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*Speciale Droni* Giuseppe Romano: i vigili del fuoco con i droni possono salvare gli altri, e se stessi

Giuseppe Romano, direttore centrale per l’emergenza e il soccorso tecnico dei Vigili del Fuoco

L’uso dei droni potrebbe evitare o limitare l’impiego di personale per azioni in quota non direttamente connesse al soccorso, abbattendo in questi casi anche il rischio implicito nelle attività dei Vigili del Fuoco, che interverrebbero conoscendo lo stato dei luoghi e limitando il tempo di esposizione a un pericolo.

 

Il 2014 è stato l’anno dei droni, lo ha detto l’Enac nel suo rapporto annuale. Il loro impiego è in rapidissimo sviluppo in tutto il mondo e in ogni settore, dall’industria, ai servizi, alle comunicazioni, alla difesa, fino alla gestione delle emergenze. Ma come si sta organizzando il corpo nazionale dei Vigili del Fuoco, la struttura pubblica a maggiore vocazione tecnica, ad utilizzare gli APR, aeromobili a pilotaggio remoto? Ne parliamo con l’ingegnere Giuseppe Romano, direttore centrale per l’emergenza dei Vigili del Fuoco.

Domanda. I Vigili del Fuoco sono da sempre all’avanguardia nell’uso di tecnologie. Quanto sono vicini all’impiego dei droni nelle operazioni di soccorso?
Risposta. Abbiamo da tempo avviato la fase di sperimentazione, sia sugli APR ad ala fissa che ad ala mobile, acquisendo conoscenze e individuando le possibilità di impiego. Le competenze maturate nei nostri reparti volo ci hanno consentito di verificare questi dispositivi rispetto alle particolari necessità operative, incrementandone la sicurezza.

D. Quali sono le possibilità operative che intravedete?
R. Innanzitutto i droni ci consentono un grande vantaggio nella fase iniziale di ricognizione di uno scenario incidentale. È possibile monitorare in loco, come da qualsiasi luogo remoto, le operazioni di soccorso in tempo reale, rilevando parametri e caratteristiche ambientali e ispezionando spazi inaccessibili o difficilmente accessibili.

D. Che potenzialità potranno avere gli APR sull’operatività del corpo?
R. Sulla base di oltre 700 mila interventi effettuati in media ogni anno, si rileva la presenza di un 7 per cento di interventi per soccorso a persona, un 6 per cento per problemi di statica, tra cui rientrano i dissesti statici, sprofondamento sede stradale, sprofondamento terreno, valanghe e frane, un 5 per cento per danni d’acqua, tra i quali prosciugamenti, rifornimenti idrici, straripamenti, inondazioni e mareggiate, un 17 per cento per varie tipologie di richieste in cui sono inclusi anche fuoriuscite di sostanze pericolose, un 28 per cento per incendi e un 4 per cento per incidenti stradali. Bastano questi numeri per rendersi conto delle grandi possibilità d’impiego dei sistemi APR a supporto delle operazioni di soccorso tecnico, anche solo su una parte degli interventi che ho appena ricordato.

D. Quali sono i vantaggi che ne scaturiscono?
R. In primis minori costi e abbattimento del rischio degli operatori in determinate situazioni. Basti pensare alla possibilità di impiegare i droni in sostituzione di mezzi più costosi come autoscale per attività di monitoraggio e ricognizione o di prima valutazione post-incidente. Altro vantaggio certo potrà essere la riduzione delle ore di volo degli elicotteri. Occorre tenere in considerazione, peraltro, che molte operazioni possibili con i sistemi APR potrebbero non essere effettuabili con gli elicotteri, come l’avvicinamento a edifici o strutture labili fino a qualche metro dalla struttura da visionare e il volo notturno a bassissima quota. L’uso dei droni potrebbe evitare o limitare l’impiego di personale per azioni in quota non direttamente connesse al soccorso, abbattendo in questi casi il rischio per i Vigili del Fuoco, che interverrebbero conoscendo lo stato dei luoghi e limitando il tempo di esposizione a un pericolo. Durante la sperimentazione condotta da personale qualificato del reparto volo del Veneto, sono state monitorate, con riprese fotografiche e video, le parti lesionate di un campanile di Venezia. Con gli APR l’operazione si è svolta senza l’utilizzo di piattaforme aeree, limitando la presenza in quota dei nostri operatori SAF, specializzati in tecniche di derivazione speleo-alpino-fluviale, al tempo strettamente necessario per la rimozione delle parti pericolanti già individuate.

