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SPECIALE Turismo e cultura - confesercenti: cresce questo settore, ma anche i problemi

Valter Giammaria, presidente della Confesercenti di Roma e Provincia

In passato un’infinità di problemi, poi le tasse quindi l’alluvione che ha colpito estese zone di Roma e della provincia: La Confesercenti Roma, esasperata, ha aderito il 18 febbraio scorso alla giornata di mobilitazione generale delle imprese indetta da Rete Imprese Italia. «La Presidenza ha condiviso la proposta per dire basta ad un fisco che schiaccia imprese e famiglie, al calvario burocratico che le asfissia, a una tassazione locale irresponsabile e che inginocchierà migliaia di imprese ormai sull’orlo del fallimento dovuto ad una crisi dei consumi di portata eccezionale, come mai era accaduto prima; la Confesercenti–ha spiegato il suo presidente Valter Giammaria–, chiede che si tolgano i vincoli e i costi che pesano sul lavoro, che le banche ricomincino ad investire nell’economia reale, che si riduca la tassazione, si favorisca l’accesso al credito». E ha fatto il punto sui danni derivanti dall’alluvione ammontanti a circa 5 milioni di euro.
Domanda. Come funziona la Confederazione e quali sono le imprese del turismo iscritte ad essa?
Risposta. Ha compiuto 40 anni l’anno scorso. È una Confederazione composta da oltre 70 federazioni di categoria, strutturata in tutto il territorio nazionale e nel nostro territorio regionale, con sedi dislocate nelle diverse provincie. Le attività sono molteplici, non soltanto di natura politico-sindacale ma anche di servizi alle imprese. I nostri associati, oltre 350 mila piccole e medie imprese del commercio, del turismo, dei servizi, dell’artigianato e dell’industria nel Paese, sono sostanzialmente tutti gli imprenditori, in particolar modo le piccole e medie imprese, che rappresentano il tessuto economico dell’Italia e l’ossatura su cui è nata e si è sviluppata la Confederazione. Queste categorie economiche si dividono essenzialmente in cinque aree: il commercio, i servizi, l’energia, la produzione e il turismo. Quest’ultima, tra le più importanti e significative, raggruppa categorie fondamentali del comparto come gli albergatori e il mondo della ricettività, gli esercizi pubblici, bar e ristoranti per intendersi, agenzie di viaggi, guide e accompagnatori turistici, discoteche, locali da ballo e il mondo dell’animazione. Tutte insieme le categorie sono rappresentate da un’unica sigla di area che si chiama Assoturismo, e che è parte integrante della Confesercenti.
D. Come funzionano queste categorie?
R. In sintesi hanno a capo un presidente eletto dalla base, ovvero dagli iscritti, tramite le proprie assemblee dei soci. Il presidente cura i problemi sindacali della categoria insieme a un comitato di presidenza che rappresenta gli iscritti. Ogni presidente fa capo alla nostra struttura e si rivolge all’Amministrazione pubblica per la soluzione dei problemi generalmente di natura legislativa o tecnico-amministrativa. Come in ogni settore, più è numerosa la categoria più conta. Più il presidente e i dirigenti della categoria sono attivi e più la categoria cresce, più essa è determinante per se stessa. Per le loro attività le categorie sono seguite da un coordinatore di area e usufruiscono dei servizi della Confesercenti che vanno dal credito - attraverso il sistema di Confesercenti fidi Lazio -, alla sicurezza nei luoghi di lavoro e alimentare; dalla formazione anche nell’apprendistato professionalizzante, alla contabilità, alla consulenza tributaria, fiscale e del lavoro, nel quale la Confesercenti è un attore protagonista con la sottoscrizione dei contratti collettivi nazionali di lavoro e nella loro gestione con gli enti bilaterali di settore.
D. Qual è il vostro peso nella capitale in termini di numeri e di partecipazione?
R. I nostri rappresentanti siedono, in forma propositiva, in ogni tavolo tecnico e politico di settore. Con l’Amministrazione pubblica viviamo momenti in cui si collabora positivamente, ma a volte siamo costretti ad assumere iniziative conflittuali per ripristinare il giusto grado di confronto. Le persone cambiano e pure i problemi, ma l’importante è essere presenti e avanzare proposte nuove o strategie risolutive per le categorie che rappresentiamo. La Confesercenti provinciale di Roma riunisce oltre 15 mila imprese, rappresentative dei vari comparti.
D. In questo momento quali sono i problemi più urgenti da affrontare a Roma per le vostre categorie del turismo?
