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ANTONIO NADDEO: Dipendenti pubblici, non più incentivi a pioggia ma solo ai più meritevoli

A un anno di distanza dal Forum P.A. del 2009, possiamo registrare i primi risultati raggiunti dall’azione del ministro Renato Brunetta, diretta ad innovare la Pubblica Amministrazione, a creare una nuova organizzazione del lavoro, a recuperare efficienza e redditività. In questo quadro la novità più importante è stata l’entrata in vigore del decreto legislativo n. 150 del 27 ottobre scorso, il cosiddetto decreto Brunetta che, in attuazione della legge n. 15 del 4 marzo 2009 sulla produttività del lavoro pubblico, ha riformato l’ordinamento della Pubblica Amministrazione. Per quanto riguarda l’area della Funzione pubblica, questo provvedimento ha rivoluzionato l’ordinamento del pubblico impiego basandolo prima di tutto su un sistema di valutazione più efficiente. Un sistema, cioè, che comporta una graduazione delle valutazioni dell’attività delle Pubbliche Amministrazioni.

Laureato in Economia e Commercio alla Sapienza di Roma con una tesi sulla Contabilità di Stato, dottore commercialista e revisore dei conti, Antonio Naddeo è attualmente Consigliere della Presidenza del Consiglio con incarico di Capo Dipartimento della Funzione pubblica. In precedenza ha prestato servizio nella Ragioneria Generale dello Stato dove si è occupato di stato giuridico e trattamento del personale della scuola; ha collaborato come esperto con l’Aran; nel Dipartimento della Funzione Pubblica, dopo vari incarichi dirigenziali, è stato direttore del Ruolo Unico e dell’Ufficio Relazioni sindacali, vicecapo di Gabinetto e Capo di Gabinetto del Ministro. Ha fatto parte della Commissione per l’accesso dei documenti amministrativi presso la Presidenza del Consiglio e del Nucleo di valutazione dell’Unioncamere; ha svolto numerosi incarichi di docenza sull’organizzazione della Pubblica Amministrazione. In questa intervista fa il punto sulla situazione e le prospettive della Pubblica Amministrazione in relazione ai provvedimenti adottati dall’attuale Ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione Renato Brunetta e a quelli in via di definizione.

Domanda. In che cosa consiste il nuovo sistema di valutazione dell’attività delle Pubbliche Amministrazioni?
Risposta. Quando il decreto n. 150 sarà operante a pieno regime, avremo una graduatoria delle Amministrazioni più efficienti in materia di gestione dei dipendenti: quelli che, secondo la valutazione dell’Amministrazione, risulteranno in qualche modo più produttivi, più efficienti, più bravi, riceveranno degli incentivi e dei premi di produttività. Ma da tale metodo deriveranno vantaggi anche alle Amministrazioni che risulteranno più efficienti, perché avranno a disposizione maggiori risorse finanziarie da distribuire ai dipendenti. Sulla base, quindi, di una valutazione complessiva dell’attività, compiuta dall’Amministrazione Pubblica, i dipendenti più bravi percepiranno compensi maggiori rispetto ai loro colleghi meno bravi. Un altro punto significativo del decreto legislativo 150 riguarda il ruolo che dovranno svolgere i dirigenti della Pubblica Amministrazione: il provvedimento li richiama a una maggiore responsabilità in quanto saranno loro i protagonisti della riforma, il cardine di essa. Dovranno, infatti, gestire il personale e quindi ripartire i premi secondo criteri che il decreto ha reso più rigidi. Non è che in precedenza, ossia fino ad oggi, i premi non vi fossero e la produttività non si premiasse; ma, prima dell’entrata in vigore del decreto Brunetta, l’erogazione era rimessa del tutto alla discrezionalità delle Amministrazioni.

D. Come è stato accolto dai dipendenti il nuovo sistema di distribuzione degli incentivi?
R. Molti dipendenti non hanno accolto favorevolmente la novità. E da parte non solo del personale, ma anche di studiosi e di esperti della materia sono state espresse critiche alla rigida divisione introdotta. Probabilmente in qualche Amministrazione Pubblica potrebbe essere ideale un diverso criterio di distribuzione, ma la realtà è questa: prima dell’entrata in vigore del decreto Brunetta, la legge vigente, ma soprattutto i contratti sindacali prevedevano una certa discrezionalità da parte dell’Amministrazione nell’individuare livelli diversi di retribuzione, quindi potevano esservi non necessariamente due, ma tre o quattro fasce. Questo solo in teoria, perché nella pratica le Amministrazioni non hanno mai usato tale possibilità, nel senso che hanno sempre distribuito a pioggia, cioè a tutti, i premi e gli incentivi. Ora si lamenta l’adozione di criteri di distribuzione troppo rigidi, si osserva che questa rigidità non esisteva prima, che le leggi permettevano una distribuzione variabile dei premi. Ma la verità è che le Amministrazioni non ricorrevano a questa possibilità, i dirigenti non usavano quello strumento di incentivazione che gli stessi contratti sindacali consentivano. Non resta che mettere in atto il decreto.

