Il nostro sito usa i cookie per poterti offrire una migliore esperienza di navigazione. I cookie che usiamo ci permettono di conteggiare le visite in modo anonimo e non ci permettono in alcun modo di identificarti direttamente. Clicca su OK per chiudere questa informativa, oppure approfondisci cliccando su "Cookie policy completa".

L’IMPEGNO MILITARE ITALIANO IN IRAQ

In collaborazione con lo Stato Maggiore della Difesa

Alla fine del mese di giugno del 2004, con la Risoluzione 1546 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, veniva restituita la sovranità nazionale al popolo iracheno. Su richiesta del Governo provvisorio iracheno, le Nazioni Unite autorizzavano la presenza di una Forza Multinazionale fornita dai Paesi della NATO con la finalità di addestrare le Forze di Sicurezza irachene (ISF). Nasce così la NATO Training Mission-Iraq (NTM-I), che inizia la propria attività nell’agosto del 2004 con finalità e modalità esclusivamente addestrative.
La missione assegnata alla NTM-I prevede sostanzialmente l’assolvimento di attività di addestramento, consulenza e assistenza (training, advising and mentoring) a favore delle ISF, con lo scopo finale di renderle effettivamente indipendenti (concetto della self-sustainability) e di dar vita a un settore della sicurezza moderno, efficiente e ispirato a valori democratici, che contribuisca a realizzare il futuro pacifico e laborioso del Paese da tutti auspicato. La NTM-I è quindi la concreta espressione del supporto dei Paesi della NATO per l’indipendenza, l’unità e l’integrità territoriale della Repubblica dell’Iraq.
L’azione di consulenza della NTM-I a favore delle ISF è concentrata essenzialmente nel settore della formazione degli ufficiali, sottufficiali e forze di polizia, queste ultime, come vedremo più avanti, addestrate dai nostri Carabinieri. Attualmente, 14 nazioni (13 appartenenti all’Alleanza Atlantica mentre l’Ucraina aderisce all’iniziativa del Partenariato per la Pace) partecipano attivamente alla missione fornendo personale, mentre tutti gli Stati membri della NATO provvedono al finanziamento della stessa. L’Italia, in particolare, vanta la maggiore presenza numerica (ad oggi circa 60 militari di tutte le Forze Armate, in prevalenza Carabinieri) e il vicecomandante della missione, un Generale di Divisione dell’Esercito.
Militari italiani sono presenti praticamente in tutte le componenti della struttura organizzativa della NTM-I, dando un significativo contributo al successo della missione. Anche se il numero di componenti della NTM-I (si tratta di poco meno di 180 persone) potrebbe sembrare esiguo, in realtà occorre considerare la natura della missione stessa, prettamente addestrativa, e l’alta valenza diplomatico-politica che essa riveste.
Ci troviamo ora in una fase avanzata della nostra presenza in Iraq, cioè il progressivo coinvolgimento degli iracheni in un ruolo sempre più attivo, nel quale i nostri accentuano piuttosto l’azione di supervisione e consulenza. Tale fase è stata naturalmente preceduta da una iniziale valutazione della situazione e delle richieste della controparte irachena, perché non va sottaciuto come la NTM-I abbia via via attagliato e modulato le modalità di esecuzione delle proprie attività alle reali e rappresentate esigenze irachene.
L’organizzazione della missione si articola oltre che, naturalmente, nelle tradizionali branche relative alla gestione del Personale, Intelligence, Operazioni, Logistica, Piani, Comunicazioni e Amministrazione, anche nelle seguenti divisioni:
- Training Educational Doctrine and Advisory Division (TEDAD), che assiste nel campo della formazione degli ufficiali e sottufficiali nonché all’invio di dirigenti della Difesa, del Ministero degli Interni e dell’Ufficio del Primo Ministro all’estero per la frequenza di corsi NATO anche «on demand»;
- Gendarmerie Training Division (GTD), formata interamente da un nucleo di Carabinieri preposti all’addestramento della Polizia Federale irachena e, più recentemente, della Oil Police. Importante sottolineare il programma denominato «Train the Trainers», cioè volto alla creazione di un numero adeguato di istruttori iracheni che, a loro volta, costituiscano l’embrione del futuro corpo docente delle forze di polizia. Materie quali Etica di Polizia e Diritti Umani fanno parte dell’insegnamento impartito e denotano la grande attenzione rivolta alle necessità della nuova forza di polizia emergente dopo le travagliate vicende del Paese.
I dati relativi ai risultati raggiunti sono eloquenti: a partire infatti dal giugno 2007 più di 9.500 poliziotti hanno completato con successo il corso basico addestrativo bimestrale tenuto dai Carabinieri, e circa 80 istruttori iracheni sono stati formati nell’ottica sopra descritta di subentrare gradualmente ai Carabinieri nell’addestramento delle unità di polizia che frequenteranno i futuri corsi. La programmata e progressiva riduzione dei militari dell’Arma che avverrà nel prossimo futuro è la migliore testimonianza della bontà del loro operato, così come dell’operato di tutti i membri del contingente italiano.
Ogniqualvolta mi sono trovato ad interagire con gli interlocutori iracheni, ho sempre avuto la percezione che i nostri Carabinieri abbiano stabilito delle straordinarie sinergie, frutto non solo delle spiccate doti relazionali che caratterizzano il popolo italiano in generale, ma soprattutto di una profonda professionalità specifica riconosciuta, in modo unanime, sia dagli iracheni che dai colleghi stranieri operanti nella NTM-I. Ciò è per me motivo di grande orgoglio sia come militare e Rappresentante Nazionale più anziano nella NTM-I (il cosiddetto Senior National Representative) che come cittadino italiano.
Se dovessi dunque tracciare il classico bilancio della situazione direi che occorre essere realisti e ammettere che molto resta ancora da fare, ma nessuno si illude di misurare il successo di una missione con un metro troppo corto. Altro tempo è sicuramente necessario per il raggiungimento di una situazione ideale di completa autosufficienza degli iracheni in materia di sicurezza. Siamo però sulla strada giusta e i programmi futuri, quali ad esempio l’incremento dei corsi all’estero nel settore dell’alta formazione, contribuiranno senz’altro al raggiungimento di ulteriori prestigiosi traguardi nella speranza, concreta, di poter assistere all’affermazione di un Iraq in cui gli iracheni siano sempre più protagonisti del proprio destino.

del generale di divisione GIOVANNI ARMENTANI, vice comandante della NATO training mission-Iraq

Tags: forze armate Esercito Italiano strategie per la pace Carabinieri Novembre 2011 SMD - Stato Maggiore della Difesa

© 2017 Ciuffa Editore - Via Rasella 139, 00187 - Roma. Direttore responsabile: Romina Ciuffa