbene non sia un’attività dovuta per la natura dell’ente, dal 2011 il Fasi ha affidato la certificazione del proprio Bilancio Sociale ad un importante società di revisione, una scelta che rappresenta un unicum nel panorama dei Fondi di sanità integrativa, compiuta in considerazione della volontà di informare gli «stakeholder», ossia i portatori di interessi, in maniera trasparente.
D. In quali altri modi garantite questa trasparenza?
R. L’assenza di una normativa strutturata di settore per la sanità integrativa, a differenza di altri comparti come la previdenza complementare, non impone ai fondi e alle casse particolari obblighi dal punto di vista della gestione, della standardizzazione nel trattamento e della redazione dei bilanci. Gli unici vincoli esistenti riguardano la disciplina civilistica generale relativa alle associazioni non riconosciute, la normativa del Ministero della Salute sugli ambiti di intervento e quella fiscale sul trattamento dei contributi versati ai Fondi sanitari. Il Fasi, per la sua storia e per la complessa articolazione operativa, ha rappresentato un modello di riferimento cui le istituzioni hanno guardato in passato per definire la normativa sugli ambiti di intervento. Ciò ci ha spinto a proseguire su base volontaria il percorso di miglioramento gestionale interno attraverso l’introduzione di strumenti di grande rilevanza per la vita aziendale, in grado di rendere sempre più trasparente la nostra gestione e di ottimizzare l’attività delle principali aree operative. Nel 2013 abbiamo individuato il responsabile del coordinamento delle attività relative al decreto legislativo n. 231 del 2001, e abbiamo proceduto alla selezione della società di consulenza per la definizione del modello; abbiamo introdotto la funzione di «internal audit» per verificare il rispetto delle procedure del Fondo e promuoverne il miglioramento; è proseguita l’attività di certificazione del rendiconto di esercizio e del bilancio sociale; è stato redatto un bilancio tecnico attuariale; siamo infine supportati per la verifica dell’asset allocation strategica del fondo. Tutto ciò, oltre a conferire ulteriore solidità e trasparenza all’attività del Fondo, ci consente di essere sempre più un modello di riferimento verso cui guardare qualora si volesse realizzare una normativa di settore.
D. Quali sono le forme di assistenza previste?
R. Le prestazioni sono estese al nucleo familiare dell’iscritto e sono erogate in forma diretta e indiretta. Inoltre, dal maggio 2005 forniamo ai nostri iscritti una serie di servizi fra i quali si evidenzia l’assistenza domiciliare socio-sanitaria nel caso di non autosufficienza. Nel 2013 abbiamo ulteriormente affinato la garanzia, introducendo un rimborso specifico per la visita effettuata dal medico curante al fine di accertare e certificare lo stato di non autosufficienza, e un certo rimborso integrale delle spese per trattamenti fisioterapici di rieducazione e riabilitazione neuromotoria e massoterapia riferite alla non autosufficienza.
D. Un obiettivo fondamentale perseguito durante la sua presidenza è quello della semplificazione. Come lo sta perseguendo?
R. Il processo di semplificazione, iniziato nel 2011, ha riguardato la progressiva eliminazione di stampati e invio dei plichi di inizio anno. Abbiamo raccolto circa 118 mila indirizzi di posta elettronica su 130 mila dirigenti, rendendo operativa una prima parte del processo di semplificazione che ha interessato il trattamento della corrispondenza tra il fondo e i propri iscritti. Per gli iscritti non attivi online, è rimasta comunque operativa la procedura cartacea, fatta eccezione per l’invio delle guide che sono disponibili sul sito. Questo processo sta portando e porterà ancora ad un considerevole risparmio di tempo, e permette di snellire le procedure interne con evidenti risparmi di costi per il Fasi. E tale efficienza consentirà anche una riprogrammazione del nostro intervento sanitario: dal 2011 al 2013 il costo del materiale tipografico si è ridotto del 52 per cento, e i costi di spedizioni del 45 per cento. L’obiettivo è quello di giungere a una completa gestione delle pratiche online.
D. Che cos’è il FasiOpen?
R. È il Fondo aperto che confluisce nel Sistema Fasi e che gestisce ed eroga prestazioni integrative di assistenza socio-sanitaria a favore della collettività di lavoratori non appartenenti alla categoria giuridica dei dirigenti, attraverso cinque piani sanitari distinti. Tale gestione ha preso avvio con l’accordo del 29 aprile 2008 tra Confindustria e Federmanager.
D. Una nuova sfida del Fasi è quella della prevenzione: proteggere i propri assistiti attraverso la predisposizione di pacchetti che mirano ad ottenere una diagnosi precoce rispetto a certe condizioni di salute. Come si sta affrontando tale impegno?
R. Come emerge nella definizione delle politiche sanitarie dei Paesi industrializzati, sono sempre più importanti le azioni che ogni persona può compiere responsabilmente durante la propria vita per evitare o ritardare la comparsa di alcune patologie o per ridurne la gravità. Al fine di costruire una cultura che valorizzi le buone pratiche e il benessere, il Fasi nel 2011 ha inaugurato un Progetto Prevenzione che si compone di alcuni interventi tipici di quella che è conosciuta come Prevenzione secondaria. I pacchetti di screening e di diagnosi precoce, che consentono di scoprire la presenza di alcune malattie allo stato iniziale, sono ad intero carico del Fondo, ad esclusione di quanto specificamente previsto per le patologie a seguito di edentulia, abbattendo la barriera della spesa che spesso ostacola l’accesso alle prestazioni. Tali pacchetti sono specifici per uomini e per donne, a seconda delle relative esigenze.