D. Quindi il decreto Brunetta contiene un aggravio degli obblighi e degli adempimenti per le Amministrazioni?
R. Anche se le leggi contengono sempre adempimenti da svolgere, il decreto Brunetta prevede minori adempimenti, è un po’ «meno burocratico»; prescrive alle Amministrazioni di agire soprattutto su due campi: la «performance» organizzativa e quella individuale. Prescrive, cioè, di valutare questi due aspetti e di svolgere un’azione concreta. Infatti, per rispondere a questa nuova esigenza fissata dalla normativa, quest’anno le Amministrazioni stanno cercando di organizzarsi e di porre in atto valide iniziative. In questo campo alcune sono all’avanguardia, posso citare l’Aci, l’Inps, l’Inail, soprattutto quelle che forniscono servizi al cittadino; in esse, logicamente, la misurazione della quantità e della qualità dei servizi resi è più semplice che in altre Amministrazioni come, per esempio, i Ministeri. Il decreto, inoltre, spinge quelle in cui sono già in atto pratiche soddisfacenti a fare ancora di più, e induce quelle che non hanno ancora cominciato, ad imitarle e addirittura ad inseguirle avviando azioni concrete che hanno come risultato un’organizzazione migliore della Pubblica Amministrazione.

D. Il modello è costituito dal settore privato, dalle imprese operanti sul libero mercato?
R. Non dico che occorra ritenere un’esperienza migliore il settore privato, ma questo è certamente il mondo della valutazione, della misurazione dell’attività, della produttività e anche un po’ del mercato, che costituisce il motore principale della valutazione. È il mercato che giudica se un’azienda va bene o va male. Ecco perché nei servizi forniti al cittadino dalla Pubblica Amministrazione occorre riprodurre in qualche modo quello strumento che nel settore privato è costituito dal mercato; e questo a maggior ragione se si considera che in molti casi le attività della Pubblica Amministrazione sono gestite in regime di monopolio. Questo avviene in settori e funzioni essenziali, ad esempio nella sanità.

D. In che consiste precisamente la funzione del Dipartimento da lei diretto?
R. L’azione del Dipartimento che ho il compito di dirigere consiste nel coordinare queste politiche innovative e nell’accompagnare le Pubbliche Amministrazioni nella loro attuazione. Non si tratta di un’azione propriamente di controllo; forme di controllo esistono ma non spettano a noi. Noi riuniamo i capi del personale dei Ministeri e degli enti pubblici non economici per trasmettere loro questo messaggio; ci serviamo a tal fine anche della Scuola Superiore di Pubblica Ammministrazione per intervenire nella formazione dei dirigenti, e del Formez per altri tipi di interventi. C’è poi l’azione del Dipartimento per la digitalizzazione e l’innovazione tecnologica, l’altro Dipartimento di cui si avvale il Ministro Brunetta, e di DIGIT PA, già CNIPA.

D. Chi si occupa della semplificazione amministrativa?
R. È un compito che spetta prevalentemente al mio Dipartimento; tramite questo compito il Dipartimento svolge una funzione rilevante per le imprese ma anche per i cittadini, che consiste nell’eliminare procedure burocratiche che in qualche modo ostacolano o rallentano l’attività amministrativa. Questo lavoro è cominciato da tempo, è molto complicato, recentemente la Confindustria ha espresso alcune critiche. Il suo presidente Emma Marcegaglia ha sostenuto che, nell’ambito delle riforme che il Governo si ripromette di adottare, è necessaria la semplificazione di prescrizioni, obblighi, adempimenti che appesantiscono la vita e l’attività delle imprese. Ma le iniziative in tale direzione sono già in atto.

D. Quali sono e in che modo si intende procedere?
R. Molto si sta facendo ma il cammino è lungo, soprattutto per la parte riguardante l’innovazione tecnologica che, a mio parere, potrà accelerare molto questo processo. Una delle iniziative in tal senso, alla quale il ministro Brunetta tiene molto e che concerne proprio l’innovazione tecnologica, riguarda l’introduzione della PEC, ossia la posta elettronica certificata, che ridurrà i tempi. Le Amministrazioni dovrebbero già avere la PEC in un apposito portale. È ovvio che l’organizzazione di un’Amministrazione sarà influenzata dalla diffusione e utilizzazione di questo nuovo strumento. Ma oltre a introdurre strumenti specifici, si possono via via adottare altre misure tendenti a semplificare le procedure gravanti sulle imprese e sul cittadino.

