Il nostro sito usa i cookie per poterti offrire una migliore esperienza di navigazione. I cookie che usiamo ci permettono di conteggiare le visite in modo anonimo e non ci permettono in alcun modo di identificarti direttamente. Clicca su OK per chiudere questa informativa, oppure approfondisci cliccando su "Cookie policy completa".

  • Home
  • Articoli
  • Rioma - Brasil
  • Il comitato popolare dei megaeventi denuncia il governo brasiliano: tutte le azioni illegittime, una per una

Il comitato popolare dei megaeventi denuncia il governo brasiliano: tutte le azioni illegittime, una per una

TERZA PARTE - Rioma prosegue nell’analisi del dossier «Megaeventi e diritti umani a Rio de Janeiro» pubblicato dal Comitato popolare di Mondiali e Olimpiadi di Rio de Janeiro, uscito in Brasile denunciando tutti i soprusi compiuti dal Governo per favorire Mondiali ed Olimpiadi, ossia gli interessi di pochi (privato e pubblico) a lucrare sul lucrabile. In nome di interessi ambientali sono stati modificati gli ecosistemi delle zone interessate ai megaeventi e sono state scacciate le comunità e gli indios, senza rispettare i canoni di sostenibilità ambientale dei programmi di monitoramento della fauna esistente e di compensazione ambientale. Sono stati fatti e rifatti stadi e distrutti altri. A carico dei cittadini e senza partecipazione pubblica.