D. Ha parlato di non autosufficienza. Può essere più specifico sull’impegno assunto dal Fasi in materia?
R. Stiamo compiendo molti sforzi per garantire che, al rispetto della soglia del 20 per cento, stabilita dai decreti Turco e Sacconi del 2008 e 2009, corrisponda un effettivo impegno nell’erogazione di prestazioni destinate alla non autosufficienza. A riprova, ricordo il progressivo aumento delle residenze sanitarie assistenziali convenzionate con il Fasi, che oggi sfiorano le 200 unità, e la copertura assicurativa estesa, tra le altre prestazioni, anche alla fisiokinesi domiciliare. Oggi il nostro Fondo assiste circa 70 mila dirigenti in pensione, e nel 2012 ha concesso l’assistenza per la non autosufficienza in più di 1.700 casi; nel 2013 il Fasi ha registrato una spesa di circa 15 milioni di euro liquidati in favore degli iscritti non autosufficienti.
D. Come sono scelte le strutture sanitarie da convenzionare?
R. La rete delle strutture convenzionate con noi è in continua evoluzione ed è il risultato di anni di lavoro e di una rigorosa selezione, finalizzata ad assicurare l’erogazione di un servizio di assistenza medica, infermieristica e professionale che punta all’eccellenza. Le convenzioni dirette garantiscono all’assistito grandi vantaggi soprattutto perché, attraverso accordi contrattuali tra il fondo e le strutture sanitarie, vengono fissate condizioni economiche di maggior favore rispetto a quelle normalmente applicate. Il modello adottato dal Fasi per garantire l’erogazione delle prestazioni ai propri assistiti, oltre a valorizzare le strutture operanti in ambito strettamente privatistico, si avvale con successo anche di strutture pubbliche e private accreditate presso il sistema sanitario nazionale. Fissiamo rigidi parametri per la selezione, prendendo in considerazione il livello tecnico-sanitario, la varietà delle prestazioni offerte e l’utilità territoriale, per assicurare un giusto rapporto tra il numero delle strutture presenti nel territorio e il numero degli assistiti. Infine, con il significativo incremento delle strutture sanitarie, il Fasi non solo ha ottenuto un aumento del grado di soddisfazione degli assistiti per i servizi offerti, ma ha anche conseguito un contenimento del costo delle singole prestazioni in favore degli iscritti.
D. Qual è secondo Lei, oltre alle parti sociali, il motore del Fasi?
R. Senza dubbio le risorse umane che costituiscono un aspetto essenziale per il nostro fondo. Quando è stato chiesto di stare al passo con i progetti e l’evoluzione che l’attuale amministrazione ha voluto intraprendere, la struttura interna ha offerto il proprio contributo con una grande dedizione e professionalità, mettendo al servizio di scopi più ambiziosi il proprio know-how.
D. Guardando al prossimo futuro, quali sfide per il Fondo che Lei presiede?
R. Le sfide nuove per il Fasi attengono sia all’evoluzione dello stato di salute della nostra popolazione sia agli imperativi che vengono dalle innovazioni tecnologiche e dall’Europa. Dal primo punto di vista, occorre riconoscere che stanno emergendo nuovi bisogni a cui corrisponde la richiesta di prestazioni sempre più qualificate e, come accennavo, con tassi di invecchiamento più significativi dobbiamo fronteggiare l’aumento della componente pensionati rispetto ai dirigenti in servizio. Da un punto di vista transfrontaliero, invece, dobbiamo prendere atto di molti processi in corso che sono destinati a incidere sull’organizzazione e l’offerta sanitaria del nostro Paese: si pensi, ad esempio, al progetto e-Health oppure alla rivoluzione che ci aspettiamo dalla normativa sulle cure all’estero.
D. Dunque, come si sta preparando il Fasi a questa prospettiva di cambiamento?
R. Con questa consapevolezza, ritengo strategico aver ottenuto risultati significativi sul versante delle relazioni esterne e istituzionali: abbiamo rafforzato il posizionamento del Fasi nel contesto della sanità italiana, assicurando una partecipazione senza soluzione di continuità agli appuntamenti istituzionali e di governo più rilevanti promossi sul tema. Con decisori autorevoli abbiamo in corso un proficuo dialogo, mentre è costante la nostra presenza nell’agorà accademica, chiamati a intervenire con docenze e in convegni. Il mio auspicio è che il Fasi, che a lungo tempo è stato un Fondo precursore grazie alle lungimiranti intuizioni di Confindustria e Federmanager, possa offrire un contributo fattivo al fine di giungere a una normativa più adeguata e valorizzante per il «secondo pilastro della Sanità». Per farlo, non si può non considerare di primaria importanza l’introduzione di sgravi fiscali adeguati per le imprese che, così sollecitate all’adesione a forme integrative di assistenza, possano raggiungere quella massa critica tale da consentire al settore integrativo di agire davvero a beneficio del Sistema Salute nel suo complesso.

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