D. Misure dirette, oltreché alle Amministrazioni dello Stato, anche alle Regioni e ai vari Enti locali?
R. In realtà già esiste, rispetto alla Pubblica Amministrazione centrale, una rilevante autonomia di Regioni, Province, Comuni ed altre Istituzioni derivate. I due Dipartimenti facenti capo al Ministro Brunetta non possono influire più di tanto sull’organizzazione degli enti locali, anzi, con l’attuazione del federalismo fiscale, questi tenderanno ad acquistare un’autonomia ancora maggiore, dal momento che si finanzieranno con entrate proprie; quest’ultimo fattore dovrebbe rendere più responsabili gli amministratori locali nella gestione della macchina amministrativa. Oggi le Regioni gestiscono il Servizio Sanitario Nazionale con risorse finanziarie fornite dallo Stato, e questa costituisce la loro principale attività; la prospettiva di una gestione regionale con fondi propri suscita qualche perplessità.

D. Non vi saranno delle regole precise?
R. Certamente saranno adottate politiche di coordinamento, costituite per esempio da direttive che fisseranno principi e criteri cui gli enti locali dovranno attenersi. Occorre quindi vedere come saranno definiti i decreti per l’applicazione del federalismo, in quanto dalla legge istitutiva recentemente approvata dal Parlamento il quadro non appare ancora del tutto chiaro. Perché lo Stato non potrà non intervenire, per esempio in materia di politica estera, di istruzione , di coordinamento dell’Amministrazione Pubblica. Lo Stato continuerà a svolgere le proprie funzioni, pur in presenza di una maggiore autonomia e capacità di gestione finanziaria da parte delle Regioni, motivo per cui l’attività degli enti locali sarà ben più visibile e valutabile da parte dei cittadini.

D. Che cosa si intende quando si parla di «dematerializzazione» della Pubblica Amministrazione?
R. La dematerializzazione consiste nell’eliminare la carta; in pratica le Amministrazioni Pubbliche, sia tra di loro sia nei rapporti con il cittadino e con le imprese, dovranno dialogare senza documenti cartacei. La carta costa sia come materia prima sia come attività di stoccaggio, di tenuta degli archivi ed altro. Anche i computer costano, ma sono ormai uno strumento diffuso in ogni Amministrazione e pertanto indispensabile ovunque. Qualche settimana fa abbiamo assistito, nella nuova sede del Ministero della Salute nel quartiere Eur di Roma, all’applicazione di un avanzato processo di dematerializzazione: i documenti cartacei, non appena pervenuti, vengono immediatamente «scannerizzati», in modo che all’interno dell’Amministrazione circolino esclusivamente documenti informatici, la cui trasmissione avviene solamente attraverso la posta elettronica. Il documento cartaceo viene protocollato e archiviato; se un dirigente o un funzionario ha necessità di acquisirlo, può essere recuperato, ma presto si arriverà all’eliminazione di parte di questa carta eccessiva. Non circoleranno più i fax, lo scambio di informazioni avverrà tramite PEC. Ovviamente, come per tutte le novità, inizialmente occorrerà un investimento finanziario che successivamente determinerà però un risparmio, per cui la spesa dovrebbe essere recuperata in tempi brevi.

D. In che cosa consiste precisamente e quali sono i risultati ottenuti con il progetto «Linea Amica»?
R. Si tratta di un’iniziativa promossa dal Ministro Brunetta, la cui validità consiste nel fatto che non si tratta di un semplice call center che risponde alle telefonate dei cittadini, ma di una rete di call center e di URP, ovvero di Uffici di Relazione con il pubblico, accessibile alla collettività dei cittadini, che garantisce una risposta diretta al cittadino senza indirizzarlo sbrigativamente a un altro numero o a un altro ufficio. Gli operatori di «Linea Amica», infatti, raccolgono a loro volta le informazioni e le comunicano telefonicamente al cittadino che le ha richieste. I risultati del servizio sono rilevanti, visto il gran numero di persone che si rivolgono non solo a «Linea Amica» ma a tutta la rete, molto consistente, che esiste dietro di essa. Si è fatto ricorso a questo servizio anche per eventi particolari come il terremoto in Abruzzo, in occasione del quale, e successivamente durante la ricostruzione, è stato di grande ausilio: la Regione Abruzzo e gli amministratori dei Comuni interessati hanno espresso viva soddisfazione per il lavoro svolto, che è andato oltre i compiti di «Linea Amica» poiché ha fornito anche un’assistenza concreta ai cittadini. Per esempio, al momento del rientro nelle abitazioni è stato fornito un importante supporto ai cittadini per l’allaccio delle utenze e per la facilitazione e la soluzione di altre incombenze amministrative. È un servizio prezioso in ogni emergenza.

D. Un giudizio sul Forum P.A.?
R. Il Forum P.A. è ormai un appuntamento atteso dagli operatori della Pubblica Amministrazione durante il quale si riassumono i risultati dell’attività svolta nell’ultimo anno. Poiché il 2010 è un anno di transizione, nel quale le Amministrazioni dovranno cimentarsi con l’applicazione delle nuove norme, ci auguriamo per la prossima edizione della manifestazione di poter esaminare a valutare i primi risultati concreti della riforma.

Tags: P.A. Marzo 2010 Forum P.A. Antonio Naddeo

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