SPORT

Lo sport è un’espressione culturale molto diffusa in Brasile, soprattutto il calcio come è volgarmente noto. I due più grandi eventi sportivi di oggi, entrambi in terra brasiliana - i Mondiali appena svoltisi e le Olimpiadi attese per il 2016 - mobilitano milioni di persone nell’intero pianeta, anche coloro che generalmente non sono interessati allo sport. I sondaggi rappresentano due terzi dei cittadini brasiliani contrari ad ospitare tali eventi: l’aumento esponenziale delle spese sostenute dallo Stato nell’organizzazione ha risvegliato in essi una grande rabbia. Eccetto lo Stadio di Fortaleza, tutti gli altri realizzati per i Mondiali hanno ecceduto il budget previsto per cifre esorbitanti; il Brasile al momento possiede 7 degli stadi più cari del mondo, considerando il costo di costruzione per sedia, due volte più cari di quelli della Germania nel 2006.
Il Maracanã carioca, nome con cui è conosciuto lo stadio Jornalista Mário Filho costruito per ospitare la Coppa del Mondo del 1950, dalla sua inaugurazione - che lo vide piazzarsi al primo posto tra i più grandi stadi nel mondo - è già stato di appartenenza pubblica. Prima sotto l’amministrazione della Prefettura di Rio de Janeiro allora Distretto federale dal 1950 al 1960, quindi, dopo la formazione dello Stato del Guanabara, passava ad essere amministrato dall’Adeg, ente sportivo creato appositamente, e in seguito alla fusione degli Stati di Guanabara e Rio de Janeiro (1975) dalla Suderj, braccio della Segreteria statale degli sport e del tempo libero (Seel) fino al 2013, quando il complesso sportivo è stato affidato al consorzio di imprese Maracanã S.A. - con partecipazione del 90 per cento delle imprese Oderbrecht, un 5 per cento dell’Aeg e il restante 5 per cento della Imx - per un periodo di 35 anni. Il periodo «pubblico» dello stadio non è stato esente da mala amministrazione. Ci vollero 14 anni per terminare l’opera, e negli anni Ottanta mancarono del tutto investimenti, manutenzione, sicurezza per gli spettatori - nel 1992 un cedimento uccise tre persone -, trasparenza nella gestione, e non si è mai avuta una professionalizzazione degli incarichi, che tuttora sono di mano politica.
Lo stadio di Célio de Barros, da molti considerato il Maracanã dell’atletica, è stato chiuso e smantellato nel gennaio 2013 e trasformato in un cantiere per i lavori del Maracanã, pregiudicando le attività di centinaia di atleti e omettendo di dare indicazioni certe sul suo futuro; incredibilmente, il progetto olimpico «Rio 2016» è stato sospeso per assenza di un luogo dove realizzarlo. Il Governo federale ha stanziato dei fondi per la costruzione di una nuova pista dopo che il consorzio impegnato nella realizzazione delle opere ha smantellato la precedente, mentre rappresentanti del Governo dello Stato di Rio hanno affermato che essa sarà ricostruita dal medesimo consorzio pur senza indicare alcuna previsione. La diffusione di informazioni imprecise ha costituito una caratteristica rilevante dei megaeventi, rendendo difficoltosa l’elaborazione di denunce e creando un clima di insicurezze ed incertezza.
10 milioni di reais sono stati impiegati per la ristrutturazione del Parco acquatico Julio Delamare, inaugurato nel 1978; ma poi, per le esigenze della Fifa, lo Stato di Rio de Janeiro ne chiedeva la demolizione totale e intanto veniva chiuso al pubblico mentre una gru abbatteva il trampolino dei tuffi. Dopo molta polemica e resistenza da parte del movimento «O Maraca é Nosso», composto anche da atleti, tifosi, professori, alunni ecc., il potere pubblico ha ritirato dal contratto di concessione del complesso sportivo del Maracanã la clausola della demolizione del Parco, riaperto al pubblico il primo gennaio 2014 per essere chiuso nuovamente a maggio.
Anche la scuola municipale Arthur Friedenreich, vicina allo stadio, una delle 10 migliori scuole pubbliche dello Stato fluminense e nota per la capacità di accogliere bambini con problemi di locomozione, è stata minacciata di demolizione senza alcuna ritrosia da parte del potere pubblico, che prometteva la costruzione di un istituto sostitutivo ma in termini lunghi. Invece il Laboratorio nazionale per l’agricoltura ed il bestiame Lanagro, nel quale passavano prima tutti i controlli sui prodotti che giungono ai consumatori, è stato interamente demolito, privando questi ultimi di una garanzia pubblica per la propria salute, ora realizzata in altri Stati.
Uno dei problemi più gravi è stato quello generato dalle polemiche sul Museo degli Indios, costruito nel 1865 e donato al Servizio di protezione degli Indios stessi nel 1910, quindi lasciato in stato di deterioramento fino a quando, nel 2006, fu occupato dagli indigeni che vi fondarono la comunità Aldeia Maracanã. Nel 2009 venne minacciato anche violentemente dalle ipotesi dei megaeventi, ma riuscì ad essere protetto dalla grande rete di indigeni, movimenti sociali, gruppi punk ed anarchici, artisti nazionali, che si andava creando intorno ad esso. Comunque nel marzo 2013 la forza pubblica, con un’azione estremamente violenta ad opera del Batalhão de Choque, ha scacciato la comunità dall’antico edificio. I membri della comunità lo rioccupavano ad ottobre e nuovamente ne erano cacciati a dicembre. Nel 2014, con i Mondiali, lo storico edificio resta in uno stato di estremo abbandono e non vi è dialogo fra le parti in causa.
Nondimeno, solamente nel 2013 sono stati chiusi il parco acquatico Maria Lenk, costruito con 85 milioni di reais pubblici nel 2007, lo stadio olimpico João Havelange conosciuto come «Engenhão» e dal costo di 380 milioni di reais, principale riferimento del calcio nel periodo di fermo del Maracanã, che ha ospitato artisti come Paul McCartney, Justin Bieber e Roger Waters, e il velodromo municipale, costruito per le prove di ciclismo e pattinaggio, che sarà ricostruito con la motivazione che le due colonne che lo sostengono impedirebbero la vista nelle Olimpiadi, che queste ultime porteranno molti spettatori e che l’inclinazione della pista deve essere modificata per consentire maggiore velocità alle biciclette.
Inoltre, ad alcune discipline sportive è destinato il complesso sportivo Deodoro, area militare esposta ai pericoli del terreno minato, per cui è programmata la pulizia complessa dello stesso con conseguente cambio di destinazione d’uso. Invece, il campo di golf è realizzato dai privati in un’area di protezione ambientale, con approvazione del progetto da parte degli assessori nel dicembre 2012, nell’ambito di una sessione straordinaria. Le opere, iniziate nell’aprile del 2013 dall’impresa Fiori Empreendimentos Imobiliários Ltda - che, in cambio dei 60 milioni di reais necessari alle stesse, ha ricevuto dalla Prefettura un terreno del parco protetto dell’Apa Marapendi in cui si è già annunciata la vendita futura di 23 edifici lussuosi di 22 piani su un’area di 58 mila metri quadrati - incontrano una grande resistenza da parte di chi sottolinea i danni permanenti causati all’ecosistema e l’estinzione degli animali e delle piante caratteristiche della regione, oltre all’inquinamento delle acque sotterranee.
Il parco olimpico della Tijuca, costato 666,7 milioni di reais, ha incontrato altrettante contraddizioni nella sua realizzazione, innanzitutto lo smantellamento dell’unico autodromo municipale con la promessa, alla Confederazione brasiliana di automobilismo, di un nuovo impianto mai realizzato. Oltre a ciò il tentativo di rimozione coatta della comunità stanziata, Vila Autódromo. Gli effetti della privatizzazione del Maracanã sono ricaduti sul portafoglio dei cittadini senza un dibattito con essi, relativo agli esborsi per lo stadio. Il processo di privatizzazione sotto regime concessorio è stato molto contestato dai movimenti sociali, dai tifosi e dagli utenti del complesso sportivo, eppure è stata approvata una concessione valevole per 35 anni a favore del Consorzio Maracanã S.A., composto dalle imprese Odebrecht, Aeg e Imx. Quest’ultima ha avuto anche l’appalto per gli studi di viabilità economica che hanno definito i parametri della licitazione.
In 60 anni di vita pubblica dello stadio, lo sport è stato di accesso popolare per la società carioca, fino a quando non ha preso piede il nuovo processo inflazionistico che ha investito il calcio brasiliano e ha svuotato gli stadi e arricchito i patrocinatori. Se nel 2012 il biglietto costava in media 14 reais - il 300 per cento -, dopo la Coppa delle confederazioni il prezzo di ingresso è salito a una media di 45 reais, come è accaduto in tutti gli stadi costruiti o ristrutturati per i Mondiali 2014, rendendo assai visibile l’esclusione della popolazione meno abbiente («classe C e D» secondo il dossier sui megaeventi) nel breve termine; nel lungo termine, tale processo potrebbe ridefinire l’identità del calcio brasiliano a partire dai suoi spettatori, la cosiddetta «elitarizzazione».

