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Piccoli e grandi Giubilei: aiutano a superare le crisi economiche?

L'editoriale di Victor Ciuffa

 

Se è vero, come sarà certamente vero, che nella notte del 6 aprile 2009, nell’apprendere per telefono la notizia della distruzione, ad opera del terremoto, della città dell’Aquila e di molti centri di quella provincia, ci fu chi si rallegrò per la prospettiva dei lucrosi affari che avrebbe potuto realizzare partecipando agli appalti per i lavori di ricostruzione. Se è vero questo, non c’è da dubitare che qualcun altro si sia rallegrato ugualmente quando Papa Francesco Bergoglio ha annunciato lo svolgimento di un altro Giubileo, a meno di 25 anni di distanza dall’ultimo che fu definito «Il Grande Giubileo del 2000».
Ed anzi, non può non destare qualche preoccupazione, nelle persone ligie alle leggi, proprio il ricordo di quell’avvenimento del 2000, delle molte opere e dei grandi affari realizzati in quella lunga stagione di frenetica attività urbanistico-edilizia che interessò non solo la Regione Lazio, maggiore responsabile degli abusi e degli stravolgimenti compiuti sulle opere e sui luoghi più vincolati, ottenendo per di più ingenti finanziamenti pubblici. Il problema non riguarda, come nel 2000, un’eventuale, nuova, ingiustificata cubatura di cui la legge n. 20 varata dal Consiglio della Regione Lazio il 3 giugno nel 1997 autorizzò costruzione e cambi di destinazione d’uso.
Le preoccupazioni destate dall’annuncio di Papa Francesco dello svolgimento di questo così ravvicinato Giubileo derivano dalla folta, complessa rete, ben poco trasparente, costituita da politici, autorità, pubblici amministratori, gruppi economici, finanziari, bancari, imprenditoriali, professionali, pronti a gettarsi nel nuovo affare sorto «in corso d’opera»: cioè mentre iniziative come Expo Milano 2015, Grande Giubileo 2000, Piccolo Giubileo Francesco, e manifestazioni varie sono in cantiere con maggiori o minori prospettive di successo: tutti avvenimenti destinati ad incidere notevolmente sull’andamento dell’economia, soprattutto in tempi di crisi economica lunga e profonda.
Oggi pochi sono in grado di descrivere, in quanto allora erano ragazzi e vi parteciparono, quello che rappresentò per l’Italia l’Anno Santo 1950. Sono molti però quelli che hanno potuto assistere alle iniziative adottate da governanti e amministratori locali nel Lazio, in attuazione della legge regionale il cui vero scopo, ufficiale, era quello di ampliare, di ammodernare strutture e attrezzature turistico-ricettive per far crescere e sviluppare i redditi regionali, aziendali, familiari, individuali, dei singoli.
Si è fatto ingenerosamente notare da molti che della legge regionale del 1997 e del Giubileo del 2000 ha beneficiato anche un notevole numero di istituti religiosi, collegi e conventi, che sono stati messi in grado, grazie a quegli interventi finanziari pubblici, di produrre aumenti di redditi a vantaggio di tali strutture e comunità; ma ovviamente anche di tutta la collettività. Ma in gran parte si trattava prevalentemente di ex scuole, complessi architettonici abbandonati, collegi che furono trasformati in strutture turistiche, in complessi per vacanze.
Chi fu lusingato e coinvolto nella «scommessa» del Giubileo del 2000 sa che la conclusione delle molte iniziative fu lasciata - e lo è ancora a 15 anni di distanza -, in mano agli stessi politici locali, pubblici amministratori e giudici amministrativi; per cui come può non chiedere a se stesso e agli amici di Oltretevere come Papa Francesco abbia potuto indire un altro, sia pure ridotto Giubileo; come non ne sia stato dissuaso, come non gli sia stato rammentato da quale Paese erano partiti i suoi antenati per emigrare in Sud-America, appunto dall’Italia. È vero che all’epoca esisteva tutta un’altra Italia, un’altra comunità, un’altra popolazione ispirate da ben altri principi e valori morali, mentre oggi quotidianamente i giornali riportano ricche cronache di mala amministrazione, termine con il quale si indicano violazioni non solo del Codice penale italiano ma anche dei principi fondamentali del Vangelo. Ma se il Vaticano è uno Stato indipendente, che nei rapporti con l’Italia segue le migliori regole della diplomazia internazionale e si attiene alla massima correttezza di stile, lo stesso non avviene da parte delle competenti istituzioni italiane in caso di insulti e ingiurie a Capi di Stato. In varie occasioni non si registra neppure un mugugno. La Costituzione italiana, Codici e leggi definiscono reato ogni offesa, vilipendio, mancanza di rispetto verso un Capo di Stato, italiano e straniero.
Ma spesso in casi di offese, insulti, calunnie e diffamazioni verso un Capo di Stato, italiano o straniero non segue da parte delle Autorità competenti o di comuni cittadini neppure un rimprovero, un richiamo, un procedimento giudiziario come imporrebbero le richiamate norme. E neppure si ringrazia il Vaticano quando annuncia un nuovo Giubileo con tutti i benefici che comporta per la languente economia nazionale. È sperabile che la lungimiranza di Papa Bergoglio e la saggezza della Curia vaticana non inducano i cittadini a subire atti illegittimi ed impuniti. Ad esempio ritardo di 5 o 6 anni nella conclusione di lavori eseguiti con ingenti fondi erogati dalla stessa Regione Lazio; protrazione della procedura prima dinanzi al Tar poi al Consiglio di Stato per un quarto di secolo, con vantaggi o svantaggi, sull’intera economia nazionale, arricchimenti e speculazioni o depauperazioni e perdite finanziarie e patrimoniali per amministratori pubblici, politici, geometri, locandieri. Il Giubileo 2000 creò anche vertenze giudiziarie negative facendo toccare alla giustizia amministrativa italiana cioè al Consiglio di Stato un record produttivo, negativo, qualitativo e di immagine: nella causa con un piccolo Comune di 10 mila abitanti dell’hinterland romano, per motivi politici: questo si è rifiutato per tre volte di eseguire un’ordinanza dello stesso Consiglio legittima e definitiva; rifiuto opposto da un Comune condannato da tale consesso per abusi urbanistico-culturali.

Tags: Maggio 2015 Victor Ciuffa Giubileo

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