R. Mi sentirei di rispondere che andrebbe annullato tutto per ricominciare da capo in ogni aspetto e singolo argomento. I nostri operatori del turismo a livello sia nazionale che locale sono martellati da tasse, leggi, burocrazia; in pratica circa il 30 per cento sono sull’orlo del fallimento. La prospettiva che in questo ultimo periodo ha fatto notizia e ci sta a cuore riguarda i piani di massima occupabilità, ovvero le occupazioni di suolo pubblico da parte degli esercizi pubblici. L’Amministrazione capitolina e il primo Municipio anni addietro e ancora oggi hanno ritenuto di ridurre queste occupazioni basandosi su criteri impensabili per una città come Roma. In pratica molti operatori del Centro storico perderanno il loro spazio all’esterno, e questo vorrà dire riduzione di posti di lavoro e di fatturato, e quindi chiusura dell’attività. Questo è avvenuto perché in passato queste occupazioni hanno dilagato senza regole certe, ed è stato concesso anche l’inconcedibile. Oggi ne fa le spese chi non dovrebbe. Roma è una città che ha vissuto sempre all’aperto, dall’antichità ad oggi. I turisti vogliono sedere fuori dai locali per godersi le piazze e le strade che sono un museo naturale; non possiamo privarli di questo. Inoltre vi sono altri problemi urgenti che vanno affrontati come l’aumento esponenziale della tassa sui rifiuti e l’abusivismo del settore.
D. Come pensa che possa risolversi questa vertenza?
R. Intanto non si dovevano fare questi piani o si doveva almeno consultare le categorie insieme agli operatori delle strade interessate. Oggi le soluzioni sono due. La prima è sospendere immediatamente i piani. La seconda, rivederli uno ad uno valutando ogni singolo caso e salvando quanto si può salvare senza ledere né i diritti degli operatori né quelli dei residenti. Infine è opportuno e vitale riscrivere la delibera n. 75 sulle occupazioni di suolo pubblico.
D. Non è che tutti gli operatori romani iscritti presso di voi o non iscritti siano così rispettosi delle regole. Voi li difendete tutti per principio o fate delle distinzioni?
R. La mia posizione è ben chiara da anni. Noi lottiamo contro l’abusivismo, contro chi non rispetta le regole, contro i furbetti del quartiere. È ovvio che su centinaia di iscritti alla nostra associazione non possiamo sapere se vi sono operatori scorretti o meno. Se si verificasse un caso eclatante, non potremmo più difendere quel singolo associato. Però è anche vero che spesso quelli che trasgrediscono ci sono stati portati dall’Amministrazione comunale per mancanza di risposte o regole certe.
D. Secondo lei Roma è una città turistica oppure no?
R. Ci poniamo da tempo questa domanda con l’Amministrazione. Secondo noi è una città turistica per metà. Da una parte i turisti ci sono e continuano a venire, aumentando ogni anno di pochi punti percentuali. Ci vengono perché è Roma. Vengono perché una volta nella vita il Colosseo, il Foro romano, il Cupolone vanno visti; però poi più di metà non tornano. Questo è dovuto a centinaia di problemi che la città comporta da tempo. Il traffico caotico del Centro, l’abusivismo turistico e commerciale, la carenza di mezzi pubblici, un organizzazione turistica approssimativa, un’assenza della vita notturna, tutto questo infastidisce i turisti.
D. Qual’è la sua ricetta per risolvere tutto questo?
R. Risolvere è una parola impegnativa. Roma è come un malato grave, possiamo cominciare a somministrarle terapie migliorative, ma risolvere nel giro di pochi anni la situazione è difficile. Stiamo parlando del Centro storico più grande del mondo, di una vera e propria città; poi c’è tutto il resto che va salvaguardato e migliorato. Io comincerei ad esaminare subito l’accoglienza e il decoro, a dotarla di più mezzi pubblici, più pulizia delle strade, più aree pedonali, più informazioni ai turisti. Poi andrei a colpire l’abusivismo. Vi sono troppe strutture ricettive come bed & breakfast di bassa qualità; troppo commercio abusivo per le strade che, associato all’accattonaggio, offre un’immagine triste e trasandata della capitale. Occorrerebbe valorizzare i beni culturali minori, i numerosissimi musei ed aree archeologiche che oggi contano pochissimi visitatori. Pensiamo ad Ostia Antica: molti turisti non conoscono neanche l’esistenza di questa meraviglia, eppure è a pochi passi dall’aeroporto di Fiumicino. Potrei continuare per ore ad enumerare gli interventi da fare, ma alla fine occorrono due requisiti fondamentali: la volontà e le risorse finanziarie.
D. Sembra di capire che la strada è lunga e non è facile mettere mano a problemi enormi di una città enorme. Cosa si aspetta dal futuro per questa città?
R. I problemi sono troppi e stare dietro a tutto non è facile. Io mi aspetto una rinascita vera, della classe dirigente, del popolo romano, delle Amministrazioni. Una presa di coscienza della situazione attuale, perché andando avanti così non vi sarà nessun futuro. Spero in una capitale europea e non in una città di provincia nella quale ognuno non va oltre il proprio scalino. Occorrono sinergie e organizzazione. Amministrazione pubblica, Associazioni di categoria, residenti, tutti insieme per decidere dove si vuole andare e come ci vogliamo andare. Roma ha bisogno di un riassetto e di un po’ di modernità. La luce di riflesso di cui abbiamo sempre goduto si sta spegnendo.    

Tags: Marzo 2014

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