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Ripresa con innovazione di prodotti e consumi? E le abitudini e gli stili di vita?

L'editoriale di Victor Ciuffa

 

A quale scopo reale era diretto quell’infinito spettacolo messo in scena per far tacere il Senato della Repubblica con una tortuosa procedura, nel corso della quale ogni gruppuscolo di politici e di aspiranti tali si è disfatto e poi si è ricompattato con variazioni e moltiplicazioni? Per quale commedia - incomprensibile, per una buona parte della popolazione -, veniva messo in scena? In attesa di conoscere meglio i diversi fini e i reconditi motivi dell’ossessionante ma niente affatto divertente trasformazione istituzionale cui gli italiani di buon senso hanno dovuto assistere e sottostare, vediamo quello che rivela quanto è accaduto subito dopo l’annuncio della votazione, o meglio l’approvazione della legge.
I vari cambiamenti di scena, i vari atti di questa commedia rappresentata in Senato e nella Camera dei Deputati ma anche intorno ai tavoli imbanditi dei numerosi convegni, discussioni, feste di rione o di paese, nelle quali partiti e gruppi politici e parlamentari si sono divisi, sgretolati e riaccorpati, rappresentano ormai un altro pezzo di vera storia e prassi politica e parlamentare italiana di questo fine-Repubblica; sono quell’atto giudiziario che i procuratori della Repubblica chiamano «Atto dovuto», cioè apertura di un procedimento destinato a non sortire pressoché nessun effetto in quanto eseguito perché si deve fare, lo prescrive una qualche legge, che non si può ignorare, anche se nessuno la conosce, se nessuno l’ha mai letta e se ne ignora sia l’esistenza sia soprattutto la necessità.
Per anni si era parlato della «necessità» di eliminare o ridimensionare il potere del Senato della Repubblica. Già il semplice tema trattato conferiva ai conferenzieri un’apparente fama di scienza, di sapienza e di esperienza in materia costituzionale. A professorini sbarbutelli e aspiranti tali una pseudo parvenza di prestigio, fama e saggezza bastava per essere cooptati, fino a pochi anni fa, da una classe politica alle prese con problemi più grandi di essa, in autorevoli e sussiegosi comitati di pseudo esperti di argomenti astrusi, come il debito pubblico, il disavanzo reale o inventato.
La catastrofica gestione di tali comitati e di tali strumenti - ad eccezione di uno comunque fatto di grandi nomi ma fallito nel risultato - operata fino a qualche anno fa dai governanti pre e post berlusconiani, ha comportato presto una soluzione parlamentare che elimina quello che si riteneva l’ultimo organo di controllo della spesa pubblica, e non solo di questa, ma anche del livello di moralità e onestà della classe politica nazionale e locale. Perché si sente definire «atto politico dovuto» la trasformazione o meglio l’eliminazione del Senato repubblicano? Per un semplice motivo: perché esso era rimasto, insieme a qualche altro organo di minore importanza, quasi l’unico e ultimo strumento di controllo della validità, dell’onestà, della competenza dei politici; nella febbre inconsulta del malcostume, dell’illegalità che pervade ormai tutta la vita pubblica, e in particolare la classe politica e quella burocratica, non potevano più ammettere che alcuni di loro, appunto i senatori ovvero il Senato nel suo complesso, potesse modificare una legge che la Camera dei deputati avesse già approvato e adattato ai vari interessi.
Affidata infatti a collaboratori di Governo molti dei quali interessati sin dal primo mattino, più che ad argomenti di attualità politica, economica, sociale e culturale del Paese, a temi e discorsi usuali nei saloni e laboratori di bellezza fisica, come manutenzione dei muscoli e di altre simili attività para-governative come il fitness, la palestra ed altro, costoro non potevano dimostrare di saper apprendere in breve l’arte di governare i popoli, l’abilità e l’autorevolezza necessarie per risolverne i problemi, in particolare quelli relativi ai bisogni e alle aspirazioni sempre più inesauribili e irrisolvibili della gente.
Un tempo nelle assemblee legislative, nei Ministeri, negli infiniti uffici amministrativi locali e centrali, il risveglio mattutino assorbiva buona parte delle energie nell’ideazione del programma gastronomico e anche ludico della giornata, dalla colazione a base un tempo di semplici e volgari maritozzi, poi di cornetti e cappuccini, seguiti a metà mattino dalla cerimonia dell’aperitivo, Sanbittèr e patatine, novità assoluta e risolutiva per superare alcuni problemi amministrativi presentatisi via via, a cominciare, per le signore dalle dimensioni e fogge della borsa, di cui cingersi il braccio nell’abusiva giornaliera escursione al mercato, dal parrucchiere o dal profumiere o meglio ancora dal gioielliere.
Per sollecitare la ripresa dello sviluppo economico stavolta, sempre più spesso, si invoca l’introduzione dell’«Innovazione». Di che si tratta? Di novità in ogni campo, di dotare il Paese di una serie di prodotti e di procedimenti che non siano già presenti sul mercato, nella vita di tutti i giorni, nelle abitudini, nei costumi e stili di vita. Solitamente le nuove invenzioni sono immediatamente brevettate, per cui si possono produrre, vendere, adattare. Diverso il discorso per i modi di vita e per le abitudini. Spesso queste sono introdotte, senza che le donne, i giovani ed anche i bambini, ovviamente, se ne rendano conto.
Ad esempio molte signore sono abituate a fumare una sigaretta subito dopo il pranzo. Ma al ristorante, al cinema, a teatro ecc., è vietato da leggi, severi gestori e arcigni avventori. Allora che hanno escogitato le più accanite fumatrici? Di accordarsi almeno per uscire a fumare all’aperto. Se piove il gestore offre qualche ombrello. Tra l’altro quella sigaretta è benefica, fa nascere nuove conoscenze ed amicizie, ed anche questa è una innovazione, irrobustitasi grazie alla crisi economica.
Queste signore non aspettano neppure il dessert, si alzano di scatto da tavola appena servita la seconda portata, per uscire all’aperto. Se il locale non dispone di un ambiente per fumare, anche in quelli ben frequentati spesso si formano gruppetti di fumatrici o fumatori vip che approfittano non solo per fumare e conversare, ma anche per conoscersi, presentarsi, stabilire nuovi rapporti, amicizie, relazioni, anche programmi e affari. Infinite innovazioni di prodotti necessari o semplicemente utili sono studiate scientificamente. Alle pseudo-innovazioni e ai rischi che queste comportano Specchio Economico dedica una piccola inchiesta a pagina 60 e seguenti.

Tags: Novembre 2015 Victor Ciuffa

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