AMBIENTE

Nel 2012 Rio de Janeiro ha ospitato la Conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile, 20 anni dopo «Eco-Rio 1992», quando il termine «sostenibilità» entrava a pieno titolo nella politica brasiliana. Il protagonismo della città carioca avrebbe dovuto condurre a un processo di adeguamento urbano conforme alla conservazione e preservazione ambientale degli spazi, accanto agli abusi che il «marketing verde» ha compiuto nell’impiego di locuzioni quali coppa o stadio sostenibile.
In effetti, lo stadio di Brasilia Mané Garrincha potrebbe essere il primo nella storia a ricevere il certificato di massima sostenibilità, mentre nelle 12 città sedi dei Mondiali è stata creata, tra le altre, una «camera tematica» dedicata all’ambiente e alla sostenibilità. Ma tale strategia, pur costruendo un’immagine «ecologicamente corretta» dei megaeventi, non ha avuto come principale preoccupazione quella di preservare l’ambiente, bensì quella di vendere il prodotto: sono infatti molte le azioni che ignorano e violano il diritto ad un ambiente equilibrato e sano, definite anche nel dossier che analizziamo.
Uno per tutti qui, il caso della Transcarioca, sistema di trasporto pubblico metropolitano che collega la zona di Barra da Tijuca con l’aeroporto internazionale Tom Jobim: per attraversare un’area di 39 km sono state espulse molte comunità e non sono stati rispettati i canoni della sostenibilità ambientale dettati, tra l’altro, anche dai programmi di monitoraggio della fauna esistente e di compensazione ambientale. Gli animali, ad esempio, avrebbero dovuti essere condotti in altre aree o in rifugi biologici di altre regioni, per evitare al massimo i rischi di mortalità corsi da pesci o da altre specie. Altra soluzione era rinvenuta nella costruzione di un ponte che evitasse di dover interrare il lago di Jacarepaguá. Tutto ciò non è stato rispettato, e le associazioni hanno presentato istanza agli organi competenti senza ricevere ancora risposte alle loro richieste.
La rimozione coatta delle comunità insistenti nelle aree considerate, mentre potrebbe essere giustificata dalle esigenze ambientali che le hanno fondate, si scontra con l’occupazione delle stesse da parte di edifici residenziali di lusso, che ha richiesto la soppressione della vegetazione e l’interramento di grandi superfici. I problemi ambientali posti alla base del provvedimento di rimozione di cui sopra sono peraltro causati dall’assenza di servizi pubblici essenziali, che il potere pubblico non garantisce ai villaggi di pescatori ed agricoltori scacciati, e ciò ha reso giustificabile invece la presenza degli immobili «ricchi». In altre parole: è il potere pubblico a negare la copertura necessaria al potere pubblico per legittimare la presenza delle comunità rimosse.

parte uno

parte due

parte quattro

parte cinque

Tags: Novembre 2014 ambiente Brasile Rioma Brasil tutela ambientale sport Megaeventi e diritti umani a Rio de Janeiro

© 2017 Ciuffa Editore - Via Rasella 139, 00187 - Roma. Direttore responsabile: Romina Ciuffa