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Le professioni per l’italia: il governo continuera' a trarre spunto dall’agenda dei saggi per superare la crisi

Anna Maria Ciuffa e Maurizio De Tilla

In Italia si verificano mediamente sette eventi disastrosi all’anno, con vittime, feriti, migliaia di senza tetto e danni economici ingentissimi, connessi anche alla distruzione di beni culturali e ambientali. Lo Stato spende in media circa un miliardo all’anno per riparare i danni causati dai dissesti, mentre per la prevenzione vengono spesi in media 400 milioni di euro all’anno. Il Ministero dell’Ambiente ha stimato che, per mitigare il dissesto idrogeologico e idraulico, sarebbero necessari investimenti pari a 40 miliardi di euro in 15 anni (circa 2,7 miliardi all’anno).

           difesa dell’ambiente
Nel loro lavoro i Saggi propongono anzitutto di rivedere la normativa sul consumo del suolo introducendo un contributo per la sua tutela e la rigenerazione urbana legata alla perdita di valore ecologico, ambientale e paesaggistico, contributo da aggiungersi agli oneri di urbanizzazione e al costo di costruzione. Vanno poi rafforzate le condizioni previste dalla politica agricola comune, garantendo lo scambio tra aiuti comunitari e manutenzione idraulica forestale e dei reticoli idrografici minori delle superfici agricole che generano l’aiuto stesso.
Formuliamo una perentoria indicazione sulla necessità di vigilare sull’uso corretto degli aiuti comunitari, di cui si è spesso abusato. Riguardo al ciclo dei rifiuti il Gruppo di lavoro propone di prevedere la destinazione di una parte dei ricavi derivanti dalla vendita del materiale differenziato all’abbattimento del costo della raccolta dei rifiuti pagato dai cittadini e dalle imprese.
Questo provvedimento aumenterebbe gli incentivi a comportamenti virtuosi, favorendo lo sviluppo di una cultura diffusa orientata al riciclo dei rifiuti. Si tratta di una buona proposta. Ma occorre introdurre un maggiore senso civico, oltre che il riscatto morale del settore da liberare dalle morse della criminalità organizzata. Inoltre, nella loro agenza i Saggi propongono di migliorare la legislazione, consolidare la certezza del diritto.

            diritto inconoscibile
Il legislatore è spesso confuso e improvvisato. Non solo le imprese, ma anche i cittadini ne pagano le conseguenze. Si parla addirittura di un «diritto inconoscibile» che impedisce il calcolo economico, pregiudica le aspettative e, quindi, blocca o ostacola gli investimenti e la loro convenienza. Inoltre, trasforma il cittadino in suddito, perché la garanzia piena dei diritti risiede nelle possibilità di riferirsi ad una regola chiara e nel diritto di ottenere, nel caso di sua violazione, una decisione rapida da parte del giudice, che assicuri l’effettività della tutela. La tecnica normativa «a cascata», cioè il rinvio della legge ad altri atti normativi, rende difficile la lettura delle norme e contribuisce all’asistematicità dei contenuti legislativi. Il punto centrale è che bisogna aumentare il tasso di «lucidità giuridica» del legislatore, parlamentari e uffici legislativi.

          effetti delle politiche
Un altro problema sollevato è quello della valutazione dell’impatto delle politiche. Si osserva che l’analisi di impatto della regolamentazione (AIR), introdotta nel sistema italiano - sulla base delle indicazioni dell’Unione europea relative alla Better regulation - già nel 1999, e rafforzata tra il 2001 e il 2011, è ancora scarsamente utilizzata. Questo impedisce che il processo normativo sia sviluppato attraverso una seria valutazione ex ante e ex post degli effetti di quest’ultima.
L’affermazione pacata e riflessiva contiene un’implicita denuncia. In Italia manca quasi sempre la valutazione preventiva delle conseguenze di una legge. Di qui l’emanazione di leggi che provocano risultati disastrosi e negativi. Un esempio clamoroso è dato dalla normativa in tema di revisione delle circoscrizioni giudiziarie. Le classificazioni internazionali sulla competitività dell’economia italiana segnalano l’inefficienza delle Pubbliche Amministrazioni e la pesantezza degli oneri burocratici tra i principali fattori che penalizzano il nostro Paese e scoraggiano gli investimenti.
Le politiche fin qui seguite hanno incontrato principalmente due ostacoli legati al fatto che la semplificazione si è dimostrata una «tela di Penelope» in quanto i pubblici poteri, se da una parte semplificano, dall’altra introducono nuovi oneri burocratici. La «semplificazione», inoltre, ha riguardato essenzialmente il livello statale, mentre in un sistema istituzionale multilivello l’attività amministrativa tende a concentrarsi nelle Regioni e negli enti locali. In questa prospettiva si propongono diversi interventi: completare il pagamento dei debiti commerciali verso le imprese, rafforzare gli obiettivi di riduzione degli oneri, potenziare la disciplina pro-semplificazione per garantirne l’effettiva attuazione, accelerare l’adozione dei costi e dei fabbisogni standard, aumentare la trasparenza delle prestazioni delle singole Amministrazioni attraverso la diffusione dei dati sui servizi resi, i loro costi e le pratiche migliori.

