ASSOLOMBARDA: EUROPA SIA PRAGMATICA
Si è svolta presso l’aula magna dell’università Bocconi, a Milano, l’assemblea 2024 di Assolombarda. Molti i temi toccati nel corso dell’incontro delle imprese di Milano e delle province di Lodi, Monza e Brianza, Pavia.
“Ci troviamo quest’anno in Bocconi, luogo di formazione dei giovani, scelto come simbolo per questa assemblea in virtù della tradizione universitaria milanese. Come anche quelli degli anni scorsi: Linate nel 2020 per ripartire dal Covid, Falck come area rigenerata, Camozzi per la grande innovazione di cui esempio è la loro stampante 3d”. Esordisce così il presidente di Assolombarda Alessandro Spada e prosegue delineando i temi principe di questa assemblea: focus sull’Europa,“perimetro minimo di ragionamento” ma che si porta la necessità di superare la regola del voto all’unanimità poiché spesso “ideologica e poco pragmatica nella selezione di determinate tecnologie”. Il riferimento è alla transizione su temi ambientali, legata a una imposizione con “tempi non coerenti e l’uso dell’elettrico per cui servono materie prime e componenti che l’Europa non possiede. Su questo dossier condividiamo la linea del Governo. Diciamo chiaramente che la data decisiva del 2035 non sarà rispettata” - applausi in sala - “in UE le tonnellate di Co2 prodotte sono 2,5 milioni dal 2022 al 2023, con una riduzione del 7%, a fronte delle 12,6 milioni di tonnellate di Co2 della Cina, in aumento del +4%”.
A tal proposito è intervenuto il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso: per mantenere gli obiettivi del green deal bisogna crearne le condizioni ma “alla fine del percorso avremo un’Europa non solo a zero emissioni ma anche a zero industria. Prima delle condizioni quindi occorre un piano automobile, un regolamento europeo che destina risorse comuni ma anche una piena visione di neutralità tecnologica. Nessuno aveva previsto gli eventi geopolitici occorsi e il rischio è passare da una dipendenza dal carbon fossile a una dalle materie critiche e dalla tecnologia cinese. Come giungere liberi all’obiettivo? Estraendo dal sottosuolo le materie prime e lavorandole in questo continente. Tutto ciò chiama in ballo la siderurgia: anche qui, non ha senso volere il green e poi esportare il materiale ferroso fuori senza circolarità”. 34 sono le materie prime che la Commissione Europea ha definito critiche, oltre un terzo delle quali sono fornite dalla Cina. Per controbattere a ciò sono necessari maggiori riciclo, circolarità e produzione europea.
Altra tematica è la capacità industriale del nostro Paese assolutamente da valorizzare, per la quale gioca un ruolo chiave la Lombardia: “se fosse un’economia nazionale, sarebbe decima per pil (480,6 miliardi di euro nel 2023), subito dopo l’Irlanda e prima di Paesi come Austria, Danimarca, Finlandia; il 58% è generato da Milano, Monza e Brianza, Lodi e Pavia”. Secondo i dati diffusi, il pil lombardo tra il 2019 e il 2023 è infatti cresciuto del 6,7% (quello italiano del 4,6%, il tedesco dello 0,5%); anche nell’export, il valore 2023 è 163,6 miliardi di euro sui 626,2 italiani. I territori di Milano, Monza e Brianza, Lodi e Pavia fanno di export più del 13% a livello nazionale e più del 50% regionalmente (82,2 miliardi di euro). Il presidente Spada rivendica questa come operazione di posizionamento dell’industria per un’immagine internazionale più equilibrata e parla di modello industriale fondato su qualità, innovazione e diversificazione dei prodotti, stretti però da un’eccessiva pressione fiscale della quale si chiede, ancora una volta, una riduzione insieme a una spending review riguardo a quello che non apporta valore.
Attenzione va posta anche al debito pubblico: non bisogna dimenticare che l'Italia ha sempre avuto un avanzo di bilancio e oggi che si chiedono risorse, si vorrebbe un modo diverso di calcolare il rating, in quanto la fotografia che le agenzie di rating traggono è in parte fuorviante. E viene lanciata una provocazione: a fronte dei troppi interessi sul debito rispetto al suo reale livello di sostenibilità, e della nulla considerazione dei progressi negli ultimi anni verso una maggiore stabilità finanziaria, anzi a fronte della “generosità di giudizio nelle valutazioni verso Paesi europei che hanno aumentato il debito pubblico e pregiudizio nella valutazione dell’Italia come Paese a rischio elevato, collocata nella zona più bassa insieme a Romania, Bulgaria, Ungheria, Grecia e Cipro, perché allora se un Paese produce un avanzo primario superiore allo 0,5%, la BCE non si impegna a acquistare e mantenere per dieci anni l’equivalente in titoli pubblici, in modo che Francoforte e Bruxelles anche diano un rating?”.
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