D. In quali altri casi avete già sperimentato l’impiego dei droni?
R. Durante l’eccezionale nevicata che ha colpito la provincia di Belluno nel febbraio 2014, una vasta area esposta a slavine in movimento è stata fotografata con dispositivi ad alta definizione e la situazione in atto è stata riprodotta con immagini in piano, tridimensionali e in ortofotogrammetria. Ciò ha consentito di organizzare soccorsi e attività di prevenzione e di messa in sicurezza. Ancora, il 25 aprile 2014 gran parte della città di Vicenza è stata evacuata per consentire il disinnesco di un ordigno bellico con circa due tonnellate di esplosivo. Tramite gli APR è stato possibile tenere sotto controllo e seguire direttamente dal centro di coordinamento le aree evacuate, la zona delle operazioni, la movimentazione dell’ordigno disinnescato ai fini della «security» e della «safety».

D. Per il terremoto in Abruzzo avete impiegato i droni?
R. A L’Aquila utilizzammo un APR ad ala rotante per svolgere attività di monitoraggio delle opere di demolizione, con il fine di valutare l’evoluzione dello scenario e garantire una maggiore sicurezza degli operatori. In seguito furono fatte verifiche sullo stato di opere provvisionali in quota, per limitare l’esposizione dei Vigili del Fuoco al rischio di caduta dall’alto e, su specifica richiesta degli enti locali, venne effettuata una mappatura post-sisma per il controllo e la verifica catastale.

D. In quali settori avete avviato la sperimentazione?
R. Per il monitoraggio ripetuto di corsi d’acqua nella ricerca di dispersi, contemporaneamente e successivamente alle ricerche iniziali condotte con metodi tradizionali e con l’elicottero, o anche nella ricerca di persone scomparse utilizzando APR equipaggiati di termocamera all’infrarosso. Ancora, nel campionamento dell’aria in zone contaminate con APR equipaggiati con sensori e trasmissione dei dati georeferenziati in un luogo remoto e protetto, nell’individuazione di persone sotto valanghe attraverso il dispositivo Arva. Il trasporto di attrezzature di soccorso, pezzi di ricambio ed altri strumenti verso operatori impegnati in scenari difficilmente raggiungibili o a rischio elevato, per limitare il numero di operatori esposti, è un altro settore nel quale indirizzeremo la sperimentazione.

D. Dal 2013 la flotta dei Canadair per la lotta antincendio è stata trasferita ai Vigili del Fuoco. L’utilizzo dei droni potrà essere d’aiuto per la pianificazione degli interventi nei grandi incendi boschivi?
R. L’impiego delle immagini e delle ortofoto acquisite nell’immediatezza di un evento andranno sicuramente a vantaggio dei COA, i centri operativi aerei, per la pianificazione delle operazioni. Pensiamo di monitorare con termocamere all’infrarosso gli incendi di bosco alla fine delle operazioni di spegnimento per confermare il successo delle stesse ed intervenire nuovamente con tempestività se necessario, di utilizzare gli APR durante la notte, quando i mezzi aerei di spegnimento non possono operare ed ottimizzare le operazioni antincendio subito dopo l’alba. L’impiego degli APR da parte dei Vigili del Fuoco va visto nell’ottica di servizio e integrazione con i vari settori del corpo, dai nuclei NBCR (nucleare-biologico-chimico-radiologico), ai TAS (topografia applicata al soccorso), agli USAR (Urban Search and Rescue), abbracciando dunque molti scenari, compreso quello antincendio boschivo.

D. Non possono essere sottovalutati i rischi connessi all’impiego dei droni e per questo assumono particolare importanza la professionalità, la formazione e l’addestramento dei piloti. Come vi state organizzando?
R. I Vigili del Fuoco che, forse è bene ricordarlo, negli anni 50 sono stati il primo corpo civile ad impiegare l’elicottero e con l’assegnazione dei Canadair antincendio oggi sono la seconda flotta aerea di Stato dopo l’Aeronautica Militare, hanno piena consapevolezza dei rischi connessi all’uso degli APR. La conduzione di tali mezzi aerei sarà affidata soltanto a personale in possesso dei requisiti di professionalità essenziali, a conclusione di formazione specifica e dell’esito positivo delle relative verifiche. I requisiti professionali ed i percorsi formativi sono definiti da provvedimenti in corso di elaborazione e che saranno emanati a breve.

D. A quando il debutto ufficiale?
R. Manca poco, stiamo ultimando il regolamento. I Vigili del Fuoco sono autorità aeronautica riconosciuta dalla legge e devono regolamentare direttamente le proprie attività di volo nell’ambito delle leggi generali dell’aria. Anche il settore degli APR deve essere disciplinato, le norme sono state definite, sono in fase di messa a punto e verifica e a breve saranno emanate. Subito dopo gli APR dei Vigili del Fuoco saranno pienamente operativi.

Tags: Luglio Agosto 2015 droni Vigili del Fuoco

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