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EUROPA, UN CARROZZONE SPECIALIZZATO IN OFFESE. CONTRO L'ITALIA

Quest’Europa non ci piace molto. Non è l’Europa che immaginavamo non solo negli anni 50, ma anche negli anni 90. È un’Europa in cui si sono trasferite le peggiori beghe da lavatoio pubblico dei suoi Paesi. È un’Europa che, invece di essere al di sopra dei vari partner e quindi delle zuffe interne da cortile, ha trasformato quest’ultimo in un lavatoio europeo. Questa è un’Europa in cui un politico qualunque, di qualunque partito e di qualunque Paese, si sveglia la mattina e, scorsi i titoli dei giornali della sua parte politica, si industria a offendere l’Italia e gli italiani. A sparare giudizi avventati e infondati, a travisare e falsare la realtà e la verità, senza nessuna remora e sanzione.
Il bersaglio sono sempre invariabilmente l’Italia e le istituzioni italiane, democraticamente elette dal popolo. Eppure non è l’Italia fascista contro la quale mezza Europa si scagliava, prima della guerra, accusandola di essere retta da un regime dittatoriale. Abbiamo assistito ai numerosi episodi o meglio ai ripetuti e gratuiti insulti rivoltici da sconosciuti parlamentari e uomini di Governo di Paesi dell’Unione Europea sulle questioni del razzismo, degli immigrati, degli zingari, della xenofobia. Nessuno meglio di noi sa che si tratta accuse infondate.

Un Paese di ex emigranti, che fino a qualche decennio fa ha ripianato i deficit della bilancia commerciale con le rimesse degli emigrati, che anche grazie a queste in pochi decenni dalla povertà è giunto alla ricchezza, che ha abbandonato tutti i lavori umili o considerati inferiori, che ha assoluto bisogno di manodopera straniera pena il blocco dello sviluppo e il ritorno al triste passato, può essere contrario all’immigrazione e all’integrazione degli stranieri, zingari compresi? Come si comportarono gli antichi romani con i barbari?
Poiché non è possibile che uomini politici europei siano così disinformati e così sprovveduti, è logico pensare che certe calunnie siano dovute solo al desiderio di aiutare la parte politica che in Italia, per partito preso e non certo per amore di verità e di giustizia, attacca la politica governativa italiana al solo scopo di minarne il consenso, ai fini di una riconquista del potere perduto. Può la minoranza parlamentare italiana affermare che esiste un solo italiano, una sola famiglia italiana, contraria all’immigrazione delle badanti? E di tanti altri lavoratori indispensabili per eseguire lavori che nessun italiano vuole più svolgere?
Certamente no. Se lo afferma qualche parlamentare europeo della stessa tendenza politica della minoranza italiana, questa dovrebbe immediatamente smentirlo; se non lo fa, non si può non pensare che sia stata essa a ispirare quegli attacchi; e comunque che le facciano comodo, ne tragga qualche vantaggio. Non è la prima volta, esistono precedenti clamorosi: da chi sono ispirati e, soprattutto, a vantaggio di chi vanno i periodici reportages di giornali e settimanali stranieri che criticano a ruota libera la politica economica dei Governi italiani, quasi sempre però di quelli di centrodestra?
C’è anche da pensare che gli attacchi all’Italia e alle istituzioni italiane provengano non solo dal centrosinistra ma anche dal centrodestra nord-europeo, perché i grandi interessi economici, finanziari, bancari del vecchio Continente seguono strategie, topografie, alleanze strane e misteriose, dirette però a un unico scopo: continuare a tenere l’Italia, e soprattutto il suo Centro-Sud, in una situazione di sudditanza, di dipendenza, di asservimento economico, industriale e finanziario, insomma di colonia dei Paesi forti dell’Unione Europea. Né più né meno di quanto è avvenuto, sotto varie forme tra le quali perfino il dominio militare straniero, nel passato più e meno remoto.

In questo deludente quadro politico europeo, a una serie di falsità pronunciate perfino da alti rappresentanti istituzionali dei nostri alleati europei, il Governo e il Parlamento italiano come rispondono? Con l’approvazione all’unanimità, in Parlamento, del Trattato di Lisbona. Un argomento sul quale invece avrebbero dovuto riflettere non una ma quattro volte. E spiego perché. Perché non ci piace di stare in un’Europa insieme a chi ci offende propalando falsità su di noi. Perché decisioni del genere - l’approvazione del Trattato di Lisbona - andavano ampiamente discusse nel Paese e rimesse a un referendum, e non adottate frettolosamente, in un giorno d’estate e di vacanza, all’insaputa del popolo. Perché altri popoli, come gli irlandesi, l’hanno bocciato. Perché in tal modo abbiamo dimostrato di non avere un minimo di dignità nazionale; anzi i nostri politici e governanti, di tutti i partiti, si sono rallegrati e compiaciuti della eccezionalmente rapida e unanime approvazione. Su ogni altro insignificante argomento si azzannano, su una questione così essenziale, riaffermante la loro sottomissione ai nostri calunniatori, si abbracciano.

Un motivo della perduta dignità - che invece spesso è presente a sproposito -, deve pur esservi, e non è certamente costituita dalla fretta di concludere i lavori parlamentari nell’incombenza delle ferie. Si chiama, a nostro avviso, imminenti elezioni europee. Si svolgeranno tra pochi mesi, costituiranno, anzi già costituiscono una ricchissima miniera di opportunità per carriere politiche ed economiche, interessanti tutti indistintamente i partiti. Ecco spiegata l’unanimità su tutto quello che riguarda il carrozzone Europa. Poteva trovare posto, in tutto questo, la dignità nazionale?
Poteva trovare posto, in questa febbrile attesa anzi in questa frenetica ricerca di poltrone e sottopoltrone europee, il dibattito non dico sulla permanenza nell’Unione europea, che non vogliamo ora discutere; non dico sul ritorno alla lira, che pure risolverebbe i nostri problemi non solo monetari ma di ripresa e sviluppo economico; ma solo su una presa di posizione più dura, più energica, a difesa di quello che vogliono famiglie e imprese non solo italiane? Poteva rinviarsi all’autunno il Trattato di Lisbona, per approvarlo una volta superate le polemiche su immigrati, zingari, razzismo, sicurezza e altro? Certamente. Ma il fantasma di turbare la corsa all’occupazione delle poltrone europee già in atto terrorizzava gli interessati; occorreva ingoiare gli insulti e far finta di niente; anzi rispondere con un regalo. E che regalo.

Tags: Europa Unione Europea Victor Ciuffa Settembre 2008

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