    eliminazione di autorizzazioni
Tra gli ulteriori rimedi è prevista l’«opzione zero» per i regimi autorizzatori non necessari. Segnatamente il Gruppo di lavoro afferma che il quadro legislativo va completato attraverso l’introduzione di incentivi e sanzioni che assicurino l’attuazione delle politiche di semplificazione a livello statale, regionale e locale. Nell’insieme va evitato che l’inerzia amministrativa sia un vero ostacolo all’avvio di attività economiche. A tanto non è servito il silenzio-consenso, salva la possibilità di un controllo successivo, per il motivo che chi avvia un’attività, specie rilevante, vuole la sicurezza di una espressa decisione favorevole.
Il Gruppo dei Saggi propone meccanismi che disincentivino e sanzionino i ritardi e consentano a imprese e cittadini di conoscere preventivamente quali sono i tempi dell’azione amministrativa. È proposta una norma che preveda un indennizzo forfettario ed automatico per i ritardi della Pubblica Amministrazione. Il rimedio sembra peggiore del male. Questa è sistematicamente inadempiente e indebitata e non sarà, quindi, in grado di pagare le sanzioni, avendo per altro nel proprio potere possibilità di ritorsioni di non poco rilievo.

             lavoro dei giovani
Una prima misura indicata dal Gruppo di lavoro consiste nell’introdurre un credito di imposta per i lavoratori a bassa retribuzione. Anche se sembra prioritario l’intervento a favore dei giovani disoccupati. Altra proposta condivisibile è la definizione di un sistema di alternanze scuola-lavoro in qualsiasi corso successivo all’età dell’obbligo scolastico, ivi compresa l’università, sulla base di apposite convenzioni con le imprese, gli enti pubblici e privati, inclusi quelli del terzo settore. Si tratterebbe di periodi che non costituiscono rapporto individuale di lavoro e che vanno valutati e certificati, così da fornire ai giovani, oltre che dalla conoscenza di basi, competenze spendibili sul piano del lavoro. Va segnalato che in Germania i giovani laureati o laureandi percepiscono un salario dallo Stato per un certo periodo dopo la laurea come avviamento al lavoro. I Saggi prevedono un reddito minimo di inserimento, ipotesi che va esaminata con urgenza.

              lavoro femminile
Bisogna, infine, favorire la crescita del lavoro femminile. Uno dei problemi è il necessario intervento pubblico per conciliare vita lavorativa e familiare. L’Italia presenta forti ritardi rispetto ai partner europei in termini di partecipazione femminile; essi riguardano l’accesso al mercato del lavoro, il livello delle retribuzioni, le prospettive di carriera, il raggiungimento di posizioni apicali e l’iniziativa imprenditoriale. Nel 2011 il tasso italiano di occupazione femminile si attestava al 46,5 per cento contro un 58,5 per cento della media europea. Il divario di genere nei tassi di occupazione dell’Italia (22 punti percentuali) è secondo solo a quello di Malta. Il tasso di occupazione è più basso per le madri rispetto alle donne senza figli (55 per cento contro il 64 per cento per le donne tra i 24 e i 54 anni). Le differenze si accentuano in caso di maternità e basso titolo di studio.
Le difficoltà a conciliare vita professionale e familiare continuano a essere un freno alla partecipazione femminile, soprattutto nei primi anni di vita dei figli: infatti, solo il 56 per cento dei Comuni italiani dispone di almeno una struttura di servizi socio-educativi per la prima infanzia e nel 2011 solo il 18,7 per cento dei bambini tra zero e due anni ha frequentato un asilo nido pubblico o privato. Il Gruppo di lavoro indica come soluzione la possibilità a ricorrere al telelavoro, con vantaggi anche per le imprese in termini di riduzione dei costi fissi e dei casi di assenteismo. Riteniamo che - in aggiunta - vadano incrementati i servizi sociali e gli asili nido con urgenti e prioritari interventi pubblici.

             patrimonio abitativo
Il Gruppo dei Saggi rileva infine che il patrimonio abitativo esistente presenta una bassissima qualità energetica, un’inadeguatezza delle strutture statiche rispetto alle classificazioni sismiche ed una scarsa rispondenza degli impianti domestici degli immobili più vecchi non solo a standard di sicurezza adeguati, ma anche alle nuove esigenze di ambienti domestici assistiti: essi, infatti, dovrebbero prevedere livelli di accessibilità e sistemi tecnologici innovativi. In varie aree del Paese è sentito il tema della riqualificazione delle città, anche per rendere più competitivi i sistemi economici locali e per garantire progetti di integrazione sociale.
Il Gruppo dei Saggi propone di rendere più efficace il Fondo Investimenti per l’abitare promosso dalla Cassa depositi e prestiti e di fare buon uso delle opportunità rappresentate dalla programmazione dei Fondi strutturali europei 2014/2020 e dal Fondo Kyoto già operativo, il quale prevede esplicitamente il sostegno finanziario agli interventi finalizzati a migliorare gli utilizzi finali dell’energia dell’housing social.
Infine, il regime fiscale agevolato per interventi di ristrutturazione e riqualificazione, anche in funzione antisismica e di efficienza energetica, dovrebbe essere mantenuto e opportunamente ampliato. Le proposte sono da condividere e - a parte il reperimento delle risorse e la trasparenza della loro gestione - vanno attuate subito. Fino ad oggi sono forti le delusioni dei cittadini per analoghe proposte mai realizzate.  

Tags: Settembre 2013

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