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Occhio alla sanità - Azioni concrete e lo sfatamento dei luoghi comuni sono necessari nel settore sanità

Michelangelo Librandi  Segretario organizzativo nazionale UIL-FPL

Nelle migliori abitudini italiane, anche in ambito sanitario, esistono i cosiddetti falsi miti che riempiono giornali e fanno in un attimo il giro del web. Tra alcuni esempi: «in sanità si spende troppo», «le vaccinazioni sono causa dell’autismo», «gli immigrati ci stanno riportando malattie scomparse», «i farmaci generici sono una bufala», «più spendi e meglio ti curi», «ci propongono vaccini inutili solo per venderli», e così via.
È necessario sfatare i tanti luoghi comuni sulla sanità, dando nel contempo risalto alle vere eccellenze di questo settore. Il primo falso mito è quello che in Italia si spende troppo per la sanità: spendiamo meno di tutti. La sanità non costa troppo. Siamo al 6,8 per cento del Pil, di fronte a una media del 9 per cento in Europa.
Ed è un falso mito che spendiamo troppo in farmaci. In Italia si spende il 20 per cento in meno rispetto all’Ue. I farmaci, soprattutto quelli ospedalieri, sono sottoposti a vincoli ristrettivi e ad un intenso monitoraggio.
Così come per i vaccini. Sono stati pubblicati diversi studi di caratura internazionale che mettono la parola fine alla correlazione tra vaccino e autismo.
Sui costi standard in sanità, onnipresenti in ogni dibattito, portare ancora la siringa come esempio di costo devastante per il SSN è falso. Un dato che posso riportare è che sono 680 mila i dispositivi medici tracciati dal Ministero della Salute, una banca dati che ci viene invidiata a livello europeo, e sono 2.980 i prodotti che si chiamano siringhe: per questi si spendono 306 milioni di euro, ma nell’88 per cento dei casi costano 0,11 centesimi. Quella da 113 euro è una sola e la usano i dentisti perché è molto particolare.
Ma non solo luoghi comuni, anche eccellenze, spesso misconosciute. Nel settore dei trapianti in Italia c’è un’eccellenza, è una rete articolata che consente di avere un discreto numero di organi e ottimi risultati di sopravvivenza degli organi stessi. Basti pensare che in Italia effettuiamo circa tremila trapianti l’anno, di questi abbiamo il 70-80 per cento di sopravvivenza degli organi e questo dato ci pone fra i primi al mondo.
Il Servizio sanitario italiano è stato per decenni il migliore al mondo e adesso è fra i primi tre. Dobbiamo tendere a salire e non a diventare il quarto. L’Italia è un Paese a rischio di analfabetizzazione scientifica. Oggi c’è un surplus di informazioni, soprattutto in rete, e ciò passa per essere cultura scientifica, ma in realtà non è così. Abbiamo il dovere di coltivare la vera cultura scientifica e le eccellenze che abbiamo nel nostro Paese, mentre spesso le nostre eccellenze vengono celebrate fuori e non in Italia.
Per fare questo è necessario, altresì, enunciare i limiti che impediscono al nostro sistema sanitario nazionale di fare un ulteriore passo in avanti.
Primo fra tutti gli sprechi per alcuni parametri di bilancio delle Asl ovvero pulizia e lavanderia, alimenti e mensa, utenze telefoniche, spese legali, riscaldamento e assicurazioni, che nell’ultimo triennio hanno depauperato le casse dello Stato per circa 4,5 miliardi di euro in sprechi ingiustificabili. La lotta ai tanti sprechi partendo dall’eliminazione delle tante, troppe stazioni appaltanti, carrozzoni inutili che generano solamente costi.
Quindi, il miglioramento dell’informatizzazione e le nuove tecnologie digitali che consentono anche un monitoraggio maggiore e migliore rispetto ai tanti sprechi in sanità oltre a contribuire alla semplificazione, snellimento e unificazione dei percorsi per ottenere le prestazioni, in particolare per le persone con malattie croniche o non autosufficienti (a partire dagli ausili per l’assistenza a domicilio delle persone non autosufficienti), gran parte a costo zero.
Ancora, l’omogeneizzazione delle spese per materiale e attrezzature (aghi, protesi, macchine pesanti, diagnostiche, mezzi di contrasto) attraverso l’istituzione di un unico centro d’acquisto; la sospensione di eventuali nuovi aumenti tickets che provocano il solo effetto di spostare la percentuale di pagatori verso il privato, il quale offre gli stessi servizi a tempi ridotti. lo sblocco il turn over che ha provocato una riduzione dei servizi ed un aumento del precariato; il potenziamento dei Pronto Soccorso oggi al collasso a causa della carenza di personale e dei continui tagli dei posti letto. Nonostante l’Italia abbia una dotazione di posti letto totali (3,4 per 1000 ab.) sistematicamente inferiore alla media dei paesi Oecd e a quella dei maggiori paesi europei: La Germania dispone di un numero di posti letto per 1000 abitanti che è circa il doppio di quello dell’Italia, sia in totale sia per gli acuti. Anche la dotazione della Francia è superiore a quella italiana, ancorché per valori più contenuti.
Infine e più in generale, sono necessarie azioni concrete volte alla riduzione dei tempi di attesa; ricordiamo l’indagine Censis 2015 secondo il quale il 75 per cento delle famiglie che sono ricorse a visite specialistiche o a esami diagnostici a pagamento lo hanno fatto per i tempi eccessivamente lunghi delle liste d’attesa. Tutto questo genera anche rinunce da parte dei cittadini con reddito medio-basso a visitarsi; sino a quando ci saranno persone che rinunciano ad effettuare visite specialistiche, esami diagnostici o a cicli di riabilitazione per motivi economici, non possiamo ritenerci un paese libero e democratico. Nel 2015, l’11 per cento della popolazione ha dichiarato di aver rinunciato, pur avendone bisogno, ad almeno una prestazione sanitaria, il 5,6 per cento ha indicato i problemi economici come motivo della rinuncia. Ciò significa che oltre 3 milioni di italiani hanno rinviato il ricorso all’assistenza sanitaria a causa delle crescenti difficoltà economiche.
La continua rincorsa, negli ultimi anni, al rispetto dei vincoli di finanza pubblica e dei budget hanno messo in crisi il sistema che è entrato in una fase di profonda sofferenza. Non sviliamo la nostra sanità tra le migliori al mondo ma con fattive e produttive risposte cerchiamo di farle fare quel passo in avanti nelle nostre capacità e potenzialità.   

Tags: Giugno 2016 sanità

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